sabato 10 marzo 2018


FANTASMI DA MARTE

Titolo originale: Ghosts of Mars
Paese di produzione: USA
Lingua: Inglese
Conlang(s): Paleomarziano
Anno: 2001
Durata: 98 minuti
Genere: Fantascienza, azione, orrore, thriller
Sottogenere: Fantawestern
Regia: John Carpenter
Soggetto: John Carpenter, Larry Sulkis
Sceneggiatura: John Carpenter, Larry Sulkis
Produttore: Sandy King
Fotografia: Gary B. Kibbe
Montaggio: Paul C. Warschilka
Effetti speciali: Lance Wilhoite
Musiche: John Carpenter
Colonna sonora:   1. Ghosts of Mars
  2. Love siege
  3. Fight train
  4. Visions of earth
  5. Slashing void
  6. Kick ass
  7. Power station
  8. Can't let you go
  9. Dismemberment blues
 10. Fightin' mad
 11. Pam grier's head
 12. Ghost poppin'
Scenografia: William A. Elliott
Trucco: Robert Kurtzman, Greg Nicotero, Howard
    Berger
Interpreti e personaggi   
    Natasha Henstridge: Tenente Melanie Ballard
    Ice Cube: James "Desolation" Williams
    Jason Statham: Sergente Jericho Butler
    Clea DuVall: Bashira Kincaid
    Pam Grier: Comandante Helena Braddock
    Joanna Cassidy: Dottoressa Arlene Whitlock
    Richard Cetrone: Big Daddy Mars
    Rosemary Forsyth: inquisitore
    Liam Waite: Michael Descanso
Doppiatori italiani   
    Tiziana Avarista: Tenente Melanie Ballard
    Simone Mori: James "Desolation" Williams
    Vittorio De Angelis: Sergente Jericho Butler
    Eleonora De Angelis: Bashira Kincaid
    Isabella Pasanisi: Comandante Helena Braddock
    Stefanella Marrama: Dottoressa Arlene Whitlock

Trama:

Seconda metà del XXII secolo. Marte è stato quasi completamente terraformato: è possibile per un essere umano aggirarsi per le sabbie rosse senza bisogno di scafandro. La società coloniale è governata da donne ed è multietnica, anche se prevale la tipologia caucasica. L'agente di polizia Melanie Ballard è inviata in una desolata regione mineraria per prelevare e deportare il prigioniero James "Desolation" Williams, di ascendenza afroamericana. Una volta giunta con un treno speciale nel remoto avamposto, la bionda Melanie si rende subito conto che la popolazione locale sembra essere scomparsa nel nulla. Le uniche tracce degli abitanti dello stanziamento sono alcuni resti umani mutilati in modo atroce. Presto l'agente viene a conoscenza della realtà. I minatori di un avamposto vicino hanno trovato un ambiente ctonio costruito da un'estinta civiltà marziana, e con più audacia che senno un'archeologa incompetente ha sfondato la parete d'ingresso. L'evento si è rivelato subito luttuoso come la rottura del Vaso di Pandora. In quelle cripte erano imprigionati gli spiriti degli antichi marziani, che in preda alla furia si sono riversati all'esterno, causando una devastante epidemia di possessione. Coloro che sono stati presi da questi spettri demoniaci, hanno cominciato a incidersi le carni, ad affilarsi i denti e a commettere orrendi atti di morte. Hanno ucciso chi non era posseduto, facendone a pezzi i cadaveri e spesso conficcando su pali appuntiti le teste mozzate. Si sono raggruppati in bande e hanno cominciato a parlare una lingua sconosciuta. Di colpo hanno smesso di appartenere al genere umano: con loro è tornato su Marte qualcosa che era scomparso da tempi immemorabili. Quando il capo della squadra, Helena Bradock, è uccisa dai posseduti, l'impavida Melanie Ballard assume il comando della missione. Subito l'agente si rende conto che uccidere questi minatori indemoniati non serve assolutamente a nulla, in quanto lo spirito maligno trasmigra prontamente in un nuovo corpo. È l'inizio di un incubo spaventoso, fatto di sequenze di grande tensione, fino al finale inquietante.


Recensione: 

Un ottimo film di fantascienza robusta, unico nel suo genere. Il pianeta Marte ricostruito da Carpenter è quasi sempre immerso nella tenebra notturna e ha un aspetto singolare che ricorda l'ambientazione di un western, al punto che potremmo definire questa pellicola un fantawestern. Le riprese hanno avuto luogo in una cava del Nuovo Messico, il cui pietrisco gessoso è stato colorato con immense quantità di polvere rossa per simulare le desolazioni marziane. Inizialmente doveva intitolarsi Fuga da Marte (Escape from Mars) e avere come protagonista il famoso Jena Plissken (Snake Plissken) del celeberrimo 1997 Fuga da New York (Escape from New York, 1981). Visto lo scarso successo del sequel Fuga da Los Angeles (Escape from L.A., 1996), l'idea fu abbandonata. Il regista affermò che era sua intenzione creare un "B-movie a tutti gli effetti, con molta azione, poco cervello e tanto splatter". Credo con fermezza che il suo prodotto sia superiore alle aspettative, qualcosa che non liquiderei come banale. Si segnala la colonna sonora, firmata dallo stesso Carpenter e interpretata da diversi artisti, tra cui gli Anthrax e il chitarrista polistrumentista Buckethead (nato Brian Patrick Carroll). 

I marziani carpenteriani e la logo lingua

Forse Carpenter e Larry Sulkis non ne sono al corrente, ma di certo sono due grandi filosofi, che hanno introdotto un concetto davvero unico: quello di una civiltà estinta formata da individui che sopravvivono in spirito alla morte fisica, restando coerenti e portando in sé la conoscenza della loro esistenza corporea, avendo modo di propagarla tramite gli involucri carnali di una specie ospite. Questo pone un grande dilemma. Se ciò potesse accadere, una lingua estinta da millenni, o addirittura da milioni di anni, potrebbe ritornare ad essere parlata, risolvendo una discontinuità ontologica e biologica in apparenza ineliminabile. Come definire il fenomeno? Un singolare caso di xenoglossia o di glossolalia? Se ci si imbattesse in un qualcosa di simile, forse sarebbe entrambe le cose: sarebbe glossolalia, perché la lingua parlata è sconosciuta al genere umano, ma al contempo sarebbe anche xenoglossia, perché tale lingua un tempo era parlata realmente. Inutile dirlo: finora non si è mai trovato nulla di assimilabile alla creazione carpenteriana. Questo pone anche un ultreriore problema: quello della conservazione di informazioni oltre la morte fisica da parte di un essere incorporeo in grado di interagire con la materia e con l'energia di cui questo universo è composto. Gli spiriti evocati da Carpenter conservano per breve tempo la forma dell'ultimo corpo che hanno posseduto, e come tali sono persino visibili agli occhi dei viventi. Senza dubbio un'idea di una potenza inconcepibile, che non è stata valutata appieno dal pubblico! Gli antichi marziani sono dipinti come strani e tozzi rettili bipedi dalla pelle maculata. Sono mostrati nel corso delle visioni patite dalla protagonista, Melanie Ballard, mentre uno spirito immondo cerca di entrare in lei. Non si riesce a ricostruire molto della lingua marziana parlata dai posseduti, anche perché non credo che ci fosse uno specifico progetto da parte del regista e dello sceneggiatore. In ogni caso, solo una parola mi è parsa di una chiarezza sconvolgente: l'imperativo goom-taah! "uccidiamo!".

Non è un remake

In genere questo film è considerato un remake strutturale di Distretto 13 - Le brigate della morte (Assault on Precinct 13), dello stesso Carpenter, uscito nel 1976. Con buona pace della critica, a parer mio le analogie sono soltanto apparenti e non si può parlare in alcun modo di un rifacimento, per quante analogie formali possano essere enumerate. Nella pellicola carpenteriana del '76 non si parlava affatto di antichi spiriti in grado di trasmigrare provocando una pandemia di odio assoluto. La causazione degli eventi era del tutto dissimile. Certo, c'erano gang di una ferocia spaventosa, ma nessun principio metafisico era presentato come fondamento di tanta malvagità. L'origine ultima di Fantasmi da Marte e di Distretto 13 viene da molti ricondotta a viva forza al film western Un dollaro d'onore (Rio Bravo), di Howard Hawks (1959) - un classico interpretato da un eccellente John Wayne e da Dean Martin nel ruolo di un intramontabile ubriacone. Il problema è che i cinefili e i recensori del tipo più comune sono fossilizzati fino alla monomania con dettagli tecnici e non dedicano alcuna attenzione a contenuti antropologici e filosofici. Anzi, sono ciechi a qualsiasi contenuto che non sia pura e semplice materialità, ritenendo tutto ciò che appartiene allo spirito umano come un'insopportabile "pippologia". Forse nemmeno un'invasione di alieni come i marziani di Carpenter potrebbe liberarci da un simile flagello.

CAPRICORN ONE 

Titolo originale: Capricorn One
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 1978
Durata: 123 min.
Rapporto:
2,20 : 1
Genere: Fantascienza, thriller
Sottogenere: Fantapolitica, propaganda complottista
Regia: Peter Hyams
Soggetto:
Peter Hyams
Sceneggiatura: Peter Hyams
Produttore: Paul N. Lazarus III
Fotografia: Bill Butler
Montaggio: James Mitchell
Effetti speciali: Bruce Mattox
Musiche: Jerry Goldsmith
Scenografia:
Rick Simpson
Costumi: Patricia Norris
Trucco:
Michael Westmore; Emma DiVittorio
Interpreti e personaggi   
    Elliott Gould: Robert Caulfield
    James Brolin: Charles Brubaker
    Brenda Vaccaro: Kay Brubaker
    Sam Waterston: Peter Willis
    Lee Bryant: Sharon Willis
    O.J. Simpson: John Walker
    Denise Nicholas: Betty Walker
    Hal Holbrook: James Kelloway
    Karen Black: Judy Drinkwater
    Telly Savalas: Albain
    Robert Walden: Elliot Whittier
    David Huddleston: Hollis Peaker
    David Doyle: Walter Loughlin
    Norman Bartold: Presidente Usa
    James Karen: Price, vice presidente Usa
    Alan Fudge: Tecnico sala controllo
    Barbara Bosson : Alva Leacock
Doppiatori italiani   
    Pino Locchi: Robert Caulfield
    Pino Colizzi: Charles Brubaker
    Rita Savagnone: Kay Brubaker
    Cesare Barbetti: Peter Willis
    Luciano De Ambrosis: John Walker
    Giorgio Piazza: James Kelloway
    Maria Pia Di Meo: Judy Drinkwater
    Glauco Onorato: Albain
    Sergio Fiorentini: Hollis Peaker
    Renato Mori: Walter Loughlin
    Manlio De Angelis: Elliot Whittier
    Renato Mori: Direttore del giornale
    Sergio Graziani: Presidente Usa
    Sergio Rossi: Price
Achtung! Warning! Prodotto decostruito: trasmette il virus Derrida!

Trama:

Capricorn One, la prima missione umana su Marte, è prossima alla partenza. Tutto sembra andare a gonfie vele, quando proprio all'ultimo i tre uomini dell'equipaggio, Brubaker, Willis e Walker, in gran segreto sono rimossi dall'abitacolo e condotti nel deserto. Senza alcuna spiegazione, si ritrovano confinati in un edificio isolato. Il lancio avviene senza che nessuno abbia il minimo sospetto sull'accaduto: il razzo parte senza nessuno a bordo, nell'eccitazione generale. A questo punto gli astronauti vengono a sapere dall'ufficiale della NASA, Kelloway, che è stato rilevato un guasto ai sistemi vitali che li avrebbe uccisi in breve volgere di tempo. Tutto è accaduto così: la società che forniva i materiali per la costruzione del Capricorn One era corrotta. La sua dirigenza ha dilapidato immensi capitali in droga e in puttane, facendo faville come all'osteria numero mille! Stante una simile dissipazione di risorse, in pratica il missile è stato costruito con la cartapesta e con l'attack. A questo punto Kelloway propone agli astronauti di simulare lo sbarco su Marte. Tutto si svolgerebbe in uno studio cinematografico, all'insaputa del mondo intero. I tre all'inizio rifiutano, ma presto vengono a più miti consigli, dato che l'ufficiale li ricatta in modo vilissimo: se non acconsentiranno, le loro famiglie saranno annientate in un tremendo schianto aereo. Hanno così inizio i preparativi per lo sbarco fittizio. Ovviamente le vittime del ricatto sono costrette a una rigidissima reclusione, per non rischiare che qualcuno possa vederli anche per un caso remoto. La cospirazione resta nota soltanto a pochi ufficiali, ma un giorno accade che un tecnico si rende conto della strana natura dei segnali del Capricorn One, che sembrano provenire da una distanza ravvicinata e non dallo spazio. Questo tecnico confida i suoi sospetti al suo amico, il giornalista Robert Cauffield, prima di scomparire nel nulla. Ben presto Cauffield, deciso ad indagare, si accorge di aver toccato qualcosa di molto pericoloso, al punto che si verificano attentati alla sua vita. Intanto, dopo aver organizzato l'atterraggio finto su Marte e aver trasmesso le immagini in mondovisione, la NASA si prepara al rientro del Capricorn One. Un surriscaldamento improvviso, dovuto al cedimento degli scudi termici all'impatto con l'atmosfera terrestre, è la causa della distruzione del veicolo spaziale. Agli occhi del mondo, Brubaker, Willis e Walker sono morti! Naturalmente non potranno mai più essere rilasciati. Anzi, il modo migliore di gestire la cosa, per la NAFIA, è senz'altro sopprimerli. Sospettando questo, i tre astronauti evadono e cercano scampo. Purtroppo si trovano ad affrontare il deserto, così scelgono di separarsi per rendere più difficile la cattura. Inseguiti dagli elicotteri governativi, i tre uomini versano in condizioni disperate. Uno solo di loro riuscirà a scamparla e dopo mille peripezie apparirà al proprio funerale, svelando al mondo l'inganno.

Recensione:

Tecnicamente parlando, mettendo da parte ogni animosità, direi che è una pellicola mediocre. Si segnala un Telly Savalas selvatico e aggressivo, che svolge abbastanza bene il ruolo dell'abitante semibarbaro di un distretto desertico. Attore bilioso e bisbetico, si trova a suo agio nel ruolo. Per contro, il detective improvvisato, interpretato da Eliott Gould, lo trovo insostanziale. Non male James Brolin nel deserto, che trova modo di sopravvivere mangiando crudo un serpente a sonagli. Per il resto, ci sono incoerenze à gogo. Il finale è ridicolo. Il padre di famiglia creduto morto dai suoi cari che se ne sbuca fuori in tuta da astronauta, saltellando giulivo, è una figura troppo imbarazzante per essere credibile. Mi pare inoltre che sia qualcosa di incongruo. Ma come, prima gli danno la caccia per mare e per monti, giurando di abbatterlo perché nessuno deve vederlo, e chissà come questo appare proprio alla posticcia e farisaica cerimonia del suo funerale? Alla presenza dell'intera classe politica della nazione? Forse il regista pensa che in una situazione simile i cattivi sarebbero sconfitti e tutto si aggiuterebbe per incanto? Bah!  

Analisi del patogeno

Se questo film fosse visto da un pubblico di sole persone intelligenti e obiettive, sarebbe un'opera di fantascienza e di fantapolitica come tante altre. Non potrebbe arrecare alcun danno. Tuttavia un inghippo c'è di sicuro. Si può individuare un tenue filamento di RNA memetico appartenente al temibile virus Derrida, in grado di decostruire il pensiero delle persone infettate e di propagarsi anche attraverso semplici contatti verbali in apparenza innocui. Il corredo concettuale del virus si nasconde sotto uno spesso strato proteico, più duro e compatto del solito, cosa che lo rende invisibile a molti. Eppure i memi infettivi sono tutti lì, pronti a colpire gli incauti. L'involucro che li nasconde alla vista è costituito interamente da scorie di politicume spicciolo raccattate qua e là per poi essere agglutinate. 

Una grave fallacia logica 

Analizzando la fabbricazione del virus memetico, si vede che è estremamente insidioso. Molti prodotti decostruiti sono a dir poco grossolani e li si riconosce all'istante. Questo invece è stato progettato a bella posta per non essere notato dalla maggior parte degli osservatori, anzi, può passare per qualcosa di diverso e di legittimo. Cerco di tratteggiare il pensiero dei progettisti. Prima disegnano con grande abilità uno scenario a dir poco desolante, con un governo corrotto oltre ogni limite, sovrapposto alle organizzazioni mafiose al punto da riuscire quasi indistinguibile. Rendono evidente il marciume più immondo, lo fanno venire a galla e lo mettono sotto il naso di tutti. Farlo è qualcosa di sacrosanto, tanto che nessuno può dire nulla in contrario. In questo modo scatta la trappola. Se giova alla nazione corrotta, un complotto è possibile. Quindi, se è possibile, allora è vero. Deve essere vero per necessità. Hai dei dubbi? Allora sostieni i malfattori del governo americano. Addirittura, se insisti, è perché sei pagato da loro per far credere che il complotto non esista. Non si scappa, è un vicolo cieco. 

L'aporia della censura 

Quando ebbi a dire in un gruppo FB di fantascienza che sarebbe meglio se non si facessero film nocivi come Capricorn One, un pubblico di fanatici è insorto, dandomi del censore, oltre che - ovvio - del talebano e del nazista. Ormai ci sono abituato. A sentire questi fantascientisti aggressivi, la pellicola di Hyams sarebbe addirittura un capolavoro. Facendo sfoggio di lievi manie di persecuzione, sostengono anche che è un capolavoro purtroppo sottovalutato. Secondo uno di loro, il film non sarebbe tra le cause dell'epidemia di negazionismo lunare, ma al contrario sarebbe stato ispirato dai complottisti già imperversanti negli USA degli anni '70. Affermazione opinabile. Certo, quello della censura dei contenuti pericolosi è un problema grave. Si inizia a censurare qualcosa per la più giusta delle cause e si finisce a non poter più esprimere alcuna idea. Questa è la tesi corrente, e di certo ha in sé una fibra di verità. A chi piacerebbe una censura occhiuta? A nessuno. Tuttavia, si noterà anche che partendo da questo presupposto si dovrebbe allora permettere la libera diffusione di ogni abominio, come ad esempio gli snuff movies o la pedopornografia, e tutto per difendere la "libertà di espressione artistica". Coloro che strepitano e urlano alla censura, come se ogni obiezione loro rivolta fosse il babau, a quanto pare non sembrano capirlo. Certo, finché si continuerà con questi sofismi, l'aporia non si risolverà di sicuro. Irrido e schernisco i dogmi dei popperiani, che in modo ipocrita e capzioso definiscono "tolleranza illimitata e universale" tutto ciò che le leggi permettono, dando invece una diversa definizione a ciò che è vietato perché nemico della cosiddetta "società aperta". Non c'è nulla da fare. Comunicare con un popperiano è impossibile. Si prostrerà sempre davanti alle feci rinsecchite della sua divinità, Karl Popper. Se è d'accordo con te, afferma che le stesse cose le aveva già dette Popper. Se non è d'accordo con te, dice che quanto sostieni è da rifiutarsi perché Popper aveva a riguardo una diversa opinione. Forse sarebbe meglio se questi fanatici si dedicassero a un altro popper, quel solvente che annusano gli uranisti. Mi rendo conto di essere ripetitivo come Catone il Censore, ma lo affermo una volta di più: l'unico modo per venirne a capo è instaurare un meccanismo in grado di provvedere alla rimozione del virus Derrida facendo uscire dall'inventario ontologico i suoi portatori. In un certo qual senso, è a dir poco frustrante conoscere una medicina in grado di debellare ogni forma di cancro e saperla irrealizzabile al presente stato delle cose.

Memorie

Ricordo ancora il giorno in cui mi resi conto dell'esistenza del problema, in epoca pre-Web. Mentre ero con amici a casa della bella M., un ospite che non avevo mai visto prima intavolò uno strano discorso. Era un lattoniere delirante, il cui livello di istruzione poteva essere paragonato a quello di un babbuino. Ebbene, costui affermò senza mezzi termini che gli astronauti non erano mai stati sulla Luna e che era tutto un imbroglio ordito dalla NASA. Fino a quel momento avevo creduto che tali opinioni fossero proprie soltanto della setta dei Testimoni di Geova. Con mio grande stupore mi accorsi che il lattoniere non apparteneva a tale congrega religiosa. In lui il pensiero complottista era già formato appieno e aveva motivazioni unicamente politiche. Essendo antiamericano - la menava senza sosta con i bambini palestinesi massacrati da Israele - riteneva del tutto normale che il governo yankee avesse inscenato una simile colossale frode ai danni del genere umano. Certo, che gli USA non siano governati da stinchi di santo è abbastanza palese a tutti. Su questo non ci piove. Pensare tuttavia che lo sbarco sulla luna non fosse mai avvenuto mi apparve subito come un'assurdità sesquipedale. L'amico P. mi parlò della presenza di alcuni retroriflettori sull'argenteo satellite, portati dagli astronauti. Aggiunse che quegli apparecchi abbandonati nelle vastità lunari erano stati utilizzati più volte in esperimenti di misura della distanza Terra-Luna tramite invio di raggi laser dalla Terra - tutte cose ben documentabili. Mi disse anche che è ancora visibile il "ragno" del LEM e che poteva essere osservato con un telescopio: lui stesso lo aveva fatto. Lì per lì non diedi grande importanza a queste cose e pensai ad altro. Qualche mese dopo venni a sapere che il lattoniere complottista era caduto da un tetto mentre lavorava, si era fracassato la schiena, era andato in agonia ed era infine spirato. Il problema tuttavia non si risolse con la scomparsa di quell'uomo. Dopo anni, quando ormai l'accesso al Web si era diffuso largamente, mi imbattei di nuovo nei complottisti negatori dello sbarco sulla luna, accorgendomi che erano più numerosi degli spiriti immondi di Gerasa. Con sgomento realizzai che molti di loro erano anche terrapiattisti, ossia settari convinti per articolo di fede che la Terra sia piatta. Un giorno riversai la mia rabbia sull'informatico M., esile e biondiccio, che mentre ero al lavoro parlò proprio di Capricorn One. Sentivo nominare il film per la prima volta. Reagii con furia al negazionismo lunare, eruttando in un torrente di imprecazioni e improperii. Tremante come un budino, M. disse balbettando: "Veramente non è quello che penso io, è solo la trama del film Capricorn One". La cosa finì lì, ma intanto cominciai a cercare informazioni su quell'opera deleteria.

Reazioni nel Web:

Il contagio decostruzionista è riuscito talmente bene che in tutta la rete si trovano a stento un paio di recensioni negative, tutte molto timide. Per rendersi conto del fanatismo imperante, basti analizzare gli interventi dei navigatori sulle pagine dei principali siti di cinema. C'è da restar basiti. Ecco un elenco di opinioni eulogistiche quanto grottesche raccolte nel Web: 

Capricorn one alimenta il forte dubbio !!
(weach)

avvincente thriller sulla "ragione di stato" 
(vic fontaine)

Straordinario
(fabio1957)

Film molto interessante.
(Furetto 60)

Grandissimo film!
(Ramses72)

intrattenimento intelligente e non vacuo, attualissimo anche ai nostri giorni...
(movieman)

Forse, e mica tanto forse, il miglior film di sci-fi mai girato fino ad oggi.
(ds2k2)

"Capricorn One" è un film...fantastico, per certi versi sottovalutato, sicuramente tra i migliori di (falsa)fantascienza degli anni '70.
(George Smiley)

Buon film di fantapolitica, ben girato e senza momenti di stanca.
(Baliverna)

E se lo sbarco sulla luna fosse stato un bluff???E se la Nasa ci avesse preso in giro???
(Ezio)

Gran bel film che miscela bene una buona dose di azione e tensione e tematiche sociali sempre attuali e forti.
(Alfatocoferolo)

E' un film che ho visto almeno dieci volte e che rivedo sempre con piacere.
(capricorn one)

Mi colpì moltissimo la prima volta che lo vidi e rimane uno dei miei preferiti.
(ioperplesso)

Bisogna dire che è un gran film, e ci vuole coraggio a farne uno così, che di fatto denuncia il falso arrivo sulal Luna [...]
(Axeroth)

Uno dei miei film preferiti di sempre. La storia è molto originale e mi ha fatto dubitare anche del viaggio sulla Luna.
(Rambo90)

Lungo, solido ed eccellente: bastano tre parole per sintetizzare quest'opera di fanta-space-thriller (poi neanche tropo fanta) di Peter Hyams.
(Tomastich)

Solo sporadicamente si trovano opinioni più decenti e critiche, soprattutto da fonti più autorevoli dell'internauta medio politicizzato:

"Assolutamente inverosimile, anche se avvincente intrigo fantapolitico che si scatena con evidente livore contro il Palazzo americano. Cia, Nasa, Casa Bianca, tutti corrotti, sostiene Peter Hyams, sceneggiatore e regista ideologicamente prevenuto. Insomma un film che è un po' come il radar di Ustica: vede soltanto ciò che gli fa comodo".
(Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 28 settembre 2001)

"Un film potenzialmente interessante, trasformato dalle esigenze commerciali, in uno spettacolo professionale ma poco credibile."
(Magazine tv).

"Il film, nasconde l'abbastanza scontate tematiche del cinismo assassino, delle persone e degli organismi condizionati dalle 'ragioni di stato', nonché dalla non meno cinica possibilità di imbastire macroscopiche mistificazioni mediante i grandi mezzi di comunicazione sociale."
(Segnalazioni Cinematografiche, vol. 85, 1978).

Dopo lunga preparazione, la NASA sta per lanciare verso Marte navicella spaziale. Per un guasto la spedizione viene simulata, ma non tutti credono all'inganno. Tipico frutto della paranoia americana dopo lo scandalo Watergate, acquista nella seconda parte la sua vera fisionomia di apologo contro il potere, pur mantenendo le cadenze di un thriller d'inseguimento. Nel 1975 era uscito il bestseller Non siamo mai andati sulla Luna di Bill Kaysing, pubblicato anche in Italia.
(Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli)

mercoledì 7 marzo 2018


AELITA

Titolo originale: Аэлита (Aelita)
Aka: Aelita: Queen of Mars
Paese di produzione: URSS
Anno: 1924
Release americana: Aelita: Revolts of the Robots
     (1929), editing di Benjamin De Casseres.

Durata: 111 min - 81 min
Colore: B/N
Sonoro: Film muto
Tipologia narrativa: Colossal
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera; propaganda comunista   
Regia: Jakov Aleksandrovič Protazanov
Soggetto: Aleksej Nikolaevič Tolstoj, dall'omonimo
     romanzo (1923)
Sceneggiatura: Aleksej Fajko, Fëdor Ozep
Fotografia: Emil Schünemann,
     Jurij Željabužskij
Musiche: Aleksandr Rannie su tema di Prokof'ev
Scenografia:
Sergej Kozlovskij, Isaak Rabinovič,
     Victor Simov
Interpreti e personaggi   
    Julija Solnceva: Aelita
    Nicolaj Ceretelli: Los / Spiridonov
    Valentina Kuindži: Natasha
    Nikolaj Batanov: Gusev
    Jurij Zavadskij: Gor
    Igor' Il'inskij: il detective Kravtsov
    Konstantin Eggert: Tuskub, il re di Marte e padre
       di Aelita
    Vera Orlova: Masha
    Pavel Pol': Ehrlich
    Aleksandra Peregonets: Ikhoshka, la fedele
       servitrice di Aelita

Trama:

A Mosca, nel 1921, varie stazioni radio ricevono una misteriosa trasmissione, il cui testo è una frase intraducibile: "Anta Odeli Uta". I colleghi istigano Los, uno scienziato ossessionato dall'idea di raggiungere Marte, suggerendogli che il messaggio possa provenire dal Pianeta Rosso. Questo è sufficiente a provocare nel povero Los uno stato onirico in cui ha visioni ad occhi aperti e fantastica sulla bizzarra civiltà marziana. Vediamo la regina Aelita e il vero detentore del potere, suo padre Tuskub. Gor è il Guardiano dell'Energia e capo dei militari, mentre Ikhoshka è la maliziosa ancella di Aelita. La società, rigidamente aristocratica, è in precario equilibrio: la regina non è amata dai militari e dalla casta degli scienziati. Questi ultimi hanno in loro potere un telescopio che permette di osservare la Terra e cercano di negarne l'accesso alla curiosissima sovrana. La maggior parte della popolazione marziana è costituita da schiavi che vivono in condizioni abiette nel sottosuolo, lavorando nelle miniere. Durante il turno di riposo vengono congelati e stipati nelle caverne come merce. Intanto, sulla Terra, le giornate di Los trascorrono nel misero e meschino contesto della Russia dei Soviet. Sua moglie, Natasha, è tampinata da uno squallido burosauro dal cognome ben poco russo, Ehrlich. Prima della Rivoluzione era stato un donnaiolo, ora è un ufficialetto che abusa del suo potere per far sparire grandi quantità di zucchero con cui corrompe le donne, cercando di ottenere i pompini o qualche scopata. Anche se Natasha rifiuta le avances di Ehrlich, Los è convinto del contrario e quindi è roso da una funesta gelosia. Tutto procede nello squallore più assoluto e deprimente. Spiridonov, uno scienziato amico di Los, progetta di fuggire all'estero, mentre il grottesco segugio Kravtsov si occupa di scoprire l'autore dei furti di zucchero, notoria causa di crolli di imperi nella storia del mondo. Intanto Los continua a sognare Marte. La regina Aelita, venuta a conoscenza della sua esistenza, lo desidera segretamente. Vorrebbe che lui fosse con lei e che accostasse le labbra alle sue, come fanno gli amanti sulla Terra. Intanto la situazione precipita. Colto da un raptus, Los uccide la moglie, si traveste in modo tale da passare per Spiridonov, che nel frattempo ha disertato ed è sparito dalla Russia. Incredibilmente, in tutto questo trambusto, Los riesce a costruire un razzo in uno stabilimento nella periferia di Mosca. Mentre si imbarca assieme al rivoluzionario Gusev, un soldato dell'Armata Rossa e fondatore di diverse repubbliche socialiste sovietiche, viene raggiunto dal segugio Kravtsov, che non riesce tuttavia a fermarlo. A questo punto il razzo parte e in brevissimo tempo lascia la Terra con i tre a bordo. In brevissimo tempo la navicella arriva su Marte. Qui avviene un miracolo: i terrestri e i marziani sono in grado di intendersi alla perfezione, senza alcuna barriera linguistica! Tuskub ordina di uccidere gli invasori, ignorando le suppliche della figlia Aelita. Kravtsov, maldestro e dal cervello minuscolo, cade subito prigioniero dei soldati. Il capo degli Astronomi raggiunge la regina, dicendole dove la nave è atterrata. L'ancella Ikhoshka cerca di ucciderlo pugnalandolo alle spalle, ma viene catturata e spedita nelle miniere. Gusev si è invaghito della fantesca e ha persino inscenato una pantomima esplicita per convincerla a fellarlo, così la segue, pensando di salvarla e di sfogare i propri impulsi. Nel frattempo Los incontra Aelita e se ne innamora, anche se a volte la vede sotto le sembianze della moglie. Le guardie arrivano e li arrestano, inviando anche loro nel sottosuolo, dove Gusev sta arringando gli schiavi, organizzando un soviet marziano! Aelita, nonostante la diffidenza di Gusev, che non vede di buon occhio gli aristocratici, riesce a farsi scegliere come capo del movimento. Scoppia il finimondo. Gusev, armato di un gigantesco martello, sembra un improbabile Thor comunista mentre assesta poderosi colpi a chi cerca di fermarlo. Quando i soldati di Tuskub riconoscono la sconfitta, Aelita svela il suo vero volto e comanda loro di ricondurre gli schiavi nelle loro caverne. Los, preso dal disgusto, fa precipitare la regina in un baratro, uccidendola. A questo punto si capisce la vera natura di tutte queste vicende tumultuose: si tratta di sogni a occhi aperti di Los, che è sulla Terra, non ha ucciso la moglie e non ha costruito alcun razzo. Così si riconcilia con Natasha. Il messaggio marziano "Anta Odeli Uta" si rivela soltanto una trovata pubblicitaria e tutti vissero felici e contenti.


Recensione:

Una chicca imperdibile. Si può dire che Aelita sia il primo colossal prodotto dall'Unione Sovietica. Quando uscì divenne rapidamente popolarissimo, al punto che a un gran numero di bambine russe fu dato il nome Aelita. In seguito, la pellicola cadde in disgrazia e fu bandita dal governo sovietico, tanto che non fu facile poterla visionare prima della fine della Guerra Fredda. 

Il film di Protazanov è stato proiettato al celebre Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 12 settembre 2009, ma in quell'occasione purtroppo non ho potuto essere presente. Sul sito Fantasymagazine.it esiste ancora traccia di tale evento:


Ho avuto occasione di vedere Aelita soltanto otto anni dopo. Le sue sequenze, immensamente ingenue, grottesche, a tratti comiche, mi hanno messo di buon umore, come un raggio di luce nelle compatte tenebre di una depressione profonda. Si può quindi dire che Protazanov e Aleksej Tolstoj abbiano fatto del bene. Certo, siamo lontani anni luce dalla sensibilità dei nostri tempi, ma penso che quest'opera vada conosciuta. 


Contenuti politici del film 

Su Fantasymagazine.it si sostiene che Aelita sarebbe un film di "denuncia sociale". Non ho assistito al dibattito sull'argomento nella sede in cui è avvenuta la proiezione, ma posso immaginare che questa sia stata la tesi sostenuta dagli astanti. A me pare piuttosto che si cerchi di proiettare nel passato degli anni '20 dello scorso secolo le categorie mentali moderne e il sentire moderno, un rischio gravissimo su cui non smetterò mai di mettere la massima enfasi. All'epoca in cui fu prodotto Aelita non si faceva "denuncia sociale", si rimuovevano gli ostacoli abbattendo le persone. Gli omicidi politici erano all'ordine del giorno e nessuno ci trovava alcunché di strano. La propaganda politica era più semplice, più diretta. Quando Gusev trasforma gli schiavi marziani in rivoluzionari decisi ad instaurare la dittatura del proletariato, subito partono in crescendo le note dell'inno dell'Unione Sovietica. Si vede un uomo barbuto che plasma a mani nude una falce e un martello, accendendo il fuoco della Rivoluzione. Il messaggio è semplice: Gusev, servendosi soltanto delle sue parole, per magia comprensibili al suo pubblico, riesce a impiantare su Marte il marxismo. Qualcosa che è nato e germogliato sulla Terra, in un ben preciso contesto, attecchisce in un ambiente del tutto dissimile, senza alcuna difficoltà. Oggi tutto questo ci sembra decisamente naïf, com'è ovvio che sia. Ci appare come una burletta e ci desta ilarità. Tutto sembra fuorché propaganda politica, somiglia di più a un Godzilla di gomma. Nel 1924 la gente la pensava in modo diverso: di certo quelli erano mezzi adatti alle necessità del contesto. 

 

Il frenetico Gusev e il sesso in bocca

Alcune sequenze del film costituiscono un inatteso quanto incontestabile riferimento alla fellatio. Gusev, esagitato e in preda alla libidine come un bonobo, afferra l'ancella Ikhoshka per un braccio e mima il coito orale, dando prova di ignorare il concetto stesso di pudore. Si indica i genitali ripetutamente, quindi punta con il dito la bocca della donna e lo preme nell'aria più volte, facendole capire dove desidera infilarle il fallo eretto. Lei non raccoglie l'invito, non dice nemmeno l'equivalente marziano di un "ma anche no", sottraendosi subito alla presenza dell'importuno corteggiatore. Tutto questo mi ha destato grande meraviglia come l'ho visto, perché mi è parso un elemento incongruo. Il punto è questo: negli anni '20 del XX secolo, il sesso orale era tabù, tanto in Oriente quanto in Occidente. Chissà se gli amici del Cineforum Fantafilm si sono accorti di tutto questo! Un giorno dovrò decidermi a chiederlo ad Andrea "Jarok", sperando che rammenti qualcosa della lontana serata di discussione. 


Il vecchio mondo

Alcuni uomini si assicurano di non essere disturbati e si riuniscono per una festicciola, se così si può dire. Consumando del vino acidulo, di pessima qualità, si lasciano andare a ricordi del mondo prima della Rivoluzione. Com'erano le loro vite? Indubbiamente migliori, è la loro conclusione. Si fanno prendere da voli pindarici. Uno scienziato baffuto fabbrica fantasie su come sarebbe stato riverito: un servo in livrea lo avrebbe accompagnato ovunque, stappando una bottiglia di champagne ad ogni occasione. Un suo collega invece si vedeva nell'atto di dare ordini a un servo adorante, prontamente obbedito come se fosse un re. Forse questa è una delle cause della caduta in disgrazia della pellicola? Un altro residuo del mondo prerivoluzionario è la menzione della religione. La moglie di Gusev gli nasconde gli abiti per impedirgli di andare su Marte. Il soldato si traveste da donna e si cala dalla finestra, camminando così per le vie di Mosca. Una vecchia lo vede e in preda all'orrore si fa il segno della croce. Si consideri che per la Chiesa Ortodossa la sodomia era un peccato molto grave, che comportava l'esclusione dai sacramenti per diciotto anni. Agli occhi dell'anziana signora, un uomo in vesti da donna non era uno scherzo dovuto a circostanze eccezionali, ma senza dubbio un sodomita passivo.


Un abbozzo di lingua marziana 

La frase "Anta Odeli Uta" non può essere analizzata, né è possibile comprendere da essa alcunché di utile su una forma larvata di conlang marziana. Anche se alla fine viene rivelato che si tratta di un vacuo messaggio commerciale, volutamente senza senso (pubblicità nella Russia dei Soviet?), è comunque interessante speculare sulla questione. In fondo, sono parole fatte della materia di cui sono fatti i sogni. Pochi sanno che alcuni quotidiani sovietici hanno riportato, in seguito alla proiezione di Aelita, che la trasmissione "Anta Odeli Uta" è stata realmente captata e che è stata persino decifrata! Se non ci credete, il riferimento è Nicky Jenner, 4th Rock from the Sun: The Story of Mars, pag. 48. In ogni caso non si arriva da nessuna parte. Allo stesso modo non si hanno elementi per dedurre il significato dei peculiari antroponimi marziani Aelita, Tuskub (Tuscoob), Gor, Ikhoshka. Si noterà che Ikhoshka ha la fonotassi e la morfologia di un nome slavo, con un tipico suffisso diminutivo -oshka. Anche Aelita ha una terminazione in -a, che nell'immaginario comune è un marcatore del genere femminile, indipendentemente dall'origine terrestre o meno di una lingua. Fateci caso: si trovano poche opere di fantascienza in cui qualche protagonista maschile abbia un nome terminante in -a, mentre le occorrenze di nomi femminili in -a sono innumerevoli. Tutto questo nonostante in molte lingue reali esistano antroponimi maschili in -a. Allo stesso modo, non ci si aspetta che una nobildonna abbia un nome terminante in -o o in -u. Una regina Namora è convincente, una regina Namoru non lo è. Perché? Spiegare le convergenze nelle creazioni di numerosissimi autori è abbastanza difficile. L'ipotesi più convincente è che la natura delle lingue fantascientifiche possa avere le proprietà di un meme e diffondersi tramite contagio memetico, favorendo un certo tipo di caratteri fonotattici e sfavorendo ogni deviazione da questo standard.


La lingua marziana nel romanzo di Aleksej Tolstoj 

Aleksej Tolstoj (da non confondere con Lev) è meno avaro di Protazanov: un libro riesce a comunicare molte più cose di un film muto. Quando ho avuto accesso al romanzo Aelita, ho potuto constatare che vi erano riportate diverse parole nella lingua di Marte. Un soldato marziano, vedendo Los e Gusev, dice loro: "Taltsetl". Quando i due russi tentano di spiegare che vengono dalla Terra, il marziano enuncia una strana parola: "Soatsre". Quindi il marziano indica il suolo estendendo le braccia e dice: "Tuma". Si può essere certi che Tuma fosse il nome che gli indigeni davano a Marte, e che significasse anche "terra, suolo". Sono riportate anche frasi ben articolate. Un soldato enuncia: "Aieeoo utara shokho, datsia Tuma ragheoh Taltsetl". Sembra possibile dedurre che Taltsetl è il nome dato Terra. In effetti nel corso della narrazione questa intuizione risulta confermata: è proprio la Terra, ritenuta una stella maligna. A quanto pare, Gusev apprende rapidamente la lingua marziana, e anche Los arriva in qualche modo non soltanto a capirla, ma addirittura a parlarla. Un'altra frase oltremodo interessante, pronunciata da un marziano indicando una nave volante nel cielo: "Tao hatskha ro khamagatsitl". Col nome Magatsitl vengono indicate antiche genti migrate su Marte da Atlantide, il cui sangue viveva nell'aristocrazia. Sembra che le finali in -tl fossero abbastanza comuni. Una frase pronunciata da Aelita e tradotta da Los è "Oheo, kho suah", ossia "Concentrati e cerca di ricordare". Il nome Aelita viene analizzato come composto di AE "vista per la prima volta" e LITA "luce stellare". Si capisce anche il mistero del nome Ikhoshka e del suo aspetto slavo: nel libro è spiegato che in realtà l'ancella si chiamava Ikha e che Gusev l'aveva ribattezzata aggiungendovi il suffisso diminutivo russo -oshka. Non posso fare a meno di notare che nel romanzo non si fa nessun accenno alla storia del sesso in bocca chiesto da Gusev a Ikha. Egli si limita a estorcere un bacio sulla bocca e in un'altra occasione ad accarezzarle le braccia nude. Non si riesce a tracciare da dove sia giunta l'idea di un Gusev bonobo arrapato.

domenica 4 marzo 2018


L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI

Titolo originale: Invasion of the Body Snatchers
Paese di produzione: USA
Anno: 1956
Lingua: Inglese
Durata: 80 min
Colore: B/N
Genere: Orrore, fantascienza, thriller
Sottogenere: Fantabiologia, fantabotanica
Regia: Don Siegel
Soggetto: The Body Snatchers, romanzo di Jack
    Finney (1954)
Sceneggiatura: Daniel Mainwaring, Richard
    Collins, Sam Peckinpah (non accreditato)
Produttore: Walter Wanger per Walter Wanger
    Production
Casa di produzione: Allied Artists
Fotografia: Ellsworth Fredericks
Montaggio: Robert S. Eisen
Effetti speciali: Milt Rice, Don Post
Musiche: Carmen Dragon
Scenografia: Ted Haworth
Trucco: Emile LaVigne, Mary Westmoreland
Interpreti e personaggi   
    Kevin McCarthy: dottor Miles J. Bennell
    Dana Wynter: Becky Driscoll
    Larry Gates: dottor Dan 'Danny' Kauffman
    King Donovan: Jack Belicec
    Carolyn Jones: Theodora Belicec
    Jean Willes: Sally Withers
    Ralph Dumke: Nick Grivett
    Virginia Christine: Wilma Lentz
    Jean Andrew: zia Eleda Lentz
    Everett Glass: dottor Ed Pursey
    Tom Fadden: Ira Lentz
    Kenneth Patterson: Stanley Driscoll
    Eileen Stevens: sig.ra Grimaldi
    Guy Way: Sam Janzek
    Bobby Clark: Jimmy
    Whit Bissell: dottor Hill
    Richard Deacon: Dr. Harvey Bassett
    Sam Peckinpah: operaio del gas
    Robert Osterloh: guidatore dell'ambulanza
Doppiatori italiani   
    Nando Gazzolo: dottor Miles J. Bennell
    Maria Pia Di Meo: Becky Driscoll
    Emilio Cigoli: dottor Dan 'Danny' Kaufman
    Gualtiero De Angelis: Jack Belicec
    Fiorella Betti: Theodora Belicec
    Dhia Cristiani: Sally Withers
    Lydia Simoneschi: Wilma Lentz
    Giovanna Scotto: zia Eleda
    Loris Gizzi: dottor Ed Pursey
    Bruno Persa: Stanley Driscoll
    Wanda Tettoni: sig.ra Grimaldi
    Carlo Romano: dottor Hill
    Renato Turi: dottor Harvey Bassett
    Aleardo Ward: operaio del gas
Remake:
Terrore dallo spazio profondo
, di Philip Kaufman
    (1978)
Ultracorpi - l'invasione continua, di Abel Ferrara
    (1993)
Invasion, di Oliver Hirschbiegel (2007)
N.B. Non è un remake il film franco-spagnolo The Pod People, di Juan Piquer Simón (1983). Potrebbe invece essere considerato un mockbuster il film Invasion of the Pod People, di Justin Jones (2007).

Trama:

In un ospedale della California, il dottor Miles J. Bennell, sconvolto ed esagitato, rivela una storia raggelante allo psichiatra dottor Hill. L'uomo, che si identifica come medico, descrive gli eventi che hanno portato al suo arresto e al suo arrivo nel nosocomio. La narrazione inizia nella vicina città di Santa Mira, dove il dottor Bennell si imbatte in alcuni casi di sindrome di Capgras, una rara patologia psichiatrica i cui pazienti sono convinti che un proprio familiare o amico sia stato sostituito da un impostore. Tornando da un viaggio di lavoro, il dottor Bennell incontra la sua ex ragazza, Becky Driscoll, che non vedeva da anni. La donna gli racconta che sua cugina Wilma si comporta in modo strano e va affermando che suo zio Ira sia in realtà un estraneo. Lo psichiatra dottor Kaufman consiglia al suo collega di non preoccuparsi, dato che simili casi sarebbero soltanto una "semplice" epidemia di isteria di massa. La sera stessa Jack Belicec, un amico del dottor Bennell, rinviene un corpo con le proprie fattezze, ma non pienamente sviluppato. Subito dopo nello scantinato della casa di Becky viene scoperto un duplicato della donna. Quando Kaufman arriva, il corpo con le sembianze di Becky è scomparso misteriosamente. Lo psichiatra è convinto che a causare tutto ciò siano allucinazioni prodotte dall'isteria epidemica. Tuttavia, la notte seguente Miles Bennell, Becky, Jack e sua moglie Teddy scoprono che i propri duplicati emergono da mostruosi baccelli nella serra dello stesso dottor Bennell. Giungono così alla conclusione che l'intera cittadinanza sta per subire un processo di sostituzione, in cui ogni persona viene rimpiazzata da una sua esatta copia fisica durante il sonno. Jack e Teddy Belicec si allontanano in auto in cerca di aiuto nella città vicina, mentre il dottor Bennell e Becky Driscoll tentano invano di allertare i federali. La dura realtà delle cose non tarderà a palesarsi. Le copie delle persone sono alieni che in qualche modo dissolvono e fagocitano le loro vittime. Sono completamente privi di empatia e sono mossi da un solo scopo: sostituire l'intera popolazione del pianeta! Dopo mille peripezie, soltanto Miles Bennell riesce a salvarsi, mentre la sua donna cade vittima degli extraterrestri, divenendo a sua volta un duplicato senz'anima. Così finisce il racconto. Il dottor Hill considera pura follia la storia raccontata dal collega, finché viene a sapere che un camion carico di baccelli gianteschi ha subìto un incidente, rovesciando i vegetali aberranti sull'autostrada. A questo punto lo psichiatra allerta l'FBI e l'esercito, che riescono a riportare l'ordine. 


Recensione:

Il film è stato tratto dal romanzo di Jack Finney The Body Snatchers, pubblicato nel 1954. Direi che si tratta di un adattamento cinematografico eseguito con estrema prontezza, a soli due anni dall'uscita del libro. Prodotto con scarsi mezzi (416.911 dollari), all'inizio fu quasi ignorato dal pubblico e dalla critica, divenendo un cult soltanto in seguito. Il produttore, l'ashkenazita Walter Wanger, nato Walter Feuchtwanger, aveva goduto di grande fama dagli anni '20 ai '40, arrivando persino a finanziare alcuni film di Alfred Hitchcock. Tuttavia in seguito era caduto in disgrazia: avendo sorpreso la moglie in pose equivoche, aveva aggredito l'amante di lei, piantandogli una pallottola nei testicoli e scontando otto mesi di carcere. Per fortuna è riuscito a riprendersi dalla disgrazia e a finanziare questo capolavoro, che è stato capace di mantenere la sua orrifica potenza fino ai nostri giorni, sfidando il trascorrere degli anni. L'unico difetto che riesco a trovare è il poco spazio lasciato al fato delle vittime degli alieni, che si limitano a dileguarsi nel nulla alla comparsa dei loro ultracorpi, in pratica lasciando tutto all'immaginazione. Credo che sia perché all'epoca vigevano codici molto severi su ciò che poteva essere o meno mostrato al pubblico.


Film e romanzo: finali incompatibili

Rispetto al film di Don Siegel, il romanzo di Finney era decisamente più ottimistico. Gli alieni restavano stupiti dalla determinazione con cui il dottor Bennell e la sua amata si opponevano all'invasione, così i baccelli finivano con l'abbandonare la Terra, prendendo la via delle profondità cosmiche alla ricerca di altri mondi da infettare. Per quanto riguarda i duplicati rimasti, era specificato che il loro ciclo vitale era di soli cinque anni: non essendo in grado di riprodursi senza i baccelli, potevano essere facilmente identificati e annientati. Non solo Becky non moriva, ma anche i coniugi Belicec restavano incolumi. In pratica finiva a tarallucci e vino. Siccome mi sono imbattuto in un navigatore che riteneva il finale del romanzo più pessimistico di quello del film, mi prendo la briga di smentirlo riportando un brano significativo, in cui viene sancita la sconfitta degli invasori alieni:

«Una cosa era chara: i baccelli lasciavano un pianeta che si era dimostrato ostile e nocivo. Questo lo seppi subito e un'onda di grandissima esultanza, così forte che mi lasciò tremante, mi attraversò tutto, perché sapevo che Becky e io avevamo recitato una parte importante nel provocare il fenomeno che si svolgeva sotto i nostri occhi. Non eravamo, non potevamo essere stati i soli a combattere disperatamente contro la minaccia di distruzione totale che incombeva non solo su Santa Mira e la California, ma su tutta l'umanità. C'erano stati altri che, individualmente o in piccoli gruppi, avevano fatto quello che avevano potuto, che avevano lottato o che avevano semplicemente rifiutato di arrendersi. Parecchi erano stati sconfitti, ma tutti quelli che non erano stati presi si erano battuti decisamente, implacabilmente, e mi tornò alla mente il brano di un discorso fatto in tempo di guerra: "Li combatteremo nei campi e nelle strade, li combatteremo sui monti, non ci arrenderemo mai". E questo incitamento valido per un popolo valeva per tutta la razza umana.
E capii che nulla, in questo sterminato universo, avrebbe potuto mai sconfiggerci.»

Sembra un inno di apoteosi dell'umanità! In netto contrasto con la visione di Finney, in origine il finale del film doveva essere tragico: la narrazione si sarebbe conclusa con il dottor Bennell urlante mentre vedeva un camion carico di baccelli passargli accanto. Puntando il dito contro gli spettatori, il protagonista doveva urlare "You're next", un meme che in ogni caso avrebbe conosciuto una certa fortuna in seguito. Temendo il pessimismo come la peste, la compagnia di produzione impose a Siegel e a Mainwaring la macchinosa costruzione del racconto in forma di flashback e del ricovero del protagonista in psichiatria. Naturalmente avrei preferito un finale privo di scampo per il genere umano. 


Ultracorpi e politica

Più volte è stata avanzata l'ipotesi che la pellicola di Don Siegel debba essere interpretata in chiave politica come un'allegoria anticomunista. Non bisogna mai dimenticarsi del plumbeo clima dell'epoca in cui L'invasione degli anticorpi vide la luce: si era da poco conclusa la carriera del senatore Joseph McCarthy, che aveva scatenato la famosa caccia alle streghe contro i comunisti, veri o presunti che fossero. Solo pochi anni prima aveva destato grande scalpore e isteria il caso dei coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, condannati alla sedia elettrica con l'accusa di spionaggio sovietico. La caratteristica saliente degli ultracorpi era senz'altro la loro totale assenza di sentimenti umani e di individualità, cosa che li faceva rassomigliare in modo sorprendente ai sovietici stereotipati che infestavano l'immaginario collettivo americano. In realtà questa interpretazione, a prima vista ragionevole, è stata negata più volte e in modo reciso dal regista, oltre che da numerose altre persone coinvolte. Raccolgo a questo proposito un paio di testimonianze significative.

Questo è l'intervento di Walter Mirisch: "La gente cominciò a leggere nei film significati che non sono mai stati voluti. L'invasione degli ultracorpi è un esempio. Ricordo di aver letto un articolo su un giornale, in cui si sosteneva che il film era concepito come un'allegoria sull'infiltrazione comunista dell'America. Dalla mia conoscenza personale, né Walter Wanger né Don Siegel, che lo diresse, né Dan Mainwaring, che scrisse la sceneggiatura, né l'autore Jack Finney, né io stesso lo vedemmo come altro che un puro e semplice thriller." 

Lo stesso Don Siegel affermò: "Ho avuto il sentore che questa fosse una storia molto importante. Penso che il mondo sia popolato da baccelli e io voglio mostrarli. Penso che così tante persone non abbiano sentimenti sulle cose culturali, né sentimenti di pena, di dolore […] Il riferimento politico al senatore McCarthy e al totalitarismo sembrava ineludibile, ma io ho tentato di non enfatizzarlo perché sento che i film servano innanzitutto a intrattenere e io non voglio predicare."

J.P. Telotte scrisse che Siegel volle che i baccelli fossero seducenti; il loro portavoce, uno psichiatra, è stato scelto per fornire una voce autorevole che avrebbe fatto appello al desiderio di "abdicare dalla responsabilità umana in un mondo moderno sempre più complesso e confuso".

Mi lascia un po' perplesso il fatto che Mirisch parlasse con tanta sicurezza a nome di Jack Finney. Infatti lo scrittore in altre occasioni ha dato prova di essere capace di complicati ragionamenti fantapolitici. Nel romanzo Time and again (Indietro nel tempo, 1970), pubblicato quindici anni dopo The Body Snatchers, descrive un complotto dell'esercito americano, che vorrebbe cambiare gli eventi del 1890 per far sì che Cuba divenisse un possedimento degli USA, evitando così l'esistenza stessa del regime di Fidel Castro. Non posso usare come prova della malafede di Mirisch questo dettaglio, data la cronologia, tuttavia è molto probabile che Finney avesse una mente facile alla paranoia e che la fobia verso le spie rosse non gli fosse estranea già negli anni del maccartismo.

Una curiosa espressione gergale

Deve essere ricercata ne L'Invasione degli ultracorpi l'etimologia della locuzione pod people, alla lettera "gente del baccello", sorta in America nel tardo XX secolo per designare persone prive di emozioni. Si tratta di un pacchetto memetico interessante, il cui corredo concettuale è costituito da un'istruzione debolissima: ogni persona apatica sarebbe in realtà un alieno infiltrato tra gli umani. Nel Web si trovano alcune descrizioni più dettagliate, in cui non è sempre facile distinguere tra goliardia e creduloneria complottista volutamente inoculata. Oltre a pod people, si trova anche la forma pod person, che ha una sua diffusione nel gergo urbano, indicando semplicemente un impostore. Riporto alcuni utili link: 


martedì 27 febbraio 2018


GATTACA -
LA PORTA DELL'UNIVERSO

Titolo originale: Gattaca
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Durata: 107 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Fantascienza, drammatico, thriller
Sottogenere: Fantascienza sociale, fantascienza
     distopica, biopunk, fantapolitica 
Regia: Andrew Niccol
Soggetto: Andrew Niccol
Sceneggiatura: Andrew Niccol
Produttore: Danny De Vito
Distribuzione (Italia): Columbia Tri Star
Fotografia: Sławomir Idziak
Montaggio: Lisa Zeno Churgin
Effetti speciali: Gary D'Amico
Musiche: Michael Nyman
Scenografia: Jan Roelfs
Interpreti e personaggi   
    Ethan Hawke: Vincent Freeman
    Uma Thurman: Irene Cassini
    Jude Law: Jerome Eugene Morrow
    Loren Dean: Anthony Freeman
    Alan Arkin: det. Hugo
    Gore Vidal: direttore Josef
    Ernest Borgnine: Caesar
    Tony Shalhoub: German
    Blair Underwood: genetista
    Xander Berkeley: Dr. Lamar
    Elias Koteas: Anthony Freeman Sr.
    Jayne Brook: Marie Freeman
    Mason Gamble: Vincent ragazzo
    Vincent Nielson: Anthony ragazzo
    Chad Christ: Vincent adolescente
    William Lee Scott: Anthony adolescente
Doppiatori italiani   
    Vittorio De Angelis: Vincent Freeman
    Emanuela Rossi: Irene Cassini
    Riccardo Rossi: Jerome Eugene Morrow
    Massimo De Ambrosis: Anthony Freeman
    Manlio De Angelis: det. Hugo
    Giorgio Piazza: direttore Josef
    Sergio Graziani: Caesar
    Claudio Fattoretto: genetista
    Nino Prester: Dr. Lamar
    Dario Penne: German
    Francesco Pannofino: Anthony Freeman Sr.
    Serena Verdirosi: Marie Freeman
Colonna sonora:  
  1) The Morrow
  2) God's Hands
  3) The One Moment
  4) Traces
  5) The Arrival
  6) Becoming Jerome
  7) Call Me Eugene
  8) A Borrowed Ladder
  9) Further And Further
  10) Not The Only One
  11) Second Morrow
  12) Impromptu For 12 Fingers
  13) The Crossing
  14) It Must Be The Light
  15) Only A Matter Of Time
  16) I Thought You Wanted To Dance
  17) Irene's Theme
  18) Yourself For The Day
  19) Up Stairs
  20) Now That You're Here
  21) The Truth
  22) The Other Side
  23) The Departure
  24) Irene & The Morrow
Premi
i) Courmayeur Noir in festival 1997: Premio del pubblico
ii) Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna 1997: Miglior film
iii) Festival internazionale del film fantastico di Gérardmer 1998: Premio della giuria

Trama:

La narrazione è ambientata in un futuro non troppo lontano, in cui la società è governata dall'eugenetica. Ogni nuovo nato è registrato in un database e classificato a seconda delle modalità di concepimento. I "validi" sono prodotti tramite ingegneria genetica, mentre i "non validi" sono tutti coloro che sono stati concepiti in modo naturale, tramite copula. La società ha ereditato le scorie dell'antica political correctness e formalmente proibisce le discriminazioni su base genetica, ma la realtà dei fatti è ben diversa: di fatto soltanto i "validi" possono aspirare a lavori professionali e di responsabilità, mentre i "non validi" sono relegati a lavori manuali. Vincent Freeman, concepito per mezzo di un atto sessuale, ha difetti genetici tali da far predire la possibilità di una morte intorno ai trent'anni. I suoi genitori non nascondono di essersi pentiti di averlo procreato e si danno da fare per avere un altro figlio servendosi dell'eugenetica. Nasce così Anton, che cresce con un odiosissimo atteggiamento da perfettino, a quanto pare tipico di tutti i prodotti di questo genere. Vincent ha un sogno, quello di diventare astronauta, ma una simile carriera gli è preclusa per via delle sue origini. Per porre rimedio a questo inconveniente non da poco, arriva a concepire sistemi davvero ingegnosi quanto implausibili. Avvalendosi della complicità di Jerome Eugene Morrow, riesce a eludere tutti i controlli e a coronare il suo sogno, entrando nell'ente spaziale Gattaca. Il suo fine ultimo è quello di entrare a far parte di una missione esplorativa diretta su Titano. Il sistema messo a punto dal protagonista ha dell'incredibile. Jerome E. Morrow è perfettamente eugenetico: il suo corredo è tale da garantirgli una vita di incredibile lunghezza e salute, senza alcuna malattia. C'è soltanto un problema. Il giovane aitante ha avuto un grave incidente d'auto e si è spezzato la spina dorsale, così da allora è costretto su una sedia a rotelle. Per lenire l'orrore della sua condizione, ha cominciato ad alcolizzarsi e ad avere un gran numero di rapporti non protetti con prostitute, riempiendosi di gonorrea. Vincent Freeman ha assunto l'identità del suo complice eugenetico falsificando i documenti  e facendo salti mortali per scansare i pericoli. Per eludere il riconoscimento all'entrata del Gattaca e i frequenti test antidroga, usa il sangue e le urine di Morrow. Non tutto filerà sempre liscio come desiderato e gli attimi di alta tensione non mancheranno: come se non bastasse un inopportuno omicidio, a un certo punto dal passato si materializzerà l'odioso Anton. Tuttavia alla fine Vincent partirà il razzo con Vincent a bordo, mentre Jerome sceglierà di suicidarsi arrostendosi in un inceneritore.   

Recensione: 

Non userò mezzi termini: fa un po' schifo. In buona sostanza si riduce a un'estenuante serie di prelievi di sangue e di urine interrotta da dialoghi deprimenti, tanto che avrebbero potuto intitolarlo ASL. Potrei anche far notare l'assurdità di un inceneritore che si comanda dall'interno. Che pizza la solita ammorbante storia d'amore! Salverei soltanto la colonna sonora. Se mi fermassi qui, la recensione sarebbe un po' troppo secca, così procedo con qualche riflessione.

Il pensiero debolissimo   

Il film è controverso, a giudicare dal gran numero di interpretazioni tra loro incompatibili a cui ha dato adito. Detto fra noi, questa è una pellicola di una grande ingenuità, una sorta di favola fabbricata non solo per mettere in guardia contro la deriva del determinismo genetico annessa allo sviluppo delle biotecnologie - ma soprattutto per affermare il potere del pensiero positivo (positive thinking). Orbene, è la scoperta dell'acqua calda che la possibilità di sequenziare il genoma possa portare a discriminazioni nell'ottica anarcocapitalista della produttività ad ogni costo: già adesso se un'azienda fosse in grado di sapere in anticipo che un suo dipendente ha predisposizione all'alcolismo o che svilupperà il morbo di Alzheimer, lo licenzierebbe per assumerne un altro più idoneo, considerato un miglior investimento a lungo termine. A parer mio Gattaca non ha come fine un monito di questo genere. Non si limita a dirci: "Guardate che schifo sarà il mondo del futuro". Quello che l'artefice del film vuole propugnare è la dottrina del libero arbitrio, in cui la capacità individuale di scelta tra Bene e Male si traduce in un nesso di causazione diretta tra i propri desideri e la loro realizzazione, a dispetto di ogni circostanza avversa. Sorprendente come gli States, un paese in cui hanno gran peso le idee protestanti, abbia poi prodotto alcuni tra i peggiori film di propaganda di concetti papisti. C'è tuttavia un altro aspetto. Pur qualificandosi come contronarrativa rivoluzionaria, Gattaca rappresenta in realtà la narrativa mainstream sulla genetica, coniugata in funzione politica antirazzista e antinazista. Lo si vede con la massima chiarezza: lo scopo del progetto è negare alla radice e contrastare con ogni mezzo la semantica nazionalsocialista della parola Blut "sangue", come se a Berlino le bandiere con lo Hakenkreuz garrissero ancora al vento. Anche se ai tempi di Hitler non era stata ancora scoperta la struttura del DNA e non si comprendeva bene il funzionamento del codice genetico - si era poco oltre le formulazioni ottocentesche sui piselli verdi e gialli - il riferimento appare abbastanza chiaro. Se il Nazionalsocialismo non si fosse mai sviluppato, un film come questo sarebbe stato non soltanto inconcepibile, ma anche inutile come il rigurgito di un cagnotto di mosca carnaria.

Lo spettro di Hitler 

Guardando Gattaca si arriva direttamente a una riflessione mortificante: senza il fantasma di Adolf Hitler, l'intero mondo postmoderno collasserebbe, non avrebbe più uno scopo e un fondamento. Ogni costruzione mentale è concepita all'unico scopo di contrastare il brutto-cattivo di Braunau am Inn, che in questo modo è stato reso più potente da morto di quanto non fosse in vita. La gente, ossessionata, vede il figlio di Klara Pölzl dovunque, sotto ogni sasso, e ne teme il ritorno: per questo sono create le immani dighe del politically correct. Innumerevoli persone tremano di terrore e balbettano, convinte che sia immanente e concreto il pericolo che l'ombra del dittatore si materializzi. Cosa accadrebbe se per magia l'idea stessa dell'esistenza di Hitler e del Nazionalsocialismo scomparisse? Ve lo dico io: crollerebbe tutto come un castello di carte.

Una ripugnante casta di eletti 

C'è chi ha visto Gattaca come un film sulla lotta di classe. Si tratta di un errore sostanziale e grossolano. Quella che il film mostra non è semplice lotta di classe, come pensano certi critici: è lotta razziale vera e propria. Infatti i contendenti hanno diverse caratteristiche genetiche e sono stati concepiti in diverso modo: si differenziano da tutti gli altri per un mucchietto di sequenze genetiche, in un'epoca in cui il razzismo non ha più come discriminante il colore della pelle o l'ascendenza ebraica. I non idonei, nati dalla copula, sono come gli umani dei vecchi tempi, pieni di imperfezioni genetiche (ognuno di noi ha in media un centinaio di sequenze difettose). Gli idonei, generati in vitro, hanno una perfezione genetica in apparenza incredibile: ogni minimo difetto è stato corretto da interventi sul DNA e la selezione ha portato a far scomparire un gran numero di malattie e di disfunzioni un tempo comuni. Tutto ciò che è indesiderabile è stato cancellato col taglia-incolla, questo vuol far credere la propaganda del regime distopico. Il punto è che questi eletti fanno semplicemente schifo. Sono persone spocchiose e altere, anodine, asettiche e prive di qualsiasi traccia di vita. Sembrano una varietà di Homo anaerobicus. In pratica sono cadaveri deambulanti, inutili persino come concime. Prendiamo Jerome E. Morrow: gli ci è voluta una frattura alla spina dorsale per diventare un essere umano accettabile! Non c'era bisogno di Gattaca per capire che comunque la si rigiri, partendo da una specie deprimente si otterranno sempre e soltanto risultati deprimenti, qualsiasi cosa si possa fare. L'aveva capito già il filosofo di Königsberg, Immanuel Kant: "Da un legno storto come quello da cui l'uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto"

Etimologia di Gattaca

Il singolare nome, pronunciato Gàttaca e non *Gattàca come verrebbe intuitivo a chi non ha visto il film, è formato come stratagemma per rendere pronunciabile la sigla AGCT, che come noto rappresenta le quattro basi nucleotidi dell'acido desossiribonucleico: adenina, citosina, guanina e timina. Il risultato della vocalizzazione, formato tramite metatesi, è stravagante e ha un aspetto davvero molto distante da quello di una comune parola della lingua inglese.

Spiegazione degli antroponimi

I nomi dei personaggi sono trasparenti e a tratti persino ingenui. Si capisce subito che Vincent Freeman sta per "Vincente Uomo Libero", un nomen omen lineare, come quello del Commissario Basettoni. Jerome Eugene Morrow significa invece "Il Domani Eugenetico del Genoma" - pur con qualche forzatura alla fonetica (Jerome - Genome). Queste etimologie, che si trovano facilmente nel Web, riflettono bene le intenzioni dello sceneggiatore e regista. Se il protagonista porta come un vessillo un nome che racchiude il senso del suo essere, il giovane paralitico è denominato a partire da ciò che avrebbe dovuto essere, dato che ogni sua promessa di perfezione è stata spezzata da una fatalità.

L'uso dell'esperanto

Anche se può passare inosservato, proprio all'inizio del film si sente in sottofondo un breve annuncio in esperanto: "Bonvenon al Gataka-urbo. La Gataka horo estas dek kvin post la sepa", alla lettera "Benvenuti alla città di Gattaca. L'ora di Gattaka è quindici dopo la settima" (immagino che indichi le 7:15). Possiamo dunque immaginare che in quel futuro non troppo lontano l'esperanto sia usato come lingua franca dall'élite dei "validi".

L'annosa controversia sul ruolo della genetica

Se ogni predisposizione dannosa, come quella alla tossicosi, è stata cancellata nei "validi" tramite ingegneria genetica, com'è allora che tutti questi perfettini concepiti in vitro devono sottoporsi a test antidroga a ciclo continuo?? Non dovrebbero essere privi di qualsiasi tentazione? Questa è una gravissima antinomia che mina alla radice l'intera trama. Nel film si vuole dimostrare che anche un uomo con un genoma perfetto può sviluppare condotte "disfunzionali" e "indesiderate" se gli eventi della vita lo stritolano. Così il Domani Eugenetico del Genoma, Jerome Eugene Morrow, in seguito a un'irreparabile lesione del midollo spinale, con conseguente paralisi degli arti inferiori, inizia a bere e diventa un alcolizzato. Inoltre sviluppa un gusto per i rapporti promiscui e a rischio con prostitute. Domanda: questi comportamenti non avrebbero dovuto essere rilevabili dai suoi campioni organici usati da Vincent Freeman per simulare la propria "validità"? L'etilismo e la presenza di patogeni venerei compromettono seriamente le capacità di una persona, quindi ci sarebbe da aspettarsi un controllo serrato non solo sulle droghe illecite, ma anche sull'abuso alcolico e sulle infezioni. Questo non avviene soltanto perché altrimenti la trama si sarebbe ingarbugliata senza possibilità di soluzione! 

Altre incoerenze e paradossi stridenti

In Vincent Freeman l'ansia di tradurre il desiderio nella sua realizzazione arriva a livelli tali da sembrare proprio il "posso, comando e voglio" urlato dalle fattucchiere in una tregenda. Il delirio di onnipotenza che sale da labbra che hanno baciato e leccato il deretano del Diavolo! Dal libero arbitrio della dottrina cattolica si arriva alla divinizzazione del Perdurabo. Il "fa' ciò che vuoi" di Agostino d'Ippona arriva a trascolorare in un comandamento stregonico. Il pendio è molto scivoloso. Il banalissimo significato attribuito al film dalle masse acefale, ossia l'idea di lottare per i propri sogni, sfocia nella beffarda affermazione del darwinismo sociale, fino a coincidere... con il famoso Trionfo della Volontà del Führer. Darwinismo sociale di un "non valido" come reazione al darwinismo sociale dei "validi"! Il Dio Materialista dell'Evoluzione che sancisce il trionfo di Freeman e il contemporaneo sprofondamento di Morrow! Viviamo in un'epoca satura di merdate New Age e di rimozione dei limiti umani. Si pretende che i paralitici scalino l'Everest, che i diabetici diventino campioni olimpionici, che i malati di cancro facciano culturismo. Migliaia di malfattrici tagliuzzano le carni dei malati cronici e seviziano i loro cuori. I moribondi sono tenuti a truccarsi come clown, a ridere e a spergiurare che la vita è bella! Quando qualcuno muore, si sente dire: "Ha smesso di lottare"! Possiamo augurarci soltanto che cada sulla Terra un asteroide di ferro-nichel del diametro di qualche chilometro! Eleverei inni di lode e di ringraziamento a quello splendido Messaggero di Pace! 

Reazioni nel Web

Sono rimasto annichilito di fronte a 24, dico 24 pagine di commenti a questo film, in massima parte eulogistici! Giudizi come "meraviglioso", "splendido", "intenso", "un capolavoro", "l'ho visto dieci volte" e via discorrendo. Soltanto un utente nel Web ha osato affermare che questo è un "film di fantascienza fiacco e asettico, dalla tesi astrusa". Molti si sono lasciati intimorire da tanto fervore fanatico, temendo il linciaggio. Come c'era da aspettarsi, ad esaltare questa porcheria di pellicola sono in massima parte le gentili donzelle, molto sensibili all'uomo forte che realizza i propri sogni. Si segnala la vigliaccheria di un certo numero di utenti di sesso maschile, che si sono allineati alle opinioni dominanti sperando di ottenere un pompino anche solo virtuale.