LA FIANCÉE DES TÉNÈBRES
Titolo originale: La Fiancée des Ténèbres
Anno: 1945
Paese: Francia
Lingua: Francese
Genere: Drammatico, fantastico
Regia: Serge de Poligny
Durata: 90 min
edizione originale: 100 min.
rielaborata: 88 min.
Sonoro: Mono
Colore: Bianco e nero
Rapporto: 1,37 : 1
Sceneggiatura: Jean Anouilh, Gaston Bonheur, dal
romanzo di quest'ultimo, La mort ne reçoit que sur
rendez-vous (perduto o forse inesistente, vedi nel
seguito)
Adattamento: Gaston Bonheur
Dialoghi: Gaston Bonheur, Serge de Poligny
Assistente direttore: Jacques de Casembroot,
Rodolphe Marcilly
Musica: Marcel Mirouze
Produzione: Éclair-Journal
Ambientazione: Carcassone, Aude
Titoli alternativi:
Gespielin der Finsternis (Germania)
The Bride of Darkness (Inghilterra)
Nevesta t'my (Russia)
Attori:
Pierre Richard-Willm: Roland Samblanca
Jany Holt: Sylvie
Fernand Charpin: Fontvieille
Edouard Delmont: Monsieur Toulzac
Line Noro: Mademoiselle Perdrières
Pierre Palau: Il fotografo
Eloi Gaston: Gabaroche
Robert Dhéry: L'albergatore di Tournebelle
Simone Valère: Dominique
Anne Belval: Marie-Claude
Paul Demange: L'accordatore di pianoforti
Julien Maffre: Il giardiniere
Lily Gréco: Antoinette
Morgan: La madre
Marcel Maupi: Il postino
Jean Diener: Il comandante
Léonce Corne: Il dottore
Jean-Pierre Belmon: Tristan (il figlio di
Samblanca)
Guy Favieres: Monsieur Delmas
Morita Aeros: La ballerina spagnola
Nicole Bely
Anno: 1945
Paese: Francia
Lingua: Francese
Genere: Drammatico, fantastico
Regia: Serge de Poligny
Durata: 90 min
edizione originale: 100 min.
rielaborata: 88 min.
Sonoro: Mono
Colore: Bianco e nero
Rapporto: 1,37 : 1
Sceneggiatura: Jean Anouilh, Gaston Bonheur, dal
romanzo di quest'ultimo, La mort ne reçoit que sur
rendez-vous (perduto o forse inesistente, vedi nel
seguito)
Adattamento: Gaston Bonheur
Dialoghi: Gaston Bonheur, Serge de Poligny
Assistente direttore: Jacques de Casembroot,
Rodolphe Marcilly
Musica: Marcel Mirouze
Produzione: Éclair-Journal
Ambientazione: Carcassone, Aude
Titoli alternativi:
Gespielin der Finsternis (Germania)
The Bride of Darkness (Inghilterra)
Nevesta t'my (Russia)
Attori:
Pierre Richard-Willm: Roland Samblanca
Jany Holt: Sylvie
Fernand Charpin: Fontvieille
Edouard Delmont: Monsieur Toulzac
Line Noro: Mademoiselle Perdrières
Pierre Palau: Il fotografo
Eloi Gaston: Gabaroche
Robert Dhéry: L'albergatore di Tournebelle
Simone Valère: Dominique
Anne Belval: Marie-Claude
Paul Demange: L'accordatore di pianoforti
Julien Maffre: Il giardiniere
Lily Gréco: Antoinette
Morgan: La madre
Marcel Maupi: Il postino
Jean Diener: Il comandante
Léonce Corne: Il dottore
Jean-Pierre Belmon: Tristan (il figlio di
Samblanca)
Guy Favieres: Monsieur Delmas
Morita Aeros: La ballerina spagnola
Nicole Bely
Trama:
Il compositore Roland Samblanca fa ritorno alla nativa Carcassonne e mentre in una giornata di sole passeggia tra le guglie del castello, si imbatte in una misteriosa ragazza vestita di nero. È Sylvie, la figlia adottiva dell'ottuagenario Toulzac, un maestro in pensione ridotto su una sedia a rotelle. In realtà Toulzac è l'ultimo Vescovo dei Catari. Egli cerca di far rivivere il Catarismo nella sua città e punta a ritrovare il tesoro nascosto a Montsegur, ossia il Graal pirenaico di cui deliravano Antonin Gadal e Otto Rahn. Sylvie è convinta di essere colpita da una maledizione, perché tutti gli uomini che hanno cercato di amarla sono morti in modo atroce. Finalmente Toulzac riesce nel suo intento: grazie al suo fido servitore, sotto la tomba di un cavaliere viene alla luce una rampa di scale che conduce in un vasto sistema di grotte. Sylvie, inoltratasi nello spazio ctonio, trova un altare di stalattiti con il Santo Graal, ma non riesce ad afferrarlo: il soffitto comincia a rovinare e massi colossali cadono ovunque. A stento Samblanca riesce a salvare la sua amata e la conduce in superficie. Il sole splende sulla coppia, che si inoltra nella campagna, senza più pensare alla caverna ormai inagibile. Sfrenati baccanali sono in corso: è la Festa di Tournebelle. Sembra che tutto proceda verso il lieto fine, quando Sylvie capisce di non aver diritto alcuno alla felicità, perché è una strega concepita tramite il sortilegio. Se cederà alle lusinghe dell'amore, il suo drudo sarà perduto. L'incantesimo viene spezzato e per la ragazza ci saranno soltanto solitudine e disperazione.
Il compositore Roland Samblanca fa ritorno alla nativa Carcassonne e mentre in una giornata di sole passeggia tra le guglie del castello, si imbatte in una misteriosa ragazza vestita di nero. È Sylvie, la figlia adottiva dell'ottuagenario Toulzac, un maestro in pensione ridotto su una sedia a rotelle. In realtà Toulzac è l'ultimo Vescovo dei Catari. Egli cerca di far rivivere il Catarismo nella sua città e punta a ritrovare il tesoro nascosto a Montsegur, ossia il Graal pirenaico di cui deliravano Antonin Gadal e Otto Rahn. Sylvie è convinta di essere colpita da una maledizione, perché tutti gli uomini che hanno cercato di amarla sono morti in modo atroce. Finalmente Toulzac riesce nel suo intento: grazie al suo fido servitore, sotto la tomba di un cavaliere viene alla luce una rampa di scale che conduce in un vasto sistema di grotte. Sylvie, inoltratasi nello spazio ctonio, trova un altare di stalattiti con il Santo Graal, ma non riesce ad afferrarlo: il soffitto comincia a rovinare e massi colossali cadono ovunque. A stento Samblanca riesce a salvare la sua amata e la conduce in superficie. Il sole splende sulla coppia, che si inoltra nella campagna, senza più pensare alla caverna ormai inagibile. Sfrenati baccanali sono in corso: è la Festa di Tournebelle. Sembra che tutto proceda verso il lieto fine, quando Sylvie capisce di non aver diritto alcuno alla felicità, perché è una strega concepita tramite il sortilegio. Se cederà alle lusinghe dell'amore, il suo drudo sarà perduto. L'incantesimo viene spezzato e per la ragazza ci saranno soltanto solitudine e disperazione.
Recensione:
Che piaccia o no, questo è il primo film in tutta la storia del cinema in cui si parla dei Catari e della Conoscenza del Bene (in antico provenzale Entendensa de Be). Non che di pellicole sull'argomento ne esistano a bizzeffe, intendiamoci. Purtroppo già fin dalle scritte introduttive che scorrono all'inizio, si capisce che sono molte le inconsistenze e i pregiudizi. I Catari sono descritti con lo stesso linguaggio ingiurioso usato da Vittorio Messori, come una "setta orientale, fosca e sanguinaria". Forse nessuno tra i sostenitori di queste assurdità ha mai meditato neppure per un istante sul fatto che il Cristianesimo non è nato in Norvegia, ma proprio nel tanto vituperato Oriente, e che Cristo non era un franco o un goto. Le tesi che Serge de Poligny espone nel suo deleterio sunto sono le solite sostenute dai moderni cattolici-belva: un terribile culto della Morte, distrutto dall'intervento dei potenti signori del Nord, considerato provvidenziale. Tecnicamente parlando, il film non è girato male e riesce a trasmettere un'atmosfera tetra molto particolare. Notevoli le inquadrature delle mura turrite di Carcassonne. A quanto pare, l'accoglienza del pubblico e della critica non fu particolarmente favorevole. Si parla di incomprensione generale causata dalla complessità labirintica di uno scenario carico di riferimenti culturali, cosa che alla futile platea degli spettatori dovette apparire insostenibile. Tuttavia va aggiunto che di recente quest'opera è stata molto rivalutata e che le nuove generazioni comprendono meglio il tema dell'irruzione dell'irrazionale nella vita quotidiana.
Che piaccia o no, questo è il primo film in tutta la storia del cinema in cui si parla dei Catari e della Conoscenza del Bene (in antico provenzale Entendensa de Be). Non che di pellicole sull'argomento ne esistano a bizzeffe, intendiamoci. Purtroppo già fin dalle scritte introduttive che scorrono all'inizio, si capisce che sono molte le inconsistenze e i pregiudizi. I Catari sono descritti con lo stesso linguaggio ingiurioso usato da Vittorio Messori, come una "setta orientale, fosca e sanguinaria". Forse nessuno tra i sostenitori di queste assurdità ha mai meditato neppure per un istante sul fatto che il Cristianesimo non è nato in Norvegia, ma proprio nel tanto vituperato Oriente, e che Cristo non era un franco o un goto. Le tesi che Serge de Poligny espone nel suo deleterio sunto sono le solite sostenute dai moderni cattolici-belva: un terribile culto della Morte, distrutto dall'intervento dei potenti signori del Nord, considerato provvidenziale. Tecnicamente parlando, il film non è girato male e riesce a trasmettere un'atmosfera tetra molto particolare. Notevoli le inquadrature delle mura turrite di Carcassonne. A quanto pare, l'accoglienza del pubblico e della critica non fu particolarmente favorevole. Si parla di incomprensione generale causata dalla complessità labirintica di uno scenario carico di riferimenti culturali, cosa che alla futile platea degli spettatori dovette apparire insostenibile. Tuttavia va aggiunto che di recente quest'opera è stata molto rivalutata e che le nuove generazioni comprendono meglio il tema dell'irruzione dell'irrazionale nella vita quotidiana.
Politica e identità occitana
La fiancée des ténèbres riflette il profondo odio contro i Catari imperante nella Francia di Vichy. Fu infatti girato nel 1944, quando il Capo di Stato era Philippe Pétain, anche se uscì nelle sale soltanto il 22 marzo 1945. Secondo alcuni internauti, l'identificazione biunivoca dei Catari con l'identità occitana era il principale problema a quell'epoca. A mio avviso questa è una tesi che non esaurisce la realtà dei fatti e che non tiene conto di motivazioni più profonde. Nonostante l'avversione del regime per la lingua locale, essa emerge qua e là nel film, anche se in nessun caso come lingua viva. Ad esempio si vede nel titolo del Vangelo di Giovanni, un grosso tomo posseduto da Monsieur Toulzac, che reca sul frontespizio il titolo cubitale SAN JAN EVANGELISTO. Non è di certo provenzale antico, come mostra ad esempio la -o finale di Evangelisto (questo mutamento di -a in -o è tipico della lingua nella sua forma moderna). Quando lo stesso Toulzac disquisisce sul favoloso tesoro che cerca affannosamente, cita gli oronimi Montsalvat e Montsalvatge, identificati con Montségur (Montsegur in occitano), e ne pronuncia i nomi correttamente, evitando con cura di francesizzarli. C'è da stupirsi già di queste poche tracce. Com'è noto, la Francia ha una sua radicata tradizione di repressione verso qualsiasi lingua che non sia quella ufficiale. Questa politica non è una questione di partiti, di destra o di sinistra: è qualcosa di stampato a fuoco nel genoma della Repubblica Francese, che continua tuttora. Usando misure incompatibili con l'idea di libertà personale, le istituzioni sono riuscite a estirpare dal territorio nazionale numerosi idiomi un tempo fiorenti.
Deliri astrali e cripte sacre
L'errata associazione dei Catari all'astrologia è a dir poco grottesca. Si vede che Toulzac tiene come un cimelio una mappa astrale con i segni dello Zodiaco e sopra lo schema celeste campeggia l'assurda scritta "Consolament Tauri". Una vera e propria assurdità sesquipedale, che dimostra la conoscenza pressoché nulla del regista e dello sceneggiatore. Si può identificare l'origine di questa credenza nella confusione tra Catarismo e Priscillianismo, che pure all'epoca era diffusa. Sappiano infatti che il Vescovo Priscilliano di Avila credeva che il moto delle stelle governasse il destino umano (si vedano gli anatemi contenuti negli atti del Sinodo di Braga del 565). Il Consolamentum o Battesimo di Spirito è il Sacramento che nella teologia catara implica l'unione tra Spirito e Anima. Solo chi lo riceve può dirsi un Buon Uomo. Si capisce che non ha senso pensare che lo Spirito Santo possa venire da una configurazione di astri. Stellae non sunt mundae. Quello che mi sfuggirà sempre è la comprensione dell'artifizio che permette a un immenso numero di persone di fantasticare su altari e cattedrali sotterranee, quando si sa che i Catari non avevano luoghi di culto né reliquie, in quanto i Buoni Uomini condannavano la venerazione di ogni oggetto materiale e la chiamavano idolatria.
Un regista persecutore
Non dobbiamo mai dimenticare che Serge de Poligny definiva la religione dei Catari "una credenza inumana". Quello che terrorizza e inquieta il regista è proprio la Dottrina che attribuisce la creazione dell'universo fisico a Satana. Nel suo film si vede che il fornicatore Samblanca salva la bella Sylvie dal crollo di una grande caverna. Ecco che arrivano i guitti per distogliere Sylvie dai Catari e dalle loro cupe dottrine, per convincerla che la vita è bella e spingerla a copulare! Mancano soltanto i Puffi danzanti sulle note di Cristina d'Avena! Dato il diverso concetto di decenza che c'era a quei tempi, Poligny si è astenuto da far urlare ai guitti "viva la figa!", tuttavia posso garantire che quando ho visto il film mi sembrava di sentire quell'esclamazione mentre scorrevano le sequenze della Festa di Tournebelle. Monsieur Toulzac cerca in tutti i modi di far rivivere la Fede dei Catari e arriva a imporre l'Endura a un'anziana signora sua seguace, che muore durante un ricevimento. Queste sequenze sono ispirate dalle calunnie dei papisti che reputavano l'Endura una forma di "omicidio rituale", usandola come spauracchio per instillare un odio feroce contro la Buona Gente. Alla fine Toulzac si rende conto di aver fallito e si suicida in un modo ben strano. Prima brucia le sue carte astrologiche nel caminetto, poi si lancia con la sedia a rotelle contro una porta, morendo sul colpo.
Altre incoerenze e falsi storici
Monsieur Toulzac è descritto come Vescovo degli Albigesi. Tuttavia sappiamo dall'Apostolo della Linguadoca Peire Autier e da Guilhem Belibasta che agli inizi del XIV secolo i Catari non avevano più vescovi. Belibasta, che fu l'ultimo Buon Uomo noto della Linguadoca, afferma chiaramente che un tempo la Chiesa di Dio aveva vescovi e un Papa: con ogni probabilità alludeva a Popeniquinta, ossia a Niceta di Dragovitsa, che aveva viaggiato in Occidente. Da dove salterebbe dunque fuori il Vescovo Toulzac? Chi lo ha consacrato? Egli sembra l'ultimo della sua linea apostolica e addirittura l'ultimo ad avere la Fede. Si capisce che non è assolutamente possibile che porti il titolo di Vescovo, che esisteva quando le Chiese Catare erano fiorenti, finendo poi con lo scomparire del tutto durante l'Epoca delle Persecuzioni. Tutto ciò non basta. Si vede in diverse sequenze che Toulzac non segue la Regola dei Buoni Uomini e compie atti che gli avrebbero fatto perdere il Consolamentum. Così fa colazione con una pappa di panna e di cereali, a cui aggiunge abbondante zucchero. Se cereali e zucchero erano permessi, il latte e i suoi derivati erano vietati, in quanto reputati prodotti del coito. Inoltre Toulzac tocca liberamente la figlia adottiva. La prende per mano e le sfiora i capelli, tutte cose che un Buon Uomo si sarebbe guardato bene dal fare. Peire Autier ci dice che se trenta uomini e una donna si fossero seduti su una panca, egli non si sarebbe seduto nemmeno all'estremità opposta a quella in cui si trovava la donna, per evitare di finire contaminato. Va infine ricordato che sono estranee ai Catari e alla Entendensa de Be tutte le leggende relative al Graal o Sangreal che dir si voglia, nonché a favolosi tesori. Per colmo del paradosso, il mito del Graal era tipico dei Crociati del Nord e sostenuto proprio dalle orde di Simon de Montfort.
Una fonte oscurissima
Un'ombra grava sul giornalista e scrittore Gaston Bonheur, pseudonimo di Gaston Tesseyre (1913, Belvianes-et-Cavirac - 1980, Montpellier). Il suo romanzo La mort ne reçoit que sur rendez-vous (La morte riceve solo su appuntamento), che sarebbe servito per realizzare il film, è irreperibile. Stando al sito Imdb.com, l'opera sarebbe stata pubblicata nel 1943 nell'edizione di Tolosa della testata Le Parisien.
"The original literary source of is Gaston Bonheur's own short story "La mort ne reçoit que sur rendez-vous" published in 1943 in the Toulouse edition of Le Parisien, a French newspaper."
Informazioni molto interessanti sono contenute sul blog Rhedesium.com, che contiene un'intervista a Bonheur, in inglese.
"The screenplay for The Bride of Darkness is adapted from a novel that I had published in 1943 in the evening edition of Paris-soir Toulouse: Death is received only by appointment. I was thirty, which may explain some of this romantic-philosophical delirium and I had also long since finished my own philosophy studies in Paris. We must, perhaps, be clear to understand the intentions of my text, I was in Paris and "invested" with a mission by my teacher Joe Bousquet & Esteve, my senior teacher: I should have become a philosopher; I became a writer and it is Alquié [Ferdinand Alquié, NDLR] who took my place."
Ancor più interessante è l'articolo Cendres et émeraudes: le Catharisme romanesque au XXe siècle, pubblicato su Persee.fr e liberamente consultabile.
"Même si nous avons visionné tous les exemplaires des éditions provinciales de Paris-Soir de 1942 et 1943 conservés à la Bibliothèque nationale, nous n'avons pu trouver la nouvelle de Gaston Bonheur, scénario du premier film à sujet cathare, La fiancée des ténèbres (1944)."
Ora, si deve notare che mentre nella descrizione riportata in Imdb.com si parla del quotidiano Le Parisien, nell'intervista su Rhedesium.com e nell'articolo pubblicato su Persee.fr si parla invece del quotidiano Paris-Soir. Si tratta di due quotidiani diversi. Si può subito appurare la verità. Le Parisien ha iniziato le sue pubblicazioni proprio nel 1944, quindi il romanzo di Bonheur non può esser stato pubblicato sulle sue pagine nel 1943. Invece Paris-Soir, fondato nel 1923, continuò le sue pubblicazioni sotto il regime di Vichy. Siccome l'autore di Cendres et émeraudes non ha trovato traccia del romanzo di Bonheur nel Paris-Soir di Tolosa, si deve dedurre che si tratta di un'opera fantomatica. In altre parole è uno pseudobiblion.