giovedì 1 dicembre 2022

LINGUA ITALOAMERICANA E LINGUA ITALIANA: DUE COSE DIVERSE

Un giornalista - credo che fosse di Milano - durante un suo soggiorno a New York ebbe l'occasione di sfogliare un quotidiano cartaceo redatto in "lingua italiana" e rimase colpito nel leggervi il seguente annuncio a dir poco surreale: "vendesi casa senza genitore con stima". Cosa intendeva dire l'inserzionista? Semplice. Intendeva dire questo: "vendesi casa senza portinaio con caldaia centralizzata". Quando il giornalista cercò di spiegare la cosa ai discendenti di Italiani che vivevano della Grande Mela, tutti restarono attoniti, incapaci di comprendere, come se avessero davanti a sé un folle. Nessuno di loro voleva credere che in italiano la parola "stima" non avesse niente a che fare col riscaldamento degli appartamenti e che "genitore" non avesse niente a che fare con il portinaio.  Alla fine non riuscì a convincere nessuno, tanto radicata era l'idea che l'italoamericano di uso corrente fosse davvero la lingua di Dante Alighieri. 

Un carissimo e fraterno amico, P., molti anni fa fu a Cleveland e visitò un quartiere conosciuto come Little Italy. Si trovò di fronte a una realtà del tutto sconosciuta e ne fu traumatizzato. Mangiò in una pizzeria e non riuscì a capire una sola sillaba di quanto dicevano i discendenti degli emigranti, che gli parvero arretrati e dai modi incredibilmente grossolani. Constatò che il loro aspetto era grottesco, non li riconobbe come membri del suo stesso popolo. Loro ricambiarono l'antipatia dicendo che non poteva essere un italiano, che era senza dubbio irlandese. Ogni tentativo di comunicazione si rivelò fallimentare fin da subito. Le genti della Little Italy non comprendevano nemmeno una parola di quanto P. diceva, tanto che la lingua corrente dell'Italia fu da loro considerata "spagnolo". Per intendersi dovettero parlare in inglese. 

Ricordo un paio di tristi fotografie di reliquie della lingua italiana in America, in cui mi sono imbattuto su giornali, a distanza di svariati anni. In una di queste foto, scattata a New York, c'era un uomo che partecipava a una specie di sagra e indossava una maglietta con scritto SUINO D'ORO. Nell'altra si notava un manifestante, ben poco allegro, che reggeva un'insegna religiosa con scritto GLORIA A DIO PADRE. In entrambi i casi sono stato colpito da una sensazione di oblio e di annientamento, conseguenze inevitabili delle migrazioni, il cui risultato presto o tardi è l'etnocidio. 

Tutti coloro che hanno visitato gli States, mi hanno confermato alcuni dati di fatto. Molti sono giunti in America dall'Italia e si sono completamente assimilati in breve tempo, trovando un partner anglosassone e insegnando ai figli soltanto l'inglese americano - cosicché ogni memoria dell'origine è venuta meno in modo irreparabile. Coloro che hanno rifiutato di adattarsi, sono finiti nei ghetti. Per un italoamericano, ogni tentativo di apprendere l'italiano in cui sto formulando i miei pensieri e scrivendo, è puramente velleitario: esistono difficoltà insormontabili. 

L'italoamericano: origini e lessico

Riporto una sintetica scheda tecnica contenente alcuni dati significativi, che illustrano la situazione e che potranno risultare interessanti ad eventuali lettori: 

Lingua: Italoamericano
Altri nomi: Itanglish (*), Italian American Slang
Filogenesi: lingua creola 
Principale uso: domestico; lingua franca   
Numero di locutori domestici: circa 724.000
     (dato 2011, arrotondato) 
Numero di locutori secondari: circa 81.000
     (dato 2009, arrotondato) 
Trend: forte declino 
Nel 2000 i parlanti erano circa 1.000.000 su una popolazione di circa 15,7 milioni di Italoamericani (6,4%). Nel 1990 i parlanti erano circa 1.300.000 su una popolazione di circa 14,7 milioni di Italoamericani (8,8%). Questo significa che dal 1990 al 2011 si è persa quasi la metà dei locutori. 
Motivi del trend: 
Assimilazione, ossia americanizzazione (più o meno forzata); decesso di masse di locutori anziani e mancato passaggio della lingua alle generazioni più giovani. 

(*) Da non confondersi con l'Itanglish o Itanglese inteso come "lingua italiana usata in certi contesti ed ambienti, caratterizzata da un ricorso frequente e arbitrario a termini e locuzioni inglesi" (definizione: dizionario Hoepli) - come ad esempio la lingua del berlusconismo e quella post-berlusconiana, affetta da renzite acuta

Ecco un breve glossario di tipiche voci usate nella parlata delle comunità italoamericane:
 
aisculle "scuola media" (< high school
Alluini "Halloween" (< Halloween)
àusse "a casa" (< house)
baccauso "gabinetto" (< back-house
baisìcolo "bicicletta" (< bicycle
bara "bar" (< bar)
baratenda "barista" (< bartender)
beccheria "panetteria" (< bakery)
becco "dietro" (< back)
   p'o becco "da dietro"  
bentari "piegare" (< to bent
bicci "spiaggia" (< beach)
billo "conto" (< bill)
billi "fatture" (< bills
bisinisse "affare" (< business)
   pl. bisinissi "affari"; "genitali"  
bitte "barbabietola" (< beets
blechiberi "more" (< blackberries)
bòcchise "cassa" (< box
boila "caldaia, boiler" (< boiler)
bosso "capo" (< boss
botti "stivali" (< boots)
botto "barca" (< boat
bricchi "mattoni" (< bricks)
Broccolini "Brooklyn" 
Broccolino "dialetto di Brooklyn"
broscia "pennello", "spazzola" (< brush)
camunì "dai!" (< come on
carapila "trattore" (< caterpiller)
carro "macchina" (< car
ceca, cecco "assegno" (< check
cestenozze "castagne" (< chestnuts)
checca "torta, dolce" (< cake
ciminea "camino" (< chimney)
ciungomma "gomma da masticare" (< chewing gum)
coppesteso "in cima alle scale" (< napoletano ncopp' 
     "in cima" + stairs "scale") 
cricche "ruscello" (< creek)
cuccausse "cucina" (< cookhouse)
Cunailando "Coney Island" 
Danodòcchise "Paperino" (< Donald Duck)
donazzi "frittelle" (< doughnuts, donuts)
draivare "guidare" (< to drive
ezze natingo "non è nulla" (< its' nothing
faiamenne "pompieri" (< firemen
fàitte "lotta" (< fight)
farma "fattoria" (< farm)
fattoria "fabbrica" (< factory
fensa "recinto" (< fence
ferribotte, ferrubottu "traghetto" (< ferry boat)
firma "azienda" (< firm)
fiusa "fusibile" (< fuse)
fornitura "mobili" (< forniture
Forte Giulai "4 Luglio" (< Fourth of July)
frenci bredde "pane francese" (< french bread)
fresciolai "lampadina" (< flash light
frigidea "frigorifero" (< frigidaire
frisa "congelatore" (< freezer)
futteballo "calcio, football" (< football)
genitore "portinaio" (< janitor
germanese "tedesco" (< German)
giobba "lavoro" (< job
goldilòcchisi "biondina" (< goldilocks
gòmitri "eucalipto" (< gum tree)
grosseria "negozio di generi alimentari" (< grossery;
     esempio: teneva 
'na grosseria
guafo "molo" (< wharf
guarramelo, uarramelo "anguria" (< water melon)
guazzamara? "qual è il problema?" (< what's the matter
gunnai "buona notte" (< good night)
gurmoni "buongiorno" (< good morning
Iste "Pasqua" (< Easter)
licenza "patente" (< licence)
loccare "chiudere a chiave" (< to lock
macìna "macchina" (< machine)
mappo "strofinaccio" (< mop)
marchetta "mercato" (< market
merigorau "giostra" (< merry go round)
mecci "fiammiferi" (< matches)
mistecca "sbaglio" (< mistake
morosaico "motocicletta" (< motorcycle)
moscerummi "funghi" (< mushrooms
moscimelo "melone", "popone" (< muskmelon)
mumpiccia "cinema" (< moving picture)
muovere "traslocare" (< to move
nusepepa "giornale" (< newspaper)
orrioppo! "sbrigati!" (< hurry up!
otello "hotel" (< hotel)
parcare "parcheggiare" (< to park)
pènsolo "matita" (< pencil)
pepperoni "salame piccante" (< peppers
pezzo, pezza "dollaro" (< piece)
picce "pesche" (< peaches)
picchinicchio "pic nic" 
piccoppe "furgoncino" (< pick up
pinozze "arachidi" (< peanuts)
pulissemenne "poliziotto" (< policeman
quicche "svelto" (< quick)
quittare "andarsene, dare le dimissioni" (< to quit
rencotto "impermeabile" (< rain coat
rìfolo "fucile" (< rifle)
rotra "macchina rotante" (< rotary
sanguiccio "sandwich, tramezzino" 
Saniclosi "Babbo Natale" (< Santa Claus)
schedulare "programmare" (< to schedule)
schini "magro" (< skinny)
sciaroppe "stai zitto!" (< shut up
sciàvola "pala" (< shovel
sciftare, shiftare "spostare" (< to shift)
scioppa "negozio" (< shop
sciuscià, sciusciàine "lustrascarpe" (< shoe shine)
sciuse "scarpe" (< shoes
sìgoli "gabbiani" (< seagulls
slàida "frana" (< slide
splittare "dividere" (< to split
spràusi "cavolini di Bruxelles" (< sprouts
stecco "bastone" (< stick)
steggio "autobus" (< stage)
stima "caldaia, boiler" (< steamer
stima "vapore" (< steam)
stompo "ceppo" (< stump
stoppasaine "fermata" (< stop sign)
storo "negozio" (< store
strittecarro "tram" (< streetcar
suiccio "interruttore" (< switch)
supportare "sostenere" (< to support)
televigio "televisione" (< television
Tenchisghìvi "Giorno del Ringraziamento"
     (< Thanksgiving
teneria "conceria" (< tannery)
tichetta "biglietto" (< ticket)
tracco, trocco "camion, furgone" (< truck)  
traisìcolo "triciclo" (< tricycle
trette "trattore" (< tractor)
tròbolo "guaio" (< trouble
turco "tacchino" (< turkey)
vachiuma clina "aspirapolvere" (< vacuum cleaner)
vascinga mascina "lavatrice" (< washing machine
zuppa mitte "bollito" (< soup meat)

Il glossario non è del tutto coerente, in quanto include parole di fonti diverse. Del resto, l'italoamericano non è una lingua normata e presenta variazioni anche importanti sia nel tempo che nello spazio, persino a livello familiare o individuale. 


Lingua italoamericana e Anarchia

È risaputo che Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti avevano un tracco, di cui andavano fierissimi. Sono cose che non devono essere dimenticate. Quanto accaduto è tuttora vivissimo nel sapere comune, a dispetto dei molti anni passati. Nel Web sono numerosissime le testimonianze di un trauma indelebile. "Colpevoli solo di essere italiani, furono giustiziati per mere ragioni politiche." (cit.)
Tempo fa mi imbattei su Facebook in una fotografia commemorativa con una didascalia in italoamericano, in cui si precisava che i due anarchici erano vittime dalla "rerealione capitalista". Lì per lì mi sono chiesto: "cosa diavolo sarà mai la rerealione?" Secondo il compianto Giuseppe Lippi (R.I.P.), la parola "rerealione" sarebbe una semplice deformazione di retaliation, ossia "rappresaglia". In effetti è così: il tipico rotacismo americano ha trasformato -t- in -r-, mentre il suffisso -ation è stato assimilato in un più breve e italico -one. Non ci sono difficoltà fonologiche. Sulle prime avevo ipotizzato che la parola d'origine fosse invece reaction, ossia "reazione", poi deformata da un refuso opera del demone Titivillus! Devo ammettere che la mia proposta era scadente e incapace di spiegare la struttura sillabica della parola in analisi. Il defunto curatore di Urania ha quindi contribuito in modo valido al mio studio sulla formazione della lingua italoamericana. 

Alcune note sulle omofonie 

Nel processo lungo e complesso di produzione dell'italoamericano si sono originati numerosi casi di omofonie con parole italiane anche letterarie o arcaiche. Già abbiamo parlato del genitore e della stima. Citiamo giusto qualche altro esempio, tanto per fornire un approfondimento: 

1) bara "bar" è omofono della parola italiana bara, di tutt'altro significato. Pur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 

2) checca "torta, dolce" è omofono della parola italiana (regionale) checca "omosessuale, finocchio". Pur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 

3) otello "hotel" è omofono dell'antroponimo shakespeariano OtelloPur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 

4) sanguiccio "sandwich, tramezzino" è omofono della parola italiana arcaica sanguiccio "sangue pallido perché mischiato a siero". Pur suonando allo stesso modo, queste due parole non hanno nulla a che fare, dal momento che i rispettivi significati sono diversi, come diverse sono le loro trafile. 


Si possono evidenziare anche coppie minime, ossia parole quasi identiche, che differiscono soltanto per un fonema. 

1) mistecca "errore" è quasi omofono della parola italiana (di origine inglese) bistecca. L'unica differenza è il fonema iniziale: /m/ contro /b/

2) pepperoni "salame piccante" è quasi omofono della parola italiana peperoni, che indica invece un vegetale. Nella pronuncia inglese corrente, si perde anche l'opposizione tra la consonante doppia /pp/ e la consonante semplice /p/.

Convergenze evolutive

Alcune parole italoamericane si trovano anche nell'italiano attuale, in cui sono entrate in modo del tutto indipendente. Esempi: supportare, schedulare, shiftare, etc.). Oggi è del tutto normale supportare una politicaschedulare una riunione, rischedulare un appuntamento e via discorrendo. Si tratta di un processo analogo a quello che ha reso i pipistrelli simili agli uccelli, i delfini simili ai pesci e via discorrendo. 

Il mobspeak, gergo dei gangster 

Esiste un complesso e articolato gergo usato dagli affiliati di Cosa Nostra, che include numerosissimi prestiti dall'italiano e da diverse lingue regionali del Meridione: il mobspeak. Queste parole sono generalmente scritte con ortografia anglosassone, a volte alquanto stravagante. Eccone una lista: 

afanabola "vai all'Inferno!" (< vai a fare a Napoli!) 
bash "giù" (< bascia)
bonarm "buonanima" (< buonanima) 
brugad "famiglia mafiosa" (< borgata) 
bubidabetz "donna viziata e sprecona" (< pupa di pezza)
fatti gatti due "fatti gli affari tuoi" (< fatti i cazzi tuoi)
fazool(s) "dollari" (< fasulə "fagioli", vedi sotto)
finook "omosessuale" (< finocchio) 
fongool, fogool "vaffanculo!" (< fanculo)
footit, footitah "vai al diavolo!" (< futtiti
gab "testa" (< capa)
gabbafresh "chiacchierone e pigro" (< capa fresca)
gabbadotz "testa dura" (< capa tosta
gavohn, gavone "grezzo, cafone", "idiota" (< cafone)
gedrool "scemo" (< citrullo) 
gendan "(possa tu vivere) cent'anni!" (< cent'anni)
goombah "amico, compagno" (< cumpà)
goumada, goumadgoomah "donna della malavita"
      (< cummà, cummari
gujans "coglioni" (< coglioni)
mamaluke "idiota" (< mammalucco)
marone! "perbacco" (< Maronna!
mezzamaught, mezzamort "mezzo morto"
       (< mezzo morto) 
mezzamenz "metà e metà" (< mezza mezza)
mooshamoosh "mogio" (< moscio moscio)
mortitavahm "morto di fame" (< morto di fame) 
mully "afroamericano" (< mulignana "melanzana")
skeevy "schifoso" (< schifo!) 
sorda "soldi" (< soldi)
sorda "sorella" (< sòrata)
squistamod "maleducato" (< scustumatə
stendinz "intestini" (< intestini) 
stugots "idiota", "bastardo"; "coglioni"; "stupidata"
      (< stu cazzə
stunod "maldestro, tra le nuvole" (< stunatə
vagaboom "vagabondo" (< vagabondo) 
vangopp "vai su" (< va' in coppa
zoot, zutt "vai giù" (< sotto)

Mentre parole italoamericane come tracco sono adattamenti di parole inglesi alla fonetica italiana, qui si ha invece il processo inverso: parole italiane, siciliane e napoletane che sono state adattate alla fonetica inglese. A volte sembrano quasi irriconoscibili. Uno dei processi fonetici più tipici è il passaggio dalle consonanti occlusive sorde non aspirate a consonanti occlusive sonore - cosa che del resto avviene su vasta scala anche in Italia centro-meridionale, già nell'Urbe. 

Alcune note gastronomiche 

Come dobbiamo riconoscere che la lingua italoamericana non è la stessa cosa della lingua italiana, allo stesso modo dobbiamo riconoscere che la cucina italoamericana non è la stessa cosa della cucina italiana. Molte parole di ambito culinario sono state assimilate alla fonetica anglosassone e trascritte con ortografia anglosassone, in modo analogo a quanto accaduto con i termini del mobspeak sopra riportati. Proprio il mobspeak deve essere stato il tramite della diffusione di questo lessico peculiare, in ambienti che non sono certo separati da comparti stagni: malavita - famiglia - cucina. Ecco un breve elenco di parole di ambito gastronomico: 

aginabeb "chicco di pepe" (< acinə 'e pepə)
balend "polenta" (< polenta) 
basanagol, basinicol "basilico" (< basilico)
brashoot "prosciutto" (< prosciutto) 
busteen "pastina" (< pastina)
calamad "calamari fritti" (< calamari)
fazool "fagioli" (< fasulə "fagioli")
ganool, ganol "cannoli" (< cannoli)
goodageen "cotechino" (< cotechino) 
govadeel "cavatelli" (< cavatelli) 
kookazeel "zucchine" (< cucuzielli "zucchine")
manigot "manicotti" (< manicotti) 
meneste "minestra" (< minestra)
mootzarell "mozzarella" (< muzzarella)
paravaloon "provolone" (< provolone)
pizza gain "pizza ripiena" (< pizza chiena
reegott, rigott "ricotta" (< ricotta)
saseets "salsiccia" (< salsiccia)
sooprasat "soppressata" (< soppressata) 
visgut, bisgott "biscotto" (< biscotto)

Alcuni link utili: 



lunedì 28 novembre 2022

ETIMOLOGIA DI MONTJOIE 'GRIDO DI GUERRA DEGLI ESERCITI FRANCESI'

Qualche anno fa, nel corso dei miei studi sulla storia della Normandia, mi sono imbattuto in una singolare esclamazione in un testo in antico francese. Si tratta di un grido di guerra usato dagli eserciti francesi e associato ai Re di Francia: Montjoie! Ho riportato un testo in cui compare questa voce oltremodo interessante, nell'articolo Toret e Tur: Thor in Normandia


A quanto pare cose simili sono conosciute da pochi e non è facile scovarle nel vasto panorama dello scibile umano. Per così dire, sono "note a piè di pagina nei manuali di storia"

Genere grammaticale: femminile 
Varianti medievali: 
monjou, montjoye, monjoye, mongoye, munjoie, moun-joie, monyoye
Significati:  
i) grido di guerra degli eserciti francesi
ii) nome della spada di Carlo Magno 
iii) nome del Re di Armi di Francia 
iv) bandiera (che indica la marcia dell'esercito)
v) un cognome 
vi) mucchio di terra 
    Glossa latina: congeries terrae 
    Glossa francese: tas, butte, motte   
vii) mucchio di pietre (simile agli idoli di Giove Pennino della Valle d'Aosta)
    Glossa latina: congeries lapidum 
    Glossa francese: tas  
viii) pietra eretta, stele o mucchio di pietre utilizzato per delimitare un percorso di transumanza, un itinerario di pellegrinaggio, per delimitare un territorio, per commemorare una battaglia.
ix) gran quantità (alla lettera "mucchio") 

Forma estesa del grido di guerra: 
Montjoie Saint Denis!
Varianti:
Montjoie-Saint-Denis!
Montjoie! Saint Denis!  
Montjoie et Saint Denis! 
 
Analogamente esistevano altri simili gridi di guerra, formati allo stesso modo: 
Montjoie Saint André! "grido di guerra dei Duchi di Borgogna"
Montjoie Saint Georges "grido di guerra dei Re Plantageneti d'Inghilterra"

Pronuncia in lingua d'oïl: /mon(t)'dʒojə/ 
Pronuncia in francese moderno: /mɔ̃'tʒwa/ , /mɔ̃'ʃwa/
Forma italianizzata: Mongioia


Alcune note etimologiche 

False etimologie: 
1) Latino Mons Gaudii "Monte della Gioia"
2) Latino Mons Iovis "Monte di Giove" 
3) Latino monticulus "piccolo monte" 
4) Latino manuciola, plurale di manuciolum, diminutivo di manica, glossato come "capulus, locus in quo mortui efferuntur" (Roblin, 1950). 

Origine leggendaria: 

Montjoie era un altro nome della leggendaria bandiera di Carlo Magno, denominata comunemente Orifiamma (francese Oriflamme).
Forma latina: Aurea flamma 
Forma originale francone: *Goldfiur

La vera etimologia germanica di Montjoie 

Si tratta di una frase fossilizzata. 

Protogermanico: *mundō gawjōn
Significato: "proteggi il territorio!" 
Traduzione libera: "proteggi la Patria!" 
Francone antico: *mund gawia

La radice verbale ha dato come esito l'antico alto tedesco muntôn "proteggere", medio alto tedesco munden id.

Il nome protogermanico del territorio presenta due forme distinte, una di genere neutro e una di genere femminile.

1) Prima variante: 

Protogermanico: *gawjan 
Significato: "distretto, territorio", "area" 
Genere grammaticale: neutro 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: *gawjan 
vocativo: *gawjan 
accusativo: *gawjan 
genitivo: *gawjas, *gawis 
dativo: *gawjai 
strumentale: *gawjō 

Plurale: 
nominativo: *gawjō
vocativo: *gawjō
accusativo: *gawjō
genitivo: *gawjōn
dativo: *gawjamaz
strumentale: *gawjamiz 

Questi sono gli esiti nella lingua gotica di Wulfila: 
gawi "territorio, distretto"
genere grammaticale: neutro 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: gawi 
vocativo: gawi
accusativo: gawi
genitivo: gaujis 
dativo: gauja 

Plurale: 
nominativo: gauja
vocativo: gauja
accusativo: gauja
genitivo: gauje 
dativo: gaujam 

Questi sono gli esiti nell'antico alto tedesco: 
gawi, gowi, gouwigewi 
genere grammaticale: neutro 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: gawi, gowi, gouwi, gewi  
vocativo: gawi, gowi, gouwi, gewi 
accusativo: gawi, gowi, gouwi, gewi  
genitivo: gawes, gowes, gouwes, gewes 
dativo: gawie, gawe, gowies, gowe, gouwie, gouwe, gewie, gewe 

Plurale: 
nominativo: gawi, gowi, gouwi, gewi 
vocativo: gawi, gowi, gouwi, gewi 
accusativo: gawi, gowi, gouwi, gewi 
genitivo: gaweo, gawio, goweo, gowio, gouweo, gouwio, geweo, gewio
dativo/strumentale: gawium, gowium, gouwium, gewium  
2) Seconda variante: 

Protogermanico: *gawjō
Significato: "distretto, territorio", "area" 
Genere grammaticale: femminile 

Declinazione: 

Singolare: 
nominativo: *gawjō
vocativo: *gawjō
accusativo: *gawjōn
genitivo: *gawjōz
dativo: *gawjōi 
strumentale: *gawjō 

Plurale: 
nominativo: *gawjôz
vocativo: *gawjôz
accusativo: *gawjôz
genitivo: *gawjôn
dativo: *gawjōmaz
strumentale: *gawjōmiz 

Questi sono gli esiti nell'antico alto tedesco: 
gawagowa, gawiagowia 
genere grammaticale: femminile 

Declinazione: 

Singolare:
nominativo: gawa, gowa, gawia, gowia 
vocativo: gawa, gowa, gawia, gowia 
accusativo: gawa, gowa, gawia, gowia  
genitivo: gawa, gowa, gawia, gowia 
dativo/strumentale: gawu, gowu, gawiu, gowiu

Plurale:  
nominativo: gawā, gowā, gawiā, gowiā
vocativo: gawā, gowā, gawiā, gowiā 
accusativo: gawā, gowā, gawiā, gowiā 
genitivo: gawōno, gaweōnogowōno, goweōno
dativo/strumentale: gawōm, gaweōmgowōm, goweōm 

Il lavoro di Gamillscheg
 
Il primo tentativo di ricostruzione si deve a Ernst Gamillscheg (Neuhaus, 1887 - Gottinga, 1971), che fu professore di lingue neolatine a Innsbruck (1916), a Berlino (1925) e a Tubinga (1947). 
 
*mundgawi 
Interpretazione 1: "protezione del territorio" 
Confutazione: 
La grammatica non torna. 
Interpretazione 2: "proteggi il territorio!" 
Nota: 
L'interpretazione è corretta, ma la forma usata in francone era quella femminile, non quella neutra, come si può constatare dalla sua evoluzione fonetica. 

Una singolare omofonia

Si noterà che la forma accusativa femminile *gawia (< protogermanico *gawjōn) ha subìto la stessa evoluzione del latino gaudia (plurale di gaudium), donde deriva anche l'italiano gioia (evidente prestito dal francese antico): una palatalizzazione secondaria. 
Questa è la trafila fonetica:  

antico francone: gawia /'gaʊja/ => /'gæʊjæ/ => /'gjeʊje/ => /'dʒeʊje/ => /'dʒɔjə/ 
latino volgare: gaudia /'gaʊ(d)ja/ => /'gæʊjæ/ => /'gjeʊje/ => /'dʒeʊje/ => /'dʒɔjə/  

Link utili: 


Conclusioni 

Ancora oggi ci sono romanisti d'accatto che girano in Facebook, giurando e spergiurando, cercando una rivincita sui "Barbari", colpevoli di aver fatto crollare Roma Eterna. Così cercano di annientare tutto ciò che è patrimonio dei Germani, non meno gloriosi della Stirpe di Romolo. Una simile visione è insensata e deve essere confutata usando i dati e la logica.  Bisogna contrastare strenuamente questi residui, queste scorie di un sistema scolastico sclerotizzato! 

sabato 26 novembre 2022

ETIMOLOGIA DI MANIGOLDO

Ormai la parola manigoldo è quasi desueta. L'ultima volta che mi sono imbattuto nel suo uso nella lingua scritta al di fuori dei miei studi, è stato in un racconto di Zio Paperone e Paperino, in cui Paperinik era etichettato come "un gran manigoldo". Per quanto riguarda la lingua parlata, esiste maggior riscontro, ho sentito pochi giorni fa un carissimo amico riferirsi a un politicante definendolo "manigoldo". Se qualche giovane della Generazione Z dovesse sentire qualcuno pronunciare questo termine, si chiederebbe: "Chi è questo babbo?" Oppure sentenzierebbe: "OK, boomer!" Come al solito, è necessario procedere nella ricerca dell'etimologia. Partiamo dunque dai dati disponibili:

manigoldo 
Pronuncia: /mani'goldo/ (con -o- tonica chiusa)
Uso: sostantivo 
Forma plurale: manigoldi 
Forma femminile (obsoleta): manigolda 
Significato: 
  1) individuo malvagio e privo di scrupoli
  2) furfante, briccone, mascalzone (epiteto scherzoso
  3) aguzzino, carnefice 
Glossa inglese: rascal, rogue, scoundrel
Derivati (obsoleti): manigoldaccio, manigoldone, manigolderia



Esempi di frasi: 

Razza di manigoldi! 

Guarda che cosa ha combinato quel manigoldo di tuo figlio!

Poi che d'innumberabil battiture 
Si vide il manigoldo Amor satollo 
(Ariosto)

Diffusione nella Romània: 

La voce è tipica della sola lingua italiana: lo spagnolo manigoldo è un evidente prestito dall'italiano.

Alcune note etimologiche

L'opinione corrente è che l'epiteto manigoldo derivi dall'antico alto tedesco Manegold, attestato nel XI secolo come antroponimo maschile (variante: Mangold; forma latina: Manegoldus, Manegaudus). Per l'esattezza, ci è noto un ecclesiastico alsaziano, Manegoldo di Lautenbach (1040 - circa 1119), che fu teologo e filosofo. Viene ricordato come autore di libelli contro gli eretici e per le sue posizioni anti-imperiali, spinte fino alla giustificazione morale del tirannicidio. Sosteneva la riforma monastica nella sua forma più radicale. Queste sono le sue opere, menzionate più volte nel Web ma in concreto difficilmente reperibili: 

i) Ad Gebehardum liber
ii) Ad Wibaldum Abbatem
iii) De psalmorum libro exegesis 
iv) Contra Wolfelmum Coloniensem
      (Liber contra Wolfelmum)

A quanto sono riuscito ad appurare, Manegoldo di Lautenbach era un convinto terrapiattista: sosteneva che i cristiani non devono necessariamente fare affidamento sulle opere degli autori pagani per quanto riguarda la cosmologia. Quindi polemizzò e tentò di confutare i geografi che sostenevano la geometria sferica della Terra. 

Che fondamento c'è in questa connessione tra il nome del teologo alsaziano e la parola manigoldo? Ben poco, a mio avviso. Secondo i sostenitori di questa teoria etimologica, Manegoldo era talmente odiato per le sue idee che il suo nome sarebbe diventato una parola comune per indicare un malfattore. La cosa pare piuttosto implausibile. Per ovviare a questo problema semantico, è stato da lungo tempo supposto che esistesse un altro famoso Manegoldo, che esercitava la professione del carnefice. Un boia quasi proverbiale, una specie di Mastro Titta del medioevo germanico. Resta il fatto che di un simile personaggio, che mi immagino simile al Boia Scarlatto, non esiste traccia alcuna nella storiografia. Tutto ciò ha l'aria di una storiella costruita ex post

Bisognerebbe smetterla di rimandare tutto a un nome proprio di persona, confidando nel fatto che sia incomprensibile per sua intrinseca natura ("è un nome di persona, cosa dovrebbe significare", disse un cinese a una ragazza che gli aveva chiesto lumi sul perché si chiamasse così). Invece i nomi hanno un significato, anche se spesso si è sclerotizzato e non è più chiaro alle genti da tempo immemorabile. 
L'antroponimo Manegold sarebbe di per sé ben comprensibile al filologo appassionato delle lingue degli antichi Germani: 

Protogermanico: *manaγīwaldaz "che domina le masse"
   (< *manaγīn "folla", "moltitudine";
     -waldaz "che domina") 
Possibili esiti antroponimici in antico alto tedesco: 
ManegoldManigoldMangoldManogold, ManogaldManagoldManagolt, ManigoltMenegald, etc.
Nota: 
Esiste il cognome Menegaldo, particolarmente diffuso in Veneto ma presente anche in Lombardia, Piemonte, Umbria e Lazio (con ogni probabilità per migrazione). 



Se questa fosse la vera origine di manigoldo, come sostenuto ad esempio da Reinold Kapff (1889), potremmo ipotizzare questa catena di slittamenti semantici: 

dominatore di folle => capopopolo, sobillatore => tirannello => malvagio,  malfattore 

Il Vocabolario Etimologico di Pianigiani (prima edizione 1907), non si spinge a tanto, fermandosi al significato originale "colui che domina la gente", aggiungendo queste considerazioni: "lo che però se sta in accordo con un onesto nome di persona, si ribella al significato obbrobrioso, che è annesso alla voce Manigoldo." Ne conclude quanto segue: "Dunque è chiaro che siamo dinanzi a una confusione di nomi, con idee separate e diverse, a meno che il senso di spregio non sia puramente aneddotico."


Ebbene, esiste la possibilità, a lungo sostenuta dagli studiosi, che manigoldo abbia avuto origine nella Langobardia e che si sia quindi diffuso in Germania come antroponimo. 

Etimologia: 

Protogermanico: *mundōwaldaz "che esercita l'autorità" 
   (< *mundō / *munduz "mano", "autorità";
   -waldaz "che domina")
   Esito longobardo: mundoald "tutore", "guardiano legale" 
   Varianti: mundualt 
   Forma tedesca attuale: Mundwald
   Forme italianizzate: mundoaldo, mondoaldo,
        mundualdo, mondualdo 

La radice mund- (chiaramente imparentata alla lontana con il latino manus), ha dato origine al termine legale latinizzato in mundium (Rotari et al.). 

Esempi di attestazioni datate:

si autem mundoald eius [puellae] consentiens fuerit, aut tradederit eam ante ... duodecim annos, conponat in sagro palatio solidos trecentos, et mundium eius amittat, et sit ipsa cum rebus suis in mundio palatii
(717)

si quis fream alienam sine uolontatem de mundoald eius mouere de casa, ubi inhabitat, presumpserit, et alibi duxerit, conponat ille, qui in caput est, pro inlecita presumptione ad mundoald eius solidos numero octonta 
(727)

si ... quiscumque homo, in cuius mundium non est, hoc facere presumserit, conponat uuirigild suum in sagro palatium, et ipsa cum rebus suis sit in potestatem mundoaldi sui
(728)

ubi ipsa femina pro sua necessitatem nuda esse uedetur, pungere uel percutere presumpserit, conponat ad mundoald eius solidos octuagenta
(731)

ut si aliqua iniuria aut obprobrium, ... aut mortem ibi acceperint, nihil ad ipsas mulieres aut ad uiros aut ad mundoald earum conponant illi, qui se defendendum eis aliqua fecerint lesionem
(734)

si quis inuenerit libera mulierem aut puellam per campum suum seminatum ambolantem et uiam indicantem, pignerit eam, et parentes aut mundoald eius conponat pro ipsa solidos sex
(735) 

serui ipsi tradantur in manus mundoald eius, et ipse faciat de eis, quod ei placuerit
(755)

cum illa compositione quam in publico dare debuerunt vel mundoaldo eius
(779)

et Pisana civitas habeat plenam iurisdicionem ... faciendi iusticiam et etiam vindictam et dandi tutores et mundualdos et alia
(1162)

et dandi tutores et curatores et mundualdos et cetera omnia que iudex ordinarius ab imperatore debet habere ex sua iurisditione in suo districtu
(1191)


Potremmo ipotizzare questa verosimile catena di slittamenti semantici che ha portato da mundoald al manigoldo

tutore => uomo oppressivo, tirannico => malvagio,  malfattore => aguzzino, boia, carnefice  

Dal momento che sussisterebbe qualche difficoltà fonetica, possiamo immaginare che tutto si spieghi con la traduzione in latino del primo membro del composto: 
 
Traduzione: mund- "mano, autorità" => mani- 
Motivo della traduzione: formazione in epoca tarda di un gergo italo-longobardo. 

A riprova di ciò, in italiano esiste un'antica variante inattesa di mundoaldo, che è nata dalla stessa operazione di adattamento tramite traduzione: manovaldo. Questa è foneticamente molto affine a manigoldo.

Tentativi etimologici fallimentari 

Sono stati fatti anche altri tentativi di spiegazione, per lo più incentrati sull'idea che il significato originale fosse quello di "boia". Non risultano affatto convincenti. 
1) Jacob Grimm (1785 - 1863) ha ipotizzato un composto antico alto tedesco formato da menni, meinni , da lui tradotto come "collo", e da gold "oro", a significare quindi "collo d'oro". Sarebbe stato dato a un boia particolarmente vanesio o come denominazione ironica. Il composto, ammesso che sia esistito, significherebbe invece "oro del collare". Infatti menni non significa affatto "collo", bensì "collare"; l'ordine delle parole nel composto è sbagliato.  
2) C'è poi la ricostruzione di manigoldo come Manowalt, tradotto come "che maneggia il collare". Tuttavia l'antico alto tedesco mana non significa affatto "collare", bensì "criniera". 
3) Friedrich Kluge (1856 - 1926) ha invece preso il nome composto Managold interpretandolo come "molto potente" (tedesco Vielherrscher) anziché "che domina le masse", ritenendolo un sinonimo dell'antroponimo greco Πολυκράτης.  
4) Un blogger, Michele Rondelli, ha ipotizzato che manigoldo sia una termine italoamericano proveniente da money "denaro" con l'aggiunta di gold "oro". C'è da dire che la sua suggestione non ha alcuna pretesa di essere autorevole. Non sembra avere ben chiaro che Ariosto non avrebbe potuto usare una parola italoamericana, per semplici ragioni di cronologia. Il composto "denaro" + "oro" non è molto solido. Ho tuttavia ritenuto utile riportare anche questa paretimologia.


Conclusioni 

Si ravvisa sempre il solito problema delle proposte etimologiche datate che vengono rese nuovamente popolari da Google, soffocando ogni iniziativa. Mancano studi innovativi nel mondo accademico. Mi rendo conto che un blog non sia il mezzo adatto per trovare soluzioni a problemi tanto gravi, tuttavia non ci sono molte alternative. 

giovedì 24 novembre 2022

UN RELITTO LONGOBARDO IN TOSCANO: PATERACCHIO / PATARACCHIO / PATRAFFIO 'PATTO'

Il fraterno amico P., nato e cresciuto in un poco amabile borgo della Brianza, ha spesso usato la parola pateracchio con il senso di "pasticcio, cosa riuscita male" o come sinonimo di "inciucio", "intrigo". Non so come l'uso della parola pateracchio sia giunto a P., che non ha antenati toscani. Probabilmente ha adottato il termine nell'ambiente scolastico, da qualcuno che lo aveva appreso dai genitori. Volendo indagare l'etimologia della bizzarra parola, ho potuto constatare che è tipica del toscano. Questi sono i dati disponibili:  

pateracchio
Varianti: pataracchio, patraffio
Uso: sostantivo
Forma plurale: pateracchi, pataracchi, patraffi 
Significato: 
 1) patto nuziale 
 2) patto, accordo 
 3) accordo ambiguo, non chiaro 
 4) pasticcio, pastrocchio (gergale
Glossa inglese: pact, covenant; muddle 

Esempi di frasi: 

I ragazzi si conobbero, si piacquero e il pateracchio fu fatto colle benedizioni di ben quarantacinque parenti.
(De Marchi) 

Ma non si deve neppure avvilire il rigore speculativo e la serietà della teologia in pateracchi e compromessi, con la scusa della "pastorale", se non vogliamo trasformare il pastore in un affarista faccendiere e maneggione e i fedeli in animali, pecoroni da allevamento. 
(cit.) 



 
Alcune note etimologiche 

Questo è il composto originale: 

Protogermanico: *faðurfeχu "ricchezza del padre" 
Ortografia alternativa: *fadurfehu  
    (< *faðǣr , *faður- "padre"; *feχu "ricchezza")   



Esito antico alto tedesco: *faterfihu "beni del padre"
(cfr. Otto Schrader, 1929) 
  
Esito longobardo:

Longobardo:  faderfio "beni del padre", "dote paterna"  
Pronuncia: /'faderfio/ 
Varianti: fadarfio 
Varianti ortografiche: phaderfio 
Forme corrotte: faderfido 
Nota: 
Questo termine legale, tipico del diritto longobardo, indica i beni assegnati dal padre alla figlia in occasione del matrimonio. Pur appartenendo giuridicamente alla donna, era consentito al marito farne uso. In genere si trattava di una dote di modesto valore. Si noterà che la donna non entrava nell'asse ereditario: il faderfio era tutto ciò che le spettava.    

Traduzione del primo elemento del composto: 
   fader-, fadar- => pater-, patre- 
Causa della traduzione: formazione in epoca tarda di un gergo italo-longobardo. 

Questa è la trafila fonetica ipotizzabile: 

faderfio, fadarfio => *patreffiopatraffio => *patracchio => pataracchio, pateracchio 

Le forti irregolarità fonetiche sono dovute al fatto che la parola doveva essere sentita come estranea dai locutori della lingua romanza. Dalla pronuncia originale con l'accento sulla prima sillaba e con -i- pienamente sillabica, si dovette passare all'adattamento romanzo con l'accento sulla penultima sillaba e con -i- semiconsonante: 

Longobardo: fàderfio /'faderfio/ =>
Romanzo: fadèrfio /fa'derfjo/ 

Queste sono le trafile semantiche ipotizzabili: 

"assegno paterno (alla figlia)" => "accordo matrimoniale" => "compromesso" => "accordo dubbio o fumoso" => "pasticcio, cosa riuscita male"

"assegno paterno (alla figlia)" => "accordo matrimoniale" => "compromesso" => "accordo ambiguo o illecito", "inciucio", "intrigo" 

Un'etimologia falsa e buffa 

Nemmeno il pateracchio si è salvato dalle manipolazioni dei paleocomparativisti, che hanno pensato di farlo derivare tramite un ipotetico *patteracchio dalla parola patto, che è di tutt'altra origine. Il cumulo di "falsi suffissi" ovviamente non si spiega, ma a questo genere di pseudo-etimologi importava ben poco.

Conclusioni 

Sarebbe auspicabile che le indagini etimologiche di ogni settore del lessico di ogni lingua siano condotte in modo incessante e sempre più approfondito, in modo tale da mettere a nudo tesori come quello che abbiamo portato alla luce in questo contributo.

martedì 22 novembre 2022

ETIMOLOGIA DI MANIBERGA E PEDIBERGA 'PARTI DELL'ARMATURA'

Ricordo ancora quando al liceo appresi qualcosa sulla biografia di Dante Alighieri. Uno dei particolari che più mi è rimasto impresso è sicuramente l'inglorioso esordio del Poeta sul campo di battaglia. Egli fu un feditore a cavallo dell'esercito guelfo nella battaglia di Campaldino (11 giugno 1289). Il suo compito era quello di provocare i nemici con beffe e insulti, sostenendo il loro primo urto. In questo caso, lo schieramento ostile era ghibellino e composto in massima parte da aretini. L'Alighieri, che all'epoca era ventiquatrenne, si fece prendere dal panico. Così commentò l'accaduto finita la battaglia: "Ebbi temenza molta". Per motivi politici, molti insorgerebbero se affermassi che egli fu codardo e si diede alla fuga. Dato che sostengo a spada tratta i Ghibellini, come minimo sarei accusato di essere fazioso. Volendo evitare sterili polemiche, rimando ad altra sede la discussione su Campaldino. 
 
La prima volta che lessi la parola "feditore", ebbi una distorsione percettiva, al punto che i miei occhi videro nitidamente "feritore". Lessi anche così, ma l'insegnante mi corresse. Una spiegazione però non la diede: la scuola è monolitica e priva di ogni tentativo di indagine sul passato, vuole presentare ogni cosa come un mistero, come una nozione pietrificata da inculcare nel cervello senza comprensione delle sue ragioni ultime. Poi venni a sapere che in effetti "feditore" deriva dal verbo arcaico "fedire", che è proprio una variante di "ferire". Dapprima si è avuta dissimilazione della rotica -r- della radice a causa di quella della desinenza dell'infinito -ire. Poi l'occlusiva dentale -d- si è estesa a tutta la coniugazione e ai derivati.

L'equipaggiamento del feditore era composto da un'armatura che egli si doveva comprare a sue spese. Tra le parti di questa armatura, oltre all'elmo, alla cotta di maglia (protezione del corpo, in maglia metallica) e al camaglio (protezione della testa, in maglia metallica), se ne menzionano altre due di particolare importanza: 

maniberga "protezione della mano"   
definizione tecnica: "cilindro di maglia con annesso guanto a moffola, atto alla protezione della mano e del braccio"

pediberga "protezione del piede" 
definizione tecnica: "calza di maglia aperta e allacciata sul retro, atte alla protezione dalla coscia alla caviglia"

Come si può ben comprendere, il corredo di ogni feditore comprendeva due maniberghe e due pediberghe. 

Questa è la definizioni della prima delle due voci, data dall'Enciclopedia delle armi, a cura di Edoardo Mori: 

Maniberga
Term. mil.del medio evo. Armadura della mano, e forse pur del braccio: Manica di maglia che copriva la mano e talvolta anche il braccio. 

La definizione della seconda voce, relativa alla protezione del piede, non è invece inclusa nell'opera menzionata. 


Alcune note etimologiche 

Si capisce all'istante che maniberga e pediberga sono due composti formati a partire rispettivamente dalle parole mano e piede. Invece l'elemento -berga è un tipico germanismo. Stupiscono queste formazioni di carattere ibrido, che sono state trascurate dagli studiosi, nonostante la loro natura mirabile.

Etimologia dell'elemento -berga:

Protogermanico: *bergō "protezione" 
Genere: femminile 
   Antico alto tedesco: -bërga, -përga "protezione" 
   Longobardo: -perga / -berga "protezione"  
N.B. 
Ricorre come secondo elemento in composti, in particolare in antroponimi femminili. 


Possiamo ricostruire agevolmente i composti germanici originali: 

Protogermanico: *χandubergō "protezione della mano" 
     (< *χandu- "mano") 
Protogermanico: *fōtubergō "protezione del piede" 
     (< *fōtu- "piede") 

Esiti antico alto tedeschi: 

AAT: *hantpërga "protezione della mano"
AAT: *fuozpërga "protezione del piede" 

Esiti longobardi: 

Longobardo: *andeperga "protezione della mano"
Longobardo: *fozeperga "protezione del piede" 

Traduzione del primo elemento del composto: 
   ande- (1) => mani- 
   *foze- => pedi- 
Causa della traduzione: formazione di un gergo romanzo-longobardo in epoca tarda. 

(1) Attestato in andegauuerc "manufatti" (Rotari). 

Esiste nell'italiano letterario anche un altro vocabolo militare formato in modo simile, anche se di diverso genere grammaticale: usbergo "armatura, corazza" (varianti desuete: asbergo, osbergo), dall'antico provenzale ausberc "cotta di maglia" (varianti: ausberg, asberg, etc.), a sua volta dal francone *halsberg "protezione del collo". Esistono svariate forme mediolatine derivate dalla stessa fonte germanica, come alsbergum, halsbergium, etc. Come si può vedere, in questo caso la trafila è differente da quella di maniberga, pediberga

Conclusioni 

È un vero peccato che simili gioielli lessicali non siano considerati e studiati a dovere, per colpa dell'ottusità dei romanisti, che li trattano come inutili scorie. Questo accade perché in loro l'intelletto è paralizzato dall'ideologia, mentre ad essere ipertrofico è l'ego. 

domenica 20 novembre 2022

UN IMPORTANTE RELITTO LONGOBARDO: MARCOLFA 'PIETRA APOTROPAICA'

Le marcolfe, dette anche margolfe, sono pietre apotropaiche a forma di volto, collocate sulle architravi delle porte, sulle pareti delle case o sulle fontane. In molti casi questi volti hanno un'espressione minacciosa, con occhi dilatati e denti che sporgono, mentre in altri invece sono impassibili o contorti in ghigni grotteschi. Il loro scopo, nel sentire popolare, era quello di custodire i luoghi, tenendo alla larga streghe, spiriti maligni e nemici. Le marcolfe sono particolarmente diffuse nelle zone appenniniche tra Toscana, Emilia Romagna e Liguria, ma se ne trovano anche altrove. 

Anche se l'uso di scolpire questi bizzarri manufatti è certamente antichissimo e precristiano, con ogni probabilità risalente ai Celti (basti pensare al culto dei crani), il loro nome è di chiara origine longobarda. Molte marcolfe risalgono al Basso Medioevo, per lo più dal XIII al XV secolo, ma se ne trovano anche di più recenti, dato che la tradizione non si è mai del tutto interrotta. Si segnala l'opera di Gionata Orsini, un moderno scultore di Fanano, nel Frignano, molto impegnato nel dare forma a queste teste petrigne. A quanto ho potuto apprendere nel corso dei miei studi, le marcolfe sono anche chiamate "mummie", anche se non mi è chiaro il motivo di questa denominazione. 



Etimologia: 

Protogermanico: *markō "confine", "regione", "area"
Protogermanico: *wulfaz "lupo" 



Composto: 

Protogermanico: *markōwulfaz 
Significato: lupo dei confini, i.e. custode dei confini 

Esiti longobardi: *marchulf, *marcholf 
    Forme plurali: *marchulfos, *marcholfas 
    Esiti romanzi: marcolfa, margolfa 
N.B. 
Si è avuta una reinterpretazione, del tutto naturale, delle forme plurali longobarde intese come forma singolare femminile, in origine di significato collettivo. 

La terribile Marcolfa

Notiamo subito che la designazione delle pietre antropomorfe descritte richiama un nome di persona femminile ormai rarissimo e ignoto ai più. Marcolfa è un personaggio immaginario, moglie di Bertoldo, madre di Bertoldino e nonna di Cacasenno. Donna molto rude ma di grande saggezza, è protagonista di due racconti di Giulio Cesare Croce (San Giovanni in Persiceto, 1550 - Bologna, 1609): 

1) Le sottilissime astuzie di Bertoldo
2) Le piacevoli et ridicolose simplicità di Bertoldino

Questi racconti sono stati raccolti nel 1620 nel volume Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, con l'aggiunta dell'ulteriore seguito, Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino, scritto da Adriano Banchieri. Le vicende ebbero poi diverse trasposizioni cinematografiche; nella più celebre, Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, diretta da Mario Monicelli nel 1984, i panni di Marcolfa erano vestiti da Annabella Schiavone. È quel film con un Ugo Tognazzi particolarmente grottesco eppur massiccio, per non parlare del figlio di Maurizio Nichetti che fa appena in tempo a nascere e già smerda tutti, a partire dal Re: ricordo ancora le scariche di diarrea in faccia dell'esterrefatto Lello Arena! 

Origini dei nomi Marcolfo, Marcolfa 

Ora presento il problema. Giulio Cesare Croce, vissuto in epoca prescientifica, ignorava tutto sulla lingua dei Longobardi. Si cullava nell'illusione che Alboino (circa 530 - 572) parlasse italiano - basti pensare all'epitaffio di Bertoldo - oppure una lingua galloitalica non diversa da quelle di uso corrente nell'Italia Settentrionale nel XVI secolo. Ignorava del tutto l'esistenza di una lingua germanica che era stata portata da Nord e che continuava nel suo sacrosanto uso. Sarebbe andato vicino al vero se avesse affermato che Alboino parlava todesco. Quello che lo scrittore non poteva immaginare è che non esiste un formante antroponimico femminile -olfa derivato dal maschile -ulf, -olf, che invece è ben documentato da innumerevoli esempi e significa "lupo" (dal protogermanico *wulfaz). Eppure la forma femminile di Marcolfo esisteva già prima di Croce e in particolare era presente in area alto tedesca. Come spiegare la cosa? Possiamo soltanto dedurre che l'antroponimo femminile Marcolfa è stato derivato a partire da quello maschile come forma secondaria. 

Attestazioni in antico alto tedesco: 

Markulf
Marculf (*),
Marculph (*), 
Markolf
Marcolf (*),
Marcholf (*), 
Markholf (**)

(*) 
Förstemann, 1856.
(**) Arcivescovo di Magonza (1141 - 1142). 

Significato:
Lupo dei Confini, i.e. Colui che custodisce i confini 

Forme latinizzate: 

Marculphus,
Marcolfus 

Forma femminile: 

Marculpha 
(derivata dal maschile Marculph)
N.B.
Il significato non è "Lupa dei Confini" o "Colei che custodisce i confini", bensì "(Che è come) Marcolfo", "(Simile a) Marcolfo".

Natura dell'antroponimo:
apotropaica 

Per far comprendere meglio il menzionato problema del femminile, basti menzionare che il nome germanico della lupa è molto diverso e non è usato come formante antroponimico. 

Protogermanico: *wulbī / *wulgī 
Significato: lupa 


Brevi note agiografiche 

San Marculfo (circa 500 - 588) era un abate franco, festeggiato il 1° maggio. Monaco ed eremita, fu quindi abate di Nantus e di Cotentin. Le sue reliquie furono traslate a Corbeny, in Normandia, e in seguito usate per l'incoronazione dei re di Francia. 

Marcolfo: origini del personaggio grottesco

Il Dialogus Salomonis et Marcolphi (Dialogo di Salomone e Marcolfo) è una novella medievale satirica, derivata dal ciclo salomonico e di antica tradizione: nel Decretum Gelasianum (VI secolo) era già presente nella lista dei testi apocrifi e proibiti un'opera di argomento simile, menzionata come Scriptura quae appellatur Salomonis Interdictio. Il testo in latino della novella risale al XII secolo ed è scritto nel pungente e scurrile stile dei clerici vagantes. Questo è l'incipit:  
 
«Cum staret rex Salomon super solium David patris sui,
plenus sapiencia et divicijs,
vidit quendam hominem Marcolfum nomine
a parte orientis venientem,
valde turpissimum et deformem, sed eloquentissimum.
Uxorque eius erat cum eo,
que eciam nimis erat terribilis et rustica.» 

«Il re Salomone, sedendo sul trono di Davide suo padre,
colmo di sapienza e di ricchezze,
vide un tale individuo di nome Marcolfo
che giungeva da oriente,
davvero orribile e deforme, ma tanto loquace.
E la moglie di questi era con lui,
ed anch'essa era davvero terribile e rozza.» 


Le testimonianze sono tuttavia più antiche e risalgono al X secolo. Il dottissimo abate Notkero III Labeone di San Gallo (circa 950 - 1022) fa menzione del grossolano ma furbissimo Marcolfo: 

«Vuaz ist ioh anderes daz man Marcholfum saget sih éllenon uuider prouerbiis Salomonis?
An diên allen sint uuort scôniû, âne uuârheit.» 

«Cos'è mai ciò che Marcolfo argomenta contro i proverbi di Salomone?
Null'altro che belle parole senza verità alcuna.» 
N.B.
I nomi propri maschili avevano spesso terminazioni latine anche in testi in antico alto tedesco della Germania, proprio come nelle attestazioni longobarde!   

Risulta evidente che questo Marcolfo altri non è che il prototipo del Bertoldo di Giulio Cesare Croce (e di Monicelli). L'opera medievale era però ben più interessante: parlava di eruttazioni dal culo! 

Salomon: Benefac iusto, et invenies retribucionem magnam ; et si non ab ipso, certe a domino.
Marcolfus: Benefac ventri, et invenies eructacionem magnam ; et si non ab ore, certe a culo.

Come si può vedere, il Signore finiva con l'essere contrapposto al deretano! 
Il Croce, piuttosto pudibondo e forse temendo processi per eresia, si è dato da fare per "ripulire" ogni traccia di escrementi e di volgarità dal testo mediolatino. Inoltre ha cambiato la sua ambientazione, sostituendo Salomone con il grande Re dei Longobardi, Alboino. Dei due cambiamenti appena citati, gradisco poco il primo, mentre sono entusiasta del secondo. 
Ne discende in italiano letterario la voce marcolfo "persona rozza e ignorante". 


Un paio di strani esiti 

Troviamo, in area tedesca, anche due varianti molto problematiche di Markulf, prive di ogni traccia di consonante occlusiva velare: Marolf, Morolf. Un poemetto tedesco databile al 1190 circa si intitola Salman und Morolf. Con ogni probabilità è un altro antroponimo, Marwolf, il cui primo elemento è l'antico alto tedesco mâri "famoso". La confusione con Markulf potrebbe essere dovuta a ragioni superstiziose. Mi propongo di indagare meglio la cosa in successivi approfondimenti. 

Curiosità 

Dario Fu, pardon, Dario Fo, nel 1958 scrisse La Marcolfa, commedia in unico atto. Narra la storia di una donna brutta e povera, che di colpo viene chiesta in sposa da un gran numero di signorotti, convinti che lei sia in possesso di un biglietto vincente della lotteria. 

Conclusioni 

Il nome delle marcolfe, pietre apotropaiche, in ultima analisi ha la stessa etimologia degli antroponimi Marcolfo e Marcolfa, derivando dallo stesso composto protogermanico, tuttavia tramite diverse trafile che ne spiegano le peculiarità morfologiche.