sabato 19 marzo 2022


IL KITSCH E LA MERDA

https://radiospazioteatro.wordpress.com/
2015/05/08/quando-lessere-diventa-
insostenibile-milan-kundera/

“Dietro tutte le fedi europee, religiose e politiche, c’è il primo capitolo della Genesi dal quale risulta che il mondo è stato creato in maniera giusta, che l’essere è buono e che è quindi giusto moltiplicarsi. Chiamiamo questa fede fondamentale accordo categorico con l’essere. Se ancora fino a poco tempo fa nei libri la parola merda era sostituita dai puntini, ciò non avveniva per ragioni morali, […] il disaccordo con la merda è metafisico [..] l’ideale estetico dell’accordo categorico con l’essere è un mondo dove la merda è negata e dove tutti si comportano come se non esistesse.
Questo ideale estetico si chiama Kitsch. […] Il Kitsch è la negazione assoluta della merda, in senso tanto letterale quanto figurato: il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.”
(Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, p. 268) 

Il Diavolo ha avuto grande successo nel suo lavoro. "Occidente, luogo da cui non giunge suono, luogo perduto ormai". Le genti hanno un'idea molto chiara e cristallina di cosa debba essere una religione, e semplicemente si rifiutano di chiamare religione qualsiasi cosa non soddisfi questi criteri identificativi. Possiamo enunciarli brevemente:

1) Il primo requisito è il riconoscere l'esistenza di un unico Dio artefice di ogni cosa; 
2) Il secondo requisito è il riconoscere la natura buona della creazione di questo Dio; 
3) Il terzo requisito è accomunare col nome "peccato" qualsiasi cosa neghi la bontà di questa creazione.

Si capisce che se i requisiti 1) e 2) corrispondessero alla descrizione di qualcosa di vero, il requisito 3) non dovrebbe sussistere. In altre parole, non dovrebbe esistere che il Bene, e il Male dovrebbe essere non soltanto inesistente, ma anche inconcepibile. Così accade che sussistano due diverse strategie per rimuovere ciò che è problematico:

1) La prima strategia consiste nel nascondere tramite il tabù verbale tutto ciò che è sconveniente (il sesso, la merda, la violenza, la morte, la malattia, etc.);
2) La seconda strategia consiste nel dichiarare che Bene e Male sono soltanto convenzioni e non dati di fatto.

Come vedete, il Maligno inganna gli umani in un modo davvero molto semplice. Non ritiene necessario usare inganni più subdoli, perché sa benissimo che difficilmente si imbatterà in qualche filosofo degno di questo nome.

La religione portata avanti da me e dai miei Fratelli si distingue da tutte le religioni praticate in questi tempi sul pianeta, in quanto nega tutti i requisiti e tutte le strategie di cui sopra. Abbiamo preso la Conoscenza del Bene secoli dopo che l'umanità l'aveva abbandonata, ripristinando le parole di Niceta e di Peire Autier. Noi affermiamo quanto segue:

1) Il Dio Buono ha creato il Bene, il Dio Malvagio ha creato il Male;
2) L'intero universo fisico è la creazione del Dio Malvagio;
3) Il peccato non può essere negato né rimosso: consiste in ciò che è stato fatto senza il Verbo.   

Irridiamo, scherniamo e copriamo di anatemi gli artifizi che i mondani usano:

1) Non abbiamo tabù verbali, chiamiamo la merda con il suo nome e la usiamo per smascherare le macchinazioni del Nemico;
2) Mettiamo davanti a ogni negatore dell'esistenza del Bene e del Male una tazza piena di escrementi, invitandolo ad inghiottirne il contenuto per dimostrare le proprie tesi.

A coloro che storceranno il naso davanti alla coprolalia che caratterizza la nostra predicazione, faccio notare che se fossimo in Paradiso, non ci sarebbe alcun bisogno di evocare lo sterco. Così quando qualcuno ci vuole ingannare, rispondiamo che se passeggiando per un luogo meraviglioso ci si imbatte in un grosso stronzo, è necessario chiederne conto a Colui che tale luogo ha creato.

La nostra lotta contro il Kitsch

Sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze devastanti dall'incapacità ad ammettere che la merda esiste. Questa incapacità, che Milan Kundera chiama Kitsch, è tipica di coloro che Gesù Cristo chiamava Farisei e ha radici ontologiche.

"La più banale delle tautologie toglie dal campo del giudizio ciò che ha di inaccettabile la vita. Come lottare contro il Kitsch? Per Kundera la dissidenza non basta, perché spesso chiude una ferita che invece deve rimanere aperta tra le uniche due istanze autentiche: nascere e morire, allora è la costante e difficile, poiché pesante, disidentificazione da quelle variabili che caratterizzano l’identità che ci permette di giungere alla verità."  

Esiste un solo rimedio al Male che è il mondo e all'ipocrisia di chi nega l'esistenza dello sterco: contribuire attivamente all'estinzione del genere umano e della biosfera. Evitare qualsiasi possibilità anche remota di causare la nascita di un nuovo dannato, perché ogni concepimento consiste nel nutrire il Moloch. Ogni nato è una vittima sacrificale destinata ad essere masticata tra le fauci insanguinate del mondo. Queste cose non ci stanchiamo mai di ripeterle, nonostante le nostre parole cadano in un terreno pietroso che non dà frutto. Andremo avanti a ripeterle fino alla Fine dei Tempi, se così piacerà al Signore dei Buoni Spiriti: se ci desse ascolto anche una sola persona in più tra coloro che sono dispersi nel Web, sarebbe già un'enorme conquista.   

giovedì 17 marzo 2022

SUL PIÙ ALTO TRONO
DEL MONDO L'UOMO SIEDE
SUL PROPRIO CULO

All'inizio il bambino si diverte con il suo ano e con le feci, e allegramente infila le sue dita nell'orifizio, annusandole, sporcando di sterco il muro, giocando a toccare gli oggetti con l'ano, e simili. Con il gioco anale il bambino sta già diventando un filosofo dell'umana condizione. Ma come tutti i filosofi egli è ancora legato ad essa, e il suo compito principale nella vita diventa la negazione di ciò che l'ano rappresenta: infatti egli non è altro che corpo in relazione alla natura. I valori della natura sono valori corporali, i valori umani sono valori mentali e, per quanto si elevino verso l'alto, sono costruiti sugli escrementi; nulla è possibile senza di questo, si  ritorna sempre allo stesso punto. Come diceva Montaigne, sul più alto trono del mondo l'uomo siede sul proprio culo. Di solito questo epigramma fa ridere la gente perché sembra reclamare il mondo dall'orgoglio artificiale e dallo snobismo e ricondurre le cose al loro valore egualitario. Ma se spingiamo oltre l'osservazione e diciamo che gli uomini non solo si siedono sul proprio culo, ma su un caldo e fumante mucchio di escrementi, lo scherzo non è più divertente. La tragedia del dualismo umano, la sua situazione ridicola, diventa troppo reale. L'ano col suo incomprensibile, ripugnante prodotto, rappresenta non solo il determinismo fisico e la costrizione, ma anche il fato di tutto ciò che è fisico: disfacimento e morte.

Ernest Becker, La negazione della morte  

Come insegnano i nostri Padri Spirituali, tutti i poteri del mondo sono maligni e provengono da Satana, il Dio di questo secolo. Non esiste un solo regnante, un solo politico, un solo decisore, un solo manager, un solo membro della classe dirigente, una sola persona dotata di un qualche potere che non partecipi della natura diabolica. Coloro che tra le genti hanno celebrità e fama, traggono questi doni mondani dall'Osculum Infame: essi baciano il deretano al Maligno e in cambio rilucono tra le masse, idolatrati, ammirati, invidiati. Così famosi cantanti, attori, attrici, gente di spettacolo e altre celebrità appartengono al Male. Non sfuggono nemmeno i capi delle religioni mondane. Non soltanto i tiranni, ma a maggior ragione coloro che sono ritenuti buoni e giusti dall'opinione pubblica. È sufficiente che una persona goda di largo consenso e sia benvoluta dalle moltitudini perché si possa dire con certezza che il suo nome è Anticristo. Infatti è Anticristo chi dice cose del mondo, applaudito dal mondo. Non bisogna dimenticarlo mai. Qual è il fondamento di questo potere maligno? Ciò che è stato fatto senza il Verbo. Nel potere non c'è mai traccia dello Spirito Santo, così non si può mai sperare che possa dare buoni frutti. In sostanza, tutto ciò che è l'edificio demoniaco di questo mondo è un Nulla fondato sullo sterco. La sua sostanza ontologica non è diversa da quella delle feci. I poteri del mondo cambiano di continuo, si trasformano nell'apparenza, perché sono come stronzi che una volta emessi dall'ano perdono il loro calore, marciscono e si degradano in terriccio di morte. Così altri escrementi fuoriescono dagli intestini a ciclo continuo, depositati sulla lettiera abominevole in cui si sfaldano i loro predecessori. 

martedì 15 marzo 2022

  

DARE AL DIAVOLO QUELLO CHE GLI SPETTA

Riporto in questa sede la traduzione in italiano, da me compiuta, di un interessante articolo comparso sul Telegraph e firmato dal ricercatore inglese Philip Almond, dell'università di Queensland. Egli è anche l'autore del libro 'The Devil: A New Biography'. Essendo l'articolo incentrato sul Diavolo, ha subito attratto la mia attenzione: non si può infatti pensare di dimenticarsi, nemmeno per un solo istante nella vita, chi è il Padrone di Casa. 

http://www.telegraph.co.uk/
news/religion/10965366/
Giving-the-Devil-his-due.html 
  

La Chiesa d'Inghilterra è tutto fuorché educata. E nei circoli teologici educati, è meglio non menzionare la parola "D-avolo". La morte di Dio era stata annunciata nelle teologie liberali dei primi anni Settanta. Ma il Diavolo, se non si è mai ammesso che fosse realmente morto, era stato mandato in una casa per vetusti angeli caduti dalla metà del XVIII secolo.

Quindi forse è una questione che desta poca sorpresa il fatto che - contro le obiezioni evidenti di pochi - tutti i riferimenti al Diavolo debbano essere rimossi da una nuova forma alternativa di servizio del battesimo. Non sarà più il Diavolo e tutte le sue opere a cui si dovrà rinunciare. La battaglia è ormai contro un "potere del male" impersonale, non contro Satana stesso.

D'altra parte, si tratta di un evento notevole, perché il Diavolo è presente in tutto il dramma della storia come il Cristianesimo lo ha ritratto. Accanto a Dio, è stato il membro principale del cast. Cadde in disgrazia presso Dio, poco dopo la Creazione, e fu lui che entrò nel serpente e tentò Eva. La vita, la morte e la risurrezione di Cristo hanno ridotto in modo significativo il suo potere all'interno del mondo, ma la sua definitiva sconfitta da Dio arriverà solo nella Battaglia di Armageddon alla Fine della Storia. Così la sua rimozione dal battesimo suggerisce che egli è stato depennato dalla Storia cristiana.

È uno sviluppo sorprendente, anche perché il Diavolo è recentemente tornato al centro della scena nelle conservatrici chiese protestanti e cattoliche. C'è stato un notevole incremento di possessioni demoniache riportate nella Cristianità conservatrice, e una conseguente crescita degli esorcismi e dei ministeri di liberazione. Papa Francesco, ha dichiarato la sua fede in un Satana personale. Il Diavolo è stato al centro del panico morale dell'immaginario abuso sessuale di bambini all'interno di culti satanici. E nei circoli conservatori, ci sono stati aumentati (anche se ingiustificati) sospetti di influenza demoniaca nei crescenti movimenti New Age, in particolare moderna stregoneria (Wicca) e il neopaganesimo.

In realtà, il Diavolo è stato al centro della scena nella cultura popolare occidentale negli ultimi 40 anni. Quando, nel film del 1973 "L'esorcista", una voce nella ragazza posseduta, Regan, ha annunciato "Io sono il Diavolo! Ora per favore sciogli queste cinghie", stava annunciando -
 in modalità Terminator - che era tornato. La ragazza nel quale il Diavolo aveva preso la residenza parlava con una voce di contralto profondo, urlava oscenità, vomitava e levitava, ruotava la testa di 180 gradi e camminava come un ragno. Gli spettatori erano inorriditi e sconvolti, eppure catturati e affascinati.

Il riemergere del Diavolo nella cultura popolare, se non d'élite, è parte di un nuovo impegno occidentale con un mondo incantato immaginario. Egli appartiene ad un nuovo mondo di esseri soprannaturali, sia buono che malvagio. Prende il suo posto a fianco di vampiri e fate, streghe e maghi, lupi mannari e fantasmi, mutaforma e supereroi, angeli e demoni, fantasmi e draghi, elfi e alieni, succubi e incubi, hobbit e zombie. Per non parlare degli abitanti di Hogwarts.

Questo mondo incantato moderno è uno dei molteplici significati, in cui lo spirituale occupa uno spazio tra realtà e irrealtà. Si tratta di un dominio in cui la fede è una questione di scelta e di incredulità sospesa volontariamente e felicemente. E in questo nuovo regno del limbo, il Diavolo trova un nuovo spazio.

Come suggerisce il servizio del battesimo anglicano rivisto, la credenza nel Diavolo è ormai una questione di scelta, anche all'interno della Chiesa Cristiana. Non è stato sempre così. Per la parte migliore degli ultimi 2.000 anni, era impossibile non credere nel Diavolo come era impossibile non credere in Dio. Per essere un cristiano non si doveva soltanto credere nella salvezza che era disponibile per mezzo di Cristo, ma anche aspettarsi le pene inflitte da Satana e dai suoi demoni nel fuoco eterno dell'Inferno per coloro che non fossero tra gli eletti. La storia di Dio in Occidente è anche la storia del Diavolo, e la storia della teologia è anche la storia della demonologia.

Per alcune forme di Cristianesimo conservatore moderno, emarginate all'interno del pensiero teologico, laico e liberale occidentale, la Storia cristiana del Diavolo è ancora molta viva. Resta la convinzione che il Diavolo è attivo e rimarrà tale fino a quando sarà finalmente consegnato a un'eternità nell'Inferno, alla Fine della Storia. L'esistenza del Diavolo e la sua capacità di agire nella Storia, nella natura e nella vita umana, rimane per molti cristiani, sia protestanti che cattolici, una spiegazione soddisfacente della sventura naturale e la sofferenza umana.

E il mondo moderno spesso sembra essere così cattivo e le azioni umane così malvagie che solo una spiegazione soprannaturale può bastare. Che Satana e il Male sembrino essere sempre sul punto di vincere la battaglia contro Dio e il Bene è sempre stato solo in parte e paradossalmente mitigato dalla convinzione cristiana che, alla fine della giornata, si sta portando avanti la volontà di Dio. Il Cristianesimo ha sempre lottato contro l'apparente contraddizione tra un Dio che è al tempo stesso onnipotente e infinitamente buono, eppure sembra che non sia in grado di controllare il Diavolo o che non voglia farlo.

Eppure, la storia del Diavolo aveva perso il suo ruolo centrale nella vita intellettuale occidentale dalla metà del XVIII secolo.

Da allora, per una élite istruita, se non per le masse, il Diavolo non era più un dato di fatto, ma di finzione, e anche occasionalmente una figura folcloristica di divertimento. Per alcuni, il Diavolo è diventato semplicemente una metafora per il male dentro di noi.

Per altri, è diventato semplicemente una personificazione di una forza impersonale. E non era più una lotta coraggiosa contro il peccato, il mondo e il Diavolo, ma piuttosto, come nel nuovo servizio battesimo, una questione di "standing coraggiosamente" e contrastare "il potere del male". Per altri, è una comoda scusa per gli uomini, come Daniel Defoe messo nel 1727, per "spostare su di lui quei crimini che sono i propri".

È stato l'aumento di scetticismo laico sul Diavolo che ha reso possibile la sua eliminazione efficace dalle teologie cristiane liberali.

La sua retrocessione negli angoli più oscuri della mente cristiana era forse la più importante conseguenza della crescita del protestantesimo liberale a partire dall'inizio del XIX secolo. Eppure, ironia della sorte, proprio questa marginalizzazione della Storia cristiana ortodossa del Diavolo nel moderno Occidente ha consentito una proliferazione di "vita" del Diavolo nella cultura popolare moderna.

Il Diavolo esiste ancora all'interno della Storia cristiana, ma anche oltre, una oggettivazione del male, spesso incomprensibile che è in noi e attorno a noi, minacciando di distruggerci. L'incantesimo del disincanto è stato rotto. Il Diavolo ha ora nuovi domini e nuove frontiere.

Confinato dalla Storia cristiana tradizionale da un lato, dall'altro dal moderno agnosticismo laico, egli "si aggira intorno, cercando chi divorare", ancora una volta, delizioso e pericoloso al contempo, affascinante e terrificante, familiare ed estraneo, in un nuovo mondo incantato.

Philip Almond

Naturalmente l'articolo parte dalla teologia nicena: l'idea del Maligno che dà per scontata è la solita insegnata dal Catechismo della Chiesa di Roma e condivisa da tutte le Chiese che si riconoscono nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano, ossia quella di Lucifero creatura di Dio e angelo caduto, che si sarebbe tramutato in Satana in virtù della sua disobbedienza. Non si può chiaramente pretendere che la teologia dualista radicale di Dragovitsa sia conosciuta dalle genti o anche soltanto presa in considerazione dagli studiosi, tanto è denso l'Abisso dell'Ignoranza che ha sommerso ogni cosa.

Si può anche sorvolare su alcune perle, come quando l'autore considera "immaginari" gli abusi sessuali satanici su bambini, dimenticando l'esistenza stessa di Jimmy Savile e dei suoi sodali con i loro immondissimi crimini. Si può anche non insistere troppo sul fatto che Almond ritiene "ingiustificate" le accuse di natura diabolica volte alle conventicole New Age e di altri esiti delle cosiddette dottrine del Libero Spirito. Noi sappiamo che tali insegnamenti, come ogni forma di panteismo e di panenteismo, sono vere e proprie bestemmie contro lo Spirito Santo: questa Conoscenza evidentemente è poco diffusa e non si può pretendere che il mondo accademico le dia un qualsivoglia credito. 

Veniamo ora al tema centrale della trattazione. Il Rex Mundi, che è la Sorgente Prima del Male e l'autore di questo universo d'orrore, ha certo grande vantaggio nel confondere le genti, facendo credere che non esista alcuna entità personale malvagia in grado di operare nel mondo. Come è lecito attendersi, questo inganno trova il pieno sostegno non soltanto delle masse, ma anche delle istituzioni politiche, culturali e religiose: avendo la loro origine proprio nel Diavolo, è chiaro che esse possano soltanto essere le esecutrici della volontà sua. Persino il Satana dei Niceni, ridotto a una figura da macchietta e privato di qualsiasi potere creatore, chiamato addirittura "Scimmia di Dio", risulta troppo forte per questa umanità demente, per queste pecore capaci soltanto di belare. Così ecco che il concetto stesso di Male diventa dapprima impersonale per poi venire rimosso del tutto. Le pecore destinate al macello non devono sospettare nulla. Anche se non hanno l'intelligenza dei porci grufolanti, in grado di presentire l'attività del carnefice, conviene non allarmarle troppo. La rimozione di ogni menzione a Satana nel rituale del battesimo d'acqua, per quanto posticcio noi riteniamo tale rito, appare in tutta la sua drammaticità come una prova del processo sopra descritto. Essendo una larva in possesso di Satana, la società buonista inglese arriva a stabilire l'inutilità del concetto stesso di Male. E come tacere della Chiesa di Roma? Ridotta ormai a una vuota cariatide e ipso facto decaduta con l'abiura del suo ultimo Papa, Benedetto XVI, non è più il braccio attivo del Maligno nel mondo, dominatrice tirannica delle nazioni e dei popoli. Per quanto Almond affermi che Jorge Bergoglio
 creda nell'esistenza personale di Satana, si tratta con ogni evidenza di un pro forma dogmatico: in questi tempi dell'Apocalisse assistiamo tutti attoniti alle incredibili affermazioni di un Papa a fumetti che vuole convincerci di vivere nel migliore dei mondi possibili, quello dei Teletubbies. Il Papa-Pokémon, idolo delle folle, i giovani pessimisti li manda dallo psichiatra: cosa può mai esserci di tanto brutto in questa Creazione da far pensare all'esistenza del Male? Eppure, mentre in Iraq il Califfo massacra i Cristiani e prepara il Jihad Globale, lo stesso Francesco qualche domanda se la dovrebbe porre. Così invita a pregare, salvo poi promuovere la Partita della Pace scrivendo a Ronaldo e pensando in questo modo di risolvere tutto, di rintuzzare con un gossip da rivista patinata ogni eruzione di atrocità da questo paradisiaco scenario di cartone, da questo Eden di plastica.

(Il Volto Oscuro della Storia, 10 agosto 2014)

venerdì 11 marzo 2022

IL XIV DALAI LAMA TENZIN GYATSO È MORTO

Annunciamo la morte di Tenzin Gyatso nato Lhamo Dondrub, XIV Dalai Lama del Tibet, e l'estinzione del Buddhismo Lamaista (Vajrayana). No, non si tratta di una bufala: è la realtà dei fatti. Il Dalai Lama è stato ucciso dai suoi eccessi. So che tutti saranno increduli e riterranno le mie parole prive di qualsiasi fondamento. "Ma come?", diranno, "Se il Dalai Lama rifugge dalle cose impure, come può essere morto in un modo tanto inglorioso?" Sono consapevole del fatto che i monaci buddhisti sono votati a una vita di astinenza e di moderazione e che in particolare è richiesto loro di evitare le crapule e le sostanze inebrianti. Eppure il Dalai Lama è morto a causa dell'ingestione di quantità spaventose di liquori, poco dopo la sua ultima apparizione in pubblico. Il suo fegato si è spappolato a causa di una cirrosi fulminante e il cadavere tumefatto è stato ritrovato dai monaci costernati. Vicino al corpo ormai livido stavano alcune bottiglie di liquore, completamente svuotate. Questo è quanto accaduto. Ovviamente non posso definirmi un testimone oculare, ma tramite l'osservazione e l'uso della Logica trovo che sia possibile ricostruire le circostanze della morte dell'autorità religiosa in modo sufficientemente accurato.

Alla festa del suo compleanno, il Dalai Lama era talmente ubriaco da scandalizzare George W. Bush, che in gioventù era stato un notorio etilista. I lazzi guitteschi in cui il religioso si era esibito hanno provocato un immenso scandalo, che i media hanno cercato di tacitare. Non meno scandalose erano state alcune affermazioni empie e sacrileghe, rilasciate dallo stesso Tenzin Gyatso in altre occasioni. Così egli aveva detto, che una donna non avvenente non serve a nulla. Il Principe Gautama, più noto come Buddha, sarebbe stato colto dall'orrore ascoltando simili parole. Non contento di questo, il Dalai Lama aveva dichiarato che gli sarebbe piaciuto rinascere donna in modo tale da soddisfare nella carne una gran numero di uomini. Infine, cosa ancor più blasfema, aveva affermato che il suo successore sarebbe stato una donna, purché prosperosa. Sappiamo per certo che Sakyamuni disse che la rovina si sarebbe abbattuta sul suo Ordine monastico qualora vi fosse stata ammessa una donna. Quindi le affermazioni dei Dalai Lama contrastano gravemente con il pensiero del fondatore della religione che affermava di rappresentare sulla Terra. Inoltre si ha ragione di ritenere che parlando di un successore di sesso femminile egli non intendesse affatto una donna bella ma casta: intendeva invece una fellatrice spermatofaga, una Messalina copulante, una Taide orgiastica, una Cleopatra dissoluta. 

La scomparsa del Dalai Lama è stata subitanea, eppure all'inizio nessuno si è accorto di nulla. I monaci, in preda alla confusione e al terrore, non sono riusciti a gestire la tremenda sciagura che li ha colpiti. Fatto sta, che dopo alcuni mesi, del capo religioso tibetano non c'è nessuna traccia, non ricompare. Ho anche appreso che la notizia del decesso di Tenzin Gyatso cominciano a circolare nel Web, anche se sono state subito classificate come "bufale". In ogni caso le rassicurazioni ufficiali, che definiscono il Dalai Lama "vivo e vegeto", non convincono affatto. Se fosse davvero in perfetta salute, perché non mostrarlo immediatamente al pubblico? Sarebbe la prima cosa che i monaci potrebbero fare per porre fine alle voci sempre più insistenti. Tuttavia essi non sono in grado di farlo, tanto sono smarriti e posseduti dalla follia. Se anche l'autorità religiosa dovesse ricomparire, c'è motivo di credere che si tratterebbe di un sosia. L'accaduto può essere definito in un solo modo: PORTENTO. La gravità di tutto ciò sta nella frattura ontologica che si è prodotta. Fino a un certo punto il Buddhismo Lamaista esisteva, poi all'improvviso è caduto nel Nulla, proprio come le creature di Fantàsia descritte nel libro di Michael Ende, la Storia Infinita. Inutile dire che una simile discontinuità non può essere sanata in alcun modo.

(Dualismo Assoluto, 20 marzo 2016)

Ricordo bene un utente che si fece beffe delle nostre parole, definendo il sito in cui erano comparse "una fonte non proprio autorevole". Ne prendo atto.
Domanda. Dov'è Gyatso?

mercoledì 9 marzo 2022


SEBORGA, OMPHALOS DELLA CONFUSIONE 
 
Una micronazione e i suoi falsi: cui prodest?

Sono ormai più di due anni che un amico, purtroppo defunto, mi parlò di qualcosa di eccezionale che aveva visto con i suoi occhi viaggiando per la riviera ligure di Ponente. Descrisse un impervio paesino chiamato Seborga, sito nei pressi di Bordighera, che costituirebbe uno stato indipendente, una specie di enclave nel territorio italiano. Era affascinato dalla moneta locale, il luigino, nella quale potevano essere cambiate le lire tramite appositi uffici. Qualcuno direbbe per pura coincidenza, mi capitò in mano in quei giorni una rivista con un articolo che parlava del Principato di Seborga, il cui territorio a quanto si diceva non sarebbe parte integrante della nostra nazione. In sintesi, negli anni '60 questo borgo fu dichiarato indipendente e sovrano da un suo cittadino, Giorgio Carbone. Costui si insignì all'improvviso del titolo di Principe. La rivendicazione si basava sul fatto che il comune di Seborga non sarebbe stato registrato dai Savoia nei propri domini, e non passò quindi alla Repubblica quando questa fu proclamata. Giorgio Carbone passò così da capo della corporazione dei fiorai a sovrano, ornato del bizzarro titolo di Sua Tremendità

Lo staterello ligure mi incuriosì non poco, ma dovendo occuparmi di cose più importanti, mi uscì del tutto di mente. Durante i miei vagabondaggi per la blogosfera splinderiana mi capitò ancora di incrociare il nome di Seborga: esisteva un blog chiamato
Utopia Micronation in cui alcuni post erano dedicati all'argomento di cui stiamo trattando. Mi accorsi subito che si trattava di un argomento controverso. Se il Principe di Seborga sosteneva i suoi diritti, in realtà non era mai esistito alcun riconoscimento da parte dell'Italia. Non solo, ma una blasonata proclamatasi discendente di Federico II affermava di avere diritto a quel fazzoletto di terra. Per contro un nobile genovese aveva colto l'occasione per estendere gli angusti domini territoriali del Pontefice, sostenendo a spada tratta l'appartenenza feudale di Seborga al Vaticano. Un utente anonimo particolarmente livido sputava veleno, sostenendo i diritti feudali del Vaticano e deplorando il fatto che una fantomatica "setta neocatara" volesse impadronirsi del paese. Senza esitare scesi in campo, e quello, terrorizzato dal 666 contenuto nel mio nick, fuggì via senza farsi più rivedere. Il blog è attualmente del tutto vuoto, ma i suoi contenuti possono essere trovati in Rete, sparsi su decine di siti. 

Poco tempo fa mi è venuto in mente di tornare ad occuparmi di Seborga, quasi per un'improvvisa illuminazione. Per prima cosa ho cercato in Google e sono entrato in un portale del Principato. Analizzandone i contenuti con attenzione, subito mi sono accorto della sovrabbondanza di gravi inconsistenze nella contorta storia seborghina presentata online.
 
Emerge una certa incapacità di distinguere i Catari dai Druidi: li si presenta come antichi sacerdoti precristiani operanti nella zona già nel 400 d.C., contro ogni buon senso storico. Anche le affermazioni più sobrie rigurgitano di visioni distorte. Basta analizzarne qualcuna
presa a caso.  
 
"Seborga (originariamente CASTRUM SEPULCRI), antico Feudo dei Conti di Ventimiglia, era una base molto importante dei Catari, setta religiosa che si sviluppò, in seguito, nella vicina Provenza e lingua D’Oc."
"Il movimento Cataro, che viveva in estrema povertà, molto rigido rispetto al Culto Cattolico e che contestava il potere temporale ed economico della Chiesa di Roma, non portava certo benefici ai proprietari del Feudo, che venivano privati della riscossione delle gabelle."  
"Per la ragione su esposta e per il fatto che si era sviluppata, nella famiglia dei Conti Guerra, una credenza di maleficio, che, seguendo il consiglio dell’Arcivescovo di Arles o del Priore di Montemaggiore, nell’anno 954, il Feudo fu ceduto ai Monaci Benedettini di Santo Onorato in Lerins."
 
La cronologia è del tutto errata. Nel X secolo non si può parlare certo di Catarismo, come abbiamo mostrato ripetutamente. Si può supporre che al massimo nel 954 qualche Fundaita abbia visitato la regione, facendo ai locali strani discorsi sulla corruzione della Chiesa Romana e sull'illiceità del matrimonio.

Del tutto fuorviante è anche l'analisi prensentata nel sito: è vero che la Chiesa di Dio era di un'estrema povertà, ancor più severa di quella di San Francesco, ma in media c'era un Perfetto ogni cento Credenti, e molti membri del movimento erano ricchissimi. Vi erano anche principi catari. Farinata degli Uberti era cataro, così come Ezzelino da Romano e suo padre prima di lui. Il discorso delle gabelle non regge: i Credenti erano molto laboriosi. Inoltre, essendo ferocemente ostili alla Chiesa di Roma, ogni signore che non fosse guelfo avrebbe avuto interesse a sostenerli per potersi impossessare delle proprietà ecclesiastiche.
 
In alcuni punti si giunge a un assurdo revisionismo: 

"Dicono la storia e la leggenda, che dopo la repressione condotta in Provenza contro la Comunità, con la famosa Crociata condotta intorno al 1150 da Simon De Monfort e nel 1200 dal Vescovo di Tolosa, che fece abbattere  il Castello Abbazia di Monsegue (sic), dove furono bruciati vivi oltre trecento  tra uomini, donne e bambini, gli unici Catari sopravvissuti siano proprio quelli di Seborga e che qui sia stato nascosto e sepolto il mitico 'Graal'."
 
Secondo l'autore di questo testo, Simon de Montfort avrebbe guidato la nefasta guerra di sterminio quindici anni prima di nascere! In realtà le ostilità iniziarono nel 1209 e Montfort fu ucciso nel 1218. L'assedio di Montsegur (non Monsegue) si concluse nel 1244. Stando al revisionista, gli eroici difensori di Montsegur sarebbero stati bruciati prima ancora dell'inizio del genocidio. È del tutto falso affermare, come fanno molti francesi, che il Catarismo morì con Montsegur. In Italia era ancora fiorente, e iniziò a declinare soltanto a partire dal terribile rogo di Verona del 1278.
 
A parte il fatto che già solo per ragioni demografiche di certo nel XIII secolo c'erano più Catari a Saronno che a Seborga, il fatto che nella zona di Bordighera sussistesse un simile centro del Catarismo non risulta affatto. Non nego che ci siano stati Catari a Seborga, per il semplice fatto che ce n'erano praticamente dovunque! Non potevano comunque essere molto numerosi: se anche l'intera popolazione di quel paesino fosse stata composta da Credenti, dire che erano un centinaio era tanto. Non mi pare che qualche autore parli di Seborga in connessione alla religione dei Buoni Uomini, e non si conosce il nome di un solo Perfetto originario di quella regione. Possiamo descrivere abbastanza bene i vescovati catari in Italia e in Linguadoca, e per contro non sembra che alcun centro della Liguria fosse sede di un vescovo cataro. Genova era descritta come un luogo pullulante di eretici, ed è verosimile credere che il Catarismo ligure si sia irradiato proprio da quella città, che a sua volta lo aveva ricevuto dal Piemonte.
 
Per definire meglio l'intera questione, mi sono anche affidato alla versione cartacea della famosa Enciclopedia Utet del 1973. All'epoca in cui fu impressa ero un moccioso e credevo che il nome Enciclopedia traesse la sua etimologia dai Ciclopi. Ecco quanto riporta:
 
"SEBORGA. Comune della Liguria, con 247 ab., in provincia di Imperia, da cui il capoluogo, a m 500 sul mare, dista 46,5 km a NO."
 
Questo è tutto. La cosa mi ha sorpreso, viste le continue mormorazioni incentrate su questo suggestivo borgo ligure da qualche anno a questa parte.

Dato che gran parte della storiografia fittizia parla diffusamente dei Cavalieri Templari, ho chiesto alla carissima amica Krak, esperta in materia, cosa ne pensasse. Riporto qui il suo prezioso contributo: 
 
"Scorrendo le pagine che riguardano il fantomatico Principato di Seborga ho notato delle grossissime incongruenze che riguardano la storia dei Templari. I fautori di tale sito affermano che nel 1118 il Principe-Monaco Edouard (tra l’altro non identificabile) nomina i primi 9 Templari in Seborga. Da quel momento il luogo diverrà il primo stato Sovrano Cistercense della storia. Per quanto lacunosa la gloriosa storia del Tempio, ha riferimenti piuttosto attendibili riguardo alla nascita dell’Ordine. Guglielmo di Tiro ci narra di quando i primi nove fondatori si presentarono al reggente Baldovino II per fare voto di povertà castità e obbedienza. La data oscilla tra il 1118 e 1120 (non ci sono riferimenti più specifici sicuri). Il sito di Seborga prosegue affermando che San Bernardo nel 1117 si trovava nel loro “principato” per consacrare i primi 9. A me sembra piuttosto verosimile considerando che aveva ricevuto il terreno su cui sorgerà Chiaravalle nel 1115. Della vita di tale monaco abbiamo varia documentazione storica, in nessuna di esse viene citato un suo viaggio in tale luogo. Tra l‘altro non capisco come sia possibile che San Bernardo benedica i 9 nel 1117 e il Principe-Monaco nel 1118, quindi secondo il sito i Templari si sarebbero trattenuti a Seborga più di un anno, un bel lasso di tempo….a quale scopo? La presunta storia prosegue citando tra i fondatori il Conte di Champagne, notizia non vera, egli entrerà nella milizia solo nel 1126. Inoltre è quasi certo che il fondatore del’Ordine Ugues de Payns sia andato in Terra Santa nel 1114 con il Conte di Champagne e lì sia rimasto dopo la partenza di quest’ultimo l’anno dopo. Quindi non vedo come sia possibile che tra il 1117 e il 1118 si potesse trovare a Seborga. Proseguendo il testo gli stessi sarebbero rientrati nel Principato nel 1127 per incontrarsi di nuovo con San Bernardo. In questa circostanza avrebbe nominato il primo Gran maestro. Tutto ciò è falso Ugo de Payns ricopriva tale carica dalla fondazione. Non è vero che tutti i primi 9 fecero ritorno in Europa per partecipare al concilio di Troyes. Ancora secondo chi ha redatto questo scempio storico San Bernardo i Templari e Padre Gerardo di Mortigues, che nel 112 aveva fondato l’ordine che oggi si chiama Cavalieri di Malta, si incontrarono in segreto a Seborga. Ora prima di tutto va detto che l’ordine venne fondato nel 1113 (la documentazione si trova alla Valletta) dal Beato Gerardo Sasso morto nel 1120, quindi a parte il grossolano errore di date, vorrei sapere come faceva Gerardo ad essere presente ad un presunto incontro avvenuto nel 1127 se a quella data era già morto da 7 anni. Il racconto prosegue affermando che sempre il Principe-Monaco Edouard in tale occasione avrebbe eletto Ugues de Payns Gran Maestro (come già detto era in carica dall’anno della fondazione). Per ultimo affermano che quindici dei Cavalieri Templari furono anche Principi pro tempore di Seborga tra cui Guillaume de Chartres che morì li a seguito di ferite riportate in Terra Santa nel 1219. Mi chiedo, se tutto ciò fosse vero, perché non esiste nessuna documentazione in merito? È documentata invece la morte del de Chartres avvenuta a causa della peste durante l’assedio di Damietta. Un ultimo pensiero se tale Gran Maestro è sepolto a Seborga dove possiamo visitare la sua tomba, io la vedrei volentieri…."
Saluti
Krak
 
Per fare paragoni sui Templari a Seborga, potrei citare Menelao morto a Troia nel film Troy. In conclusione, i cittadini di Seborga sono sottoposti alla legge dell'Italia, le loro guardie in uniformi multicolori sono l'equivalente della Polizia Locale, il luigino non è diverso dalle banconote usate dalla Lega Nord nelle sagre di paese, semplici buoni con il faccione rubicondo di Bossi e la scritta "cincentfranc".

(Il Volto Oscuro della Storia, 15 dicembre 2007)

Il Principe Giorgio Carbone (Giorgio I) è deceduto il 25 novembre 2009. Il titolo è passato a Marcello Menegatto (Marcello I) il 25 aprile 2010. Dal 10 novembre 2019, in seguito all'abdicazione di Marcello I, la Principessa di Seborga è Nina Dobler Menegatto.

sabato 5 marzo 2022


I PASSAGINI: UNA MISTERIOSA SETTA
GIUDEO-CRISTIANA DEL XIII SECOLO

Veterotestamentarismo in Lombardia

Nei primi secoli dell'Era Volgare, erano diffuse e numerose le comunità che pur accettando Cristo mantenevano al contempo un'osservanza più o meno stretta della Legge di Mosè. Non si limitavano cioè a credere nei Vangeli, ma praticavano le complesse prescrizioni del Deuteronomio e del Levitico, tra le quali ad esempio la circoncisione, il divieto di mangiare carne di mammiferi non ruminanti e con l'unghia non bipartita, la proibizione di assimilare sangue e di toccare donne mestruate o incinte, l'obbligo di sotterrare gli escrementi. Questi gruppi erano all'inizio molto consistenti, e si rifacevano agli insegnamenti di Pietro e di Giacomo il Minore.

Vedevano invece Paolo di Tarso come un demonio, perché aveva abolito e avversato in tutti i modi gli obblighi della Legge Mosaica. Alcuni lo accusavano di aver impedito l'accettazione del Cristianesimo da parte di tutti gli Ebrei. Altri affermavano che la Legge era stata consegnata agli uomini dagli Angeli, che i Gentili l'avevano dimenticata e che era loro compito conservarla e trasmetterla: per questo si davano il nome di Angelici. Si noti che questi Giudeo-Cristiani non erano necessariamente Ebrei.

Presto cominciarono a manifestarsi tra di loro contenuti dottrinali eterodossi, e si svilupparono sette come gli Ebioniti, i Nicolaiti, gli Elcasaiti e i Nazarei. Le ultime tracce documentate si perdono verso il IV secolo in Iberia, ma non dobbiamo pensare che questa corrente di pensiero cristiano sia mai veramente morta. L'universalismo di Paolo era stato una mossa molto abile, che aveva permesso alla Chiesa di estendersi su una moltitudine di genti, mentre l'osservanza minuziosa delle prescrizioni di Mosè avrebbe reso il Cristianesimo poco attraente.

Dopo molti secoli, la Chiesa di Roma era diventata una terribile potenza temporale, e giunta al suo apogeo cominciava a dare i primi segni di corruzione. All'alba del secolo XIII molti movimenti si opponevano al clero romano e avevano messo profonde radici. È a questo punto che si è riscontrata nuovamente traccia di qualcosa di simile ai Giudeo-Cristiani. Non si riesce a tutt'oggi a capire l'origine di questo controverso movimento, a seguire i percorsi che hanno portato alla sua formazione. 
 
Nella Summa contra haereticos del teologo Prepositano di Cremona troviamo menzione di una misteriosa setta diffusa in Italia settentrionale: i Passagini. Tutto ciò che sappiamo di loro per diretta testimonianaza lo dobbiamo al lavoro di questo chierico cremonese, ed è molto significativo. Essi avevano ricevuto il loro nome dall'osservanza della Pasqua ebraica (Pesach), in cui celebravano il Passaggio di Dio in forma di un vento mortifero che uccise tutti i primogeniti degli Egiziani, inclusi quelli dei loro animali, salvando invece gli Ebrei (Es 12, 11). Si ricorda che il metodo per il calcolo della Pasqua usato dalla Chiesa di Roma è differente da quello ebraico: i Passagini seguivano quest'ultimo. Erano considerati Cristiani dall'eresiologo Ilarino di Milano, e definiti come credenti che cercavano mezzi di salvezza dell'anima nell'osservanza delle leggi dell'Antico Testamento, ritenendo insufficienti allo scopo i rituali della Chiesa di Roma. Si sa che praticavano la circoncisione, che mangiavano unicamente le carni di animali permessi dalle prescrizioni mosaiche e che non assimilavano sangue. Allo stesso modo osservavano come giorno festivo il Sabato e pretendevano di applicare anche le severissime norme penali veterotestamentarie, ad esempio lapidando le adultere.

Quello che la Chiesa Romana non poteva tollerare era però la loro cristologia. Non era docetista come quella dei Catari, ma concordava nell'essere subordinazionalista. In altre parole, i Passagini credevano che Gesù patì nella carne, e che fosse al contempo una creatura di Dio e quindi naturalmente non consustanziale con il Padre.

Tendenze simili sono state notate anche nei Giudaizzanti dei tempi antichi. Le informazioni sulla setta sono così scarse che non possiamo menzionare neppure il nome di un suo capo. Non siamo a conoscenza neppure di un singolo atto inquisitoriale che contenga l'eresia dei Passagini come capo di imputazione contro una persona. Da questo si potrebbe pensare che le persecuzioni contro di loro furono blande.

Questi Giudeo-Cristiani medievali compaiono in un documento importante che permette anche di fare qualche supposizione dei loro rapporti con i Catari. Si tratta della famosa costituzione Ad abolendam diversarum haeresium pravitatem, promulgata dal Papa Lucio III nel 1184 come strumento per aiutare i vescovi cattolici nella lotta contre le eterodossie. La frase che ci interessa è la seguente:

"Decretiamo dunque che siano colpiti da anatema perpetuo innanzi tutto i Catari e i Patarini e coloro che, con falso nome, affermano mentendo di essere Umiliati o Poveri di Lione, Passagini, Giuseppini, Arnaldisti".

Il termine Patarini era all'epoca un sinonimo di Catari molto diffuso in Lombardia e altrove: persino nelle terre balcaniche i Bogomili erano noti come Patareni. Si deduce che vi erano anche Catari che trovavano conveniente nascondere la fede da loro professata facendosi passare per eretici di diverso tipo. Di questi, è possibile che alcuni si fingessero Passagini.

Tutti i Buoni Uomini rifiutavano la circoncisione come opera del Creatore Malvagio, consideravano Mosè un diavolo e la sua legge vanità, ma non è affatto escluso che ci fossero Credenti che si erano convertiti essendo stati in precedenza Passagini. Anzi, si possono cogliere precisi indizi di ciò. Il dogma 29 della della Chiesa Catara di Bagnolo San Vito dice: Mosè fu malvagio. Altrettanto esplicito è il dogma 30: La salvezza non ci fu nè c’è, in nessun modo, attraverso la legge di Mosè. Si segnala in questo contesto anche il dogma 33 : il Dio Buono non diede la circoncisione. Certamente queste possono essere viste come mere affermazioni teologiche, ma se sono state incluse nella lista dei dogmi un motivo preciso doveva esistere. Con ogni probabilità nelle diocesi dipendenti da Bagnolo (ad esempio le attuali province di Mantova, Cremona e l'intera Emilia) vi erano nutriti nuclei di Passagini che si erano associati ai Catari. Era quindi sentito necessario impedire che le leggi veterotestamentarie fosse continuate tra questi Credenti.

In seguito alla costituzione di Lucio III si trova una menzione dei Passagini in uno statuto dell'Imperatore Federico II di Svevia, che godette di una fama del tutto immeritata di essere uomo di ampie vedute. In fatto di eresia era abbastanza intransigente, e con questo documento del 1220 sanciva la persecuzione di tutti i dissidenti religiosi. A partire da quella data non se ne sente parlare più, al punto che l'inquisitore Raniero Sacconi li dà per estinti. È possibile che alcuni gruppi superstiti si siano persi tra i Valdesi. 

giovedì 3 marzo 2022


IL TAGLIO DELL'OLMO:
UN ENIGMA TUTTORA IRRISOLTO

Alle radici di un'oscurità secolare

Normandia, 1188. Qualcosa di inaspettato avvenne nel borgo di
Gisors, sperduto in monotone campagne e apparentemente del tutto privo di interesse per un moderno. Un albero venne abbattuto. Può sembrare che fin qui non ci sia nulla di strano. Eppure quel luogo era famoso proprio perché vi sorgeva questo albero, un esemplare monumentale, plurisecolare di olmo.

Occorre a questo punto fare qualche cenno sulla religione dei Celti e sull'importanza che dava al culto degli alberi.
Il Cristianesimo aveva molto faticato a penetrare nelle regioni rurali delle Gallie, al punto che ancora Carlo Magno emanò editti per proibire i sacrifici alle fonti e agli alberi. In particolare era sentito il culto dell'olmo, di cui perduravano ancora in epoca recente residui anche nella provincia di Cuneo: i contratti venivano spesso stipulati sotto tale albero. L'olmo di Gisors era così antico da essere già venerato in epoca precristiana. Aveva visto i secoli scorrere, udito diverse lingue, visto gli Dei cambiare. Quando era ancora un tenero arboscello, la gente parlava gallico. Erano arrivati i Romani.

Poco a poco il latino cominiciò a essere parlato nelle città
, e fece in tempo a trasformarsi in volgare, finché giunse anche nelle campagne, dove sostituì gli ultimi residui del tardo gallico. I Druidi erano ormai da tempo spariti nelle selve e si erano estinti in silenzio, l'Impero era decaduto, erano arrivati i Franchi. Eppure l'olmo era un elemento di continuità, qualcosa che resisteva ai flussi e ai riflussi della storia.

Ancora nel tardo XII poteva sopravvivere un uso cultuale dell'Olmo di Gisors,
poiché spesso dietro parvenze cristiane le popolazioni rurali conservavano forme distorte di riti e di credenze dell'antico paganesimo. Fatto sta che senza dubbio il luogo continuava ad essere usato come luogo di adunanza per regnanti e personaggi importanti della nobiltà francese e inglese: era una sorta di territorio neutrale in cui stabilire alleanze o tregua delle ostilità. Qualcuno potrà a questo punto pensare che si trattasse della punizione di perduranti culti pagani. In fondo la Storia pullula di episodi simili. Chi non ricorda l'Irminsul o il Noce di Benevento? Dall'analisi dei pochi dati disponibili risulta invece che le cose non sono così semplici, e che questo episodio risulta al centro di una matassa intricatissima di complotti internazionali.

Colpisce subito l'insostanzialità dei documenti.
Esistono versioni diverse, riportate da cronisti medievali. Enrico II d'Inghilterra si sarebbe incontrato lì con Filippo II di Francia (già noto per aver perseguitato aspramente i Catari di Reims). Gerusalemme era appena caduta nelle mani degli eserciti del Saladino, e gli animi erano tesi in tutta la Cristianità: l'anno seguente sarebbe iniziata la III Crociata. Non si capisce in ogni caso cosa abbia spinto i due sovrani con il loro seguito ad incontrarsi proprio a Gisors. Sembra in ogni caso che non sia stato possibile raggiungere un accordo, così alla fine dell'incontro l'albero fu abbattuto. I resoconti che ho potuto reperire non erano disponibili in italiano, così li ho tradotti dall'inglese.

Questo è il primo, molto stringato, riportato dal professore di storia Bradford Smith, dell'università di Oglethorp
:

"A Gisors, Enrico II e i suoi consiglieri sedettero sotto un albero di olmo, mentre Filippo e il suo seguito soffrivano sotto il solleone. Dopo l'incontro, Filippo ordinò che l'albero fosse abbattuto e ridotto in pezzi, dando il messaggio che non avrebbe dato quartiere agli Inglesi."

Con il secondo resoconto inizia la confusione.
È un racconto del tutto diverso e più articolato, risalente al 1260 circa. È riportato nell'opera di un autore noto come il Menestrello di Reims, e concorda col primo soltanto nel triste fato dell'albero:

"Re Riccardo inviò un messaggio ai conti di Sancerre e di Barre, dicendo loro che avevano preso il pane del Re e non avevano dato a lui nulla in cambio, ma se essi fossero stati abbastanza coraggiori da venire fino all'Olmo di Gisors, li avrebbe ritenuti veramente valenti. I nobili francesi gli inviarono un messaggio dicendo che sarebbero venuti il giorno dopo, all'ora terza, per abbattere l'albero, malgrado lui. Quando il sovrano inglese udì che essi stavano per venire a tagliare l'albero, egli ne fece rinforzare il tronco con fasce di ferro, che furono avvolte per cinque volte intorno al legno. Il mattino dopo, i nobili francesi si armarono e riunirono cinque squadroni dei loro uomini, e uno di questi era guidato dallo stesso Conte di Sancerre, un altro dal Conte di Chartres, il terzo dal Conte di Vendome, il quarto dal Conte di Nevers, il quinto dal Sire Guglielmo di Barre e dal Sire Alain di Roucy. Essi cavalcarono fino all'Olmo di Gisors, con i balestrieri ed i carpentieri davanti, ed avevano nelle loro mani asce acuminate e buoni martelli appuntiti, con cui tagliare le fasce metalliche che erano state strette intorno all'albero. Si fermarono davanti all'olmo, divelsero le fasce e lo abbatterono, a dispetto di ogni resistenza."

A quale delle due narrazioni dobbiamo dare credito? Salta anche agli occhi un'incongruenza.
Nella prima versione si parla di Enrico II, nella seconda di suo figlio Riccardo Cuor di Leone, che nel 1188 non era ancora stato incoronato re. Sembra che già nel XIII secolo le cose fossero poco chiare.

Fatte queste premesse, tutto è impenetrabile mistero.
Chiunque se ne può rendere conto navigando nella Rete: si trovano soltanto pagine piene di assurdità e di ipotesi del tutto fantasiose, che sembrano create a bella posta per gettare il lettore nella confusione. Depistaggio. Nella maggior parte dei casi il Taglio dell'Olmo viene associato ai Templari, anche se di questo non esiste la benché minima prova. La versione più diffusa spiega come tale evento abbia sancito simbolicamente la scissione dei Templari dal
Priorato di Sion. Il punto è che l'esistenza di questo Priorato di Sion non poggia su alcunché di concreto e di credibile. Si tratta della fumosa invenzione di un certo Pierre Plantard, oscuro disegnatore francese che lo fondò come società segreta nel 1956, dandosi subito da fare per fornirgli una giustificazione tramite documenti falsi e fonti inventate. Il Priorato di Sion è diventato parte dell'immaginario collettivo a causa del Codice da Vinci di Dan Brown, un libro di pseudostoria fuorviante che in troppi credono realtà. Se la Chiesa di Roma ha condannato il Codice per questioni strettamente dottrinali, reputo che il danno fatto dalla sua diffusione sia incommensurabile e che riguardi tutti: è in gioco la possibilità di conoscere la verità. Moltissimi argomenti ci sono quasi preclusi per carenza di materiale e di attestazione. Qui invece assistiamo a qualcosa di eccezionale e prodigioso: la sovrabbondanza infinita di informazione spazzatura.

C'è da porsi un'inquietante domanda: chi sta dietro queste manipolazioni? CUI PRODEST?

lunedì 28 febbraio 2022


PIETRO DI BRUIS:
IL DISTRUTTORE DI CROCI  

Pietro nacque sul finire del XI secolo nella regione delle Hautes-Alpes, cantone di Rosans, nella regione attualmente nota come Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Non si conosce l'anno della sua nascita e non è neppure sicura la sua provenienza dal villaggio di Bruis dal quale trasse il suo nome. Nonostante la grafia Bruys sia molto diffusa, preferisco usare la variante Bruis per evitare confusioni: esiste infatti anche un borgo della Piccardia (in Francia del Nord) chiamato Bruys

Quasi tutto quanto sappiamo della sua tormentata esistenza terrena ci viene dal trattato
Contra Petrobrusianos hereticos, opera dell'abate di Cluny Pietro il Venerabile, noto anche come Pietro di Montboissier.  

Pietro di Bruis divenne un chierico, ma non restò a lungo all'interno della Chiesa di Roma. Una vocazione incoercibile lo spinse a dissociarsi e ad adottare idee radicali quanto di facile comprensione per chiunque. 

Verso il 1112 divenne un predicatore itinerante nella sua terra nativa, e cominiciò a diffondere con grande ardore il suo verbo attraverso le vallate della Provenza e del Delfinato, spingendosi in seguito anche a occidente del Rodano. Egli accettava come testi sacri soltanto i Vangeli, rifiutando con identica veemenza gli Atti degli Apostoli, le Epistole e l'Antico Testamento. Anche se non arrivò al punto di affermare esplicitamente la natura diabolica dell'Antico Testamento, lo ritenne comunque di dubbia origine. L'odiata autorità della Chiesa Romana era l'unico fondamento dell'accettazione di tali scritti da parte delle genti. Un'altra notevole peculiarità era l'individualismo: qualsiasi persona doveva poter avere accesso a Dio senza bisogno di intermediari di qualsiasi genere, e senza bisogno di doversi recare in una chiesa o in altra terra consacrata. Infatti, se Dio è ovunque, può essere pregato allo stesso modo in una basilica o in una stalla. 

In comune con il Catarismo, anche se su basi diverse, era condannata ogni manifestazione esteriore di religiosità cattolica. La croce era vista come idolo e come odioso strumento di tortura. Non solo non ne era accettata in alcun modo l'adorazione, ma era addirittura ritenuta opera di Satana. Sarebbe bello vedere che faccia farebbero gli esorcisti e certi filmografi nel sentire affermare questa idea dissidente, secondo la quale ben lungi dal cacciare i demoni, la croce ne è la diretta manifestazione.  


Pietro di Bruis fece un gran cumulo di tutte le superstizioni del clero romano e lo diede alle fiamme. Non servivano più chierici di nessun genere e nessuno doveva più essere ordinato. Era da abolire la celebrazione della messa, in quanto insignificante. Non serviva più alcuna preghiera per i defunti, perché questi sono salvati o dannati secondo il volere di Dio, e la volontà di Dio non può essere manipolata in alcun modo dalle parole umane. Di tutti i sacramenti, uno solo rimaneva valido: il battesimo impartito agli adulti. Il pedobattesimo non poteva avere alcun valore spirituale, essendo soltanto il lavacro di un corpicino. In ogni caso anche se amministrato a persone in grado di credere, il battesimo aveva un valore puramente simbolico, essendo la salvezza ottenibile unicamente per mezzo della fede personale. Infatti secondo il Vangelo di Marco (Mc 16, 16): "chi avrà creduto e sarà stato battezzato, sarà salvo; chi invece non avrà creduto, sarà dannato". 

Di tutti i sacramenti, quello più avversato fu l'eucarestia:  era respinta con particolare avversione la transustanziazione, che allora non era ancora stata formulata in modo chiaro come dogma dalla Chiesa di Roma. Non era possibile ripetere in senso sacramentale il Sacrificio di Cristo, evento unico nella storia dell'umanità, e il pane eucaristico non poteva che essere un qualunque cibo destinato alle brutture dei visceri. 

La predicazione di Pietro di Bruis durò oltre venti anni e conobbe un grandissimo successo e sempre più nutrito divenne il seguito dedito alla distruzione degli idoli. Ai credenti della nuova dottrina fu dato il nome di Petrobrusiani. La lotta iconoclasta si diffuse e conobbe punte di grande furore. Era costume dei Petrobrusiani fare roghi di croci, e il venerdì Santo essi cuocevano della carne su questi fuochi, mangiandola avidamente davanti agli occhi di coloro che erano rimasti fedeli alla Chiesa di Roma. Mangiavano tale carne e costringevano anche i monaci a nutrirsene. Davanti a tutti li denudavano, obbligandoli a sposarsi e a copulare in pubblico con le loro mogli sotto minaccia di tormenti. Gli altari furono abbattuti, le chiese distrutte, i preti percossi e umiliati, e un gran numero di persone ribattezzate. 

Pietro il Venerabile ci tramanda informazioni che ci permettono in qualche modo di tracciare la storia di questo singolare movimento. Secondo la prima impressione del cluniacense, i Petrobrusiani
sarebbero stati bande di montanari incolti la cui diffusione non poteva che essere limitata alla regione di nascita del predicatore. Ne attribuiva il sorgere all'ignoranza di quelle genti, tagliate fuori da ogni influsso culturale, tra le quali ancora vivevano residui di paganesimo. In seguito giunsero a Pietro rapporti dai quali risultava che i Petrobrusiani avevano messo radici in molte città del mezzogiorno francese, presso ceti tutt'altro che incolti. A questo punto fu costretto a rivedere le sue idee, e ne fu molto turbato. 

Prima che il clero di Roma potesse prendere una decisione repressiva, si ebbe il tragico epilogo della vicenda in un villaggio nei pressi di Nîmes, Saint Gilles, in un giorno di Venerdì Santo. Si ignora l'anno preciso, ma con ogni probabilità l'evento si colloca tra il 1132 e il 1139. La popolazione che pure in precedenza aveva acclamato Pietro di Bruis, forse presa da timore superstizioso a causa dei suoi eccessi, lo catturò e lo gettò in uno dei suoi roghi di croci. La sua eredità non andò comunque dispersa: di lì a poco un ex monaco, Enrico di Losanna, l'avrebbe ripresa con successo, pur senza ricorrere a provocazioni tanto estreme. 

Come si può vedere, le caratteristiche della dottrina petrobrusiana mostrano qualche influenza bogomile, ma non vi è presente alcun elemento dualista. Non si ha traccia di docetismo: secondo Pietro di Bruis, Cristo patì veramente nella carne. Il suo odio verso la croce è l'odio verso lo strumento di un tormento reale. Manca del tutto la condanna del matrimonio, dell'accoppiamento e della procreazione: i monaci vengono fatti sposare con la forza. Manca del tutto ogni riferimento al consumo di carne come male: tale alimento viene arrostito e mangiato il Venerdì Santo dallo stesso Pietro senza alcun senso di colpa. Allo stesso modo non si trova traccia dell'attribuzione della creazione materiale a Satana e della natura malvagia di tutta la materia.  

Si noti anche che le regioni comprese tra il Rodano e le Alpi, ossia la Provenza propriamente detta, furono toccate solo marginalmente dal Catarismo nei decenni successivi. Se le connessioni tra il movimento petrobrusiano e la religione dei Buoni Uomini sono labili, è invece molto probabile un'influenza dell'iconoclasmo di Claudio di Torino


Chiunque abbia dimestichezza con la storia della Riforma Protestante noterà una somiglianza o addirittura quasi un'identità tra le idee del predicatore di Bruis e gli insegnamenti caratteristici di Lutero, Calvino e altri riformatori nel XVI secolo. I metodi violenti e teatrali non saranno ripresi, ma il concetto di Salvezza individuale senza intermediari ecclesiastici giocherà un ruolo molto importante nella storia dell'intero continente europeo. 

giovedì 24 febbraio 2022


LO STRANO CASO DEI CANONICI DI ORLÉANS

Una comunità dualista infiltrata nella Chiesa di Roma 

Ad Orléans nel 1022 avvenne un fatto misterioso che gettò la Corte del Re di Francia nel panico. Un prete di nome Eriberto svolgeva il suo prestigioso incarico di cappellano presso la dimora di un nobile franco, Arefasto di Crepon. Il chierico aveva ricevuto la sua istruzione religiosa ad Orléans da due canonici di Santa Croce: Stefano e Lysoe (Lisoio). Forse era convinto di essere ineccepibile agli occhi della Chiesa di Roma. Senonché un giorno cercò di istruire Arefasto nelle dottrine che aveva ricevuto, e questi si accorse immediatamente della loro natura eterodossa. La cosa è degna di nota, perché a quell'epoca i nobili franchi avevano in genere una cultura di infimo livello. Già stupisce che questo Arefasto sapesse leggere e scrivere, ancor più strano che sapesse di teologia al punto da operare nette distinzioni tra ortodossia cattolica e contenuti ereticali. Il Re di Francia, Roberto II il Pio (972-1031), fu immediatamente informato della presenza eretica assieme a sua moglie Costanza di Arles. Il fatto che l'eterodossia si fosse sviluppata in seno all'organizzazione della Chiesa di Roma destò un terribile scandalo. 

Su consiglio del sovrano, Arefasto si infiltrò nella setta per raccogliere prove. Una volta accumulate testimonianze sufficienti degli insegnamenti segreti dei canonici di Orléans, questi furono arrestati e interrogati in modo approfondito. 

La dottrina e i costumi di questi preti e di queste suore erano inconfondibili. Lo Spirito Santo, fonte di ispirazione, era trasmesso tramite l'imposizione delle mani in un rito molto simile al Consolamentum. Non veniva attribuito alcun valore a sacramenti come il battesimo e l'eucarestia, e non veniva riconosciuta la Trinità. La cristologia si fondava sulla negazione dell'incarnazione, della morte e della resurrezione di Gesù. Era praticata l'astensione dalle carni, e il matrimonio era condannato come il peggiore di tutti i mali. 

Abbiamo visto nei casi di
Leotardo e dei Protocatari di Monforte una relativa prudenza da parte della Chiesa Romana. In questo caso invece l'applicazione di misure draconiane fu una diretta imposizione di Roberto il Pio e della sua crudele consorte. Mentre in diverse aree esisteva già una forte presenza di gruppi di idee bogomile, spesso sostenuti da buona parte della popolazione, in Orléans esplodevano reazioni popolari di intolleranza e di ferocia. 

La folla insorse e tentò di linciare i canonici mentre si trovavano in chiesa, convinta che il Vescovo non avrebbe avuto la volontà di punirli. La Regina Costanza si frappose tra gli insorti e gli accusati, non certo per spirito di giustizia, ma solo per impedire che il sangue insozzasse e profanasse il suolo consacrato. Il clima esoterico in cui questi protocatari erano immersi era il prodotto della necessità oltre che del segreto iniziatico. Mimetizzarsi e propagare il Verbo di nascosto era l'unica chance di sopravvivenza in una ambiente tanto ostile. Il processo, opera del potere secolare, si svolse con metodi brutali e primitivi. 

In netto contrasto con la purezza della loro fede, gli imputati sotto tortura furono costretti a confessare ogni genere di aberrazione: adorazione di Satana, riti orgiastici collettivi e persino uccisioni di bambini con consumazione finale delle loro carni bruciate. In questo si vede il peso che l'autorità patristica aveva su una chiesa smarrita di fronte a ciò che non poteva conoscere. Una cinica esigenza di razionalizzazione dell'insondabile portava a rinnovare in modo artificioso accuse rivolte agli Gnostici e ai Manichei molti secoli prima. Secondo gli avversari dello Gnosticismo nei primi tempi del Cristianesimo, le peggiori dissolutezze si sarebbero accompagnate in modo quasi automatico a coloro che disprezzavano in modo radicale la procreazione. Secondo Agostino, gli Eletti dei Manichei avrebbero coltivato segretamente il vizio, tanto che descrisse l'episodio boccaccesco di un Perfetto che avrebbe tentato di ghermire una donna. 

Per i rappresentanti della morale normativa, non era possibile fare altro che applicare quanto scritto dalle autorità antiche, le cui opinioni erano considerate sempiterne e immutabili. Così quanto Agostino diceva DOVEVA essere la guida nel giudicare di situazioni del tutto dissimili. Le masse prive di qualsiasi istruzione, ricorrevano per contro a spiegazioni grossolane: nelle loro testimonianze Agostino è assente, mentre compare sempre come sola causa il "diverso". Secondo alcuni a spargere l'eresia sarebbero stata di volta in volta una donna venuta dall'Italia, oppure un contadino pagano versato nelle arti magiche. 

La Regina Costanza dimostrò una grande crudeltà e aberrazione, anche per il metro di quell'epoca. Quando si accorse che uno dei capi della setta, Stefano, era stato il suo istruttore spirituale, lo accecò personalmente servendosi di un bastone acuminato. Soltanto due degli imputati abiurarono. Il 28 dicembre del 1022 gli altri, in tutto una quindicina, furono arsi vivi sul rogo. Alcuni segnalano questa sentenza come la prima nel suo genere: in Occidente nessun eretico sarebbe stato condannato ad essere bruciato prima di allora (in Oriente la pratica era comune da secoli). Vediamo come di lì a pochi anni la stessa condanna avrebbe colpito i membri della comunità di Monforte. L'idea si stava diffondendo con la rapidità del vento. Il corpo di un altro canonico, Teodato, che era morto tre anni prima, fu esumato, fatto a pezzi e disperso. 

Queste esecuzioni non lasciarono Roberto il Pio del tutto soddisfatto, e il capro espiatorio della sua ira fu il Vescovo di Orléans Thierry (Teodorico), che fu destituito per la sua incapacità ad individuare e sopprimere la dissidenza religiosa tra i suoi chierici. Nello stesso anno numerosi Protocatari vennero scoperti a Tolosa e condannati a morte. 

Difficilmente l'oblio cancella del tutto episodi di questo genere. Passarono molti secoli, e 866 anni dopo i roghi dei Canonici di Santa Croce accadde che un uomo di nome Jules Doinel compì delle ricerche  nella biblioteca di Orléans. Vi scoprì per puro caso un manoscritto del canonico Stefano e lo studiò con attenzione. Pur provenendo da una famiglia molto cattolica, Doinel era uno spirito ribelle quanto ambiguo. Fu cacciato dal seminario perché ossessionato da morbose visioni dell'Eterno Femminino, e dopo alterne vicende divenne massone ed occultista, dedicandosi alle sedute spiritiche allora tanto di moda. Colpito dagli argomenti del protocataro di Orléans, Doinel cominciò a indagare sui movimenti dualisti che si sono avvicendati nel corso dei secoli, finendo col convincersi che il fondamento della dottrina massonica fosse proprio lo Gnosticismo. In realtà la Massoneria non è affatto dualista, e vede nell'universo materiale l'opera di un Grande Architetto piuttosto che di un Creatore Malvagio. Si tenga anche conto che nel confusionario XIX secolo si avevano conoscenze approssimative di questi argomenti. Doinel cominciò ad avere allucinazioni e visioni mistiche. Affermò di essere stato consacrato Vescovo di Montségur e Primate degli Albigesi direttamente dall'Eone Gesù. Un argomento ingegnoso quanto vano per ovviare alla difficoltà di reperire un Consolamentum valido (il bypass della successione apostolica è comune in molte associazioni moderne). Se può sussistere qualche dubbio sulla sua osservanza della Regola dei Buoni Uomini, di certo non si fece mancare conoscenze mondane e sedute spiritiche. Un gran calderone in cui degenerazioni del Libero Spirito si mescolavano a dottrine della Cabala travisate e incomprese, il tutto rinsaldato da suggestioni misticoidi. In questo clima assolutamente folle fu evocato lo spirito del Canonico Stefano, ma il culmine si ebbe quando quaranta Vescovi Catari avrebbero proclamato Doinel Vescovo dell'Assemblea del Paracleto, organizzazione che dal 1890 fu conosciuta come Chiesa Gnostica. 

In preda a nuove crisi di follia, nel 1894 Doinel abdicò dal suo ruolo di capo della Chiesa Gnostica e si separò anche dalla Massoneria, convertendosi alla Chiesa di Roma. Per anni si scagliò contro la setta che aveva fondato, accusandola di rappresentare il Demonio. Dopo la pubblicazione di numerosi libelli antimassonici di grande violenza verbale, ecco l'ennesimo colpo di scena: Doinel chiese umilmente di essere riammesso in seno alla Chiesa Gnostica, dichiarando di essere sempre rimasto fedele allo Gnosticismo. Negli anni che gli rimasero continuò in ogni caso a seguire anche i riti della Chiesa di Roma. Morì a Carcassonne nel 1902. 

Resta una domanda: dov'è finito il testo del Canonico Stefano di Orléans? 

domenica 20 febbraio 2022


I CATARI DI PÉRIGUEUX

Descrizione di una comunità dualista della Dordogna 

Riporto un testo notevole, una testimonianza del XII secolo (correva l'anno 1147) che ci permette di capire come un monaco della Chiesa di Roma vedeva i Catari che andavano diffondendo i loro insegnamenti in una regione dell'Aquitania: il Périgord, anticamente noto come Diocesi Petrocoricense.

Io, monaco Eriberto, desidero che sia noto a tutti i cristiani quanto debbono agira accortamente con gli pseudoprofeti che cercano di sovvertire in questi tempi la cristianità. Sono infatti apparsi nella regione di Périguex numerosi eretici, i quali affermano di seguire la vita apostolica. Essi non mangiano carne, non bevono vino, se non in piccola misura ogni tre giorni. Fanno quotidianamente centinaia di genuflessioni, ma non accettano denaro in elemosina. Invece di dire soltanto "Gloria al Padre", essi aggiungono "perché tuo è il regno, e tuo il potere su tutta la creazione, in eterno, amen", parole che non sono nella Scrittura. 

Essi sostengono che le opere di carità sono inutili, perché nessuno dovrebbe possedere ricchezze con cui fare elemosina. Considerano di nessun valore la messa, e asseriscono che il sacramento dell'eucarestia è unicamente la consumazione di un pezzo di pane. Se qualcuno di loro celebra la messa, per ingannare i fedeli, non recita il canone e non partecipa al sacramento, ma getta l'ostia dietro l'altare o la caccia dentro il messale. Essi non adorano la croce né l'immagine del Signore, anzi trattengono dall'adorarle, per esempio, pronunciando davanti all'immagine del Signore queste parole: "Come sono meschini coloro che ti adorano!", e recitando il Salmo "Gli idoli dei Gentili, ecc.". 

Già moltissime persone si sono lasciate sedurre da queste falsità, anche tra i nobili, che hanno abbandonato i loro averi e il loro stato, e persino tra i membri del clero, preti, monaci e suore. 

Non c'è tra costoro nessuno così incolto che, se si mette al loro seguito, non possa divenire nello spazio di otto giorni tanto abile da non lasciarsi confondere né in discussioni né in citazioni. Non c'è alcun mezzo per isolarli dagli altri, perché, anche se vengono messi in prigione, non possono essere tenuti da nessun vincolo: il diavolo stesso scioglie le loro catene. Essi compiono pure grandi prodigi: anche se, legati da manette di fetto, vengono ficcati dentro una botte capovolta, e tenuti sotto stretta sorveglianza, l'indomani non sono più visti, essendosi liberati da soli. 


(Eriberto, Epistola de haereticis Petragoricis, in J.P. Migne, Patrologia latina, volume CLXXXI) 

Da questa vivida descrizione apprendiamo il sacro terrore che una parte del clero cattolico nutriva verso i portatori di una tradizione giudicata incomprensibile, di cui intuiva però il potenziale antinomico. Il monaco Eriberto fotografa una situazione di incipiente cambiamento sociale: dalle sue parole è ben chiaro che all'epoca in cui scrisse il Catarismo in Dordogna era una novità destinata a mettere salde radici. Nonostante la cultura e l'intelligenza del chierico, si nota come la sua inquietudine era costantemente minacciata da cadute nell'irrazionale. L'attribuzione ai Perfetti di capacità soprannaturali e demoniache ricorre in molti altri testi. Questo luogo comune era diffuso anche a Oriente. Ad esempio, quando l'imperatore di Bisanzio Alessio Comneno fece condannare al rogo Basilio il Bogomilo, temette fino all'ultimo che questi potesse essere liberato con l'aiuto dei demoni. Il clima di superstizione offuscava le menti e preparava le peggiori atrocità. La cultura egemone a quell'epoca era dominata da rapporti complessi e rigidi che non ammettevano infrazioni, l'ostilità a qualsiasi cambiamento permeava ogni cosa. Anche solo il tentativo di applicare il Vangelo nella vita di tutti i giorni, negando le stratificazioni sociali, era ritenuta follia di ispirazione diabolica. Come dice a questo proposito J.P. Poly, studioso di storia medievale, "coloro che vogliono, molto o poco, modificare le situazioni esistenti, sono considerati ambiziosi senza scrupoli e spititi sovversivi, nella misura in cui mettono in causa l'ordine voluto da Dio." 

Eppure, anche in mezzo a tanta oscurità, una scintilla di luce riuscì a trovare il terreno per attecchire e svilupparsi. 

La profondità dottrinale di questa comunità catara appare già perfettamente delineata. Traspare nitidamente la concezione docetica che nega la carnalità di Cristo e la sua passione sulla croce, attribuendo alla Cena del Signore un mero significato commemorativo. È evidente che l'opera di Dio menzionata nella dossologia "perché tuo è il regno, e tuo il potere su tutta la creazione, in eterno, amen" non è il mondo materiale e sensibile, creato da Satana, ma il mondo dello Spirito in cui le anime umane hanno avuto origine. Già vi appare il particolare modo cataro di intendere il verbo "creare" nonché i termini "tutto" e "nulla". Anche la dieta seguita dai Perfetti è menzionata, segno che la religione dualista era già ben definita nei suoi costumi e nella sua gerarchia, a dispetto di quanto sostenuto da alcuni autori che parlano di movimenti spontanei. Il nome dato a questi religiosi eterodossi, Eretici Petragorici, fa riferimento al nome della regione, che trae la sua origine dai Celti Petrucorii che la abitarono (*). In seguito tuttavia, a causa della credenza nella metempsicosi, il nome Petracorici sarebbe stato mutato spesso in Pitagorici.

(*) In lingua gallica il nome Petrucorii significa "Quattro Tribù".