domenica 29 luglio 2018

CONTRO LA RETROATTIVITÀ DEL LINGUAGGIO IDEOLOGICO

Ogni ideologia è una visione del mondo, una Weltanschauung. Si è detto che il XX secolo è stato il tempo delle ideologie. In realtà anche il XXI è tempo di ideologie, ma con qualcosa in più. Questa è l'epoca in cui le ideologie sono usate scientemente per interpretare il passato anteriore alla loro stessa esistenza, applicando la retroattività! I risultati di questa operazione indebita sono oltremodo grotteschi. A quanto ricordo, negli anni '80 e '90 non si vedeva niente di simile. 

Mi sono accorto che qualcosa non andava nel corso dell'Anno del Signore 2007. L'amica Alessia Zoi aveva pubblicato una serie di articoli sull'Ordine dei Cavalieri Templari e sul processo che ha portato al loro annientamento. Sono rimasto basito quando un navigatore ha aggiunto a uno di questi post un commento: egli inveiva contro il Re di Francia, Filippo il Bello, accusandolo di essere fascista! In seguito sono venuto a conoscenza di un'esegesi storica abusiva, che definisce il Fascismo un "male metastorico". Persino alcuni neofascisti hanno aderito a questa congerie di assurdità spaventose, abolendo la parola "male" e mantenendo intatta la metastoricità. Il termine "metastorico" significa "che è al di là della Storia", ossia assoluto, che si manifesta immutato e immutabile in ogni epoca passata, presente e futura, indipendentemente dal contesto. In questi tempi sommamente calamitosi vediamo spesso orde di convulsionari attaccare tutto ciò che a loro arreca offesa etichettandola come "fascista", elevando alti lai e rendendo l'esistenza insopportabile. Quante volte ho dovuto sospendere per 30 giorni contatti di Facebook perché non facevano che sbraitare, vedendo dovunque il "fascismo", friggendo di sdegno come se le Camicie Nere imperversassero per le strade, come se Mussolini sedesse ancora al Quirinale e le strade fossero tappezzate da sue immagini gigantografiche! Dal momento che il termine Fascismo designa ogni regime dittatoriale definito "di destra" e avente certe caratteristiche, secondo questi "antifascisti" è evidente che il Nazionalsocialismo tedesco ne condivide la natura intrinseca. Così assistiamo alla delirante isteria di coloro che vedono dovunque i nazisti, urlando e strepitando come se il Führer, ormai ultracentenario, governasse ancora la Germania con pugno di ferro, come se ovunque su Berlino garrissero le bandiere con lo Hakenkreuz, come se a Norimberga Goebbels, seppur ridotto a una larva rachitica, ancora tuonasse ogni anno dinanzi a folle oceaniche di militanti col braccio teso. Ogni cosa è "nazismo" per questi decerebrati. Le parole sono usate a sproposito. Persino il termine "pogrom" ormai è usato per etichettare un semplice dissenso. Ma lo sanno questi idioti cos'è un pogrom? Ne hanno la benché minima idea? Sanno questi idioti cos'è l'odio razziale? Come dare una spiegazione a questi fenomeni di follia collettiva?

Vedete, ogni regime, inclusi quello di Mussolini e quello di Hitler, sono inseparabili dal contesto che li ha visti formarsi e consolidarsi. Sono fenomeni nati in un certo momento, aventi cause ben determinate, che non sono scorporabili dal loro secolo. Hanno avuto un inizio, una durata e una fine. Sapete cos'è il Nazionalsocialismo? È la volontà di Adolf Hitler. Questa spiegazione, data da Martin Bormann, concentra in sé l'intero Nazionalsocialismo. Essendo Adolf Hitler morto, si deduce che lo stesso Nazionalsocialismo è morto. Il Nazionalsocialismo senza Hitler non esiste, appartiene al regno dell'irrealtà. Ovviamente potranno sorgere in futuro regimi dittatoriali efferati, ma non potranno essere ritenuti una continuazione del Nazionalsocialismo. Avranno altre cause, saranno nati da contesti interamente diversi ed avranno un'evoluzione del tutto dissimile. Quindi dove sarebbe il carattere metastorico? Soltanto un pazzo furioso potrebbe prendere le caratteristiche del Nazionalsocialismo e trasferirle a Gengis Khan, come se il condottiero mongolo fosse scaturito dall'esperienza della Grande Guerra del 1915-1918 e dalla sconfitta della Germania! Questa sarebbe la storiografia moderna? Interpretare Carlo Magno, Nabucodonosor e il Faraone Ramesse II il Grande come prodotti del razzismo biologico ottocentesco di origine darwinista? La causa di queste aberrazioni è una sola: il mondo scolastico.

Qualcuno dirà che il mondo pullula di fermenti "nazionalisti", "xenofobi", "razzisti" e via discorrendo - in un parola "sovranisti" - attribuendo la colpa di questa instabilità pericolosa a Hitler e a Mussolini, col loro pretesoo carattere atemporale. Errore madornale. La scuola è stata la responsabile primaria della raccolta di un gran numero di spore fungine che ha conservato con grande cura e diffuso tra le genti. La scuola semplifica ogni cosa e la banalizza. Prende il Nazionalsocialismo e lo trasforma in una cosa stupida fatta di brutti-cattivi che odiano il "diverso" e non vogliono il negretto in classe. Per la scuola, il mondo esiste dal 1945, prima non c'erano eventi, l'intera Storia non sarebbe che un punto. Hitler e Mussolini non hanno una causa, sono entità prive di struttura interna giunte dal Nulla a minacciare il mondo dei Puffi, in cui tutti si volevano bene e il tempo non esisteva. Questa procedura porta automaticamente a interpretare l'intero passato dell'umanità usando questi strumenti concettuali miserrimi. I fermenti "nazionalisti", "xenofobi", "razzisti" di cui si parla si sono formati per reazione alla martellante propaganda scolastica.

Veniamo ora all'ideologia femminista cosiddetta "di genere". Non sto parlando della lotta per i diritti delle donne, ma di quel modo deleterio di considerare maschi e femmine come due specie diverse tra loro aliene anziché come componenti di un'unica specie, quella umana. La Weltanschauung delle Eumenidi seguaci di questa forma di fanatismo è interamente costituita da un insieme di locuzioni che vengono idolatrate come assoluti e usate come armi, quasi fossero dotate di un potere risolutore in grado di cambiare la realtà delle cose. Così è stata costruita una realtà distorta definita come "patriarcato", fondata sull'oppressione della donna, vista assurdamente come "minoranza", da parte della "maggioranza" formata dagli uomini. Naturalmente abbiamo sentito parlare di "patriarcato" già nella seconda metà dello scorso secolo. Il punto è che adesso questa categoria viene applicata all'intero corso della Storia del genere umano. Eppure posso dimostrare con argomenti solidissimi che tutto ciò è soltanto un abuso, essendo il concetto di "società patriarcale" spesso e volentieri inapplicabile a svariate grandi civiltà del passato. Consideriamo per esempio l'Egitto dei Faraoni. La donna aveva una posizione molto elevata ed aveva libertà che sarebbero state inconcepibili soltanto nel nostro Occidente di cinquant'anni fa. Ad esempio, poteva avere proprietà e gestire un'attività commerciale senza dover sottostare al marito. Ci sono state persino due donne che con certezza sono ascese al trono faraonico: Nefrusobek e Hatshepsut (mi si perdonino le trascrizioni fallaci dei nomi). Orbene, anche la Valle del Nilo aveva il suo lato oscuro. La donna infatti doveva sottoporsi a escissione del clitoride e delle piccole labbra. Ai nostri tempi le mutilazioni sessuali femminili sono viste come manifestazione estrema del "patriarcato", perché tipiche di società come quelle del Corno d'Africa, in cui la donna non può opporsi al suo fato ed è considerata come un essere inferiore; spesso sono indebitamente associate all'Islam. Nell'Antico Egitto le cose non stavano affatto così. Le mutilazioni sessuali avevano origine religiosa. Gli Egiziani credevano che uomini e donne derivassero dalla scissione di un Ermafrodita Primigenio, che secondo il mito aveva in sé entrambi i sessi. Tuttavia questa scissione sarebbe stata imperfetta, mantenendo nel maschio un residuo femminile (il prepuzio) e nella femmina residui maschili (il clitoride e le piccole labbra). Così per poter contrarre matrimonio, uomini e donne dovevano sottoporsi a un'operazione rituale di eliminazione dei residui del sesso opposto! Le cause non sono economiche né politiche, e a maggior ragione non possono essere viste come risultato di ideologie nate nel XX secolo d.C.! Le cause risiedono unicamente nella religione dell'Antico Egitto. Gli Egiziani non erano né "patriarcali" né "matriarcali": semplicemente l'ideologia femminista non funziona e non li può descrivere. Passiamo ora agli antichi Celti, i cui costumi sono descritti in modo approfondito da autori dell'antichità come Aristotele e Diodoro Siculo. La donna aveva un ruolo molto importante nella società celtica e non veniva oppressa. Anzi, i mariti si curavano poco delle mogli e preferivano dedicarsi all'omosessualità virile. Coltivavano la pederastia e le relazioni tra maschi adulti. Attualmente molti credono che l'omosessualità sia "mancanza di virilità" e che un omosessuale debba necessariamente essere femmineo quanto futile. Ebbene, i guerrieri Celti erano terribili sul campo di battaglia e di una violenza inaudita. Un quadro idilliaco per la donna? Non direi. Quando un uomo moriva, così ci documentano gli autori, venivano subito avviate indagini per scoprire quale donna fosse responsabile del decesso. Infatti si credeva che la morte improvvisa fosse causata per necessità dalla magia di una donna. Una volta trovata l'autrice del maleficio, veniva messa a morte. La costumanza di bruciare le streghe non ha le sue origini nella Bibbia! Vediamo che anche tra i Germani del Nord esisteva il costume di bruciare vive le streghe, con buona pace dei moderni revisionisti convinti che la pena del rogo sia stata inventata dall'Inquisizione nel XVII secolo. Basti pensare al mito della strega Angrboða, bruciata viva per le sue opere maligne: Loki trovava il suo cuore palpitante tra le ceneri e lo ingeriva, rimanendone gravido. Il nome della strega è formato da angr "dolore", "tribolazione", che ha anche il significato di "danno fisico". I costumi dei Germani erano diversi da quelli dei Celti, eppure la donna aveva comunque una posizione non vile, senz'altro migliore di quella vigente tra i Romani e tra i Greci. Anche in questi casi le categorie del "patriarcato" e del "matriarcato" non funzionano affatto.

giovedì 26 luglio 2018

PER UN'ANTROPOLOGIA SCATOLOGICA

La domanda la faccio a bruciapelo. Qual era il rapporto che i Sumeri avevano con lo sfintere anale e con le feci? Molti considereranno banale la questione, se non addirittura sconveniente. Nulla di più lontano dal vero. Si può dire di conoscere davvero un popolo se si ignora tutto sul suo modo di vedere gli aspetti più bassi dell'esistenza corporale? E dire che dei Sumeri sappiamo moltissime cose. Solo per fare un esempio, siamo persino a conoscenza del termine che usavano per indicare quella che oggi è nota come "mazzetta", ossia il dono usato per corrompere un ufficiale. Basta consultare il vocabolario Sumerian Lexicon di John A. Halloran, disponibile anche online, e ci vengono rivelati interi mondi. La parola per indicare la "mazzetta", tradotta dall'accademico con "gift, bribe", era KADRA. Halloran suggerisce una derivazione da KAD "legare assieme" + RU "dono" (con -RU > -RA per armonia vocalica), anche se potrebbe trattarsi di una falsa etimologia. Simili vocaboli dovevano essere già antichi agli albori della civiltà. Nulla di nuovo sotto il sole! Non ci sono dubbi: quella era una società giovane, eppure mostrava inconfondibili segni di sfacelo. L'indispensabile opera di Halloran ci viene in aiuto nella nostra ricerca scatologica. L'ano era chiamato BID. La variante BI ci dice che la consonante finale col tempo si è affievolita fino a sparire. La traduzione è accompagnata da un commento dell'autore: "open container with motion away from". Affascinante. La stessa radice, usata come verbo, assumeva il significato di "defecare"; "orinare". La parola per "escremento" era ŠE, mentre quella per "orina" era KAŠ (forse un antico composto di ŠE, qualcosa come "escremento liquido"), entrambe senza alcuna relazione col verbo BID. Senza dubbio possiamo sapere come tradurre correttamente in sumerico il concetto di "leccare il buco del culo". Il verbo per dire "leccare" era EME--ŠUB. La parola EME significa "lingua", mentre la radice verbale è ŠUB "leccare, lambire". In questo tipo di verbi transitivi composti, tra il primo e il secondo membro sono inseriti elementi pronominali e di altro genere, mentre l'oggetto, non marcato, precede la catena. Così BID EME--ŠUB significherà proprio "leccare il buco del culo"; BID EME-GA-NNA-B-ŠUB tradurrà "vorrei leccarle il buco del culo". Pur essendo queste formazioni grammaticalmente corrette, non sappiamo se esistessero veramente. Il problema che ora si pone è questo: come avrebbe reagito un nobiluomo di Ur sentendo pronunciare una frase con questo verbo? La sua reazione sarebbe stata diversa da quella di una nobildonna? E i popolani? Ne sarebbero rimasti sconvolti? Avrebbero riso? Non lo sappiamo. Per quanto possiamo frugare nella letteratura dei Sumeri giunta fino a noi, a quanto ne so, non riusciremmo a trovare nemmeno un brano o un'allusione che ci illumini sull'argomento. Non sappiamo se fosse concepibile, per non dire attuato, l'atto conosciuto in inglese come rimming o rimjob e in latino come anilingus (parola creata dallo psichiatra Richard Freiherr von Krafft-Ebing, non risalente all'antichità). Tempo fa lessi da qualche parte che erano giunte sino a noi alcune raffigurazioni erotica attribuibili alla civiltà sumerica. L'autore dell'articolo commentava con parole di questo tipo: "Nulla di originale, a dire il vero. Del resto, cosa potremmo aspettarci da un popolo la cui capitale si chiamava Ur?" L'ironia è a parer mio malposta: le raffigurazioni in questione mostrano costantemente copule more ferarum, ossia pecorine, con buona pace degli evoluzionisti ciarlatani come Desmond Morris, che contro ogni evidenza affermano l'universalità del sesso faccia a faccia. Queste raffigurazioni dell'atto sessuale sono state ereditate dai Babilonesi, influenzati culturalmente dalla cultura sumera in modo capillare. Non è difficile trovare nel Web immagini di questo tipo e relativa documentazione, ad esempio si veda l'articolo comparso nel 2014 su The Times of Israel. Si hanno prove schiaccianti del fatto che i Sumeri erano molto liberi sessualmente. Quando ero un adolescente mi sono imbattuto in alcuni versi di una poesia sumera, in cui una ragazza dice al suo amato: "Sposo, tu hai preso delizia da me. Dillo a mia madre, lei ti darà leccornie. Dillo a mio padre, lui ti darà dei doni." A dire il vero la ragazza era la Dea Inanna e il suo amato era Dumuzi, quello che poi tra le genti di Babilonia sarebbe stato conosciuto come Tammuz. Tutto molto interessante, però ancora non sappiamo quale fosse il limite concreto al godimento dei corpi tra le genti di Ur. Potrebbe anche darsi che considerassero l'ano una parte del corpo vergognosa e tabù, limitandosi a copulare provocando l'emissione del seme nella vagina, senza fantasia alcuna. Chi colmerà le nostre lacune conoscitive? Dovremo tenerci il prurito fino alla Fine dei Tempi? Forse no, non tutta la speranza è perduta. Se scavassimo con pervicacia, potremmo finalmente trovare un indizio cruciale. Per serendipità mi sono imbattuto in un'informazione di estremo interesse. Il termine sumerico per indicare la mano sinistra era GUB. Halloran appone un singolare commento a questa parola, riconducendola erroneamente a HAB "puzzare; maleodorante" (variante HUB): "the left was the hand that stank from wiping excrements", ossia "la sinistra era la mano che puzzava perché usata per pulirsi dagli escrementi". L'etimologia proposta è falsa perché non è possibile in sumerico scambiare le consonanti G e H, tuttavia l'informazione riportata potrebbe ben essere fondata. Immagino che Halloran abbia attinto a qualche fonte sulle costumanze igieniche, anche se non la menziona. Se quanto dedotto fosse vero, avremmo trovato una risposta alla nostra domanda. Il costume, diffusissimo in Asia, di pulirsi il culo usando la mano sinistra - ritenuta sporca e immonda a causa di questa funzione umiliante - era già conosciuto dai Sumeri. Anzi, potrebbe essere stato proprio una loro invenzione. Quindi possiamo immaginare che, pur non essendo Semiti, le genti di Ur fossero ossessionate dalla purezza del corpo e dalla repulsione verso i suoi reflui. A questo punto l'ipotesi che ritenessero inconcepibili i rapporti oro-anali non è poi così peregrina. I nostri sforzi potrebbero essere premiati se avessimo tempo a disposizione per studiare l'immensa mole di testi dell'antica Mesopotamia, sperando che si incrementi col tempo e che possano scaturirne altre informazioni sorprendenti. 

Tutto questo è soltanto un piccolo frammento di una grande opera di antropologia che sogno di portare a termine nel giro di qualche anno, lacerando i veli con cui l'ipocrita mondo accademico tenta di nascondere la natura vera delle cose.

Su Quora ho posto il seguente quesito:

"Se volessi scrivere un approfondito trattato antropologico sulla storia dei contatti oro-anali e oro-fecali tra i popoli, come potrei reperire il materiale necessario?"

Così mi ha risposto l'utente Ugo Salvatore:

"per l’europa non riusciresti ad andare molto oltre la semplice pornografia, ed in tal senso, avresti informazioni fortemente deviate da tabù o perversioni dei singoli pornografi. già riesci ad andare un pochino oltre con i testi tipo kamasutra o indiani. per altre nazioni, non saprei dirti."

Sul momento mi sono sentito scoraggiato di fronte alle difficoltà. Adesso so che non bisogna mai arrendersi di fronte alla natura impervia dei sentieri della Conoscenza: procedendo passo dopo passo, con metodo e rigore, si possono raggiungere anche le vette più difficili.

domenica 22 luglio 2018

FANTASMI E TERMODINAMICA

La BBC, che è stata per decenni il centro di irradiazione del maligno potere di Jimmy Savile, alias Lucifero sulla Terra, dovrebbe soltanto ammutolire: ogni membro della sua dirigenza è tenuto a mettersi la cenere sulla testa e a recitare il mea culpa. In breve le cose stanno così. Brian Cox, scienziato e divulgatore scientifico, in un programma della demoniaca emittente ha affermato che i fantasmi non possono esistere perché non possono trovare una definizione nel nostro universo fisico. Non essendo fatti di materia, afferma lo studioso britannico, gli spettri dovrebbero per forza essere fatti di energia, così il loro stesso essere si disperderebbe, in accordo col secondo principio della termodinamica. Proseguendo nelle sue futili argomentazioni, Cox afferma anche che se i fantasmi esistessero, il Large Hadron Collider (LHC) del CERN sarebbe riuscito ad osservarli.


Contro gli eccessi del neopositivismo pierangelista insiti nell'intervento di Cox, ecco un eroico post sul blog Helter Skelter, del ricercatore Stefano Marcellini, che lavora nel campo della fisica delle particelle elementari e che non crede all'esistenza dei fantasmi: 


Invito tutti a leggere il brillante contributo.

Un navigatore anonimo ha aggiunto al post il seguente commento:

Permettimi una battuta: se veramente ti rivolgi a Brian Cox, dovresti scrivergli una email in inglese :D Cioè, questo post va benissimo per noi ignorantoni italiani, ma se non gli hai mandato privatamente anche una email, dubito fortemente che la tua lamentela arrivi a Brian Cox. ;-) (sia chiaro: tutto questo è da leggersi con simpatia)

Ne ho tratto spunto per tradurre in inglese il testo di Stefano Marcellini. Riporto in questa sede la traduzione, augurandomi che sia utilizzata dal ricercatore-blogger e inviata a Cox tramite email. Ho dovuto adattare in alcuni punti locuzioni incompatibili con la forma mentis anglosassone. Spero di non essere crocifisso per questo; penso tuttavia che chiunque capisca che non si possono tradurre alla lettera espressino come "non gli fa un baffo" o "non capisce un cavolo". Mi scuso in anticipo se la traduzione dovesse risultare inadeguata.

Does CERN rule out the existence of ghosts?
Let's be serious, please!
 

I'm reading in this article that Brian Cox, a physicist and well-known science writer (very good, however) stated in a BBC program that the experiments carried out at the LHC accelerator at CERN in Geneva exclude the existence of ghosts. In fact, Cox explains, in the Standard Model of elementary particles there is no mechanism that can describe and justify the passage of information and energy from life to death, because if this were the case experiments would have observed the evidence. And then, since the ghosts are not material beings, then they must be made of energy, and therefore this would violate the second principle of thermodynamics. And so on with other similar odd techniques. 

Now, given that I don't believe in the existence of ghosts, I think, however, that these statements are rubbish that a scientist should avoid like the plague. They are crap from a scientific point of view, because the existence of ghosts is something that is already per se out by definition from the known physical laws. And it is therefore clear that those who believe in ghosts also believe that the latter cannot care about what is banned from physics books, and also believe that there is a type of reality (let's call it what we think it is) and a type of phenomena that can make inroads into our world without creating any disruption to the Standard Model or any other physical law. It doesn't take a CERN physicist to understand that if one believes in miracles, the guardian angel, or more generally the divine and the otherworldly, one is also convinced that what happens in that parallel world does not follow the letter too much physics books.  

But above all these statements are rubbish because in no way they can help convince those who believe in ghosts that, violating the Standard Model and the laws of entropy, their beliefs are wrong. On the contrary, they will eventually convince them that even scientists, when they get there, can be quite stupid.

Using the LHC measures to deny the existence of ghosts is more or less like saying that cannot exist mortadella sandwiches orbiting around Uranus because at such extreme temperature and pressure conditions the greaves of mortadella fat would are not able to maintain their consistency. If one believes that there may be mortadella sandwiches in orbit around Uranus, the scientific explanations on why they could not be there give him a damn, I think. And if the speech can still have a logic with the mortadella sandwiches, because they are real and well known objects, which always follow physical laws, let alone with ghosts, that no one has ever seen, and that by definition don't obey the laws of nature. So, I wonder, whom does Brian Cox address with his statement? Whom does he believe to convince, if he cannot even convince me, given that I believe in ghosts as much as in sandwiches orbiting around Uranus?  

But above all, what is the risk involved in making these declarations so lightly, betraying them as scientific, and using serious science to draw conclusions on aspects that are already out of the empirical reality? Brian Cox, with his release, perhaps believed, as a scientist, to dots the i's and cross the t's on this subject, without understanding that the topic is not about science. And by doing this he hasn't understood that this kind of affirmation is the best way to disgrace science! This is the best way to be ridiculed by those who already suspiciously look at science, by those who believe it to be imposing and suffering from delusions of omnipotence, by those who think that scientists believe to be always right, by every Benedetto Croce who looks at scientists with annoyance and contempt. From whom, in short, doesn't understand a damn about science, and at the same time would love nothing more than to attack it.  

Making scientific disclosure is a sacrosanct and very serious activity. It's important to understand in a simple and at the same time the most correct way what scientists study and why it's important that they study it. It's important to make citizens understand what science can give to society. And given that citizens ultimately subsidize scientific research, disclosure serves to make them participate in the results they have helped to obtain with their taxes. Now, if I didn't know anything about science and physics of LHC, and didn't know that at LHC nobody really dreams about studying ghosts but rather, nobody even remotely looks at the issue of their existence and possible interaction with the matter of the universe, if I didn't know all this, I would be really and negatively surprised by the statements of Brian Cox, because they appear to be a truly disarming puerility. I would definitely be annoyed by the knowledge that it is the CERN scientists' concern to show me the non-existence of ghosts. Brian Cox, with his shot, makes scientists appear as a band of scions who believe that ghosts cannot exist because they are not described by the Standard Model! I repeat, I don't believe in ghosts at all, but I am sure that if they existed as they are imagined, they wouldn't give a fuck about our Lagrangians and Feynman diagrams!  

So I turn to Brian Cox: Brian, you are a very good popularizer, you have the charisma of those who can catch the public and make it fascinating, a feature that very few scientists have. Use these skills to explain science as you have shown to be able to do, and forget about the temptation to do the allographer and trespass on topics that have nothing to do with science. Don't do like some local scientists, like some mathematicians suffering from omnipotence delirium, who filled the shelves of bookshops with essays dealing with biblical exegesis to remedies for gastritis. Or like certain retired particle dealers, who are convinced to have in their pockets the scientific evidence of the existence of God, confusing in the meantime weather with climate. Please continue to fascinate us as you can do, because you can do it well, but give up this crap about ghosts. 

A questo punto che dovrei dire? Non posso escludere a priori l'esistenza dei fantasmi e sono convinto che questa potrebbe benissimo non interagire con le leggi della termodinamica. Credo altresì che non sia scientifico mettere sullo stesso piano l'idea che l'informazione possa passare dalla vita alla morte con assurdità come i panini imbottiti in orbita intorno a Urano, se prima non si dà una chiara dimostrazione dell'impossibilità del processo in questione. Ma un fantasma può anche essere qualcosa di diverso dall'essere di un morto o da una sua proiezione. Non c'è bisogno di evocare l'occulto, come la gente potrebbe pensare per inveterata ignoranza. Se vedo una persona davanti a me, i miei organi di senso e le sinapsi del mio cervello raccolgono, trasmettono ed elaborano gli input sensoriali. Con adeguati strumenti, sarà possibile tracciare una mappa neuronica del mio cervello corrispondente al mio atto di vedere la figura umana. La tomografia evidenzierà le aree più attive, quelle meno attive e via discorrendo. Dopo un lungo studio, i ricercatori capiranno finalmente come mettere in relazione la scansione dell'attività cerebrale con le mie percezioni visive. A questo punto immaginiamo una macchina in grado di causare in un paziente posto in una camera bianca le stesse stimolazioni e le stesse trasmissioni di impulsi elettrici che un uomo sperimenta quando vede una data figura umana davanti a sé. Ebbene, il paziente in questione vedrà quella figura umana davanti a sé come se fosse reale! Ammettiamo che si tratti di una bella donna dai capelli castani e dagli occhi verdi, longilinea, con un tailleur elegante color vinaccia, gli orecchini d'oro ad anello e un prezioso collier dello stesso metallo. Posso distinguerla in ogni dettaglio. Le sue scarpe col tacco a stiletto, nere, i suoi sensuali collant. È proprio lei, la riconoscerei dovunque. E adesso è l'uomo sottoposto all'esperimento a vederla, nella camera bianca. Anche se non c'è una donna in carne ed ossa davanti a lui, i suoi organi di senso reagiscono come se ci fosse. Cosa sarà dunque questa donna, se non un fantasma? Non ci credete?

Guardate cosa dice il vocabolario online Treccani alla voce fantasma:


fantasma s. m. [dal lat. phantasma, gr. ϕάντασμα, der. di ϕαντάζω «mostrare», ϕαντάζομαι «apparire», dal tema ϕαν- di ϕαίνω che, sia nell’attivo sia nel medio ϕαίνομαι, ha gli stessi sign.]

Guardate cosa dice Etymonline.com alla voce phantom:


c. 1300, fantum "illusion, unreality," from Old French fantosme (12c.), from Vulgar Latin *fantauma, from Latin phantasma "an apparition," from Greek phantasma "image, phantom, apparition; mere image, unreality," from phantazein "to make visible, display," from stem of phainein "to bring to light, make appear," from PIE root *bha- (1) "to shine." The ph- was restored in English late 16c. (see ph). Meaning "specter, spirit, ghost" is attested from late 14c.; that of "something having the form, but not the substance, of a real thing" is from 1707. As an adjective from early 15c.  

Immaginiamo adesso che anziché da una macchina, questa visione sia indotta da qualcosa che agisce in modo del tutto simile: una specie di parassita che attinge il suo nutrimento dai sistemi nervosi, avendo la capacità di influenzarli. Non disperderebbe la propria energia, come pensa Cox, perché la prenderebbe dai viventi con cui interagisce. Non sarebbe necessariamente un essere con l'aspetto di un lenzuolo fluttuante e non sarebbe neppure costretto ad emettere urla raggelanti. Se però lo facesse, queste sensazioni non corrisponderebbero ad alcunché di materiale. Non credo proprio che il LHC sarebbe in grado di scovare una forma di vita di questo genere, dato che non riuscirebbe a scorporarla dal normale campo elettromagnetico prodotto dal cervello dell'ospite. Del resto un acceleratore di particelle non è progettato per fare questo. Possiamo escludere a priori che in un futuro si possa scoprire e classificare una simile meraviglia? Sfido chiunque a farlo. Quanto descritto è solo una tra le tante possibilità immaginabili. Certo, è difficile che ai pierangelisti interessi sondare il campo degli esperimenti concettuali. Quello che conta è che abbiamo ottenuto il nostro scopo, e per giunta senza uscire dal dominio della Scienza. Da nessuna parte sta scritto che un fantasma debba per forza essere il fantasma Formaggino.

mercoledì 18 luglio 2018

LE ORIGINI NON EVOLUZIONISTICHE DELLA MONOGAMIA UMANA

Su Quora qualcuno ha posto la seguente domanda:

"Perché, scientificamente, l'evoluzione della specie ha portato alla monogamia dell'essere umano?"

Non avrei mai pensato di imbattermi nel Web in una proposizione così lontana dalla realtà dei fatti, tanto da valicare i confini dell'assurdo. Eppure sembra proprio che qualche materialista evoluzionista creda davvero nella sua veridicità. Forse l'utente a cui si deve questa perla non lo sospetta nemmeno, ma l'idea della monogamia come elemento definitorio della specie umana riesce a dare una dimostrazione lampante di un famoso pensiero attribuito ad Albert Einstein: "Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima".

Molti anni fa, quando ero ancora uno studente universitario, mi capitò di leggere un inverecondo articolo scritto dal sociologo e giornalista Francesco Alberoni. Non ho mai amato quella persona e nessuno può farmene una colpa. Egli scriveva, avendo avuto un notevole successo con un suo libro sdolcinato sul rapporto di coppia, che l'essere umano sarebbe naturalmente monogamo. Chiaramente non poteva portare prove di questa sua singolare tesi, frutto delle sue fantasie sull'innamoramento. Forse ignorava l'esistenza della parola "corna", ma in compenso se ne usciva senza sosta con affermazioni di natura allucinatoria. In anni non sospetti, in cui non si sapeva nulla della vita sessuale di Silvio Berlusconi, Alberoni scriveva cose di questo genere: "La monogamia fa parte della natura umana, come il calore dei mammiferi. Se così non fosse saremmo freddi come i rettili e le donne farebbero corte attorno ai potenti" (non ricordo le parole esatte, ma la sostanza era proprio quella riportata). Diabole Domine! E non è quello che accade ogni giorno? Forse il sociologo di Borgonovo Valtidone non è mai stato alla corte di un oligarca russo? Non ha mai visto con quanta efficacia il denaro compri la figa? Non sa con quanta facilità torme di ragazze avvenenti sono attratte da attempati nababbi? Ebbene, anni dopo l'enunciazione delle tesi alberoniane sul calore dei mammiferi e sulla freddezza rettiliana, ecco che gli scandali sulle orge di Hardcore e sulle Orgettine hanno dato ragione al mio sacrosanto cinismo.

Alla domanda posta su Quora ha risposto Francesco J. Galvani, che si definisce "Appassionato di evoluzione e di nutrizione". Riporto in questa sede il suo intervento: 

Scientificamente l'evoluzione non ha affatto portato alla monogamia. Non confondiamo temi culturali con biologici.

La monogamia ha riguardato solo una parte di tutte le culture umane esistite. Ha avuto particolare successo semplicemente perché è molto comoda nel tenere sotto controllo l'ordine sociale: nei regimi dove vige la poligamia di fatto gli uomini più ricchi o più appetibili sessualmente si accaparrano molte donne, lasciando gli altri spesso a bocca asciutta o creando una competizione estrema. Che non fa di sicuro bene a una società.

Ci sono piuttosto ottimi motivi per credere che biologicamente gli umani non siano granché monogami. Le specie con grandi differenze fisiche tra maschi e femmine (come la nostra) e in cui i maschi vivono meno e sono più “spendibili” in guerre e violenze tendono a essere poligame. Aggiungi il fatto che la “crisi del settimo anno” potrebbe avere un senso evolutivo: a 7 anni i bimbi sono belli che pronti per arrangiarsi (in natura) e non serve più che la coppia di genitori resti unita per massimizzare le loro possibilità di sopravvivenza.

Sono solo ipotesi, sia chiaro. Ma molto intriganti.

Molto interessante. Se devo essere franco, non credo che ci sia bisogno di scomodare le dottrine di Darwin. Basta notare che la monogamia è molto popolare e diffusa in gran parte dell'orbe terracqueo perché è stata imposta dal Cristianesimo. Certo, l'unione monogamica tra uomo e donna esisteva anche tra i politeisti dell'antichità ed esiste in una gran varietà di popoli moderni non riconducibili ad alcuna forma di tradizione cristiana. Queste cose però non provano nulla.

Notiamo che le religioni abramitiche non hanno idee simili sul matrimonio, a dispetto di un identico modo di concepire l'unione fisica tra uomo e donna, id est la copula. Nella tradizione ebraica, la monogamia si è consolidata da tempo, ma in epoca antica le cose stavano diversamente: solo per fare un esempio ricordiamo che i re di Israele David e Salomone avevano concubine in quantità. In 1 Re 11:1-3 è scritto che Salomone ebbe settecento mogli e trecento concubine. Se il Cristianesimo ha propugnato una rigida monogamia, vediamo invece che l'Islam sostiene la poligamia, permettendo ai suoi fedeli fino a quattro mogli e tante concubine quante ne possono mantenere. Orbene, tra le religioni abramitiche, l'Islam è la più bellicosa, vitale e determinata, e ha un numero immenso di credenti: attualmente sono ben 1,8 miliardi, che corrispondono al 23% della popolazione globale (Fonte: Wikipedia). Ci si aspetta inoltre una forte crescita della popolazione musulmana. Le proiezioni sono riportate nel sito Pewforum.org. Quindi, già con questi dati possiamo affermare che esiste una gran parte della popolazione planetaria che non considera affatto la monogamia la condizione naturale dell'umanità, con buona pace di Alberoni e di altri sacerdoti della vita di coppia. Certo, qualcuno dirà che la poligamia non è la prassi di tutti gli islamici presi singolarmente, e che anche tra quelle genti vi sono moltissime unioni monogamiche. Questo è vero, ma soltanto per motivi economici. Moltissimi uomini di fede musulmana non godono di condizioni agiate e quindi non possono permettersi di mantenere più di una moglie, per non parlare delle concubine. Se però si elargisse una grande ricchezza a un maomettano povero con una sola moglie, questi prenderebbe subito altre tre mogli e svariate concubine. 

L'idea della monogamia come prodotto dell'evoluzione umana deriva dall'estensione forzata di una caratteristica dell'Occidente moderno all'intera umanità e alla sua intera storia, ed è pertanto frutto dell'ignoranza. La retorica soggiacente è di chiaro sapore positivistico: si fonda sulla narrazione di un progresso indefinito, ha forti connotati moralizzanti e pretende di trovare le radici delle istituzioni nella stessa biologia umana. In realtà, nel nostro genoma non c'è nulla di simile. Avremmo potuto vivere in una società molto diversa da quella che conosciamo, se soltanto qualche cruciale evento storico avesse sortito un esito differente. Quando le genti della Scandinavia erano pagane, esisteva di certo tra loro il matrimonio, tuttavia non era raro il concubinato. Un nobile poteva prendere con sé numerose fanciulle e nessuno trovava nulla a ridire. Esistevano anche forme di matrimonio a tempo e poco impegnativo, attestate nelle saghe islandesi, per cui un uomo poteva comprarsi una moglie con una pelle di tricheco e altri beni mobili. Penso che sia sufficiente menzionare un'ucronia. Se Carlo, figlio di Pipino il Breve, fosse morto giovane a causa di un'infezione, l'espansione del Cristianesimo avrebbe potuto subire una battuta d'arresto e probabilmente sarebbero prevalsi usi nuziali molto diversi da quelli oggi comuni.

martedì 17 luglio 2018

LE PRETESE ORIGINI MIMETICHE DEL SENO FEMMINILE: UN RIDICOLO PIERANGELISMO

In molte occasioni ho notato un fenomeno ben singolare: non sono rari gli individui che interpretano le dottrine evoluzionistiche di Darwin come una forma di religione vera e propria, tanto da agire come suoi missionari fanatici. Ogni volta che si rende necessario spiegare qualcosa, partono in quarta con le loro esegesi naturalistiche aggressive, enunciate con un tono che non ammette repliche. Pur professandosi atei, questi fieri scientisti sembrano recare in sé il marchio religioso del loro profeta, Charles Darwin, che aveva studiato teologia e voleva consacrarsi alla carriera di pastore protestante. Il punto è questo. Darwin era una persona oltremodo intelligente, che ha capito l'impossibilità di un Dio buono osservando una vespa parassitogena che iniettava le sue uova nei bruchi vivi. In genere i darwinisti di cui sto parlando non hanno tanto spirito di osservazione e non dimostrano tanto acume: sono soltanto gli esecutori di un cieco dogma materialista di cui non comprendono neppure l'origine. Chiamo pierangelismo il loro atteggiamento e la loro ingenua retorica. Che siano italiani o figli di altri paesi, li definisco pierangelisti.

Ecco un esempio che illustra molto bene quanto intendo dimostrare. Anni fa mi capitò di leggere una cosa che mi fece scoppiare dal ridere, tanto era assurda. Volendo spiegare l'origine del seno femminile nella specie umana, alcuni fanatici adepti della religione evoluzionista se ne uscirono con questa strabiliante "spiegazione", che riporto a memoria: 

"Quando i primati svilupparono l'andatura eretta, cominciarono a copulare faccia a faccia, abbandonando l'accoppiamento da tergo. Così alle femmine crebbero le mammelle per simulare i glutei e invogliare i maschi a compiere l'atto sessuale."

Ovviamente qualcuno chiederà con fare irritante: "Fonti?"
Si tratta di un buonista, è chiaro. Magari fino a poco tempo fa si beveva anche la diarrea di Obama e adesso, se uno dice "merda", persino davanti all'immagine di un culo ribatterà così: "Fonti?!"

Ho capito, si fa prima a fornire i riferimenti che a discutere. Iniziamo con una divertente pagina di Focus.it, che potrebbe essere di Lercio.it:


L'ideatore della teoria delle tette come imitazione delle chiappe ha un nome e un cognome: Desmond Morris. Costui è l'autore del famoso libro La scimmia nuda: Studio zoologico sull'animale uomo (The Naked Ape: a zoologist's study of the human animal), pubblicato nell'ottobre del 1967, sesto mese dell'anno II dell'Era Satanica, due mesi prima che compissi un anno.

Il divulgatore britannico ha costruito i suoi deliri su questo concetto folle, degno di un fumatore di oppio allo stadio terminale: quando le scimmie arboricole camminavano su quattro zampe, la visuale dei loro maschi era occupata dalle chiappe delle femmine. In pratica, ogni esemplare maschio di questi primati aveva davanti agli occhi un gigantesco culo, che concupiva con immensa libidine. Gli bastava allungare un po' le zampe anteriori per stringere le agognate natiche, passando poi a intrudere lo spermodepositore nel canale procreativo, chissà perché senza mai essere tentato dal vaso escrementizio. Tutto andava bene così, con le nostre amate scimmie impegnate nella contemplazione del culo e in infinite pecorine, quando ecco che qualcosa (la Natura? l'Evoluzione? Dio?) avrebbe comandato loro, capricciosamente, di levarsi su due gambe. Così, data la miopia di questi esseri grotteschi, i maschi avrebbero perso di vista le chiappe del culo delle femmine! Che immane tragedia! Ecco che chi di dovere, che fosse la Natura, l'Evoluzione o Dio, avrebbe posto rimedio alla sciagura spingendo i pelosi antenati ad accoppiarsi usando una posizione del tutto nuova, adatta al nuovo concetto, più evoluto, conosciuto come "rapporto di coppia". Ecco il maschio copulare con la femmina non più girata a novanta gradi, ma eretta davanti a lui in posizione frontale, fiera di essere guardata negli occhi. Siccome però al maschio il pirla non tirava bene, ecco che il Dio dell'Evoluzione avrebbe fornito alla femmina delle poppe gigantesche in grado di imitare il culo e fi far funzionare bene l'erezione. Mirabile a dirsi, il processo evolutivo di mammogenesi mimetica sarebbe durato centinaia di migliaia di anni, periodo durante il quale i maschi non avrebbero avuto alcun incentivo erotico, rischiando quindi di diventare quasi frigidi! Incredibile! A nessuno, nemmeno a un singolo esemplare della specie, sarebbe mai venuto in mente di mandare a fare in culo l'Evoluzione e di ritornare a copulare more ferarum. Un imperativo categorico di kantiana memoria e di rara efficacia! 

Adesso mi si deve dire come sia possibile anche immaginare qualcosa di questo genere in un serio dibattito scientifico. Il problema è che forse Desmond Morris ignorava alcuni fatti importanti. Primo: il sesso faccia a faccia è praticato dai bonobo (Pan paniscus), che non camminano in posizione eretta e le cui femmine non hanno poppe simili a chiappe. Secondo: la posizione cosiddetta more ferarum o canina non è mai stata abbandonata dal genere umano. Anzi, è tuttora diffusissima, lo è stata senza soluzione di continuità per millenni, ed è volgarmente chiamata pecorina dalle genti italiche. A dire il vero è documentata come posizione più comune tra moltissimi popoli di interesse etnologico. Ad esempio era la norma tra i nativi delle Americhe, che per contro mostravano una viva avversione per la fellatio, con l'eccezione dei Cherokee e forse di pochi altri popoli. L'insignificante posizione faccia a faccia, tanto amata dai fanatici del rapporto di coppia, nella specie umana ha l'aria di essere un'invenzione abbastanza recente, forse addirittura comparsa in epoca storica. Certo, ci sono vasi greci che mostrano amanti impegnati in questa noiosissima attività, ma ci sono anche moltissime testimonianze artistiche del coito da tergo. Nell'antichità pagana non esisteva una posizione comandata dalle leggi umane e religiose a discapito delle altre. La pretesa di rendere assoluto e unico l'amplesso frontale è interamente opera delle religioni abramitiche. La copula faccia a faccia come obbligo è stata concepita come applicazione di elucubrazioni religiose che pretendevano di elevare l'essere umano da un precedente stato bestiale. Tutto è molto chiaro. L'occhio come specchio dell'anima, l'essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio, il sesso "secondo natura" e via discorrendo, di aberrazione in aberrazione: ecco l'origine del problema. A differenza dell'antico politeismo, le religioni abramitiche hanno avuto fin da principio un comando virale, quello di imporsi alle genti, cancellando ogni tradizione preesistente. Assieme alla Weltanschauung trapiantata in contesti che la ingnoravano, sono giunti anche i comandamenti relativi all'unica pratica sessuale ammessa. Tale è stato il fervore fanatico con cui la Chiesa Romana ha combattuto per eradicare la pecorina tra i popoli, che la posizione faccia a faccia è stata chiamata posizione del missionario. Tra il volgo romano si usava dire posizione del frate. Il Giudizio universale di Michelangelo destò molto scalpore per le sue "oscenità". Così gli affreschi subirono interventi deturpanti. San Biagio era stato dipinto sopra Santa Caterina nuda e chinata, in una posizione che ricordava a colpo d'occhio quella della copula canina. Così la figura del santo fu ridipinta in modo che il volto guardasse il Salvatore e le allusioni sessuali si affievolissero. Con buona pace della plurisecolare crociata del Papato per imporre a tutti di fare sesso "secondo il progetto divino", Michelangelo aveva fatto emergere il magma di una sessualità incontrollabile e proibita.  

Desmond Morris, che più che uno scienziato sembra essere un semplice divulgatore, altera e distorce i dati, interpretandoli in modo malizioso, adattandoli ai propri schemi ideologici. Così cerca di minimizzare l'importanza del coito more ferarum tra le genti, negandone quasi l'esistenza. Questo scrive nel suo libro La scimmia nuda:

Senza dubbio, se per la femmina della nostra specie fosse stato importante presentare i genitali al maschio in modo che questi la montasse posteriormente, ben presto la selezione naturale avrebbe favorito questa tendenza e la femmina ora avrebbe un canale vaginale maggiormente diretto all'indietro. Sembra perciò plausibile che nella nostra specie la copula faccia a faccia sia fondamentale. Naturalmente vi sono diverse variazioni che non eliminano l'elemento frontale: il maschi sopra, la femmina sopra, fianco a fianco, accovacciati, in piedi e così via, ma la più efficace e diffusa è quella in cui i partner stanno orizzontali, col maschio sopra la femmina. Ricercatori americani hanno calcolato che in questa civiltà il 70% della popolazione usa solo questa posizione. Anche quelli che la cambiano, perlopiù usano quella fondamentale. Meno del 10% prova la copula in posizione posteriore. Da un vasto esame riguardante le civiltà di quasi duecento società sparse in tutto il mondo, si è arrivati alla conclusione che la copula con l'uomo che penetra la donna posteriormente non è una pratica diffusa in nessuna delle comunità esaminate.

Il valore delle statistiche riportate da Morris è all'incirca quello delle proposizioni del tipo "mio cugino ha detto che...", "ho saputo da un amico di un amico di mio cugino che...", e via discorrendo. I risultati dello studio sull'America, posto che non siano stati inventati di sana pianta, non hanno valore alcuno: descrivono in ogni caso un popolo dalla spiccatissima tradizione biblica. Negli anni '60 dello scorso secolo, era diffusa l'ossessione per il sesso "secondo natura", e in molti stati erano in vigore leggi draconiane contro le attività sessuali "innaturali". Anche gli studi, non meglio precisati, su non meglio precisate popolazioni di tutto il mondo, hanno meno valore delle cacchine dei moscerini della frutta: o non sono mai stati fatti, oppure si riferiscono a campioni di persone di religione abramitica, per tradizione secolare o per importazione più recente ad opera dei missionari. 

Per concludere, faccio notare che al giorno d'oggi non sarebbe difficile, dati gli immensi progressi nella genetica, analizzare qualche sequenza del DNA umano e risolvere una volta per tutte il mistero dell'origine di varie parti anatomiche bizzarre. Sembra tuttavia che nessuno abbia intenzione di farlo e che l'impresa non riscuota alcun interesse nel mondo scientifico.

giovedì 12 luglio 2018

ABITUDINI ALIMENTARI AGGRESSIVE TRA I PASSERIFORMI

In Facebook frequento numerosi gruppi dedicati alla fauna, in particolare a rettili, uccelli, insetti e altri artropodi. Ogni tanto mi imbatto in interventi di estremo interesse. Il 16 maggio 2018 nel gruppo ERPETOLOGIA: Official Group - Rettili, Anfibi, Aracnidi ed Insetti è comparso un post di Flavio Brand sulle raccapriccianti abitudini dell'avèrla, un simpatico passeriforme che compie spaventose opere di tortura e di macelleria ai danni delle proprie vittime, che possono essere lucertole, rospi, topi, insetti e persino altri uccelli. In realtà non si tratta di un'unica specie, bensì di una numerosa famiglia, i Laniidae. Il nome scientifico di questi uccelli deriva dalla parola latina lanius, di origine etrusca, che significa "macellaio", "sacrificatore", "carnefice".


Riporto in questa sede il post che ha attratto la mia attenzione, seguito dai commenti degli utenti. Errori e refusi sono degli autori. 

Flavio Brand:
Chi potrebbe essere così spietato da impalare una povera ed innocua lucertola? Fortunamente l'uomo non c'entra nulla in questo caso... colui che commette questi efferati crimini é l'avérla, un uccello passeriforme denominato Falconcello.
Questo passerotto molto carino ma sanguinario, é lungo circa 18 cm e pesa dai 35 ai 70 grammi. Uno dei tanti uccellini che si sentono cinguettare sulle colline e sui centri a più di 2000 metri sul livello del mare.
Anche in Italia si trova in quasi tutti i boschi o nei campi del paese, tranne in Sicilia e nel Salento. L’avrete quindi visto durante una gita in campagna e ne avrete lodato la simpatia, perché probabilmente non sapete che l’avèrla è uno degli assassini più spietati in natura. È chiamato anche uccello macellaio per la sua abitudine tutta particolare di puntare le prede da una postazione di avvistamento e poi di infilzarle su di un rovo o su qualcosa di acuminato e mangiarle piano piano qualora le prede siano di grosse dimensioni.
Una rarità nel regno animale, in cui solitamente i predatori uccidono alla svelta, solo per sopravvivenza.
L'averla si nutre di piccoli topi, di lucertole, di cavallette, di insetti e persino di altri uccelli, mangiandoli un po’ alla volta dopo che li ha impalati sullo spiedo, che può essere il rovo di un roseto o il filo spinato.
L'avèrla uccide anche quando non ha fame, impalando le vittime per poi tornare in seguito a nutrirsene.
Ovviamente la tecnica di caccia dell'averla, per quanto spietata possa sembrare é un espediente trovato per sopperire alla mancanza di artigli che hanno i predatori piu grandi ed assicurarsi pasti sostanziosi.

Marco Moretti:
Che non sia un "espediente" lo dimostra il fatto che tali costumi non sono affatto comuni tra i passeriformi.

Davide Noviello:  
La definizione di passerotto è davvero fuori luogo per un'averla, visto che appartiene al genere Lanius, famiglia Lanidi e non ha alcuna parentela con i passeri. Il fatto che appartenga all'ordine dei passeriformi non la accomuna ai passeri, del resto anche i corvidi sono passeriformi, ma nessuno chiamerebbe passerotto una cornacchia.

Stefano Piccioli:
Anche Cince e Cinciarelle non scherzano in fatto di aggressività alimentare, specie durante il freddo delle stagioni invernali. Queste due specie non esitano ad attaccare e ad uccidere altri Passeracei, come gli Organetti, per perforarne il cranio e nutrirsi del loro cervello, organo ricchissimo in lipidi, utili a questi piccoli "assassini" per difendersi dal freddo...

Gianfranco Zrcadlo Russo:
ho visto molte foto in cui le cince d'inverno ripuliscono le ossa spolpate dei cervi abbandonate dai lupi... rosicchiano i resti di grasso...

Google, come tutti i poteri del mondo, cerca con ogni mezzo di nascondere tutto ciò che è scomodo, così non è agevole reperire materiale fotografico sulle azioni scellerate dei sadici volatili. Ovviamente, se ci si mette d'impegno, si riesce a trovare il modo di superare gli ostacoli. Per contemplare cose davvero truci, suggerisco questi link: 



Stupisce la foto di un'avèrla che ha impalato un pettirosso, ridotto a un batuffolo di piume. Per non parlare di una lucertola trafitta da una lunga spina, con gli occhi pietrificati dalla sofferenza, come se in pochi secondi avesse incontrato un fato peggiore di mille morti. Davanti a questi orrori, i materialisti non sono in grado di fornire una risposta convincente. Cercano di razionalizzare le peggiori atrocità, pretendendo ogni volta di ridurle a qualcosa di accettabile che esenti la Natura da ogni colpa e che impedisca alle genti di vedere nell'esistenza qualcosa di negativo. Una simile propaganda, che per decenni ha avuto in Piero Angela il suo apostolo, si potrebbe definire banalizzazione del Male. La sua matrice, mi sembra utile farlo notare, poggia sulle dottrine evoluzionistiche di Darwin. Tanto si è dimostrato pervasivo il martellamento mediatico e scolastico, che ne vediamo all'opera i frutti anche in persone che non si definiscono materialiste. Così ecco che Flavio Brand nega innanzitutto la natura crudele delle avèrle aguzzine, quindi attribuire le loro attitudini a qualcosa di futile: non avendo questi uccelli artigli sviluppati, eccoli costretti ad evolvere raffinate tecniche di tortura per potersi nutrire. L'assurdità di una simile opinione è di per sé evidente. Sarebbe come affermare che avendo Ted Bundy i nervi delle mani un po' deboli, si è visto costretto ad assassinare decine di ragazze, sodomizzandole da vive e da morte, seppellendole nei boschi e andando di notte ad aspirare i lezzi della loro putrefazione!

Questo è riportato nel Compendio del Dualismo Anticosmico (cap. 5) a proposito dei materialisti che si affannano a far cozzare nelle categorie del Darwinismo aspetti della realtà non riducibili alla mera biologica: 

«Essi agitano davanti a noi lo spettro di un Rasoio di Occam utilizzato male, ossia di uno pseudo-Rasoio di Occam, e poi forniscono per ognuna delle evidenze da noi mostrate una spiegazione diversa e del tutto inverosimile, negando alla radice proprio quello strumento concettuale che dicono di utilizzare. Essi balbettano di “educazione all’istinto di caccia” di fronte alla crudeltà delle orche e di “conseguenze di un’epidemia di peste bovina” o di “mal di denti” di fronte ai Mangiatori di Uomini di Tsavo. Biascicano di “conseguenze di una malattia virale” di fronte alle vespe parassitogene e di “schizofrenia” di fronte ai cannibali. Una data aberrazione sessuale sarebbe dovuta a una “strategia riproduttiva”, mentre una data altra sarebbe dovuta a “parestesia”, ossia a “errata interpretazione dei dati sensoriali”. Un dato fenomeno naturale è per loro dovuto a qualcosa di completamente dissimile da ciò che muove un fenomeno diverso: non hanno alcuna visione di insieme. Così biasimano noi perché ammettiamo Due Princìpi in quanto mossi dalla necessità effettiva, mentre loro si fanno beffe di ogni principio di economia di pensiero e sciorinano enciclopedie di teorie per spiegare quelle che sono soltanto le conseguenze di un’unica causa: il Male Metafisico

Su Quora il problema della definizione del Bene e del Male desta ancor più inquietudine che su Facebook, specialmente in rapporto alla Natura. C'è chi nega la validità di questi concetti: essi semplicemente non esisterebbero, sarebbero creazioni umane. Altri cercano con ogni mezzo di abbattere i loro confini definitori, affermando che ci sarebbe un po' di Bene nel Male e un po' di Male nel Bene. Però uno stiletto di ferro, piantato nel cranio, che folgora il cervello di una persona uscendo da un'orbita oculare e spaccando un occhio, non è possibile definirlo come qualcosa di buono. Non serve un atto di fede nel soprannaturale per definire il concetto di demone: è un essere che esiste al solo scopo di infliggere dolore ad altri esseri, chiamati vittime.

Note etimologiche:
i nomi vernacolari dell'avèrla

In italiano il nome avèrla presenta alcune varianti: avèlia, vèlia, vèrla. La regione da cui queste forme si sono irradiate è la Toscana, ove è presente anche la forma ghièrla. Ovviamente l'etimologia è ritenuta incerta dai romanisti. Stando al dizionario Treccani, l'avèrla cenerina è chiamata ghièrla gazzina. La connessione di questi bizzarri uccelli con le gazze è assai popolare, forse per via della livrea e del carattere vivace. Questo ci suggerisce anche il vero etimo della parola, che è dall'etrusco. Il prenome etrusco Vel, da un più antico Venel, nelle iscrizioni bilingui etrusco-latine è tradotto in modo quasi sistematico con Gaius (cfr. Facchetti, 2000). Lo stesso professor Facchetti ha pensato di tradurre il prenome Gaius con "Felice", dato che in italiano esiste il ben noto aggettivo gaio (dal provenzale gai "vivace"). Anche se nella lingua di Roma non è attestato un aggettivo con questo significato, è assai possibile che dovesse esistere tra il volgo, essendo riconducibile alla stessa radice di gaudeo "gioisco, godo" e di gaudium "gioia" (*gaw-, presente anche in greco). A parer mio Vel (arc. Venel) è da una parola etrusca con lo stesso senso. Non è improbabile che avesse anche il significato di "gazza": lo stesso italiano gazza è da un più antico gaia. Così Velia, usato come antroponimo femminile (la forma arcaica è attestata come Velelia su un vaso trovato a Tragliatella), potrebbe essere realmente il nome etrusco dell'avèrla. Sono convinto che si tratti di un vocabolo etrusco sopravvissuto in Toscana.

In inglese l'avèrla è detta shrike /ʃraɪk/, dall'anglosassone sċrīc /ʃri:k/. Il vocabolo è verosimilmente di origine onomatopeica, avendo poi perso questa caratteristica per via della naturale evoluzione fonetica. Risultano alcuni paralleli in altre lingue germaniche (svedese skrika "ghiandaia; urlare", tedesco Schrei "grido").  

La grande avèrla grigia (Lanius excubitor) è nota in Germania con vari nomi di supposta origine cristiana, come Warkangel, Werkengel, Wurchangel (una variante Werkenvogel è rifatta con Vogel "uccello"). Il significato dovrebbe essere quello di "angelo sterminatore", "angelo assassino", preferibile all'improbabile "angelo soffocante" riportato nella Wikipedia in inglese e altrove. In tedesco standard Wu¨rg(e)engel significa proprio "angelo sterminatore". Anche in Inghilterra, nello Yorkshire, ricorrono forme dialettali derivate dalla stessa fonte che ha dato origine ai composti tedeschi: war(r)iangle e weirangle (che indicano l'avèrla piccola, Lanius collurio). Un tempo questa denominazione era più diffusa: in Chaucer waryangle è un termine offensivo e l'avèrla è descritta come "piena di veleno". Il primo membro di queste parole è chiaro: antico alto tedesco warag, warg, warch "fuorilegge", anglosassone wearg "fuorilegge; lupo". Dato che le forme inglesi corrispondono a quelle tedesche, come possono avere origine cristiana? Dovrebbero essere state importate in Britannia dai Sassoni pagani, in un'epoca ben anteriore a quella della cristianizzazione della Germania! L'associazione al concetto di "angelo" sarà quindi dovuta a falsa etimologia. Percorrendo la Germania troviamo interessantissime vestigia pagane. Lungo il corso superiore del Reno è attestato l'epiteto Linkenom, forse "Sinistro Prenditore", per quanto si possa trattare di un'etimologia popolare. Le forme più interessanti sono tuttavia quelle che coinvolgono il numero nove: basso tedesco Neghendoer e medio alto tedesco Nünmörder, documentato attualmente nella variante Neuntöter, che è usato per designare Lanius collurio. Il significato è "che uccide nove (tipi di vittime)". Questo è un dettaglio della massima importanza, a quanto pare ignorato dagli studiosi, che fa riferimento alla somma importanza del numero nove nella religione pagana germanica. Si deve ricordare che nove erano i tipi di legno usati per celebrare i sacrifici (blót) nell'antica Scandinavia (cfr. poesia di Trollkyrka). In Germania l'avèrla (di qualsiasi specie) doveva essere sacra a Wotan per via della sua ferocia.

domenica 8 luglio 2018

CONTRO L'ABUSO DEL RASOIO DI OCCAM

I nostri avversari che professano idee materialistiche usano opporre alle nostre argomentazioni il cosiddetto Rasoio di Occam, uno strumento logico escogitato dal teologo inglese Guglielmo da Ockham (1288-1349), dell’Ordine di Francesco d’Assisi. Questo principio logico può essere formulato in diversi modi, che elenchiamo nel seguito:

1) A parità di fattori, la spiegazione più semplice è da preferire
2) Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem (Gli elementi non devono essere moltiplicati più del necessario)
3) Pluralitas non est ponenda sine necessitate (La pluralità non deve essere considerata se non è necessaria)
4) Frustra fit per multa quod fieri potest per pauciora (È inutile fare con più cose ciò che può essere fatto con meno cose)

In altre parole, se di un evento esistono diverse spiegazioni possibili, non deve essere scelta quella più più ingenua o che affiora alla mente in modo spontaneo, bensì quella più ragionevolmente vera e che non richiede inutili complicazioni tramite aggiunta di altri elementi causali. Si tratta di una forma di economia di pensiero: se per spiegare un fenomeno non occorre postulare un determinato ente, è ragionevole non postularlo, essendo logico scegliere la soluzione più plausibile e semplice. Ad esempio, se si può descrivere il meccanismo di formazione dei temporali a partire dalle caratteristiche delle nubi e dell’atmosfera, questo è preferibile all’idea di ammettere l’esistenza del dio Thor dalla barba rossa che scaglia folgori con un martello chiamato Mjöllnir.

Il francescano inglese ha sistemato logicamente qualcosa che era già noto al pensiero scientifico del Medioevo, impostando la sua critica sulla concezione volontarista della Creazione. In contrasto con Tommaso d’Aquino, che riteneva il mondo creato da Dio sulla base di volontà e intelletto, Guglielmo di Ockham credeva che la Creazione fosse unicamente un atto di volontà. Per questo motivo egli ha enunciato il Rasoio, per eliminare i concetti relativi a regole e leggi naturali, come ad esempio la Sostanza e gli Universali.

I molti usi illegittimi del Rasoio di Occam

Naturalmente, Frate Guglielmo da Ockham non sarebbe stato affatto contento dell’uso che i moderni fanno del suo strumento logico. Infatti esso viene applicato in modo assolutamente dissennato, senza nemmeno operare un controllo sull’effettiva necessità della sua applicazione. Esso viene utilizzato come metodo per risolvere qualsiasi questione filosofica ritenuta insolubile. Esiste Dio? Non esiste, dicono i materialisti, perché non serve: il Rasoio di Occam dimostra che non è necessaria la sua esistenza per spiegare il mondo. Esiste l’anima immortale? Esiste lo Spirito? Non esistono queste cose, dicono i materialisti, perché sono del tutto inutili: il Rasoio di Occam dimostra che un corpo funziona bene anche senza qualcosa di metafisico che lo faccia muovere.

Ad essere criticabile è proprio l’uso disinvolto del Rasoio di Occam, che dimostra la pochezza intellettuale di chi lo compie. Infatti di questi tempi esso è interpretato falsamente ed enunciato in questo modo:

1) La spiegazione più semplice è da preferire
2) Entia non sunt multiplicanda (Gli elementi non devono essere moltiplicati)
3) Pluralitas non est ponenda (La pluralità non deve essere considerata)
4) Frustra fit per multa aliquid (È inutile fare qualsiasi cosa con più cose)

Come si può osservare, è stato tralasciato qualcosa di fondamentale. Per quanto Frate Guglielmo sia stato chiaro ed abbia usato un linguaggio comprensibile, questo è ciò che di lui è arrivato ai contemporanei. Non viene compiuta quindi alcuna verifica sull’effettiva necessità di applicazione del Rasoio. Se si ignora il grado di complessità dell’argomento che si sta trattando, si corre il concreto rischio di eliminare informazioni cruciali.

Alcuni esempi dallo studio delle lingue

Nella lingua olandese esistono due interessanti parole: “Schande”, che significa “vergogna”, e “Schandaal”, che significa “scandalo”. Applicando il Rasoio di Occam senza disporre di altre informazioni, è naturale dedurre che “Schandaal” sia un derivato di “Schande”, che le due parole siano cioè imparentate tra loro. Questo non è tuttavia vero. Mentre “Schande” è un termine di origine germanica, “Schandaal” è derivato dal Greco del Nuovo Testamento “skandalon”, che significa “pietra d’inciampo”. Questo è un esempio di uso errato del Rasoio di Occam.

Nella lingua tedesca la parola “arm” significa “povero”. Così si dice “Dieser Mensch ist arm”, che significa “Quest’uomo è povero”. Orbene, in alcuni dialetti della stessa lingua esiste anche la parola “Armosen”, che significa “elemosina”, e che nell’idioma standard suona invece “Almosen”. Stando ai materialisti, se si considerasse soltanto l’ambito di un dialetto che ha “Armosen”, chi oserebbe negare che le due parole abbiano la stessa origine, visto che indicano entrambe qualcosa che ha a che fare con il concetto di povertà? Semplicità vorrebbe che questo “Armosen” sia un figlio naturale di “arm”, così come “Spirituosen”, che significa “alcolici” è un figlio naturale di “Spirit”, che significa “alcool”. Stesso suffisso, stessa procedura di derivazione: non possono esserci dubbi. Invece non è così, come già risulta evidente considerando la variante “Almosen”. È dimostrato che queste parole sono derivazioni del Greco del Nuovo Testamento “eleēmosynē”, che significa “questua”, e che deriva dal verbo ellenico “eleéō”, che significa “ho compassione”.

Esiste in Messico una città che è chiamata Cuernavaca. Nulla di più naturale che vedervi una derivazione dalle parole spagnole “cuerno”, ossia “corno”, e “vaca”, ossia “vacca”, entrambe di chiara origine romanza e derivate dal Latino “cornu” e “vacca” rispettivamente. Per chi considera la lingua spagnola parlata in Messico come un sistema isolato, questa etimologia sarà ineccepibile. Invece il toponimo deriva dal Nahuatl “Cuauhnahuac”, che significa “Vicino agli Alberi”: nella lingua parlata dagli Aztechi “cuahuitl” significa “legno” e “albero”, mentre “nahuac” è un suffisso che indica il concetto di vicinanza. Una persona che ignora la lingua Nahuatl, applicando il Rasoio di Occam in modo improprio e superficiale, arriva senza dubbio a proferire il falso.

Esite una tradizione radicata quanto falsa che attribuisce ai Rom e ai Sinti origini egiziane. Per questo tali genti hanno ricevuto il nome di Gitani, ossia Egiziani. Orbene, il termine che essi usano per designare l’uomo della propria etnia è “rom”. Sapendo che nella lingua Copta, che è erede dell’Antico Egizio, uomo si dice “rōme”, un osservatore superficiale potrebbe essere tentato di ritenere la consonanza significativa, e applicando il Rasoio di Occam ritenere inutile ogni ulteriore discussione. Ma noi sappiamo, conoscendo qualcosa di più del lessico della lingua dei Rom e di quella Copta, che il modo simile di indicare l’uomo è frutto di mera coincidenza. Basti allo scopo un breve elenco. In Romani “pani” significa “acqua”, che in Copto è “mou”. In Romani “iag” significa “fuoco”, che in Copto è “krōm”. In Romani “phu” significa “terra”, che in Copto è “to”. In Romani “kham” significa “sole”, che in Copto è “rē”. In Romani “chhon” significa “luna”, che in Copto è “iooh”. In Romani “kasht” significa “legno”, che in Copto è “she”. In Romani “phral” significa “fratello”, che in Copto è “son”. In Romani “rat” significa “sangue”, che in Copto è “snof”. In Romani “me” significa “io”, che in Copto è “anok”. In Romani “oi” significa “egli” o “ella”, mentre in Copto “egli” è “ntof” e “ella” è “ntos”. È diversa a fonetica, è diversa la grammatica, sono diversi i vocaboli, i pronomi, i numerali: non esiste nulla in comune.

Un esempio dallo studio della matematica superiore

Esistono rapporti tra numeri che non danno esito definito, e per questo sono conosciuti col nome di “forme di indecisione”. Così ad esempio, se si divide una quantità tendente a zero per un’altra quantità tendente essa stessa a zero, non si ottiene alcun risultato determinabile eseguendo il suo limite. Allo stesso modo se si divide una quantità tendente a infinito per un’altra quantità tendente essa stessa a infinito.

Esiste uno strumento matematico noto come Teorema di De l’Hôpital, che permette in alcuni casi di risolvere queste forme di indecisione. Verificate certe condizioni sulle funzioni in questione, quando hanno forma di quoziente, detto teorema stabilisce che se si applica una procedura chiamata “derivazione” al numeratore e al denominatore del quoziente analizzato, si ottiene un numero che è eguale al quoziente del numeratore e del denominatore di partenza. Così, se con usando il Teorema di De l’Hôpital si ottiene un numero finito, ecco che la forma di indecisione può dirsi risolta.

Per queste sue caratteristiche in grado di trarre dall’imbarazzo il matematico in certe occasioni, ecco che il Teorema di De l’Hôpital ha acquisito fama immeritata ed è diventato tra gli studenti di Fisica e Matematica una specie di bacchetta magica, una panacea a loro detta in grado di risolvere ogni problema. Dall’uso si è giunti presto all’abuso: ecco studenti pronti ad utilizzare De l’Hôpital per risolvere i limiti di qualsiasi quoziente di funzioni, anche dove non esiste forma di indecisione – ed è dimostrato che in simili casi il numero fornito applicando tale teorema non è necessariamente quello corretto.

Riporto qui il caso di un professore ingegnoso che metteva alla prova gli studenti spingendoli ad usare al posto di De l’Hôpital uno strumento in apparenza difficile ma sicuro: lo sviluppo di Taylor di una funzione. Egli insegnava ad usare la testa, ma era visto come una specie di carnefice dagli studenti, che si sentivano defraudati della sicurezza offerta dal Dogma di De l’Hôpital. Il professore dava come problemi da risolvere quozienti di funzioni in cui usando De l’Hôpital si passava con gran fatica da una forma di indecisione ad un’altra, senza ottenere nulla. Così, andando in marasma, i candidati sbagliavano sempre nell’appicare gli sviluppi di Taylor, decomponendo le funzioni del problema in un numero troppo basso di addendi. Trascurando addendi importanti, in grado di svolgere una funzione determinante sull’approssimazione, ecco che fallivano miseramente, ottenendo numeri errati. Uno studente introverso, foruncoloso e schernito come “nerd”, ha capito – solo tra tutti – che se si scomponevano le funzioni in un gran numero di addendi, superiore ad esempio a dieci, non si sbagliava mai: si otteneva sempre il corretto limite, il numero richiesto.

Ecco come l’applicazione di un teorema in modo troppo disinvolto può traviare e condurre lontano dal Vero. 

Sono da preferire le teorie che spiegano più fatti

1) Immaginiamo di avere due teorie X e Y, in grado di spiegare quanto avviene nei due domìni A e B. La teoria X spiega ciò che avviene in A, la teoria Y ciò che avviene in B. La teoria X è più semplice della teoria Y, ma il dominio A è più piccolo del dominio B ed è in esso contenuto. Ossia, la teoria Y, più complessa di X, non solo spiega tutto ciò che ricade nel dominio A, ma anche altri fenomeni che X non può spiegare, perché B contiene A. La teoria Y, per quanto più complessa di X, deve essere preferita, perché rende conto di quanto accade nel dominio più vasto. Per poter applicare il Rasoio di Occam si deve avere parità di fattori.

2) Immaginiamo di avere n teorie a, b, c, …, che spiegano quanto avviene nei domini A, B, C,… Queste teorie sono, presa una per una, estremamente semplici, ma non hanno nulla in comune tra loro, in quanto pretendono di spiegare fatti diversi tra loro ricorrendo a cause dissimili. Immaginiamo ora di avere una teoria X, complessa ma capace di spiegare tutto ciò che avviene nei domini A, B, C, …, riducendo ogni fenomeno ivi studiato ad un’unica causa. Ecco che la teoria X, per quanto sia più complessa delle teorie a, b, c,…, deve essere ad esse preferita.

Non è possibile comprendere un sistema stando al suo interno

Si dice che gli antichi adoratori di Mithra ritenessero che i loro templi sotterranei, detti Mitrei, altro non fossero che raffigurazioni dell’Universo visto dall’esterno. Così in ognuna di queste cripte vi era una stele commemorativa che rappresentava il Dio Mithra in forma di giovane soldato in atto di uccidere un grande toro bianco, dando origine al Cosmo. Dal sangue scaturente dal dorso del Toro Cosmico trafitto dalla spada si formavano così spighe di grano, e i rivoli di fluido venivano lappati da un cane e da un serpente, mentre uno scorpione attaccava i genitali della vittima. Un corvo stava accanto al Dio, mentre i due Portatori di Torce, Cautes e Cautopates, rappresentavano rispettivamente il sole nascente e quello tramontante. Molte di queste reliquie della religione di Mithra possono tuttora essere viste, perché dopo l’epoca di Costantino le cripte sono state murate allo scopo di impedire saccheggi e si sono così conservate fino ai nostri giorni.

Hanno forse i materialisti una visuale privilegiata dell’Universo fisico? Guardano forse essi il mondo dall’esterno? No di certo. Usano forse essi parole di un altro Universo per spiegare le miserie di questo? No di certo. Non possono farlo. Quando si chiede loro cosa significhi “vedere”, essi possono soltanto rispondere che “vedere” equivale a “percepire la realtà circostante servendosi degli occhi, dei nervi ottici e dell’area del cervello preposta al senso della vista”. Spiegano cioè la “zuppa” definendola “pan bagnato”. La realtà del fenomeno che si chiede loro di descrivere non è minimamente spiegata. Possono essi spiegarla davvero ricorrendo a molte parole dove nella vita quotidiana se ne usa una sola? No di certo: la loro spiegazione fa riferimento – come ogni spiegazione concepibile – a mattoni fondamentali che sfuggono a ogni ulteriore analisi. Atomi di pensiero, dove la parola “atomo” deve essere intesa nella sua etimologia greca che rimanda al concetto di “indivisibile”.

Non è possibile dirimere una questione di cui si ignorano i fattori

Non è affatto lecito utilizzare il Rasoio di Occam allo scopo di risolvere questioni a cui la Scienza dei materialisti non è stata in grado di trovare una risposta. Il fatto che la risposta non sia stata trovata applicando il Metodo Scientifico significa che non sono state trovate prove irrefutabili capaci di decidere la questione. Così si deve ammettere che non si conoscono i fattori, e che pertanto il Rasoio non può essere applicato. Se non si è in grado di dare una definizione di ‘autocoscienza’, non si può pretendere che questa sia generata dal cervello e dalla sua neurochimica. Ora per quanto i materialisti si sforzino, non esiste nessuno tra loro che sia capace di definire l’oggetto delle questioni insolubili che affliggono la filosofia. Cos’è l’esistenza? Non essendo possibile dare una definizione dell’esistenza stando all’interno di ciò che esiste in questo universo, come potrà essere stabilito che non è necessaria una causa per l’universo stesso? Cos’è la percezione? Ogni possibile risposta si trova per necessità nell’ambito stesso della percezione. Pertanto, tutto ciò che i materialisti possono affermare a questo proposito pertiene alla sfera del metalinguaggio.

Il materialista e il televisore

Immaginiamo uno scienziato materialista in un remoto pianeta ove si trova un gigantesco televisore. Questo apparecchio ha uno schermo incastrato in una grande parete nera, tanto che nessuna sua componente interna è visibile a coloro che visitano il pianeta. Il televisore trasmette film e telegiornali di lontane galassie, ma il materialista non può comprendere quale sia la sorgente delle trasmissioni. Per noi, tutto è chiaro: il televisore è alimentato da corrente elettrica che viene prodotta in qualche recesso del pianeta e che alimenta l’apparecchio tramite una presa e dei cavi, in grado di far funzionare lo schermo. Senza questo flusso di corrente elettrica, il televisore non può funzionare. Allo stesso modo, esiste da qualche parte una sorgente di onde elettromagnetiche che il televisore riceve e decodifica, convertendole in immagini sul video e in parole che escono dal microfono. Senza la stazione che invia segnali video e audio, e senza un decodificatore, il televisore non potrebbe in alcun modo funzionare, seppur alimentato correttamente con il flusso di corrente elettrica: il video sarebbe nero e nessun suono intellegibile uscirebbe dall’altoparlante. Il materialista, non potendo indagare sull’origine della corrente elettrica che mantiene acceso il televisore, né tanto meno sul campo elettromagnetico oscillante che codifica immagini e parole, arriverebbe alla conclusione che l’apparecchio genera da sé la propria capacità di funzionare. In nome del Rasoio di Occam, ecco che i lontani generatori e la rete elettrica non sono necessari, ne viene dunque dichiarata l’inesistenza. Ecco che coloro che assemblano i programmi e li trasmettono nello spazio siderale sono mera fantasia, perché ammetterne l’esistenza è cosa troppo complicata. Dato però che il televisore esiste e che trasmette immagini e suoni la cui esistenza non può essere negata – in quanto oggetto dei sensi – ecco che il suoi funzionamento è dichiarato un prodotto del caso o della selezione naturale di elementi dapprima inerti che hanno acquisito un’inesplicabile animazione senza alcuna causa riconoscibile. Così se un uomo saggio spiega al materialista che antichi uomini hanno portato sulla desolata superficie del pianeta quella macchina, e che una civiltà di un lontano mondo madre tuttora trasmette film e documentari che vengono captati, ecco che il materialista insorge, pieno di furia, dichiarando ‘folle’ il saggio. I limitati sensi del materialista non scorgono le parti che costituiscono il televisore, e parimenti egli non ha nozione della civiltà che diffonde le trasmissioni, così dichiara entrambe le cose inesistenti – anche se esse sono dotate di una concreta esistenza a dispetto di ogni dissennato giudizio.

Le obiezioni dei nostri avversari materialisti a un simile argomento sono numerose. Essi dicono ad esempio che il cervello deve essere la sorgente prima dell’autocoscienza, perché se un suo qualsiasi componente subisce danno, la percezione stessa si altera o scompare del tutto, mutandosi la coscienza del paziente colpito in uno stato crepuscolare o in coma. A questa obiezione possiamo facilmente controbattere, affermando che il cervello è qualcosa che permette l’autocoscienza, che le rende possibile dimorare nel corpo, ma che non è la sua causa prima. Se infatti un componente di un televisore, di un computer o di altra simile macchina va in avaria, tale macchina smetterà di funzionare. Eppure è sotto gli occhi di tutti che tale macchina è solo un mezzo e non l’origine di quanto compie. I materialisti confondono l’utente di un televisore o di un computer con l’apparecchio da lui usato. Il fatto che un componente di un televisore o di un elaboratore si rompa non significa che la rete elettrica è venuta meno, né che a subire il danno sia stato l’utente stesso.

Corpi senz’anima e falsi uomini di Scienza

Può il materialista enunciare in modo chiaro il problema che affligge la Scienza e si vuole risolvere in questa sede? No. Si vede soltanto totale ignoranza del problema stesso. Come si può pretendere di radere la complessità e di ridurre ogni cosa alla spiegazione più elementare se non si conoscono neanche le ipotesi? Abbiamo a che fare con falsi uomini di Scienza, che non seguono alcuna logica rigorosa e che pretendono di sentenziare senza neppure enunciare i termini del problema. Cos’è necessario? Cos’è superfluo? Essi dicono: “Un corpo senz’anima funziona altrettanto bene di un corpo dotato di anima, quindi non è necessario avere un’anima perché un corpo funzioni”. Se però si chiede loro di definire il concetto di anima e di spiegare come il funzionamento di un corpo avviene in concreto, non sono in grado di farlo. Noi vediamo che a un televisore o a un computer è necessaria corrente elettrica per funzionare, altrimenti abbiamo solo inutili carcasse metalliche e plastiche senza barlume di attività propria. Questo perché i televisori e i computer che utilizziamo sono stati costruiti dalla nostra civiltà e conosciamo a grandi linee i principi secondo cui funzionano. Come possiamo quindi, messi di fronte a macchinari costruiti e concepiti da altri, dichiarare con arroganza che non esiste la fonte del loro funzionamento, alimentandosi essi da sé ed essendo stati plasmati senza causa? Prima di far agire il Rasoio di Occam noi dobbiamo investigare ciò che compone l’oggetto del nostro studio e trovare una serie di possibili risposte ai nostri interrogativi – da vagliare con attenzione. I materialisti non agiscono in questo modo: usano uno pseudo-Rasoio di Occam con arroganza e fanatismo, come crociati in una guerra di religione, e reagiscono in modo furioso ad ogni critica. Questo loro modo di procedere si è ormai consolidato in una vera e propria medodologia stereotipa.

Enti complessi devono avere cause complesse

Qualcuno obietterà che non si può paragonare un essere umano a un televisore o a un computer, in quanto si tratta di realtà completamente dissimili che non funzionano allo stesso modo. Infatti le persone nascono dall’accoppiamento di altre persone di sessi diversi, perdendosi la genealogia nella notte dei tempi, mentre le macchine sono assemblate da artefici umani a partire da componenti fatti di materia inanimata. In altre parole, un essere vivente sarebbe il naturale prodotto delle leggi dell’Evoluzione, mentre il manufatto è artificiale e non avrebbe in Natura alcuna esistenza. Tuttavia si vede che un essere vivente, come ad esempio una persona umana, è infinitamente più complesso di un televisore o di un computer. Essendo i viventi tanto complessi, devono per necessità avere cause complesse, che non è facile determinare seguendo filosofia o metodo scientifico. Pertanto, dato che le cause sono complesse e che ci sfuggono i fattori che le definiscono, risulta provata una volta di più l’illegittimità dell’uso del Rasoio di Occam come strumento risolutore.

Non si può usare il Rasoio di Occam per negare che un evento abbia una causa

Molti nostri avversari, che hanno nome di materialisti, sostengono che la creazione dell’universo fisico abbia avuto luogo a partire da un evento simile in tutto a un’immensa deflagrazione, a cui attribuiscono il nome di Big Bang. Tuttavia, quando essi sono interrogati sulla natura esatta di tale evento cosmico, rispondono che non ha avuto causa alcuna, e che anzi non ha senso domandarsi cosa ci fosse prima di detta deflagrazione. Essi sostengono che dal Big Bang hanno avuto origine le leggi fisiche, oltre a tutti i parametri matematici e le caratteristiche geometriche che definiscono in mondo in cui viviamo, e che sono uguali in ogni luogo del Cosmo, dalla Terra fino ai quasar più remoti. Seguendo quanto Aristotele ci insegna, tutto ciò deve per necessità avere una causa. Eppure i materialisti, per non dover ammettere la necessità di un Artefice, sorprendentemente affermano che tutte queste leggi fisiche si sono formate senza alcuna necessità di una causa qualsiasi. Interrogati sull’argomento ed esortati a fornire informazioni più approfondite, essi sostengono che il Rasoio di Occam è proprio ciò che rade la necessità del Fattore del Cosmo, in quanto le leggi fisiche, nate da sé senza causa dal Big Bang, spiegherebbero altrettanto bene il funzionamento di ogni cosa, visibile ed invisibile. Purtuttavia, se una legge fisica si trova ad operare nel mondo sensibile, e il suo funzionamento esatto è provato dall’applicazione del Metodo Scientifico, come possiamo concepire che la sua esistenza non scaturisca da sorgente alcuna? Possiamo noi definire detta legge “priva di causa” solo perché il Metodo Scientifico stesso non ci consente ancora di esplorare il suo universo d’origine? I nostri organi di senso e i nostri strumenti di indagine non possono sondare ciò che vigeva prima del Big Bang, ma affermare che da questa impossibilità derivi l’inesistenza è pura e semplice stoltezza. Anzi, l’idea dei materialisti viene ora ad assomigliare molto a quella di coloro che ammettono per dogma la Creazione dal Nulla ad opera di Dio, visto che essi pensano di risolvere il problema dell’assenza di causa chiamando “Dio” una particella che a loro detta causerebbe la coesione di tutta la materia e l’energia del Cosmo. Altri di loro affermano che debba invece chiamarsi “Dio” l’insieme delle leggi fisiche, scaturite appunto dal Big Bang, ingannando così le genti con un ambiguo metalinguaggio. Etichettando eventi e prodotti di una causa sconosciuta, di cui negano l’esistanza, con il nome fittizio di “Dio”, che i Monisti attribuiscono a detta causa, credono così di aver risolto ogni problema. Questo occorre riconoscere, che a un simile imbroglio verbale e a una simile insipienza non si deve dare il nome di Metodo Scientifico, dacché si tratta invece di un grave abuso delle facoltà razionali dell’essere umano. Si dovrà una volta di più chiamare Arroganza l’uso dello pseudo-Rasoio di Occam volto a negare l’esistenza delle cause degli eventi.

Compendio del Dualismo Anticosmico, cap. 5 - Obiezioni al Dualismo, loro confutazione