domenica 27 marzo 2022


IL LIBERO SPIRITO  

Nel panorama delle forme di eterodossia che si sono sviluppate nel XII secolo, un posto particolare occupa la filosofia del Libero Spirito. Essa non fu appariscente come il Catarismo, ma le sue conseguenze sull'Occidente furono profonde e durature. A determinare la sua sopravvivenza e il suo rigoglio fu la sua incoerenza organizzativa: il Libero Spirito non si è manifestato come un movimento definito, ma come una galassia di gruppuscoli numericamente poco consistenti.

La natura di questa religiosità era utopica e affondava le sue radici nel Neoplatonismo.
L'iniziatore del Libero Spirito fu Amalrico (Amaury) da Bène. A pochi anni dalla sua morte, nel 1209 (singolare coincidenza con l'inizio della luttuosa crociata contro gli Albigesi) i suoi insegnamenti erano già diffusi, e di questo abbiamo documentazione dagli atti dell'Inquisizione. Silenziosamente era iniziata una nuova era, e ad essa dovrebbero far riferimento i razionalisti, gli atei, i materialisti, i libertini come anche i crowleyani (thelemiti) e la maggior parte dei neopagani. Cosa accomuna una simile varietà di ideologie? La risposta è semplice: sono tutte forme di monismo estremo, in cui l'universo è considerato indistinguibile dalla sua causa (Dio, l'Uomo, la Materia o il Nulla). 

La dottrina della Chiesa di Roma ammette un solo principio all'origine di tutte le cose visibili ed invisibili, ma ritiene che Dio sia nettamente distinto dalle sue creature. In altre parole, pur essendo Dio onnipresente, il suo essere non coincide affatto con le cose da lui create ex nihilo. La dottrina del Libero Spirito invece fa cadere questa distinzione. Dio non è soltanto l'onnipresente Creatore di ogni cosa, ma È ogni cosa. Si identifica con le sue creature, con l'intero universo. In altre parole la filosofia amalriciana è una forma di panteismo (dal greco antico pan = tutto + Theos = Dio: tutto è Dio).

Già Scoto Eriugena scrisse che "ogni uomo può considerarsi una teofania, una manifestazione divina al pari dello stesso Cristo". Queste parole ritornano in Aleister Crowley, che sosteneva che "non vi è altro Dio oltre all'Uomo" e che "ogni uomo e ogni donna è una stella".

Per il Libero Spirito ogni essere umano è chiamato a credere di rappresentare una parte tangibile del Corpo di Cristo, e che qualsiasi atto compiuto senza peccare da chi ha raggiunto questa consapevolezza. Da qui scaturisce un marcato individualismo.

La Chiesa di Roma indisse persecuzioni contro questa nuova religiosità, ma non ritenne mai di dedicarle l'attenzione che invece rivolgeva alla soppressione del Catarismo.

I seguaci del Libero Spirito seguivano alla lettera il passo di San Paolo che dice "Tutto è puro per i puri" (Tt 1, 15), e argomentavano che nulla di peccaminoso e di impuro potesse esistere nel corpo, neppure l'accoppiamento o le funzioni escretorie. Nella pratica si abbandonavano a rituali orgiastici. La metafisica serviva da maschera e da copertura per attività sessuali sfrenate e promiscue. Altra caratteristica era l'antinomismo, ovvero l'opposizione alle leggi degli uomini, che erano ritenute un ostacolo alla realizzazione del Regno dello Spirito. Le differenze tra il Catarismo e il Libero Spirito sono totali, stridenti: le due tradizioni si collocano alle opposte estremità di uno spettro religioso. Anche quando i comportamenti potevano sembrare simili, erano dettati da motivi assolutamente diversi, incompatibili. Il credente cataro poteva anche avere una sessualità incoercibile. Tuttavia non riteneva tale attività pura o addirittura santa, ma dovuta all'influsso di Satana che governava chi non aveva ricevuto il Consolamentum. Il Catarismo era spesso antinomico come il Libero Spirito, ma il motivo di ciò era dovuto a una totale sfiducia nei confronti di un ordine costituito emanante dal Creatore Malvagio. Se per l'amalriciano nulla è impuro nel mondo, tutto ciò che è mondo è impuro per il cataro. Se per l'amalriciano il corpo è il tempio dello Spirito, per il cataro è invece il suo carcere. Il movimento faceva presa dovunque fosse sentita la necessità di una spiritualità puramente mistica, non soggetta a dogmi e a regole. 

Si infiltrò anche in molti ambiti monastici, soprattutto tra i Beghini e tra i Francescani, al punto che la Chiesa Romana decise di non concedere la fondazione di nuovi ordini monastici mendicanti. In particolare i Beghini e i Begardi furono sempre al confine con l'eterodossia, e guardati con estremo sospetto a causa del loro rifiuto delle regole. Mentre il Catarismo si riduceva a un'esistenza catacombale nel più stretto segreto, il Libero Spirito continuava a prosperare e a dare nuovi esiti macroscopici. Nel XVI secolo iniziarono a proliferare le sette dei Libertini: un cambiamento inarrestabile era ormai avviato nell'intero Occidente. 

venerdì 25 marzo 2022


COPROFAGIA E SANTITÀ NELLA CHIESA ROMANA 

Un misticismo pericoloso

Pochi al giorno d'oggi hanno sentito parlare di Margherita Maria Alacoque, una visionaria venerata come santa dalla Chiesa di Roma. Nacque a
Verosvres, in Borgogna, nel 1647. Eppure la sua figura riveste un'importanza primaria nel cattolicesimo, visto che è all'origine della festa del Sacro Cuore. Il culto inteso come adorazione materiale del cuore di Gesù, creduto di carne dai papisti, portò alla reazione dei Giansenisti, i quali giustamente vedevano in tutto ciò una forma di abominevole idolatria. Siccome i Giansenisti sostenevano che si potesse parlare di Cuore di Gesù solo in senso metaforico, ecco che si attirarono la parsecuzione. In funzione antigiansenista fu così istituita dal Papato la festa in questione.

Maria Alacoque sosteneva di aver ricevuto apparizioni di Cristo nella carne, che hanno dato origine a quelle che sono ancora note a qualche cattolico come "grandi rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù" (e insisto col dire a qualche cattolico, vorrei tanto vedere facendo un'intervista casuale quanti risponderebbero di conoscerne anche solo qualcosa). Vediamo ora cosa scrisse la mistica francese a questo proposito, visto che tutto ciò non sembra essere molto propagandato al giorno d'oggi. A scanso di equivoci, avverto chiunque voglia procedere nella lettura che il contenuto è semplicemente ributtante. La stessa Wikipedia, che riporta parte del testo, mette un disclaimer: "Alcuni dei contenuti di questa pagina potrebbero urtare la sensibilità di chi legge. Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo. Wikipedia può contenere materiale discutibile, illegale o vietato: leggi le avvertenze." Chi prosegue è quindi da considerarsi consenziente e non può poi lamentarsi.

"Ero talmente schifiltosa, che la minima sporcizia mi sconvolgeva lo
stomaco. Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomito d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: «Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per esservi schiava». E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni giorno, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio. Ma la sua bontà, cui solo ero in debito di avermi dato la forza per dominarmi, non mancò di rendermi palese il piacere che quel gesto gli aveva procurato. Infatti, la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore, e mi sarebbe difficile esprimere ciò che provavo allora e gli effetti che questa grazia produsse nella mia anima e nel mio cuore. Questo basta a spiegare le grandi bontà e misericordie riversate dal mio Dio su una creatura così miserabile. Tuttavia, Lui non voleva affatto attenuare la mia sensibilità né le mie grandi ripugnanze, sia per onorare quelle che Lui aveva voluto patire nel giardino degli Ulivi, sia per fornirmi strumenti di vittorie e umiliazioni. Ma, ahimè, io non sono sempre fedele e spesso cado! Era una cosa cui pareva prendere gusto, sia per confondere il mio orgoglio, sia per rafforzarmi nella diffidenza verso me stessa, mostrandomi che senza di Lui potevo solo far male e avere continue cadute senza potermi risollevare. Allora quel sovrano Bene della mia anima veniva in mio soccorso e, come un buon padre, mi tendeva le braccia del suo amore, dicendomi: «Sai bene che non puoi nulla senza di me». Questo mi faceva sciogliere di riconoscenza per la sua amorevole bontà e mi mettevo a piangere, vedendo che non si vendicava dei miei peccati e delle mie continue infedeltà, ma m'inondava di eccessi d'amore con cui sembrava combattere le mie ingratitudini. Talvolta me le metteva sotto gli occhi, insieme alla moltitudine delle sue grazie, e mi ritrovavo nell'impossibilità di parlargli se non con le lacrime agli occhi, soffrendo più di quanto riesco a riferire. Così quel divino Amore si divertiva con la sua indegna schiava. E una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a questa colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a buttare via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei ingoiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbedienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso. Dopodiché mi disse: «Sei davvero pazza a fare queste cose!». Io gli risposi: «O mio Signore, lo faccio per farvi piacere e conquistare il vostro cuore divino, che spero non mi rifiuterete. Ma Voi, mio Signore, cosa non avete fatto per conquistare il cuore degli uomini e, nonostante ciò, loro ve lo rifiutano e molto spesso vi cacciano via». «È vero, figlia mia, che il mio amore mi ha fatto sacrificare tutto per loro, senza esserne ricambiato. Ma io voglio che tu supplisca, per i meriti del mio sacro Cuore, alla loro ingratitudine»."

Così veniamo a sapere che il culto del Sacro Cuore nella sua
materialità è stato propagandato a livelli di delirio da una donna che coltivava perversioni coprofaghe. Simili comportamenti non hanno nulla di santo, nascono dalla carne generata dalla corruzione. I seguaci di Giansenio, coraggiosi negatori del Libero Arbitrio, dovettero subire persecuzione da parte dei poteri mondani del Papato, mentre una coprofaga veniva esaltata, dando origine a perniciose ondate di superstizione e di follia. Perché è questo che accadde, è sotto gli occhi di tutto, ben documentato e incontestabile. Sterco contro la Verità? Fatto sta che le idee di Giansenio furono combattute dalla Chiesa Romana anche tramite pratiche di scatofagia, ossia di ingestione di materia fecale. Mi è capitato di leggere un thread di un forum, in cui erano riportati brani degli scritti di Maria Alacoque. Un sedicente prete non voleva credere alla genuinità dei testi, che riteneva privi di fonti. Poi affermava che il Cattolicesimo si basa sulla tradizione della Chiesa e non sulle affermazioni di "queste persone" (alludendo alla Alacoque e ad altri "santi"). Siccome il thread è pubblico, quanto riporto non può intendersi come dannoso per l'utente di cui sto parlando.

Ebbene, la prova che il testo non è un'invenzione esiste. Infatti è
stato pubblicato in questo sito (*):

http://www.preghiereagesuemaria.it/
libri/margherita maria alacoque
.htm

Come chiunque può vedere, quello citato non è affatto un sito anticlericale. Non inneggia all'ateismo. Non è gestito da massoni. Non ha nulla a che vedere neppure con noi Credenti Catari. È un sito al di là di ogni dubbio cattolico, che non pochi lettori potrebbero addirittura definire "integralista". Evidentemente ci sono papisti tanto ingenui da utilizzare questo materiale con grande candore, pretendendo di descrivere queste immonde perversioni scatofile come "atti di eroismo". Quello che è incontestabile, è che tecnicamente parlando la visionaria in questione non era migliore di Veronica Moser, una pornodiva che si faceva defecare in faccia e in bocca, ingurgitando le feci di decine di uomini. Dal punto di vista sessuale e fisiologico non si può scorgere alcuna differenza tra le due donne.

Appurato tutto questo, veniamo al Vangelo, anche a costo di ripeterci.
Un albero si riconosce dai frutti. La domanda che dobbiamo porci è allora la seguente: "Può un concetto di santità essere compatibile con perversioni escrementizie?"

Come è ben noto, ci sono moltissime persone al mondo che ingeriscono
feci e che girano persino film sull'argomento, diffondendoli in Rete. La coprofagia è più diffusa di quanto non si creda, e non risulta affatto che abbia in sé qualcosa di eroico. Circolano voci insistenti sulla coprofagia di un famoso cantautore. Sembra che anche Adolf Hitler la praticasse: aveva anche ritratto sua nipote Geli Raubal in pose defecanti (i disegni, rubati da un giornalista, sono stati recuperati da Ernst Röhm; forse li ha poi tenuti Hanfstaengl). Il punto è che oggi si ritiene assurdo che un coprofago pretenda di santificato dal Vaticano per le sue pratiche. Si vorrebbe come minimo che una persona in fama di santità rifuggisse ogni contaminazione e che mantenesse il suo corpo puro.

Infatti questo disse l'Apostolo delle Genti (1 Cor 3,16-17):
"Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Iddio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi."

Ancora una volta è chiaro che il Catarismo rappresenta lo spirito evangelico originale, mentre il Papato è in tutto e per tutto apostata. Guardate la differenza tra la maligna Chiesa di Roma e la Vera Chiesa
di Dio. Coloro che ricevono gli ordini e sono chiamati preti, frati, monaci e suore, a parole affermano di mantenersi puri, ma poi espongono il proprio corpo alla contaminazione, macchiandosi delle più gravi colpe. Invece coloro che sono chiamati Buoni Uomini e Buone Dame vivono mantenendo il corpo come veste e tempio dello Spirito che abita in loro, pulito da ogni compromissione con la carne e con l'atto che la genera.

Occorre altresì mettere in guardia contro il pericolo gravissimo di
quel misticismo implicante un rapporto diretto e personale con Dio, per le aberrazioni che può comportare, soprattutto nelle donne. È fin troppo facile che spiriti immondi possano convincere menti suggestionabili delle cose più turpi. Così quello che parlava con Maria Alacoque non era affatto Cristo, ma un demonio che come lei
stessa ebbe a dire "le riempiva la bocca dei suoi escrementi". Impossibile non pensare alla copula leggendo cose come: "Un giorno che Gesù mi si mise sopra con tutto il suo peso, egli rispose così alle mie proteste: «Lascia che ti usi a mio piacere perché ogni cosa va fatta a suo tempo. Adesso io voglio che tu sia l'oggetto del mio amore, abbandonata alle mie volontà, senza resistenza da parte tua, in modo che io possa godere di te»." Neppure si può accettare la scusante estrema di definire tutto questo "amore incondizionato per Gesù": Cristo non proferisce le parole di Belial per irretire persone dalla mente debole.

La morale e la santità come sono intese in questa società portano fin troppo spesso
le luttuose stigmate del dominio pontificio: gli stessi concetti in questione sono deturpati da secoli di papismo e di indottrinamento capillare. Con i roghi e con le persecuzioni, la maligna Chiesa Romana ha cancellato quasi del tutto il ricordo della Vera Chiesa di Dio e ha imposto le proprie storture, le proprie perversioni. Per questo è assolutamente necessario, per continuare l'opera dei Buoni Uomini, purificare il sentire, imparando a rimuovere ciò che è incompatibile con la Dottrina dei Due Princìpi.
La Vera Santità viene solo dallo Spirito. 

(Il Volto Oscuro della Storia, 1 giugno 2010)

(*) Anche se la pagina in questione non esiste più, sono numerosi i siti cattolici che riportano i contenuti citati.

lunedì 21 marzo 2022

UN PROBLEMA SCATOLOGICO

"Ora in Dio non c’è difetto alcuno, ma somma perfezione, come più sopra abbiamo dimostrato. Perciò il male consistente in una deficienza dell'azione, causata da un difetto dell'agente, non si può riportare a Dio come a sua causa."

(Summa Theologiae Suppl. q. 49)

Queste argomentazioni, fatue quanto altisonanti, sono state imposte con la punta della spada e col terrore dei roghi: sono ancor oggi popolari soltanto perché coloro che sostenevano idee diverse sono stati massacrati. Non solo i Martiri sono stati torturati e bruciati, le loro ceneri disperse, ma il Rex Mundi ha fatto di tutto affinché tra le genti non ne rimanesse il ricordo. L'apparato scolastico, mostruoso e leviatanico, si occupa precisamente di mettere a tacere la Conoscenza del Bene, mentre dà la massima risonanza alle mostruosità propalate nei secoli dalla maligna Chiesa Romana.

Per smentire la Summa Theologiae nella sua interezza e per dimostrare l'assurdo della dottrina di Nicea è sufficiente poco. Basta un secchio pieno di escrementi. Lo si raccolga e lo si mostri ai sapienti e ai teologi. Che tutti osservino tale secchio, porporati e filosofi, tomisti, plotiniani e monisti di ogni genere. Mi si dirà che ho il chiodo fisso, che penso sempre allo sterco e ad altre vilissime sozzure, di cui scrivo quotidianamente con dovizia di particolari. Eppure, nessuna delle autorità culturali di questo pianeta è in grado di dire qualcosa di sensato di fronte a un secchio zeppo di feci fumanti appena deposte da un gran numero di deretani.

Orbene, Agostino d'Ippona, Tommaso d'Aquino ed epigoni, vi pongo questa fatidica domanda: "Di cos'è assenza lo sterco? Di quale Bene è mancanza? Come può il difetto di qualcosa portare a una simile pasta marrone e maleodorante?"
A questo punto mi immagino il mutismo assoluto da parte dell'assemblea, seguito da un tumulto di voci piene di scandalo. Ma lo scandalo non risolve il problema che ho posto.

Se il corpo umano è una creazione di Dio, anzi, qualcosa di fatto a sua immagine e somiglianza, allora mi si deve spiegare come mai questo corpo tanto perfetto e mirabile digerisce i cibi degradandoli in un fetore infernale per poi espellerne le scorie, così schifose da destare il ribrezzo alla sola vista.
Le soluzioni dei nostri avversari sono una più insensata e grottesca dell'altra.
Qualcuno dirà che all'Inizio dei Tempi, nell'Eden, Adamo ed Eva si nutrivano di frutti e di fiori e defecavano nettare profumato, che magari potevano anche ingerire a piacimento. Quindi, in seguito al Peccato Originale, quel nettare si sarebbe trasformato fino a diventare abominio fecale. Ma questo pone altri problemi: il Peccato non si sarebbe quindi limitato a produrre un difetto nel Bene, ma vi avrebbe imposto dei ben precisi contenuti, in nessun modo qualificabili come assenza.
Dovremmo quindi ammettere che partendo dal racconto di Genesi, si arriverebbe comunque ad ammettere un ruolo creatore di Satana. Quindi chi accoglie tale testo e l'esistenza di un unico Principio Creatore, cade nella contraddizione, perché un altro Principio sarebbe l'autore dello sterco.
Ai sostenitori del Principio Unico e del Male come assenza non resterebbe allora che un'unica possibilità: affermare che il corpo è interamente buono, che tanta maleodoranza è cosa buona e che quindi anche gli escrementi provengono da Dio, rappresentando non una mancanza ma la perfezione. Ma seguendo questo ragionamento, i nostri avversari dovrebbero annusare con gioia tali residui della digestione, strofinarseli sulla faccia, prenderli in bocca e ingoiarli davanti a tutti. Non ho mai visto nessuno di loro fare questo, quindi si deduce che non credono davvero a quello che sostengono: il loro agire non è consistente con le premesse da cui partono.  

sabato 19 marzo 2022


IL KITSCH E LA MERDA

https://radiospazioteatro.wordpress.com/
2015/05/08/quando-lessere-diventa-
insostenibile-milan-kundera/

“Dietro tutte le fedi europee, religiose e politiche, c’è il primo capitolo della Genesi dal quale risulta che il mondo è stato creato in maniera giusta, che l’essere è buono e che è quindi giusto moltiplicarsi. Chiamiamo questa fede fondamentale accordo categorico con l’essere. Se ancora fino a poco tempo fa nei libri la parola merda era sostituita dai puntini, ciò non avveniva per ragioni morali, […] il disaccordo con la merda è metafisico [..] l’ideale estetico dell’accordo categorico con l’essere è un mondo dove la merda è negata e dove tutti si comportano come se non esistesse.
Questo ideale estetico si chiama Kitsch. […] Il Kitsch è la negazione assoluta della merda, in senso tanto letterale quanto figurato: il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.”
(Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, p. 268) 

Il Diavolo ha avuto grande successo nel suo lavoro. "Occidente, luogo da cui non giunge suono, luogo perduto ormai". Le genti hanno un'idea molto chiara e cristallina di cosa debba essere una religione, e semplicemente si rifiutano di chiamare religione qualsiasi cosa non soddisfi questi criteri identificativi. Possiamo enunciarli brevemente:

1) Il primo requisito è il riconoscere l'esistenza di un unico Dio artefice di ogni cosa; 
2) Il secondo requisito è il riconoscere la natura buona della creazione di questo Dio; 
3) Il terzo requisito è accomunare col nome "peccato" qualsiasi cosa neghi la bontà di questa creazione.

Si capisce che se i requisiti 1) e 2) corrispondessero alla descrizione di qualcosa di vero, il requisito 3) non dovrebbe sussistere. In altre parole, non dovrebbe esistere che il Bene, e il Male dovrebbe essere non soltanto inesistente, ma anche inconcepibile. Così accade che sussistano due diverse strategie per rimuovere ciò che è problematico:

1) La prima strategia consiste nel nascondere tramite il tabù verbale tutto ciò che è sconveniente (il sesso, la merda, la violenza, la morte, la malattia, etc.);
2) La seconda strategia consiste nel dichiarare che Bene e Male sono soltanto convenzioni e non dati di fatto.

Come vedete, il Maligno inganna gli umani in un modo davvero molto semplice. Non ritiene necessario usare inganni più subdoli, perché sa benissimo che difficilmente si imbatterà in qualche filosofo degno di questo nome.

La religione portata avanti da me e dai miei Fratelli si distingue da tutte le religioni praticate in questi tempi sul pianeta, in quanto nega tutti i requisiti e tutte le strategie di cui sopra. Abbiamo preso la Conoscenza del Bene secoli dopo che l'umanità l'aveva abbandonata, ripristinando le parole di Niceta e di Peire Autier. Noi affermiamo quanto segue:

1) Il Dio Buono ha creato il Bene, il Dio Malvagio ha creato il Male;
2) L'intero universo fisico è la creazione del Dio Malvagio;
3) Il peccato non può essere negato né rimosso: consiste in ciò che è stato fatto senza il Verbo.   

Irridiamo, scherniamo e copriamo di anatemi gli artifizi che i mondani usano:

1) Non abbiamo tabù verbali, chiamiamo la merda con il suo nome e la usiamo per smascherare le macchinazioni del Nemico;
2) Mettiamo davanti a ogni negatore dell'esistenza del Bene e del Male una tazza piena di escrementi, invitandolo ad inghiottirne il contenuto per dimostrare le proprie tesi.

A coloro che storceranno il naso davanti alla coprolalia che caratterizza la nostra predicazione, faccio notare che se fossimo in Paradiso, non ci sarebbe alcun bisogno di evocare lo sterco. Così quando qualcuno ci vuole ingannare, rispondiamo che se passeggiando per un luogo meraviglioso ci si imbatte in un grosso stronzo, è necessario chiederne conto a Colui che tale luogo ha creato.

La nostra lotta contro il Kitsch

Sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze devastanti dall'incapacità ad ammettere che la merda esiste. Questa incapacità, che Milan Kundera chiama Kitsch, è tipica di coloro che Gesù Cristo chiamava Farisei e ha radici ontologiche.

"La più banale delle tautologie toglie dal campo del giudizio ciò che ha di inaccettabile la vita. Come lottare contro il Kitsch? Per Kundera la dissidenza non basta, perché spesso chiude una ferita che invece deve rimanere aperta tra le uniche due istanze autentiche: nascere e morire, allora è la costante e difficile, poiché pesante, disidentificazione da quelle variabili che caratterizzano l’identità che ci permette di giungere alla verità."  

Esiste un solo rimedio al Male che è il mondo e all'ipocrisia di chi nega l'esistenza dello sterco: contribuire attivamente all'estinzione del genere umano e della biosfera. Evitare qualsiasi possibilità anche remota di causare la nascita di un nuovo dannato, perché ogni concepimento consiste nel nutrire il Moloch. Ogni nato è una vittima sacrificale destinata ad essere masticata tra le fauci insanguinate del mondo. Queste cose non ci stanchiamo mai di ripeterle, nonostante le nostre parole cadano in un terreno pietroso che non dà frutto. Andremo avanti a ripeterle fino alla Fine dei Tempi, se così piacerà al Signore dei Buoni Spiriti: se ci desse ascolto anche una sola persona in più tra coloro che sono dispersi nel Web, sarebbe già un'enorme conquista.   

giovedì 17 marzo 2022

SUL PIÙ ALTO TRONO
DEL MONDO L'UOMO SIEDE
SUL PROPRIO CULO

All'inizio il bambino si diverte con il suo ano e con le feci, e allegramente infila le sue dita nell'orifizio, annusandole, sporcando di sterco il muro, giocando a toccare gli oggetti con l'ano, e simili. Con il gioco anale il bambino sta già diventando un filosofo dell'umana condizione. Ma come tutti i filosofi egli è ancora legato ad essa, e il suo compito principale nella vita diventa la negazione di ciò che l'ano rappresenta: infatti egli non è altro che corpo in relazione alla natura. I valori della natura sono valori corporali, i valori umani sono valori mentali e, per quanto si elevino verso l'alto, sono costruiti sugli escrementi; nulla è possibile senza di questo, si  ritorna sempre allo stesso punto. Come diceva Montaigne, sul più alto trono del mondo l'uomo siede sul proprio culo. Di solito questo epigramma fa ridere la gente perché sembra reclamare il mondo dall'orgoglio artificiale e dallo snobismo e ricondurre le cose al loro valore egualitario. Ma se spingiamo oltre l'osservazione e diciamo che gli uomini non solo si siedono sul proprio culo, ma su un caldo e fumante mucchio di escrementi, lo scherzo non è più divertente. La tragedia del dualismo umano, la sua situazione ridicola, diventa troppo reale. L'ano col suo incomprensibile, ripugnante prodotto, rappresenta non solo il determinismo fisico e la costrizione, ma anche il fato di tutto ciò che è fisico: disfacimento e morte.

Ernest Becker, La negazione della morte  

Come insegnano i nostri Padri Spirituali, tutti i poteri del mondo sono maligni e provengono da Satana, il Dio di questo secolo. Non esiste un solo regnante, un solo politico, un solo decisore, un solo manager, un solo membro della classe dirigente, una sola persona dotata di un qualche potere che non partecipi della natura diabolica. Coloro che tra le genti hanno celebrità e fama, traggono questi doni mondani dall'Osculum Infame: essi baciano il deretano al Maligno e in cambio rilucono tra le masse, idolatrati, ammirati, invidiati. Così famosi cantanti, attori, attrici, gente di spettacolo e altre celebrità appartengono al Male. Non sfuggono nemmeno i capi delle religioni mondane. Non soltanto i tiranni, ma a maggior ragione coloro che sono ritenuti buoni e giusti dall'opinione pubblica. È sufficiente che una persona goda di largo consenso e sia benvoluta dalle moltitudini perché si possa dire con certezza che il suo nome è Anticristo. Infatti è Anticristo chi dice cose del mondo, applaudito dal mondo. Non bisogna dimenticarlo mai. Qual è il fondamento di questo potere maligno? Ciò che è stato fatto senza il Verbo. Nel potere non c'è mai traccia dello Spirito Santo, così non si può mai sperare che possa dare buoni frutti. In sostanza, tutto ciò che è l'edificio demoniaco di questo mondo è un Nulla fondato sullo sterco. La sua sostanza ontologica non è diversa da quella delle feci. I poteri del mondo cambiano di continuo, si trasformano nell'apparenza, perché sono come stronzi che una volta emessi dall'ano perdono il loro calore, marciscono e si degradano in terriccio di morte. Così altri escrementi fuoriescono dagli intestini a ciclo continuo, depositati sulla lettiera abominevole in cui si sfaldano i loro predecessori. 

martedì 15 marzo 2022

  

DARE AL DIAVOLO QUELLO CHE GLI SPETTA

Riporto in questa sede la traduzione in italiano, da me compiuta, di un interessante articolo comparso sul Telegraph e firmato dal ricercatore inglese Philip Almond, dell'università di Queensland. Egli è anche l'autore del libro 'The Devil: A New Biography'. Essendo l'articolo incentrato sul Diavolo, ha subito attratto la mia attenzione: non si può infatti pensare di dimenticarsi, nemmeno per un solo istante nella vita, chi è il Padrone di Casa. 

http://www.telegraph.co.uk/
news/religion/10965366/
Giving-the-Devil-his-due.html 
  

La Chiesa d'Inghilterra è tutto fuorché educata. E nei circoli teologici educati, è meglio non menzionare la parola "D-avolo". La morte di Dio era stata annunciata nelle teologie liberali dei primi anni Settanta. Ma il Diavolo, se non si è mai ammesso che fosse realmente morto, era stato mandato in una casa per vetusti angeli caduti dalla metà del XVIII secolo.

Quindi forse è una questione che desta poca sorpresa il fatto che - contro le obiezioni evidenti di pochi - tutti i riferimenti al Diavolo debbano essere rimossi da una nuova forma alternativa di servizio del battesimo. Non sarà più il Diavolo e tutte le sue opere a cui si dovrà rinunciare. La battaglia è ormai contro un "potere del male" impersonale, non contro Satana stesso.

D'altra parte, si tratta di un evento notevole, perché il Diavolo è presente in tutto il dramma della storia come il Cristianesimo lo ha ritratto. Accanto a Dio, è stato il membro principale del cast. Cadde in disgrazia presso Dio, poco dopo la Creazione, e fu lui che entrò nel serpente e tentò Eva. La vita, la morte e la risurrezione di Cristo hanno ridotto in modo significativo il suo potere all'interno del mondo, ma la sua definitiva sconfitta da Dio arriverà solo nella Battaglia di Armageddon alla Fine della Storia. Così la sua rimozione dal battesimo suggerisce che egli è stato depennato dalla Storia cristiana.

È uno sviluppo sorprendente, anche perché il Diavolo è recentemente tornato al centro della scena nelle conservatrici chiese protestanti e cattoliche. C'è stato un notevole incremento di possessioni demoniache riportate nella Cristianità conservatrice, e una conseguente crescita degli esorcismi e dei ministeri di liberazione. Papa Francesco, ha dichiarato la sua fede in un Satana personale. Il Diavolo è stato al centro del panico morale dell'immaginario abuso sessuale di bambini all'interno di culti satanici. E nei circoli conservatori, ci sono stati aumentati (anche se ingiustificati) sospetti di influenza demoniaca nei crescenti movimenti New Age, in particolare moderna stregoneria (Wicca) e il neopaganesimo.

In realtà, il Diavolo è stato al centro della scena nella cultura popolare occidentale negli ultimi 40 anni. Quando, nel film del 1973 "L'esorcista", una voce nella ragazza posseduta, Regan, ha annunciato "Io sono il Diavolo! Ora per favore sciogli queste cinghie", stava annunciando -
 in modalità Terminator - che era tornato. La ragazza nel quale il Diavolo aveva preso la residenza parlava con una voce di contralto profondo, urlava oscenità, vomitava e levitava, ruotava la testa di 180 gradi e camminava come un ragno. Gli spettatori erano inorriditi e sconvolti, eppure catturati e affascinati.

Il riemergere del Diavolo nella cultura popolare, se non d'élite, è parte di un nuovo impegno occidentale con un mondo incantato immaginario. Egli appartiene ad un nuovo mondo di esseri soprannaturali, sia buono che malvagio. Prende il suo posto a fianco di vampiri e fate, streghe e maghi, lupi mannari e fantasmi, mutaforma e supereroi, angeli e demoni, fantasmi e draghi, elfi e alieni, succubi e incubi, hobbit e zombie. Per non parlare degli abitanti di Hogwarts.

Questo mondo incantato moderno è uno dei molteplici significati, in cui lo spirituale occupa uno spazio tra realtà e irrealtà. Si tratta di un dominio in cui la fede è una questione di scelta e di incredulità sospesa volontariamente e felicemente. E in questo nuovo regno del limbo, il Diavolo trova un nuovo spazio.

Come suggerisce il servizio del battesimo anglicano rivisto, la credenza nel Diavolo è ormai una questione di scelta, anche all'interno della Chiesa Cristiana. Non è stato sempre così. Per la parte migliore degli ultimi 2.000 anni, era impossibile non credere nel Diavolo come era impossibile non credere in Dio. Per essere un cristiano non si doveva soltanto credere nella salvezza che era disponibile per mezzo di Cristo, ma anche aspettarsi le pene inflitte da Satana e dai suoi demoni nel fuoco eterno dell'Inferno per coloro che non fossero tra gli eletti. La storia di Dio in Occidente è anche la storia del Diavolo, e la storia della teologia è anche la storia della demonologia.

Per alcune forme di Cristianesimo conservatore moderno, emarginate all'interno del pensiero teologico, laico e liberale occidentale, la Storia cristiana del Diavolo è ancora molta viva. Resta la convinzione che il Diavolo è attivo e rimarrà tale fino a quando sarà finalmente consegnato a un'eternità nell'Inferno, alla Fine della Storia. L'esistenza del Diavolo e la sua capacità di agire nella Storia, nella natura e nella vita umana, rimane per molti cristiani, sia protestanti che cattolici, una spiegazione soddisfacente della sventura naturale e la sofferenza umana.

E il mondo moderno spesso sembra essere così cattivo e le azioni umane così malvagie che solo una spiegazione soprannaturale può bastare. Che Satana e il Male sembrino essere sempre sul punto di vincere la battaglia contro Dio e il Bene è sempre stato solo in parte e paradossalmente mitigato dalla convinzione cristiana che, alla fine della giornata, si sta portando avanti la volontà di Dio. Il Cristianesimo ha sempre lottato contro l'apparente contraddizione tra un Dio che è al tempo stesso onnipotente e infinitamente buono, eppure sembra che non sia in grado di controllare il Diavolo o che non voglia farlo.

Eppure, la storia del Diavolo aveva perso il suo ruolo centrale nella vita intellettuale occidentale dalla metà del XVIII secolo.

Da allora, per una élite istruita, se non per le masse, il Diavolo non era più un dato di fatto, ma di finzione, e anche occasionalmente una figura folcloristica di divertimento. Per alcuni, il Diavolo è diventato semplicemente una metafora per il male dentro di noi.

Per altri, è diventato semplicemente una personificazione di una forza impersonale. E non era più una lotta coraggiosa contro il peccato, il mondo e il Diavolo, ma piuttosto, come nel nuovo servizio battesimo, una questione di "standing coraggiosamente" e contrastare "il potere del male". Per altri, è una comoda scusa per gli uomini, come Daniel Defoe messo nel 1727, per "spostare su di lui quei crimini che sono i propri".

È stato l'aumento di scetticismo laico sul Diavolo che ha reso possibile la sua eliminazione efficace dalle teologie cristiane liberali.

La sua retrocessione negli angoli più oscuri della mente cristiana era forse la più importante conseguenza della crescita del protestantesimo liberale a partire dall'inizio del XIX secolo. Eppure, ironia della sorte, proprio questa marginalizzazione della Storia cristiana ortodossa del Diavolo nel moderno Occidente ha consentito una proliferazione di "vita" del Diavolo nella cultura popolare moderna.

Il Diavolo esiste ancora all'interno della Storia cristiana, ma anche oltre, una oggettivazione del male, spesso incomprensibile che è in noi e attorno a noi, minacciando di distruggerci. L'incantesimo del disincanto è stato rotto. Il Diavolo ha ora nuovi domini e nuove frontiere.

Confinato dalla Storia cristiana tradizionale da un lato, dall'altro dal moderno agnosticismo laico, egli "si aggira intorno, cercando chi divorare", ancora una volta, delizioso e pericoloso al contempo, affascinante e terrificante, familiare ed estraneo, in un nuovo mondo incantato.

Philip Almond

Naturalmente l'articolo parte dalla teologia nicena: l'idea del Maligno che dà per scontata è la solita insegnata dal Catechismo della Chiesa di Roma e condivisa da tutte le Chiese che si riconoscono nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano, ossia quella di Lucifero creatura di Dio e angelo caduto, che si sarebbe tramutato in Satana in virtù della sua disobbedienza. Non si può chiaramente pretendere che la teologia dualista radicale di Dragovitsa sia conosciuta dalle genti o anche soltanto presa in considerazione dagli studiosi, tanto è denso l'Abisso dell'Ignoranza che ha sommerso ogni cosa.

Si può anche sorvolare su alcune perle, come quando l'autore considera "immaginari" gli abusi sessuali satanici su bambini, dimenticando l'esistenza stessa di Jimmy Savile e dei suoi sodali con i loro immondissimi crimini. Si può anche non insistere troppo sul fatto che Almond ritiene "ingiustificate" le accuse di natura diabolica volte alle conventicole New Age e di altri esiti delle cosiddette dottrine del Libero Spirito. Noi sappiamo che tali insegnamenti, come ogni forma di panteismo e di panenteismo, sono vere e proprie bestemmie contro lo Spirito Santo: questa Conoscenza evidentemente è poco diffusa e non si può pretendere che il mondo accademico le dia un qualsivoglia credito. 

Veniamo ora al tema centrale della trattazione. Il Rex Mundi, che è la Sorgente Prima del Male e l'autore di questo universo d'orrore, ha certo grande vantaggio nel confondere le genti, facendo credere che non esista alcuna entità personale malvagia in grado di operare nel mondo. Come è lecito attendersi, questo inganno trova il pieno sostegno non soltanto delle masse, ma anche delle istituzioni politiche, culturali e religiose: avendo la loro origine proprio nel Diavolo, è chiaro che esse possano soltanto essere le esecutrici della volontà sua. Persino il Satana dei Niceni, ridotto a una figura da macchietta e privato di qualsiasi potere creatore, chiamato addirittura "Scimmia di Dio", risulta troppo forte per questa umanità demente, per queste pecore capaci soltanto di belare. Così ecco che il concetto stesso di Male diventa dapprima impersonale per poi venire rimosso del tutto. Le pecore destinate al macello non devono sospettare nulla. Anche se non hanno l'intelligenza dei porci grufolanti, in grado di presentire l'attività del carnefice, conviene non allarmarle troppo. La rimozione di ogni menzione a Satana nel rituale del battesimo d'acqua, per quanto posticcio noi riteniamo tale rito, appare in tutta la sua drammaticità come una prova del processo sopra descritto. Essendo una larva in possesso di Satana, la società buonista inglese arriva a stabilire l'inutilità del concetto stesso di Male. E come tacere della Chiesa di Roma? Ridotta ormai a una vuota cariatide e ipso facto decaduta con l'abiura del suo ultimo Papa, Benedetto XVI, non è più il braccio attivo del Maligno nel mondo, dominatrice tirannica delle nazioni e dei popoli. Per quanto Almond affermi che Jorge Bergoglio
 creda nell'esistenza personale di Satana, si tratta con ogni evidenza di un pro forma dogmatico: in questi tempi dell'Apocalisse assistiamo tutti attoniti alle incredibili affermazioni di un Papa a fumetti che vuole convincerci di vivere nel migliore dei mondi possibili, quello dei Teletubbies. Il Papa-Pokémon, idolo delle folle, i giovani pessimisti li manda dallo psichiatra: cosa può mai esserci di tanto brutto in questa Creazione da far pensare all'esistenza del Male? Eppure, mentre in Iraq il Califfo massacra i Cristiani e prepara il Jihad Globale, lo stesso Francesco qualche domanda se la dovrebbe porre. Così invita a pregare, salvo poi promuovere la Partita della Pace scrivendo a Ronaldo e pensando in questo modo di risolvere tutto, di rintuzzare con un gossip da rivista patinata ogni eruzione di atrocità da questo paradisiaco scenario di cartone, da questo Eden di plastica.

(Il Volto Oscuro della Storia, 10 agosto 2014)

venerdì 11 marzo 2022

IL XIV DALAI LAMA TENZIN GYATSO È MORTO

Annunciamo la morte di Tenzin Gyatso nato Lhamo Dondrub, XIV Dalai Lama del Tibet, e l'estinzione del Buddhismo Lamaista (Vajrayana). No, non si tratta di una bufala: è la realtà dei fatti. Il Dalai Lama è stato ucciso dai suoi eccessi. So che tutti saranno increduli e riterranno le mie parole prive di qualsiasi fondamento. "Ma come?", diranno, "Se il Dalai Lama rifugge dalle cose impure, come può essere morto in un modo tanto inglorioso?" Sono consapevole del fatto che i monaci buddhisti sono votati a una vita di astinenza e di moderazione e che in particolare è richiesto loro di evitare le crapule e le sostanze inebrianti. Eppure il Dalai Lama è morto a causa dell'ingestione di quantità spaventose di liquori, poco dopo la sua ultima apparizione in pubblico. Il suo fegato si è spappolato a causa di una cirrosi fulminante e il cadavere tumefatto è stato ritrovato dai monaci costernati. Vicino al corpo ormai livido stavano alcune bottiglie di liquore, completamente svuotate. Questo è quanto accaduto. Ovviamente non posso definirmi un testimone oculare, ma tramite l'osservazione e l'uso della Logica trovo che sia possibile ricostruire le circostanze della morte dell'autorità religiosa in modo sufficientemente accurato.

Alla festa del suo compleanno, il Dalai Lama era talmente ubriaco da scandalizzare George W. Bush, che in gioventù era stato un notorio etilista. I lazzi guitteschi in cui il religioso si era esibito hanno provocato un immenso scandalo, che i media hanno cercato di tacitare. Non meno scandalose erano state alcune affermazioni empie e sacrileghe, rilasciate dallo stesso Tenzin Gyatso in altre occasioni. Così egli aveva detto, che una donna non avvenente non serve a nulla. Il Principe Gautama, più noto come Buddha, sarebbe stato colto dall'orrore ascoltando simili parole. Non contento di questo, il Dalai Lama aveva dichiarato che gli sarebbe piaciuto rinascere donna in modo tale da soddisfare nella carne una gran numero di uomini. Infine, cosa ancor più blasfema, aveva affermato che il suo successore sarebbe stato una donna, purché prosperosa. Sappiamo per certo che Sakyamuni disse che la rovina si sarebbe abbattuta sul suo Ordine monastico qualora vi fosse stata ammessa una donna. Quindi le affermazioni dei Dalai Lama contrastano gravemente con il pensiero del fondatore della religione che affermava di rappresentare sulla Terra. Inoltre si ha ragione di ritenere che parlando di un successore di sesso femminile egli non intendesse affatto una donna bella ma casta: intendeva invece una fellatrice spermatofaga, una Messalina copulante, una Taide orgiastica, una Cleopatra dissoluta. 

La scomparsa del Dalai Lama è stata subitanea, eppure all'inizio nessuno si è accorto di nulla. I monaci, in preda alla confusione e al terrore, non sono riusciti a gestire la tremenda sciagura che li ha colpiti. Fatto sta, che dopo alcuni mesi, del capo religioso tibetano non c'è nessuna traccia, non ricompare. Ho anche appreso che la notizia del decesso di Tenzin Gyatso cominciano a circolare nel Web, anche se sono state subito classificate come "bufale". In ogni caso le rassicurazioni ufficiali, che definiscono il Dalai Lama "vivo e vegeto", non convincono affatto. Se fosse davvero in perfetta salute, perché non mostrarlo immediatamente al pubblico? Sarebbe la prima cosa che i monaci potrebbero fare per porre fine alle voci sempre più insistenti. Tuttavia essi non sono in grado di farlo, tanto sono smarriti e posseduti dalla follia. Se anche l'autorità religiosa dovesse ricomparire, c'è motivo di credere che si tratterebbe di un sosia. L'accaduto può essere definito in un solo modo: PORTENTO. La gravità di tutto ciò sta nella frattura ontologica che si è prodotta. Fino a un certo punto il Buddhismo Lamaista esisteva, poi all'improvviso è caduto nel Nulla, proprio come le creature di Fantàsia descritte nel libro di Michael Ende, la Storia Infinita. Inutile dire che una simile discontinuità non può essere sanata in alcun modo.

(Dualismo Assoluto, 20 marzo 2016)

Ricordo bene un utente che si fece beffe delle nostre parole, definendo il sito in cui erano comparse "una fonte non proprio autorevole". Ne prendo atto.
Domanda. Dov'è Gyatso?

mercoledì 9 marzo 2022


SEBORGA, OMPHALOS DELLA CONFUSIONE 
 
Una micronazione e i suoi falsi: cui prodest?

Sono ormai più di due anni che un amico, purtroppo defunto, mi parlò di qualcosa di eccezionale che aveva visto con i suoi occhi viaggiando per la riviera ligure di Ponente. Descrisse un impervio paesino chiamato Seborga, sito nei pressi di Bordighera, che costituirebbe uno stato indipendente, una specie di enclave nel territorio italiano. Era affascinato dalla moneta locale, il luigino, nella quale potevano essere cambiate le lire tramite appositi uffici. Qualcuno direbbe per pura coincidenza, mi capitò in mano in quei giorni una rivista con un articolo che parlava del Principato di Seborga, il cui territorio a quanto si diceva non sarebbe parte integrante della nostra nazione. In sintesi, negli anni '60 questo borgo fu dichiarato indipendente e sovrano da un suo cittadino, Giorgio Carbone. Costui si insignì all'improvviso del titolo di Principe. La rivendicazione si basava sul fatto che il comune di Seborga non sarebbe stato registrato dai Savoia nei propri domini, e non passò quindi alla Repubblica quando questa fu proclamata. Giorgio Carbone passò così da capo della corporazione dei fiorai a sovrano, ornato del bizzarro titolo di Sua Tremendità

Lo staterello ligure mi incuriosì non poco, ma dovendo occuparmi di cose più importanti, mi uscì del tutto di mente. Durante i miei vagabondaggi per la blogosfera splinderiana mi capitò ancora di incrociare il nome di Seborga: esisteva un blog chiamato
Utopia Micronation in cui alcuni post erano dedicati all'argomento di cui stiamo trattando. Mi accorsi subito che si trattava di un argomento controverso. Se il Principe di Seborga sosteneva i suoi diritti, in realtà non era mai esistito alcun riconoscimento da parte dell'Italia. Non solo, ma una blasonata proclamatasi discendente di Federico II affermava di avere diritto a quel fazzoletto di terra. Per contro un nobile genovese aveva colto l'occasione per estendere gli angusti domini territoriali del Pontefice, sostenendo a spada tratta l'appartenenza feudale di Seborga al Vaticano. Un utente anonimo particolarmente livido sputava veleno, sostenendo i diritti feudali del Vaticano e deplorando il fatto che una fantomatica "setta neocatara" volesse impadronirsi del paese. Senza esitare scesi in campo, e quello, terrorizzato dal 666 contenuto nel mio nick, fuggì via senza farsi più rivedere. Il blog è attualmente del tutto vuoto, ma i suoi contenuti possono essere trovati in Rete, sparsi su decine di siti. 

Poco tempo fa mi è venuto in mente di tornare ad occuparmi di Seborga, quasi per un'improvvisa illuminazione. Per prima cosa ho cercato in Google e sono entrato in un portale del Principato. Analizzandone i contenuti con attenzione, subito mi sono accorto della sovrabbondanza di gravi inconsistenze nella contorta storia seborghina presentata online.
 
Emerge una certa incapacità di distinguere i Catari dai Druidi: li si presenta come antichi sacerdoti precristiani operanti nella zona già nel 400 d.C., contro ogni buon senso storico. Anche le affermazioni più sobrie rigurgitano di visioni distorte. Basta analizzarne qualcuna
presa a caso.  
 
"Seborga (originariamente CASTRUM SEPULCRI), antico Feudo dei Conti di Ventimiglia, era una base molto importante dei Catari, setta religiosa che si sviluppò, in seguito, nella vicina Provenza e lingua D’Oc."
"Il movimento Cataro, che viveva in estrema povertà, molto rigido rispetto al Culto Cattolico e che contestava il potere temporale ed economico della Chiesa di Roma, non portava certo benefici ai proprietari del Feudo, che venivano privati della riscossione delle gabelle."  
"Per la ragione su esposta e per il fatto che si era sviluppata, nella famiglia dei Conti Guerra, una credenza di maleficio, che, seguendo il consiglio dell’Arcivescovo di Arles o del Priore di Montemaggiore, nell’anno 954, il Feudo fu ceduto ai Monaci Benedettini di Santo Onorato in Lerins."
 
La cronologia è del tutto errata. Nel X secolo non si può parlare certo di Catarismo, come abbiamo mostrato ripetutamente. Si può supporre che al massimo nel 954 qualche Fundaita abbia visitato la regione, facendo ai locali strani discorsi sulla corruzione della Chiesa Romana e sull'illiceità del matrimonio.

Del tutto fuorviante è anche l'analisi prensentata nel sito: è vero che la Chiesa di Dio era di un'estrema povertà, ancor più severa di quella di San Francesco, ma in media c'era un Perfetto ogni cento Credenti, e molti membri del movimento erano ricchissimi. Vi erano anche principi catari. Farinata degli Uberti era cataro, così come Ezzelino da Romano e suo padre prima di lui. Il discorso delle gabelle non regge: i Credenti erano molto laboriosi. Inoltre, essendo ferocemente ostili alla Chiesa di Roma, ogni signore che non fosse guelfo avrebbe avuto interesse a sostenerli per potersi impossessare delle proprietà ecclesiastiche.
 
In alcuni punti si giunge a un assurdo revisionismo: 

"Dicono la storia e la leggenda, che dopo la repressione condotta in Provenza contro la Comunità, con la famosa Crociata condotta intorno al 1150 da Simon De Monfort e nel 1200 dal Vescovo di Tolosa, che fece abbattere  il Castello Abbazia di Monsegue (sic), dove furono bruciati vivi oltre trecento  tra uomini, donne e bambini, gli unici Catari sopravvissuti siano proprio quelli di Seborga e che qui sia stato nascosto e sepolto il mitico 'Graal'."
 
Secondo l'autore di questo testo, Simon de Montfort avrebbe guidato la nefasta guerra di sterminio quindici anni prima di nascere! In realtà le ostilità iniziarono nel 1209 e Montfort fu ucciso nel 1218. L'assedio di Montsegur (non Monsegue) si concluse nel 1244. Stando al revisionista, gli eroici difensori di Montsegur sarebbero stati bruciati prima ancora dell'inizio del genocidio. È del tutto falso affermare, come fanno molti francesi, che il Catarismo morì con Montsegur. In Italia era ancora fiorente, e iniziò a declinare soltanto a partire dal terribile rogo di Verona del 1278.
 
A parte il fatto che già solo per ragioni demografiche di certo nel XIII secolo c'erano più Catari a Saronno che a Seborga, il fatto che nella zona di Bordighera sussistesse un simile centro del Catarismo non risulta affatto. Non nego che ci siano stati Catari a Seborga, per il semplice fatto che ce n'erano praticamente dovunque! Non potevano comunque essere molto numerosi: se anche l'intera popolazione di quel paesino fosse stata composta da Credenti, dire che erano un centinaio era tanto. Non mi pare che qualche autore parli di Seborga in connessione alla religione dei Buoni Uomini, e non si conosce il nome di un solo Perfetto originario di quella regione. Possiamo descrivere abbastanza bene i vescovati catari in Italia e in Linguadoca, e per contro non sembra che alcun centro della Liguria fosse sede di un vescovo cataro. Genova era descritta come un luogo pullulante di eretici, ed è verosimile credere che il Catarismo ligure si sia irradiato proprio da quella città, che a sua volta lo aveva ricevuto dal Piemonte.
 
Per definire meglio l'intera questione, mi sono anche affidato alla versione cartacea della famosa Enciclopedia Utet del 1973. All'epoca in cui fu impressa ero un moccioso e credevo che il nome Enciclopedia traesse la sua etimologia dai Ciclopi. Ecco quanto riporta:
 
"SEBORGA. Comune della Liguria, con 247 ab., in provincia di Imperia, da cui il capoluogo, a m 500 sul mare, dista 46,5 km a NO."
 
Questo è tutto. La cosa mi ha sorpreso, viste le continue mormorazioni incentrate su questo suggestivo borgo ligure da qualche anno a questa parte.

Dato che gran parte della storiografia fittizia parla diffusamente dei Cavalieri Templari, ho chiesto alla carissima amica Krak, esperta in materia, cosa ne pensasse. Riporto qui il suo prezioso contributo: 
 
"Scorrendo le pagine che riguardano il fantomatico Principato di Seborga ho notato delle grossissime incongruenze che riguardano la storia dei Templari. I fautori di tale sito affermano che nel 1118 il Principe-Monaco Edouard (tra l’altro non identificabile) nomina i primi 9 Templari in Seborga. Da quel momento il luogo diverrà il primo stato Sovrano Cistercense della storia. Per quanto lacunosa la gloriosa storia del Tempio, ha riferimenti piuttosto attendibili riguardo alla nascita dell’Ordine. Guglielmo di Tiro ci narra di quando i primi nove fondatori si presentarono al reggente Baldovino II per fare voto di povertà castità e obbedienza. La data oscilla tra il 1118 e 1120 (non ci sono riferimenti più specifici sicuri). Il sito di Seborga prosegue affermando che San Bernardo nel 1117 si trovava nel loro “principato” per consacrare i primi 9. A me sembra piuttosto verosimile considerando che aveva ricevuto il terreno su cui sorgerà Chiaravalle nel 1115. Della vita di tale monaco abbiamo varia documentazione storica, in nessuna di esse viene citato un suo viaggio in tale luogo. Tra l‘altro non capisco come sia possibile che San Bernardo benedica i 9 nel 1117 e il Principe-Monaco nel 1118, quindi secondo il sito i Templari si sarebbero trattenuti a Seborga più di un anno, un bel lasso di tempo….a quale scopo? La presunta storia prosegue citando tra i fondatori il Conte di Champagne, notizia non vera, egli entrerà nella milizia solo nel 1126. Inoltre è quasi certo che il fondatore del’Ordine Ugues de Payns sia andato in Terra Santa nel 1114 con il Conte di Champagne e lì sia rimasto dopo la partenza di quest’ultimo l’anno dopo. Quindi non vedo come sia possibile che tra il 1117 e il 1118 si potesse trovare a Seborga. Proseguendo il testo gli stessi sarebbero rientrati nel Principato nel 1127 per incontrarsi di nuovo con San Bernardo. In questa circostanza avrebbe nominato il primo Gran maestro. Tutto ciò è falso Ugo de Payns ricopriva tale carica dalla fondazione. Non è vero che tutti i primi 9 fecero ritorno in Europa per partecipare al concilio di Troyes. Ancora secondo chi ha redatto questo scempio storico San Bernardo i Templari e Padre Gerardo di Mortigues, che nel 112 aveva fondato l’ordine che oggi si chiama Cavalieri di Malta, si incontrarono in segreto a Seborga. Ora prima di tutto va detto che l’ordine venne fondato nel 1113 (la documentazione si trova alla Valletta) dal Beato Gerardo Sasso morto nel 1120, quindi a parte il grossolano errore di date, vorrei sapere come faceva Gerardo ad essere presente ad un presunto incontro avvenuto nel 1127 se a quella data era già morto da 7 anni. Il racconto prosegue affermando che sempre il Principe-Monaco Edouard in tale occasione avrebbe eletto Ugues de Payns Gran Maestro (come già detto era in carica dall’anno della fondazione). Per ultimo affermano che quindici dei Cavalieri Templari furono anche Principi pro tempore di Seborga tra cui Guillaume de Chartres che morì li a seguito di ferite riportate in Terra Santa nel 1219. Mi chiedo, se tutto ciò fosse vero, perché non esiste nessuna documentazione in merito? È documentata invece la morte del de Chartres avvenuta a causa della peste durante l’assedio di Damietta. Un ultimo pensiero se tale Gran Maestro è sepolto a Seborga dove possiamo visitare la sua tomba, io la vedrei volentieri…."
Saluti
Krak
 
Per fare paragoni sui Templari a Seborga, potrei citare Menelao morto a Troia nel film Troy. In conclusione, i cittadini di Seborga sono sottoposti alla legge dell'Italia, le loro guardie in uniformi multicolori sono l'equivalente della Polizia Locale, il luigino non è diverso dalle banconote usate dalla Lega Nord nelle sagre di paese, semplici buoni con il faccione rubicondo di Bossi e la scritta "cincentfranc".

(Il Volto Oscuro della Storia, 15 dicembre 2007)

Il Principe Giorgio Carbone (Giorgio I) è deceduto il 25 novembre 2009. Il titolo è passato a Marcello Menegatto (Marcello I) il 25 aprile 2010. Dal 10 novembre 2019, in seguito all'abdicazione di Marcello I, la Principessa di Seborga è Nina Dobler Menegatto.

sabato 5 marzo 2022


I PASSAGINI: UNA MISTERIOSA SETTA
GIUDEO-CRISTIANA DEL XIII SECOLO

Veterotestamentarismo in Lombardia

Nei primi secoli dell'Era Volgare, erano diffuse e numerose le comunità che pur accettando Cristo mantenevano al contempo un'osservanza più o meno stretta della Legge di Mosè. Non si limitavano cioè a credere nei Vangeli, ma praticavano le complesse prescrizioni del Deuteronomio e del Levitico, tra le quali ad esempio la circoncisione, il divieto di mangiare carne di mammiferi non ruminanti e con l'unghia non bipartita, la proibizione di assimilare sangue e di toccare donne mestruate o incinte, l'obbligo di sotterrare gli escrementi. Questi gruppi erano all'inizio molto consistenti, e si rifacevano agli insegnamenti di Pietro e di Giacomo il Minore.

Vedevano invece Paolo di Tarso come un demonio, perché aveva abolito e avversato in tutti i modi gli obblighi della Legge Mosaica. Alcuni lo accusavano di aver impedito l'accettazione del Cristianesimo da parte di tutti gli Ebrei. Altri affermavano che la Legge era stata consegnata agli uomini dagli Angeli, che i Gentili l'avevano dimenticata e che era loro compito conservarla e trasmetterla: per questo si davano il nome di Angelici. Si noti che questi Giudeo-Cristiani non erano necessariamente Ebrei.

Presto cominciarono a manifestarsi tra di loro contenuti dottrinali eterodossi, e si svilupparono sette come gli Ebioniti, i Nicolaiti, gli Elcasaiti e i Nazarei. Le ultime tracce documentate si perdono verso il IV secolo in Iberia, ma non dobbiamo pensare che questa corrente di pensiero cristiano sia mai veramente morta. L'universalismo di Paolo era stato una mossa molto abile, che aveva permesso alla Chiesa di estendersi su una moltitudine di genti, mentre l'osservanza minuziosa delle prescrizioni di Mosè avrebbe reso il Cristianesimo poco attraente.

Dopo molti secoli, la Chiesa di Roma era diventata una terribile potenza temporale, e giunta al suo apogeo cominciava a dare i primi segni di corruzione. All'alba del secolo XIII molti movimenti si opponevano al clero romano e avevano messo profonde radici. È a questo punto che si è riscontrata nuovamente traccia di qualcosa di simile ai Giudeo-Cristiani. Non si riesce a tutt'oggi a capire l'origine di questo controverso movimento, a seguire i percorsi che hanno portato alla sua formazione. 
 
Nella Summa contra haereticos del teologo Prepositano di Cremona troviamo menzione di una misteriosa setta diffusa in Italia settentrionale: i Passagini. Tutto ciò che sappiamo di loro per diretta testimonianaza lo dobbiamo al lavoro di questo chierico cremonese, ed è molto significativo. Essi avevano ricevuto il loro nome dall'osservanza della Pasqua ebraica (Pesach), in cui celebravano il Passaggio di Dio in forma di un vento mortifero che uccise tutti i primogeniti degli Egiziani, inclusi quelli dei loro animali, salvando invece gli Ebrei (Es 12, 11). Si ricorda che il metodo per il calcolo della Pasqua usato dalla Chiesa di Roma è differente da quello ebraico: i Passagini seguivano quest'ultimo. Erano considerati Cristiani dall'eresiologo Ilarino di Milano, e definiti come credenti che cercavano mezzi di salvezza dell'anima nell'osservanza delle leggi dell'Antico Testamento, ritenendo insufficienti allo scopo i rituali della Chiesa di Roma. Si sa che praticavano la circoncisione, che mangiavano unicamente le carni di animali permessi dalle prescrizioni mosaiche e che non assimilavano sangue. Allo stesso modo osservavano come giorno festivo il Sabato e pretendevano di applicare anche le severissime norme penali veterotestamentarie, ad esempio lapidando le adultere.

Quello che la Chiesa Romana non poteva tollerare era però la loro cristologia. Non era docetista come quella dei Catari, ma concordava nell'essere subordinazionalista. In altre parole, i Passagini credevano che Gesù patì nella carne, e che fosse al contempo una creatura di Dio e quindi naturalmente non consustanziale con il Padre.

Tendenze simili sono state notate anche nei Giudaizzanti dei tempi antichi. Le informazioni sulla setta sono così scarse che non possiamo menzionare neppure il nome di un suo capo. Non siamo a conoscenza neppure di un singolo atto inquisitoriale che contenga l'eresia dei Passagini come capo di imputazione contro una persona. Da questo si potrebbe pensare che le persecuzioni contro di loro furono blande.

Questi Giudeo-Cristiani medievali compaiono in un documento importante che permette anche di fare qualche supposizione dei loro rapporti con i Catari. Si tratta della famosa costituzione Ad abolendam diversarum haeresium pravitatem, promulgata dal Papa Lucio III nel 1184 come strumento per aiutare i vescovi cattolici nella lotta contre le eterodossie. La frase che ci interessa è la seguente:

"Decretiamo dunque che siano colpiti da anatema perpetuo innanzi tutto i Catari e i Patarini e coloro che, con falso nome, affermano mentendo di essere Umiliati o Poveri di Lione, Passagini, Giuseppini, Arnaldisti".

Il termine Patarini era all'epoca un sinonimo di Catari molto diffuso in Lombardia e altrove: persino nelle terre balcaniche i Bogomili erano noti come Patareni. Si deduce che vi erano anche Catari che trovavano conveniente nascondere la fede da loro professata facendosi passare per eretici di diverso tipo. Di questi, è possibile che alcuni si fingessero Passagini.

Tutti i Buoni Uomini rifiutavano la circoncisione come opera del Creatore Malvagio, consideravano Mosè un diavolo e la sua legge vanità, ma non è affatto escluso che ci fossero Credenti che si erano convertiti essendo stati in precedenza Passagini. Anzi, si possono cogliere precisi indizi di ciò. Il dogma 29 della della Chiesa Catara di Bagnolo San Vito dice: Mosè fu malvagio. Altrettanto esplicito è il dogma 30: La salvezza non ci fu nè c’è, in nessun modo, attraverso la legge di Mosè. Si segnala in questo contesto anche il dogma 33 : il Dio Buono non diede la circoncisione. Certamente queste possono essere viste come mere affermazioni teologiche, ma se sono state incluse nella lista dei dogmi un motivo preciso doveva esistere. Con ogni probabilità nelle diocesi dipendenti da Bagnolo (ad esempio le attuali province di Mantova, Cremona e l'intera Emilia) vi erano nutriti nuclei di Passagini che si erano associati ai Catari. Era quindi sentito necessario impedire che le leggi veterotestamentarie fosse continuate tra questi Credenti.

In seguito alla costituzione di Lucio III si trova una menzione dei Passagini in uno statuto dell'Imperatore Federico II di Svevia, che godette di una fama del tutto immeritata di essere uomo di ampie vedute. In fatto di eresia era abbastanza intransigente, e con questo documento del 1220 sanciva la persecuzione di tutti i dissidenti religiosi. A partire da quella data non se ne sente parlare più, al punto che l'inquisitore Raniero Sacconi li dà per estinti. È possibile che alcuni gruppi superstiti si siano persi tra i Valdesi. 

giovedì 3 marzo 2022


IL TAGLIO DELL'OLMO:
UN ENIGMA TUTTORA IRRISOLTO

Alle radici di un'oscurità secolare

Normandia, 1188. Qualcosa di inaspettato avvenne nel borgo di
Gisors, sperduto in monotone campagne e apparentemente del tutto privo di interesse per un moderno. Un albero venne abbattuto. Può sembrare che fin qui non ci sia nulla di strano. Eppure quel luogo era famoso proprio perché vi sorgeva questo albero, un esemplare monumentale, plurisecolare di olmo.

Occorre a questo punto fare qualche cenno sulla religione dei Celti e sull'importanza che dava al culto degli alberi.
Il Cristianesimo aveva molto faticato a penetrare nelle regioni rurali delle Gallie, al punto che ancora Carlo Magno emanò editti per proibire i sacrifici alle fonti e agli alberi. In particolare era sentito il culto dell'olmo, di cui perduravano ancora in epoca recente residui anche nella provincia di Cuneo: i contratti venivano spesso stipulati sotto tale albero. L'olmo di Gisors era così antico da essere già venerato in epoca precristiana. Aveva visto i secoli scorrere, udito diverse lingue, visto gli Dei cambiare. Quando era ancora un tenero arboscello, la gente parlava gallico. Erano arrivati i Romani.

Poco a poco il latino cominiciò a essere parlato nelle città
, e fece in tempo a trasformarsi in volgare, finché giunse anche nelle campagne, dove sostituì gli ultimi residui del tardo gallico. I Druidi erano ormai da tempo spariti nelle selve e si erano estinti in silenzio, l'Impero era decaduto, erano arrivati i Franchi. Eppure l'olmo era un elemento di continuità, qualcosa che resisteva ai flussi e ai riflussi della storia.

Ancora nel tardo XII poteva sopravvivere un uso cultuale dell'Olmo di Gisors,
poiché spesso dietro parvenze cristiane le popolazioni rurali conservavano forme distorte di riti e di credenze dell'antico paganesimo. Fatto sta che senza dubbio il luogo continuava ad essere usato come luogo di adunanza per regnanti e personaggi importanti della nobiltà francese e inglese: era una sorta di territorio neutrale in cui stabilire alleanze o tregua delle ostilità. Qualcuno potrà a questo punto pensare che si trattasse della punizione di perduranti culti pagani. In fondo la Storia pullula di episodi simili. Chi non ricorda l'Irminsul o il Noce di Benevento? Dall'analisi dei pochi dati disponibili risulta invece che le cose non sono così semplici, e che questo episodio risulta al centro di una matassa intricatissima di complotti internazionali.

Colpisce subito l'insostanzialità dei documenti.
Esistono versioni diverse, riportate da cronisti medievali. Enrico II d'Inghilterra si sarebbe incontrato lì con Filippo II di Francia (già noto per aver perseguitato aspramente i Catari di Reims). Gerusalemme era appena caduta nelle mani degli eserciti del Saladino, e gli animi erano tesi in tutta la Cristianità: l'anno seguente sarebbe iniziata la III Crociata. Non si capisce in ogni caso cosa abbia spinto i due sovrani con il loro seguito ad incontrarsi proprio a Gisors. Sembra in ogni caso che non sia stato possibile raggiungere un accordo, così alla fine dell'incontro l'albero fu abbattuto. I resoconti che ho potuto reperire non erano disponibili in italiano, così li ho tradotti dall'inglese.

Questo è il primo, molto stringato, riportato dal professore di storia Bradford Smith, dell'università di Oglethorp
:

"A Gisors, Enrico II e i suoi consiglieri sedettero sotto un albero di olmo, mentre Filippo e il suo seguito soffrivano sotto il solleone. Dopo l'incontro, Filippo ordinò che l'albero fosse abbattuto e ridotto in pezzi, dando il messaggio che non avrebbe dato quartiere agli Inglesi."

Con il secondo resoconto inizia la confusione.
È un racconto del tutto diverso e più articolato, risalente al 1260 circa. È riportato nell'opera di un autore noto come il Menestrello di Reims, e concorda col primo soltanto nel triste fato dell'albero:

"Re Riccardo inviò un messaggio ai conti di Sancerre e di Barre, dicendo loro che avevano preso il pane del Re e non avevano dato a lui nulla in cambio, ma se essi fossero stati abbastanza coraggiori da venire fino all'Olmo di Gisors, li avrebbe ritenuti veramente valenti. I nobili francesi gli inviarono un messaggio dicendo che sarebbero venuti il giorno dopo, all'ora terza, per abbattere l'albero, malgrado lui. Quando il sovrano inglese udì che essi stavano per venire a tagliare l'albero, egli ne fece rinforzare il tronco con fasce di ferro, che furono avvolte per cinque volte intorno al legno. Il mattino dopo, i nobili francesi si armarono e riunirono cinque squadroni dei loro uomini, e uno di questi era guidato dallo stesso Conte di Sancerre, un altro dal Conte di Chartres, il terzo dal Conte di Vendome, il quarto dal Conte di Nevers, il quinto dal Sire Guglielmo di Barre e dal Sire Alain di Roucy. Essi cavalcarono fino all'Olmo di Gisors, con i balestrieri ed i carpentieri davanti, ed avevano nelle loro mani asce acuminate e buoni martelli appuntiti, con cui tagliare le fasce metalliche che erano state strette intorno all'albero. Si fermarono davanti all'olmo, divelsero le fasce e lo abbatterono, a dispetto di ogni resistenza."

A quale delle due narrazioni dobbiamo dare credito? Salta anche agli occhi un'incongruenza.
Nella prima versione si parla di Enrico II, nella seconda di suo figlio Riccardo Cuor di Leone, che nel 1188 non era ancora stato incoronato re. Sembra che già nel XIII secolo le cose fossero poco chiare.

Fatte queste premesse, tutto è impenetrabile mistero.
Chiunque se ne può rendere conto navigando nella Rete: si trovano soltanto pagine piene di assurdità e di ipotesi del tutto fantasiose, che sembrano create a bella posta per gettare il lettore nella confusione. Depistaggio. Nella maggior parte dei casi il Taglio dell'Olmo viene associato ai Templari, anche se di questo non esiste la benché minima prova. La versione più diffusa spiega come tale evento abbia sancito simbolicamente la scissione dei Templari dal
Priorato di Sion. Il punto è che l'esistenza di questo Priorato di Sion non poggia su alcunché di concreto e di credibile. Si tratta della fumosa invenzione di un certo Pierre Plantard, oscuro disegnatore francese che lo fondò come società segreta nel 1956, dandosi subito da fare per fornirgli una giustificazione tramite documenti falsi e fonti inventate. Il Priorato di Sion è diventato parte dell'immaginario collettivo a causa del Codice da Vinci di Dan Brown, un libro di pseudostoria fuorviante che in troppi credono realtà. Se la Chiesa di Roma ha condannato il Codice per questioni strettamente dottrinali, reputo che il danno fatto dalla sua diffusione sia incommensurabile e che riguardi tutti: è in gioco la possibilità di conoscere la verità. Moltissimi argomenti ci sono quasi preclusi per carenza di materiale e di attestazione. Qui invece assistiamo a qualcosa di eccezionale e prodigioso: la sovrabbondanza infinita di informazione spazzatura.

C'è da porsi un'inquietante domanda: chi sta dietro queste manipolazioni? CUI PRODEST?