venerdì 3 novembre 2023


IL VIAGGIO DI PETRACCIO
E LA DISGREGAZIONE 
DELLA CHIESA DI LOMBARDIA

Con il viaggio di Niceta di Dragovitsa tutto sembrava avviarsi alla pacifica affermazione del Catarismo Radicale dovunque, in Linguadoca come in Italia. Ma non passò molto tempo senza che i demoni ci mettessero lo zampino. Verso il 1180 un certo Petraccio (in latino Petracius, dal greco Petrakios), delegato dell'Ordo Bulgariae, fece la sua comparsa in Lombardia per recare una notizia ferale. Le fonti discordano molto sui dettagli. Esistono due versioni tra loro incompatibili, ma eguale è la carica devastante dei contenuti. 

La prima versione afferma che Petraccio giunse a Concorezzo quando il Vescovo Marco di Lombardia era già morto, riferendo al suo successore Giovanni Giudeo che il Consolamentum di Niceta non era valido, perché lo aveva ricevuto dal suo predecessore Simone di Dragovitsa. Orbene, questo Simone era stato sorpreso in stato di corruzione carnale insieme a una fornicatrice, ed era anche stato riconosciuto colpevole di altre gravi mancanze - con ogni probabilità alimentari. Si riferisce così che il panico divampò tra i Catari, e in molti si convinsero che Marco di Lombardia non avesse fatto una Buona Fine.
La seconda versione afferma invece che Petraccio giunse in Italia quando Marco di Lombardia era ancora in vita e gli riferì che Niceta di Dragovitsa non aveva fatto una Buona Fine perché era stato trovato colpevole di fornicazione con una femmina. Il Vescovo Marco avrebbe allora rifiutato l'Ordo Drugunthiae conferitogli da Niceta, in quanto il suo peccato carnale lo aveva reso vano. Si dice che fu fatta una colletta tra i Credenti per finanziare un viaggio di Marco nella regione dei Balcani per riottenere l'Ordo Bulgariae. Tuttavia Marco non riuscì a portare a termine il suo compito, e a sua volta fu accusato aver peccato con una femmina durante il tragitto. Fu imprigionato e con grande difficoltà poté far ritorno in Lombardia, malato e senza la possibilità di ottenere il Battesimo di Spirito.

Quello che è certo e su cui tutte le fonti concordano è che avvenne uno scisma: non tutti i Catari prestarono fede alle dichiarazioni di Petraccio. Nacque così la Chiesa di Desenzano sul Lago di Garda, che mantenne l'Ordo Drugunthiae. Questa Chiesa, detta anche Chiesa Albanista, sviluppò una grande inimicizia con la Chiesa di Concorezzo, che ripristinò invece il Dualismo Mitigato. Le altre Chiese che nacquero si mantennero neutrali. I Catari di Bagnolo San Vito sono classificati in genere come Moderati, ma per certe posizioni convergevano con gli Albanisti. Le Chiese di Firenze e di Spoleto dovevano annoverare sia Radicali che Moderati. Su queste due Chiese dell'Italia Centrale persistono molte incertezze: mentre sappiamo che Farinata degli Uberti aderiva al Dualismo Mitigato, altre testimonianze ci indicano invece la Chiesa di Firenze come Radicale. Radicale era infatti il suo fondatore Pietro di Lombardia.

Il contrasto teologico tra Concorezzo e Desenzano doveva in qualche modo essere ricomposto, ma nonostante siano stati organizzati allo scopo diversi concili, tutti diedero esito fallimentare. Nessuna ricomposizione delle dottrine fu ritenuta soddisfacente da tutti, e ogni parte voleva prevalere sull'altra. I Credenti vivevano la situazione come un gravissimo scandalo. Finché i Buoni Uomini poterono, tennero nascosto lo scisma ai Credenti, ma poi un rinnegato rivelò tutto ai Domenicani e la cosa divenne di pubblico dominio.

La causa di questo disastro è insita nella natura del Consolamentum, che è un Sacramento del tutto diverso da quelli delle religioni cristiane a cui il pubblico attuale è abituato. Se un cattolico viene battezzato, non perde il battesimo se commette un peccato per quanto grave. Invece quando a un credente cataro viene amministrato il Consolamentum, questi non può più peccare o il suo Sacramento decade all'istante. Le conseguenze di ciò sono innumerevoli ed importanti. Se un cattolico riceve il battesimo da un prete che risulta poi frequentare fellatrici e spargere il seme nelle loro bocche, il battesimo resta in ogni caso valido. Per un credente cataro, la cattiva condotta del ministro che lo ha consolato comporta la nullità del Sacramento. Anche se il credente non sa nulla dei peccati del suo consolatore. Anche se il consolatore ha commesso il peccato dopo aver consolato una persona, la nullità è retroattiva. Chi cade è perché non è mai stato degno del Consolamentum.

Date queste premesse, poco importava che il peccato fosse stato di Niceta o di Simone: se un peccato esisteva davvero, tutti coloro che avevano accettato la successione apostolica di Niceta avrebbero dovuto essere riconsolati. È significativo a questo punto notare come Petraccio appartenesse a una Chiesa che nutriva animosità nei confronti di quella di Niceta. Piuttosto che credere a un peccato carnale di un ministro di Dragovitsa, sarebbe meglio credere a un peccato di invidia da parte di Petraccio. Non è escluso addirittura che Petraccio fosse una spia della maligna Chiesa Bizantina e che agisse con malizia al solo scopo di distruggere le Chiese Catare Occidentali. Molti interrogativi restano. Per fortuna l'apportatore di discordia non continuò il suo viaggio fino in Linguadoca per seminare confusione anche là. 

mercoledì 1 novembre 2023


NICETA DI DRAGOVITSA 
E IL CONCILIO CATARO 
DI
 ST. FÉLIX DE CARAMAN 

Anche se la cosa può stupire la maggior parte dei lettori, il Catarismo di Linguadoca è di provenienza settentrionale: le Chiese di Tolosa, Albi, Carcassonne e Agen si sono tutte originate a partire dalla predicazione dei Francigeni. Questo va rimarcato di continuo, perché persistono molti errori e fraintendimenti: il nazionalismo occitano ha la tendenza a ritenere il Catarismo una religione autoctona germogliata nei Pirenei senza influssi esterni e ad identificarlo in modo biunivoco con l'identità dell'Occitania. 

I Francigeni seguivano il Dualismo Moderato, come ci dimostra tra l'altro Radulfo di Coggeshall, che riporta in modo sintetico il mito cosmogonico dei Catari di Reims parlando di Luzabel (Lucibello) come di un angelo caduto dal Cielo. Dovevano esistere nella Champagne e in Renania anche Catari Radicali, come prova la denominazione Pubblicani o Popelicans, che viene direttamente da Pauliciani secondo la pronuncia bulgara - e i Pauliciani erano per l'appunto seguaci del Dualismo Assoluto. Essi dovevano tuttavia essere minoritari, perché a parte il nome non sono riuscito a trovare tracce concrete della loro presenza. In altre parole i Francigeni avevano l'Ordine di Bulgaria, che proveniva da Bogomili la cui cosmogonia considerava Satana creatore del mondo materiale ma al contempo creatura decaduta di Dio. 
Così la Chiesa di Linguadoca, che iniziò ad esistere verso il 1130, doveva avere anch'esse l'Ordo Bulgariae

In tale epoca il Catarismo Mitigato era maggioritario sia in Linguadoca che il Lombardia (ossia in Italia Settentrionale). A un certo punto però qualcosa accadde e mutò in modo profondo, durevole le cose. Intorno al 1167 dalla regione di Dragovitsa giunse in Occidente quello che potrebbe essere considerato la massima autorità religiosa per tutti i Catari, potremmo dire il "Papa" Cataro. All'epoca ad occupare questa carica era Niceta di Dragovitsa, detto anche Niceta di Costantinopoli. Il suo nome originale doveva suonare Nikita, come ci testimonia anche la forma occitana Popeniquinta (direttamente dal bulgaro Pop Nikita;
pop indica il sacerdote). Il suo viaggio pastorale era probabilmente motivato dalle notizie che erano giunte in Oriente sulla grande diffusione della Conoscenza del Bene in Lombardia e in Linguadoca. 

Diciamo innanzitutto che la locazione esatta di Dragovitsa è incerta. Il nome, scritto all'epoca Dragovitia, mostra un gran numero di varianti nei vari documenti che ci sono pervenuti: Drogometia, Drogunthia, Drugunthia, Drugonthia, Dragonthia. La maggior parte degli studiosi pensa che si tratti della città di Plovdiv, in Bulgaria, e della regione circostante, dove esiste tuttora un fiume chiamato Dragowitsa (sulle carte non l'ho trovato, ma è con ogni probabilità un affluente del fiume Maritsa). Plovdiv è quella che un tempo era nota come Filippopoli. Il suo nome attuale continua il trace Pulpudeva, ben attestato in fonti di epoca imperiale;
-deva nella lingua preromana della Tracia significava 'città'. 

Non mancano però le controversie. Alcuni autori collocano invece Drogometia nei pressi di Salonicco, in Grecia - cosa che a me appare poco probabile per questioni linguistiche. Qualcuno pensa anche a una collocazione in Bosnia, ma non si trovano dati convincenti che possano suffragare queste ipotesi alternative. Inoltre a favore dell'identificazione con Plovdiv sta il fatto che in quella regione, roccaforte dei Pauliciani, esistevano Catari Radicali ancora nel XVIII secolo. Una nobildonna inglese, Lady Wortley Montagu, incontrò alcuni Buoni Uomini in occasione di un suo viaggio nel 1717, e sono segnalati Credenti nel 1730, chiamati Paulini. 

Detto questo, Niceta visitò le comunità dualiste del suo tempo, consapevole della necessità di un'unità e di una coerenza da contrapporre allo strapotere della Chiesa di Bisanzio ad Oriente e della Chiesa di Roma ad Occidente. 

Una cosa va innanzitutto precisata. Tutti i Catari dell'epoca, anche quelli che seguivano il Dualismo Moderato, erano consapevoli che la vera Dottrina era quella Pauliciana, e che alla Chiesa di Dragovitsa bisognasse fare in ogni caso riferimento. In altre parole, c'era l'idea che qualcosa di importante si fosse perso, ossia l'autenticità della Dottrina, a causa del trascorrere del tempo e della natura erratica della diffusione del Catarismo. Quest'autenticità doveva essere ripristinata perché si potesse essere certi dell'efficacia del Consolamentum.

Accadde così che il Vescovo della Chiesa di Albi e i delegati di Tolosa, Albi, Carcassonne e Agen, si riunirono nel Concilio di St. Félix de Caraman nel 1167 e ascoltando la Dottrina esposta da Niceta riconobbero l'inadeguatezza e la non autenticità del proprio Sacramento. Si fecero così riconsolare assieme a tutti i membri delle loro gerarchie ecclesiastiche. Da quel momento, il Catarismo Radicale dell'Ordo Drugunthiae fu maggioritario in Linguadoca, con buona pace di quegli autori (putacaso tutti occitani) che sostengono l'irrilevanza di tale Ordine assimilando erroneamente la situazione della Linguadoca a quella della Lombardia. Al Concilio parteciparono anche il Vescovo dei Francigeni, Roberto di Espernon, e Marco di Lombardia, che era stato nominato Vescovo di tutti i Catari d'Italia.

L'opera di Niceta non si limitò però all'aspetto dottrinale, in quanto in occasione del Concilio furono istituiti i Vescovati di Tolosa, Carcassonne e Agen, e furono tracciati con precisione i confini delle rispettive diocesi. Il principio del Vescovo di Dragovitsa era quello della non interferenza. Egli fece grande impressione menzionando le Chiese di Oriente e affermando che esse agiscono in armonia e indipendenza, raccomandando ai Catari di Linguadoca di adottare lo stesso principio. Il suo discorso fu trascritto in un documento detto Carta di Niceta, di cui ci sono sopravvissute copie del XVII secolo.

Nelle regioni transalpine le dispute teologiche non ebbero alcuna rilevanza, e si ebbe quasi sempre unità di intenti tra i Catari di dottrina assoluta, maggioritari, e quelli di dottrina moderata, minoritari. Come vedremo, in Italia le cose andarono in modo molto diverso. 

Per maggiori dettagli sulla diffusione del Catarismo, rimando a due post: 

Dall'Oriente alla Francia 
Dalla Francia alla Linguadoca. 

sabato 28 ottobre 2023


LA CHIESA DI LOMBARDIA
  

Sarebbe un errore credere che il Catarismo fosse una realtà monolitica come la Chiesa di Roma. Ogni comunità era autocefala: in Italia (all'epoca chiamata Lombardia) nel XIII secolo si erano aggregate 6 Chiese principali, dottrinalmente e gerarchicamente indipendenti, rette ciascuna da un proprio Vescovo:

1) Chiesa di Concorezzo, (Ordo Bulgariae, dualismo mitigato),

2) Chiesa di Desenzano, (Ordo Drugunthiae, dualismo assoluto),

3) Chiesa di Bagnolo San Vito, (Ordo Sclaveniae, dualismo mitigato),

4) Chiesa della Marca Trevisana, (Ordo Sclaveniae, dualismo mitigato),

5) Chiesa di Firenze, (Ordo Drugunthiae, dualismo assoluto),

6) Chiesa della Valle Spoletana (Ordo Drugunthiae, dualismo assoluto).

Le comunità piemontesi, insofferenti delle gerarchie, erano frazionate in una miriade di gruppuscoli, e forse per questo, il Piemonte è in Occidente il luogo in cui il Catarismo durò più a lungo. Credenti esistevano ancora nel XV secolo. Queste sono alcune attestazioni: 

- Acqui e Visone (fine XIII secolo)

- Roccavione (fine XIII secolo) 

- Andezeno (fine XIV secolo)

- Chieri (fine XIV secolo) 

- Valli di Lanzo (fine XIV - inizi XV secolo) 

Questi sono i fondamenti della dottrina della Chiesa di Bagnolo San Vito: 

1 - Due sono i princìpi elementari: uno il Bene, l'altro il Male. 

2 - Il Dio Buono non creò questi corpi visibili. 

3 - Tutte le cose non sono subordinate soltanto ad un unico Dio. 

4 - Il Dio Buono non è creatore di tutte le cose. 

5 - Il Dio Buono non si adira né si cruccia. 

6 - Cristo non è maggiore di tutte le cose. 

7 - Dio non condannerà in eterno. 

8 - Gli uomini non vanno soltanto in pace o all'Inferno. 

9 - Cristo non ebbe le nostre pene. 

10 - Dio non fa né fece qualcosa di perituro. 

11 - Cristo non si portò dietro la carne dal cielo. 

12 - Cristo non è Dio. 

13 - Cristo non è figlio della beata Maria. 

14 - La beata Maria non fu moglie. 

15 - Cristo non fu vero uomo. 

16 - Cristo non mangia col corpo. 

17 - Cristo non soffrì sulla croce o nella carne. 

18 - Cristo non morì veramente. 

19 - Cristo non risorse, poiché è vero che non morì. 

20 - Cristo non discese agli Inferi. 

21 - Lo Spirito Santo non viene dato nel battesimo con le mani o con l'acqua. 

22 - Giovanni Battista fu malvagio. 

23 - Cristo non fu uomo di carne. 

24 - La resurrezione non è propria dei corpi. 

25 - I bambini non possono essere salvati. 

26 - La legge di Mosè è malvagia e pure i Profeti. 

27 - Gli antichi padri del Vecchio Testamento non si sono salvati. 

29 - Mosè fu malvagio. 

30 - La salvezza non ci fu né c'è, in nessun modo, attraverso la legge di Mosè. 

31 - Il Dio Buono non condusse fuori dall'Egitto il popolo di Israele. 

32 - Dio, Padre Buono, non è nominato dagli antichi padri. 

33 - Il Dio Buono non diede la circoncisione. 

34 - Adamo non fu da Dio. 

35 - Non ci fu niente di buono prima dell'avvento di Cristo. 

36 - Tutte le cose visibili non sono da Dio. 

37 - Secondo il Vecchio Testamento il nemico non è da amare. 

38 - Gli angeli che uccisero sono agnelli di cui nel Vangelo. 

39 - Il battesimo con l'acqua è nullo e di nessuna efficacia. 

40 - Non si dà lo Spirito Santo senza l'imposizione delle mani. 

41 - La cattiva vita del prelato nuoce al credente e al sacro. 

42 - I sacerdoti non devono governare il popolo. 

43 - È chiaro che nella Chiesa di Dio non ci devono essere sacerdoti e diaconi malvagi. 

44 - La Chiesa non deve possedere niente se non in comune. 

45 - Nessun uomo malvagio può essere vescovo. 

46 - La Chiesa immersa nel mondo non è pura né qui si deve pregare. 

47 - La Chiesa non deve perseguitare gli uomini cattivi. 

48 - La Chiesa non può scomunicare. 

49 - Nella Chiesa non ci devono essere i suddiaconi né gli accoliti. 

50 - La Chiesa non può fare Costituzioni. 

51 - Non devono avvenire le sepolture dei morti. 

52 - È insignificante l’unzione con l'olio santo. 

53 - È insignificante il sacramento dell'altare. 

54 - Le elemosine non devono essere date se non ai buoni. 

55 - Non si deve pregare né cantare all'infuori della preghiera domenicale. 

56 - Il peccato non è dal libero arbitrio. 

57 - Il peccato originale non esiste. 

58 - L'uomo non può pentirsi dopo il peccato. 

59 - Il peccato non può essere fatto se non quello fatto in cielo. 

60 - È altra cosa l'opera del Diavolo dal peccato. 

61 - Non c'è il fuoco del Purgatorio. 

62 - Non c'è l'Inferno. 

63 - Il Dio Buono vivifica e non uccide. 

64 - Il Dio Cattivo vivifica e uccide i corpi. 

65 - Il Dio che dà la grazia non si vendica dei buoni né dei cattivi. 

66 - Quel Dio che si vendica non dà la grazia. 

67 - Il castigo della punizione non è dal Dio Buono. 

68 - Il mondo sempre fu e sempre sarà. 

69 - Con la sola fede l'uomo non potrà essere sempre salvato. 

70 - L'uomo non può essere salvato con il padre e con la madre. 

71 - Non ci si deve confessare. 

72 - Il giudizio è stato fatto. 

73 - Il matrimonio è male. 

74 - Tutti non possono essere salvati. 

75 - È peccato mangiare carne. 

76 - Nessuno è da evitare. 

77 - L'usura non è proibita. 

78 - L'uomo non deve restituire. 

79 - Il giuramento non deve essere fatto. 

80 - Non è lecito ad alcuno di uccidere. 

81 - La vendetta non deve essere fatta. 

82 - L’uomo non è da affidare alla giustizia perché può essere convertito. 

83 - Il Diavolo è potente sulle creature. 

84 - In patria il premio è uguale per tutti. 

85 - L'uomo può dare lo Spirito Santo. 

86 - Lo Spirito Santo e lo spirito Paraclito non sono uguali. 

87 - L'anima non è dentro l'uomo. 

88 - Non si deve radere il capo. 

(Vittorio Sabbadini, Gli eretici sul lago. Storia dei catari bagnolesi, 2005) 

martedì 24 ottobre 2023


L'ESPANSIONE DEL CATARISMO
IN LINGUADOCA 

Percorsi dualisti dalla Francia alla Linguadoca 

I libri che hanno maggior successo sono quelli che presentano la realtà in chiave romanzata
, deformandola in modo tale da fornire spiegazioni semplici, comprensibili da tutti anche senza una preparazione specifica. 

Questo può ben spiegare come mai così pochi sanno che il Catarismo è partito dalla Francia settentrionale e dalla Renania per espandersi nelle regioni meridionali in cui ebbe una straordinaria fioritura. Perseguitati ferocemente e con maggior efficacia, i Buoni Uomini del settentrione ci hanno lasciato scarsissime tracce sulla vita delle loro comunità. La loro storia è oscura, anche se a tratti illuminata da poche testimonianze eccezionali. 

Ora passiamo ad analizzare la propagazione del movimento in Linguadoca, cercando di comprendere in dettaglio le cause della sua immensa fortuna nella seconda metà del XII secolo
. Per fare questo, occorre innanzitutto considerare la situazione culturale, sociale, politica e religiosa vigente nelle regioni occitaniche in quell'epoca. 

Andiamo indietro nel tempo. Le modalità della conquista della
Gallia Narbonese furono diverse da quelle della Celtica e della Belgica. La Provincia e la Narbonensis Prima sono state romanizzate prima delle regioni sottomesse da Cesare, ed hanno mantenuto a lungo una cultura edonistica e una tradizione di tolleranza. Mentre a meridione le genti si radevano, vestivano con la toga ed andavano a teatro, in quella che sarebbe poi stata chiamata Normandia il costume dell'antropofagia non era ancora spento in epoca imperiale. Ovviamente le cose non sono così semplici, e sbaglia chi crede a un Nord evolutosi come entità celto-germanica e barbarica schierata in modo compatto contro un Sud civilizzato e romano. Anche nella Narbonese ci furono tarde sopravvivenze di idiomi preromani e di paganesimo autoctono: al di fuori delle città costiere vivevano popolazioni montanare molto legate alle tradizioni avite. Col passare dei secoli, il latino volgare si è sviluppato in modo molto diverso nelle due aree. Mentre a nord il sostrato era gallico e il superstrato franco, a sud il sostrato era celto-ligure con influssi iberici, e il superstrato gotico. Diverse circostanze storiche avevano portato le due terre a divergere in modo significativo. 

Solo per fare alcuni esempi, la parola per indicare il cane era CHIENS in oïl antico, e i suoi corrispondenti occitani erano CANS e GOS. CANS è dal latino CANIS, come l'oïl CHIENS, ma GOS è un termine di origine iberica e senza alcuna etimologia indoeuropea. 

Durante i secoli della decadenza dell'Impero Romano, si diffuse dai Pirenei fino alle Alpi il Manicheismo.
Ilario di Poitiers ci attesta questo, e fa riflettere anche il caso di Agostino, che prima della conversione all'ortodossia fu raccomandato al pagano Simmaco da influenti amici manichei. Sotto il dominio dei Goti il Manicheismo decadde come religione organizzata. Le sue ultime tracce documentabili sono del VI secolo, anche se sono molto probabili sopravvivenze più tarde. In ogni caso il lievito del dualismo non morì mai, e predispose le genti alle idee dei Fundaiti, e infine alle predicazioni dei missionari catari che giunsero tra loro nel XII secolo. 

Non si conoscono i precisi percorsi tramite i quali questi Apostoli della Linguadoca giunsero direttamente dalla Champagne o piuttosto da qualche regione più vicina al territorio occitano. Non si sa se furono pochi esuli arrivati dopo lunghi viaggi, oppure se in molti si spostarono su distanze più modeste passandosi il testimone da un centro abitato all'altro. Una cosa non esclude necessariamente l'altra. Fatto sta che quando
Bernardo di Chiaravalle intraprese un viaggio a Tolosa e ad Albi nel 1145, vi trovò l'ortodossia della Chiesa di Roma in un profondo stato di decadenza. L'anno precedente alcune lettere scritte da Evervino di Steinfeld lo avevano allarmato, descrivendogli il diffondersi di una strana eresia egualitaria e pauperista. Erano proprio i dissidenti religiosi che andavano scoprendosi dovunque, ai quali il teologo Ecberto di Schönau
aveva usato per primo il nome Catari. Il clamoroso insuccesso incontrato da Bernardo di Chiaravalle lo sconvolse, perché mai si sarebbe aspettato una simile situazione: si arrivò al punto che numerosi cavalieri fecero cozzare le spade contro gli scudi per impedire al suono delle sue parole di essere udito. 

L'inquisitore Anselmo di Alessandria ancora una volta ci viene in aiuto con il suo Tractatus de Hereticis.
A proposito dell'Occitania, egli scrive questo: 

"Item Provinciales, qui sunt confines de Francia, audientes predicationem eorum et seductis ab illis de Francia, tantum multiplicati sunt qui fecerunt iiij episcopos, scilicet episcopum de Carcasona, et albigensem, et tholosanensem et angenensium." 

Ovvero: 

"Così i Provenzali, che confinano con la Francia, avendo ascoltato la loro predicazione e sedotti da quelli della Francia, si moltiplicarono a tal punto che crearono 4 vescovi, ovvero il vescovo di Carcassona, di Albi, di Tolosa e di Agen." 

Per Provinciales qui si intendono le genti che abitavano tra il Rodano e i Pirenei, estendendo la definizione che propriamente parlando sarebbe da attribuirsi soltanto alla parte orientale dell'Occitania, quella tra le Alpi e il Rodano. 

A favorire un simile radicamento della religione dei Buoni Uomini contribuì innanzitutto la mancanza di un'autorità religiosa centrale in Linguadoca:
il clero locale era labilmente legato a Roma ed era molto debole, sia sul piano etico che su quello politico. I pochi grandi feudatari erano i Conti di Tolosa, i Conti di Foix e i Visconti Trencavel, alle cui dipendenze si trovava una miriade di vassalli e di valvassori. Questa situazione confusa era un'eredità del marasma che aveva disgregato l'Impero Carolingio per dare vita a una serie di comunità autonome, alcune delle quali erano poco più che monasteri autogestiti. Nel XII secolo, l'assenza di un sistema feudale sviluppato aveva favorito il proliferare di una piccola nobiltà rurale che concupiva le rendite ecclesiastiche. Questo aveva portato a un'ostilità endemica, a un attrito tra nobili e chierici. 

La gestione delle proprietà feudali non era efficiente
, e la giustizia amministrata da incompetenti siniscalchi si serviva di mercenari, i famigerati ribaldi. che spesso erano un mezzo peggiore dei mali che erano incaricati di combattere. Tali sgherri compivano mille abusi ai danni della collettività ed esercitavano un latrocinio legalizzato. 

È quindi comprensibile come il Catarismo si venne a trovare in un ambiente incredibilmente favorevole
Non aveva grandi esigenze materiali, in netto contrasto con la Chiesa di Roma. Non aveva bisogno di idoli, della lavorazione dei metalli preziosi, delle sfarzose vesti di porpora. Non aveva bisogno di marmi con cui erigere templi. Poteva giovarsi del clima di generale tolleranza della popolazione e dell'anticlericalismo dei nobili. Anche l'agnosticismo edonista che si andava sviluppando nelle corti aiutava non poco i missionari a diffondere il Verbo. 

Il Perfetto Cataro, a differenza del prete cattolico, non condannava le persone per il loro modo di vivere. L'unico obbligo per il credente era di ricevere il Consolamentum in punto di morte. Così era possibile per un libertino essere cataro. Anzi, i rapporti con molte donne e non fini alla procreazione erano ritenuti migliori del matrimonio, che comporta la santificazione del meretricio. La soppressione della sessualità non veniva imposta a chi non era stato consolato, né si accettava che una persona fosse costretta a una simile vita senza desiderarlo o fin da giovane. I vincoli familiari erano comunque molto forti nella tradizione occitana, e favorivano il mutuo sostegno: si può citare persino il caso di un vescovo cattolico che aveva un fratello che era un Perfetto. 

Il Papato sentiva la continua necessità di intromettersi perché non aveva su tali regioni lo stesso potere indiscusso che aveva altrove. Constatava il lassismo degli ecclesiastici e l'incapacità dei poteri feudali. Il contrasto tra la Linguadoca e la Champagne è stridente, come si può vedere analizzando il caso della
comunità di Reims, dove la collaborazione tra potere ecclesiastico era totale. Nelle diocesi settentrionali i rapporti tra potere temporale e potere ecclesiastico erano di simbiosi: addirittura la nobiltà era così risoluta nel combattere l'eresia che spesso scavalcava i vescovi e applicava di sua iniziativa misure draconiane. Nel Mezzogiorno tutto ciò era inconcepibile, e un effetto diretto della mancanza di interesse verso la repressione dell'eresia fu la totale libertà di movimento dei Catari, che ebbero il tempo e la possibilità di organizzarsi in una Chiesa molto forte. 

La superiorità morale dei Buoni Uomini rispetto agli ecclesiastici permise loro di ottenere grandi risultati nell'umanizzare le genti con cui venivano in contatto, e di questo abbiamo una testimonianza. In un sermone dall'arcivescovo di Pisa Federico Visconti, tenuto per commemorare l'opera di
Domenico di Guzmán, si trovano inaspettate e preziose informazioni sull'argomento che stiamo trattando. Il porporato attinse infatti a una fonte di immenso valore, che altrimenti sarebbe andata perduta. Vi si dice che le regioni montane dell'Occitania erano infestate da felloni, ossia da banditi che mettevano a ferro e a fuoco le ricche cittadine costiere. Controllavano le valli e imponevano pesanti tributi ai mercanti di passaggio, che a causa loro disertavano la regione impedendo lo stabilirsi di proficui traffici. Da ciò possiamo trarre conclusioni interessanti. 

Non era infrequente che i mercanti fossero presi in ostaggio e sottoposti a terribili abusi, anche sessuali. Secondo un'ipotesi, il termine fellone (in occitano FEL, plurale FELON, FELO) sarebbe infatti una traduzione del latino
irrumator. I costumi di queste genti erano sfrenati come la loro aggressività: rapivano le donne che suscitavano i loro istinti e questo generava una spirale senza fine di vendette e di uccisioni. Dai dati in nostro possesso, si può immaginare che questo fosse il desolante scenario agli inizi del XII secolo, prima dell'apparire dei missionari Catari. I Buoni Uomini destarono l'ammirazione dei felloni, per il semplice fatto che non possedevano nulla. La loro santità fu rispettata al punto che divennero presto oggetto di venerazione. Nel giro di pochi anni, e persino l'arcivescovo pisano lascia trasparire la sua ammirazione, riuscirono a convertire intere vallate facendovi cessare le razzie. I mercanti poterono riprendere in loro viaggi e le loro attività senza eccessivi rischi, così i commerci tornarono a fiorire portando un grande flusso di ricchezza in tutta la Linguadoca. Possiamo credere che il Papato bramasse questa abbondanza, anche se le ragioni che lo indussero ad organizzare una tremenda guerra genocida furono dettate dai più viscerali tra i sentimenti: ODIO E TERRORE. 

domenica 22 ottobre 2023


L'ARATURA DEL CAMPO E LA SEMINA:
UN'ANALISI DELLA DIFFUSIONE DEL
CATARISMO IN OCCIDENTE

Percorsi dualisti dall'Oriente alla Francia

Le dinamiche che hanno portato il Catarismo ad emergere come struttura organizzata nel corso del XII secolo sono molto complesse e ancora oggi non del tutto chiarite nei dettagli. Nonostante le incertezze e le lacune di molte fonti, si possono fare con sicurezza alcune importanti considerazioni. 

La tradizione storiografica dell'Inquisizione è di qualche aiuto. Il frate domenicano Anselmo di Alessandria, vissuto nel XIII secolo, ci tramanda una narrazione che non può essere trascurata. Con tutta probabilità si tratta di un resoconto ricavato dalle confessioni di prigionieri che pagarono il coraggio della loro coerenza con la vita. 

Tutte le comunità di Catari davano un'estrema importanza alla loro storia, e la trasmettevano come potevano, di generazione in generazione. Nella maggior parte dei casi non ci è arrivato nulla, e conosciamo male non poche comunità. 

Così narra l'inquisitore Anselmo nel suo Tractatus de Hereticis

"Alcuni greci di Costantinopoli si recarono come mercanti in Bulgaria, che dista tre giorni di viaggio; e al ritorno in patria, cresciuti in numero, insediarono un vescovo chiamato Vescovo dei Greci. Poi i Franchi andarono a Costantinopoli per conquistarla, e scoprirono questa setta; cresciuti in numero insediarono un vescovo, chiamato Vescovo dei Latini. In seguito alcuni mercanti della Slavonia andarono a Costantinopoli. Al ritorno in patria predicarono e insediarono un vescovo chiamato vescovo della Slavonia o di Bosnia. Più tardi i Franchi che erano andati a Costantinopoli tornarono in patria e predicarono, e cresciuti di numero, insediarono un vescovo in Francia". 

Va subito precisato, perché il lettore non si faccia un'idea errata, che con il termine Francia non si indicava all'epoca la Linguadoca, ma unicamente il territorio in cui si parlava la lingua d'Oïl. Così per Chiesa dei Latini fondata dai Franchi, definiti nel testo Francigene, si indicano le comunità dei Catari che vivevano nella Francia settentrionale. Centri importanti furono ad esempio Mont Aimé e La-Charité-sur-Loire. 

Anselmo era privo di prospettiva storica
, cosa purtroppo frequente nei cronisti medievali. Non è quindi facile dare una precisa collocazione temporale a questi eventi. In che epoca si svolsero? Per decenni gli studiosi hanno elucubrato in tutti i modi nel vano tentativo di trovare una connessione immediata tra la comparsa del Catarismo e una crociata. Si sono però resi conto che in nessun caso le date corrispondono a quelle delle testimonianze raccolte in Francia. Tra le proposte di datazione più assurde ce n'è sono stata una basata sulla Quarta Crociata. Ovviamente non è un controsenso anche solo prenderla in considerazione, dal momento che nel 1204 il Catarismo era ben stabilito dovunque. Si è cominciata ad intravedere una soluzione a questo problema soltanto quando si è abbandonato il dogma dell'importanza fondamentale delle Crociate nella formazione del Catarismo. 

In realtà le rotte commerciali sono state di gran lunga
più efficaci per la propagazione delle idee. Chi partecipava a una guerra spinto dallo zelo religioso e immerso in un clima di fanatismo,  difficilmente sarebbe stato predisposto ad accogliere un diverso modo di concepire l'universo e la divinità. Prova ne è il caso di Boemondo di Taranto e dei suoi cavalieri Normanni durante la Prima Crociata, che distrussero una cittadella dei Pauliciani considerandoli nemici al pari dei Musulmani. In tutto il testo di Anselmo di Alessandria non si fa in ogni caso alcuna menzione del fatto che i Franchi convertiti alle dottrine dualiste fossero crociati. 

Nonostante alcune incoerenze circa l'origine più lontana dell'eresia (attribuita direttamente a Mani), la descrizione delle sue dinamiche di diffusione è chiara e concorda con quanto sappiamo integrando i dati a nostra disposizione. Le Chiese Catare sono una diretta filiazione delle Chiese Bogomile e Pauliciane di Bulgaria. Si deve così immaginare una prima corrente che portò i Fundaiti in Occidente nella seconda metà del X secolo, in modo da poter spiegare l'humus fertile da cui nella prima metà del XI secolo nacquero i Protocatari. Questi primi movimenti di origine bogomila diedero frutti notevoli e molteplici: basti pensare al contadino iconoclasta Leotardo, ai
Canonici di Orléans e alla comunità di Monforte d'Alba, che doveva essere già pienamente formata da almeno un ventennio prima della sua scoperta. Il loro manifestarsi in zone così lontane come la Champagne e le Langhe dimostra la correttezza di questa ipotesi. 

Poi vi fu una seconda corrente con caratteristiche organizzative più sviluppate,
dotata di una chiara gerarchia ecclesiastica. È proprio di questa movimento culturale che l'inquisitore Anselmo ci parla. Lo stanziamento dei Bogomili Franchi (Francigene) deve essere collocato intorno agli inizi del XII secolo, così da poter spiegare la successiva comparsa di comunità in Renania e nella Champagne. Non siamo ancora in grado di distinguere a questo punto la componente formata dai Bogomili da quella formata dai Pauliciani, che pure dovettero essere rappresentati, vista la diffusione del nome Publicani che sappiamo essere stato applicato ai Catari di Reims

Fu di certo a Costantinopoli che avvenne la traduzione del rituale dal greco al latino,
 così come l'occidentalizzazione del Bogomilismo. Lì dovettero avere origine anche alcune differenze, diremmo noi di dettaglio: se i Theotokoi dei Bogomili erano astemi, i Perfetti Catari bevevano vino, anche se non nei giorni di digiuno. Se vogliamo fare un paragone che permetta di avere un'idea più immediata del complicato fenomeno, potremmo dire che prima ci fu l'aratura ad opera di vagabondi che dissodarono la terra e approfittando delle circostanze, quindi ci fu l'opera di semina ad opera di comunità già pienamente formate e legate da vincoli di apostolato. 

Il movimento iniziò presto la sua diffusione verso il meridione, come mostra il caso dei 
Catari di Périgueux, una comunità descritta nel 1147 dal monaco Eriberto come insediata di recente. Nello stesso periodo Bernardo di Chiaravalle cercò di ottenere la conversione degli eterodossi nel territorio di Albi, coniando il termine Albigesi. Il motivo della migrazione dalle regioni del nord verso quelle di lingua occitana risiede di certo nella naturale tendenza all'espansione, oltre che alla necessità di sfuggire a feroci persecuzioni. Se in molte regioni i Catari trovarono condizioni poco favorevoli e rimasero sempre poco numerosi, il successo che ebbero in Linguadoca fu immenso. Le cause di questa subitanea affermazioni saranno analizzate approfonditamente in seguito. Senza entrare ora nel dettaglio, va anche notato come la stessa Chiesa di Lombardia fu una diretta filiazione della Chiesa di Francia. 

Detto questo, devono essere smentite nel modo più assoluto tutte le falsità sostenute a proposito di un'origine meridionale del Catarismo. Di certo non nacque a Rennes-le-Château. Anzi, la diocesi del Razès venne istituita soltanto nel 1226, addirittura nel corso della crociata, segno che il centro non era così importante rispetto ad altri: Albi, Tolosa, Agen, Carcassonne. Si smentisce allo stesso modo l'idea dell'origine del Catarismo dal culto di Maria Maddalena e ogni sua connessione con i
Merovingi

venerdì 20 ottobre 2023


DUALISMO ASSOLUTO E DUALISMO MITIGATO
VISTI DA UN INQUISITORE 

L'Informazione Introduttiva è una descrizione, riportata in un'opera scritta da Moneta da Cremona, delle caratteristiche salienti dei Catari Radicali e dei Catari Moderati. Tutti i punti sono trattati in modo chiaro e lineare, immediatamente comprensibile, da un autore che era contemporaneo ai fatti e che poteva conoscere la Dottrina dei Buoni Uomini e i loro costumi per esperienza diretta. Questo resoconto è privo, come chiunque può constatare, delle tinte forti e calunniose che si trovano altrove (la parola più ostile e forte che ho potuto trovare è "falsamente"). Inoltre quanto riportato in tale sede è del tutto congruente con tutti i testi catari a nostra disposizione, ad esempio il Libro dei Due Princìpi e la Cena Segreta. Di fronte a tutto questo devono tacere quei detrattori che si spacciano per simpatizzanti dei Buoni Uomini e che invece attribuiscono loro dottrine che non hanno mai avuto. Non si può negare il contenuto dualista del Catarismo, né ridurne l'essenza a un fatto puramente politico o sociologico. Non si trova qui alcuna traccia di spazzatura e di disinformazione tipo Maddalene, Santo Graal e Merovingi, ma soltanto una chiara affermazione di forme di docetismo. Così come si vede chiaramente che il massimo spazio è dato nell'introduzione di Moneta al Catarismo Radicale, mentre del Catarismo Mitigato si parla molto meno. Questo non può essere spiegabile se non ammettendo che il Catarismo Mitigato è nato come sviluppo secondario a partire dall'unica originale forma di Dualismo, che è quella Assoluta. Se fosse vero quello che molti detrattori dicono, ossia se il Catarismo Radicale fosse una forma di "irrigidimento" e di "deviazione dottrinale tarda", non si spiegherebbe questa dovizia di dettagli coerenti. 

Moneta da Cremona (1180 - dopo il 1238) era un inquisitore dell'Ordine Domenicano, che conobbe personalmente Domenico di Guzmán. Dobbiamo pensare che, avendo egli la missione di annientare il Catarismo, fosse interessato a conoscerlo nel massimo dettaglio, non di trasmetterne una conoscenza falsata, offuscata e approssimativa - come piacerebbe a coloro che ai nostri giorni vorrebbero snaturarlo. Altrimenti perché avrebbe dovuto cavillare e scrivere un libro monumentale? Non avrebbe fatto distinzioni e avrebbe detto le stesse identiche cose non soltanto su tutti i Catari, ma persino sui Valdesi - la cui teologia è invece nicena come quella cattolica. Occorre notare che nessun autore a conoscenza dei fatti si è mai sognato di reputare i Valdesi dualisti. Non si deve quindi credere che gli inquisitori sbavassero dall'ansia di appiccicare a chiunque l'etichetta di "manicheo". In quanto agenti dei Demoni, i Frati Predicatori erano sì intrisi fino al midollo di malvagità, ma al contempo erano intelligenti e colti: come sarebbe stato loro possibile combattere la Verità usando la stoltezza? 

Ritenendo la cosa di somma utilità, ho trascritto la descrizione di cui sopra, già riportata nel volume di Durernoy "La Religione dei Catari"

L'INFORMAZIONE INTRODUTTIVA DI MONETA 
(Adversus Catharos et Valdenses, Ms. Latino 3656 della Biblioteca Nazionale di Parigi) 

Quelli che ammettono due princìpi

I primi affermano due princìpi senza inizio né fine. Dicono che esiste un Padre di Cristo e di tutti i giusti, Dio di luce. L'altro dio, credono che sia quello di cui Cristo ha detto (Giovanni, 14,30): "Perché viene il principe di questo mondo, ecc.". Qesto credono che sia "il Dio... che acceca la mente degli increduli" (II Lettera ai Corinzi, 4,4) e il Dio delle Tenebre.
Credono che egli abbia creato i quattro elementi che vediamo, cioè la terra, l'aria, l'acqua e il fuoco e ogni cosa che si trova su questa terra, nell'acqua o nell'aria. Ugualmente, questo cielo visibile e tutto ciò che lo guarnisce, cioè il sole, la luna e le stelle.
Credono anche che sia questo il Dio di cui Mosè dice nel Genesi al capo 1: "In principio Dio fece il cielo e la terra, ecc." Ciò che è detto nei libri del Genesi, dell'Esodo, del Levitico, dei Numeri e del Deuteronomio, credono che sia stato e detto da lui. Ad eccezione dei 16 profeti, dei Salmi, dei 3 libri di Salomone, dei libri della Sapienza e dell'Ecclesiastico di Gesù figlio di Siracide, dicono che tutta la scrittura dell'Antico Testamento è sua. Alcuni di loro accettano, tuttavia, Giobbe e l'intero Esdra insieme ai Profeti e i 5 libri detti sopra.
Credono che le cose visibili e passeggere di questo mondo derivano da lui per creazione. Viceversa, credono che Dio, il Padre di Cristo e dei giusti, sia il creatore delle cose eterne e permanenti, e credono che si sia creato quattro altri elementi e tutto quel che di essi è fatto, come pure de cieli e che li abbia guarniti di un altro sole, che non è quello visibile, di un'altra luna e di altre stelle.
Dicono e credono anche che al Dio santo e vero appartenga una quantità di esseri celesti composti di tre parti, che sono il corpo, l'anima e lo spirito. L'anima è nel corpo, ma lo spirito, che è il custode dell'anima e la sua guida, non è nel corpo. Ciascuna delle anime create dal Dio buono ha un suo spirito particolare come guida.
Credono che il diavolo, chiamato Satana, essendo geloso dell'Altissimo, salì di nascosto nel cielo del Dio santo, dove sedusse con discorsi ingannevoli quelle anime e le portò su questa terra e nell'aria fosca. Credono che sia lui l'"amministratore disonesto" di cui parla il Signore il Luca (16,8): "Il Maestro lodò l'amministratore disonesto".
Credono e dicono che il diavolo, inorgoglito dell'inganno consumato in cielo, osò persino di salirvi con i suoi complici. Lì diede battaglia a Michele arcangelo, fu vinto e precipitò in basso. Questo è il combattimento che vedono nell'Apocalisse (12,7): "Una gran battaglia fu combattuta in cielo. Michele e i suoi angeli si battevano contro il Dragone, e il Dragone si batteva insieme ai suoi". Tutto ciò lo prendono alla lettera.
Credono pure che Satana, precipitato dal cielo da Michele, rinchiuse quelle anime nei corpi di questo basso mondo come in delle prigioni, e ve le tiene chiuse giorno per giorno.
Dicono che quelle anime sono "la terza parte delle stelle". È la terza parte delle creature del Dio santo, secondo loro, poiché dicono, come abbiamo visto, che ogni essere, nella Corte celeste, è composto delle tre parti che abbiamo detto.
Credono che quelle anime sono state precipitate dal Padre dei giusti a motivo del loro peccato, allorché credettero al diavolo in cielo, e credono che Gesù è venuto dal cielo in terra per riscattarle. Le anime celesti, che chiamiamo dèmoni, secondo loro, fanno penitenza nei corpi, dalla venuta di Cristo, tanto del peccato commesso in cielo che degli altri peccati commessi nel mondo attuale. E dicono che la penitenza ha inizio dal momento che adottano la loro fede e ricevono da essi l'imposizione delle mani.
Della imposizione delle mani, dicono che essa è il battesimo dello Spirito Santo e non il battesimo d'acqua materiale, e credono che in tale imposizione delle mani ogni anima accoglie il suo spirito particolare, quello che aveva avuto in cielo, perché guidi la sua condotta e la custodisca. ma alla fine, cioè nell'ultimo Giorno, quando tutte avranno portato a termine la loro penitenza, esse ritorneranno insieme in cielo e riprenderanno il corpo lasciato al suolo nella Corte celeste. A conferma, mettono avanti questo passo di Matteo (24,28): "Là dove sarà il corpo, si aduneranno le aquile". Tale ripresa del proprio corpo, che si risolleva nella patria celeste, è per loro la resurrezione dei corpi dei morti, di cui spesso si parla nella Scrittura.
Non credono che il Figlio e lo Spirito Santo siano Dio per natura, ma soltanto creature del Dio Onnipotente. Credono anche il Padre maggiore  del Figlio, e distinto da lui e dallo Spirito Santo nella sostanza, e il Figlio maggiore dello Spirito Santo e distinto da lui nella sostanza.
Distinguono tra l'anima e lo spirito. Introducono in tal modo una distinzione tra lo Spirito Santo, lo Spirito Paracleto e lo Spirito Principale. Chiamano Spirito Santo uno qualsiasi di quelli spiriti che Dio Padre, a loro avviso, ha dato alle anime come custodi. Questi spiriti li chiamano santi, cioè stabili, perché sono rimasti stabili e non furono né ingannati né trascinati via dal diavolo. Lo Spirito Paraclero dicono che è lo Spirito Consolatore, al momento di ricevere il Consolamento in Cristo. Dicono che ci sono tanti Paracleti creati da Dio. Lo Spirito Principale dicono che è lo Spirito Santo, ed è a lui che pensano quando pregando dicono Adoremus Patrem et Filium et Spiritum Sanctum. Quest'ultimo per loro è maggiore degli altri. Per questo motivo lo chiamano Principale. Dicono che è di una bellezza indicibile, tanto che è lui che "gli angeli bramano contemplare". Così interpretano la I Lettera di Pietro (1,12).
Credono anche che lo Spirito Santo non è stato conferito a nessuno prima della resurrezione di Cristo (ciò che credono anche gli altri catari), ma per di più che non è stato conferito prima della Pentecoste.
Credono che la Vergine Maria fu di natura celeste e che non ebbe un corpo umano, ma un corpo celeste, che non apparteneva alla creazione presente, passeggera; che ebbe un'anima e uno spirito incaricato di custodire l'anima. Dicono e credono anche che Cristo discese in seno di Maria, inviato dal Padre in corpo, anima e spirito, e che non trasse dalla Vergine altro che quello che aveva portato con sé in lei.
Venuto il momento, uscì e nacque dal corpo di Maria, senza però prendere nulla da lei, ed è in questo senso che credono che quella frase di Giovanni (2,4) sua stata pronunciata da Cristo: "Donna, che cosa c'è in comune tra te e me?", come se dicesse (secondo la loro falsa interpretazione): "Da te non ho ricevuto nulla". Credono anche che egli non fece uso degli alimenti di questo mondo e che non provò né fame né sete.
Credono che egli abbia sofferto e sia morto in questo corpo celeste, e nondimeno senza dolore, quando il suo corpo fu abbandonato dall'anima e dallo spirito, come dice Giovanni (19,20): "Reclinando la testa, rese lo spirito". Dicono che, tre giorni dopo, quell'anima e quello spirito ritornarono al corpo nel sepolcro, e fu così che risuscitò dai morti. Credono che apparve in quel corpo per 40 giorni ai suoi discepoli, e che il suo corpo fu veduto da essi; che fu tangibile e visibile per degli uomini in virtù soltanto della potenza e della volontà di Dio. Dicono che è salito al cielo con quel corpo il quarantesimo giorno e che siede trionfante alla destra del Padre, in quanto vittorioso su Colui che aveva il dominio della morte, cioè il diavolo. Per tale vittoria il Padre gli ha conferito ogni potere sul cielo e sulla terra. Quanto a sapere se verrò per il Giudizio nella medesima carne, è una questione discussa. Vi sono, difatti, fra di loro quello che pensano che esso sia già avvenuto.
Non credono che Cristo abbia mai fatto un miracolo materiale, nonostante che secondo le Scritture sembra che ne abbia fatti. È in senso spirituale che essi interpretano il cieco che riebbe la vista, Lazzaro resuscitato o i malati guariti.
Negano la resurrezione di tutti questi corpi qui, sostenendo che la resurrezione è quella dei corpi celesti di cui abbiamo detto. Negano tutti i sacramenti della Chiesa romana, il battesimo, la cresima, il corpo di Cristo e il sacramento della penitenza, come l'abbiamo noi, il matrimonio e l'estrema unzione. Negnao che le sofferenza attuali, come le malattie fisiche, vengano da Dio, Padre dei giusti. Non credono sia lecito nutrirsi di carne, di vuova o di formaggio, né giurare, né uccidere per nessun motivo. Rifiutano anche le immagini delle chiese e l'adorazione della croce.
Negano il libero arbitrio e sostengono che il popolo di Dio esiste da tempo immemorabile. Infatti non chredono che il Dio santo crei nuovi spiriti e nuove anime.
Credono che i Profeti abbiano profetizzato in un altro mondo prima della creazione del mondo presente e che le loro profezie debbano essere prese alla lettera. 


Quello che credono coloro che ammettono un solo principio, e in cosa si differenziano o sono in contrasto con gli altri 

Vediamo adesso in parte l'opinione di ocloro che ammettono un solo creatore. Essi si distinguono dagli altri per il fatto che per loro c'è un unico creatore, mentre per gli altri ce ne sono due. Infatti sostengono che il Principe di questo mondo... che la Scrittura chiama diavolo e Satana... separò in quattro elementi la materia primordiale dopo che essa era stata creata da Dio. In tal modo differenziò le specie delle cose, così come le viediamo. Credono che questo Principe del mondo sia chiamato il "Dio del secolo presente", ed in ciò sono d'accordo con gli altri, ma non credono che sia Dio per natura, ma piuttosto una creatura del Dio sovrano, Padre dei giusti. Sono d'accordo con gli altri nel credere che l'Antico Testamento provenga dal diavolo. Si distinguono riguardo ai Profeti, dicendo che essi parlarono sia per ispirazione propria, sia per ispirazione maligna, sia per virtù dello Spirito Santo. Ne viene che li accettano solo sui punti che vogliono. I primi, li accettano interamente e dicono che furono buoni; questi dicono che furono malvagi, benché abbiano detto qualcosa di buono a proposito di Cristo. 
Negano tutti i sacramenti della Chiesa come i primi e sostengono che l'imposizione delle mani è il battesimo dello Spirito Santo, come loro. Negano anche la risurrezione dei corpi, ma si distinguono dai primi, i quali affermano la risurrezione dei corpi celesti; da parte loro sostengono la risurrezione dei "corpi spirituali", cioè dell'uomo interiore. 
Credono che Dio Padre sia maggiore del Figlio e il Figlio maggiore dello Spirito Santo; in ciò non differiscono dagli altri, ma se ne separano in quanto credono che il Figlio sia Dio per natura come lo Spirito Santo. 
Non credono che Cristo abbia portato seco dal cielo la natura umana, come i primi, ma che l'abbia tratta dal seno della Vergine Maria. Si dividono pure tra di loro, perché gli uni credono che il suo corpo sia stato fatto materialmente dal corpo della Vergine, mentre gli altri non lo credono. 
Questi ammettono il libero arbitrio, che i primi negano. Alcuni sostengono anche, distinguendosi in questo dai primi, che gli spiriti o le anime non sono stati creati da Dio sempre di nuovo, ma che l'anima si trasmette dall'anima, come la carne dalla carne. 
Sostengono che dei miracoli materiali sono stati fatti da Cristo e dai suoi discepoli. 
Sostengono che la trasmissione si effettua a partire da un germe angelico, vale a dire che dall'anima di Adamo, che fu celeste, discese in questo mondo e fu a forza messa dentro un corpo terreno dal diavolo. 
Come i primi, rifiutano di servirsi di carne, di uova e di formaggio, non ricorrono alla giustizia secolare e non giurano. Inoltre attaccano la Chiesa riguardo alle immagini e alla Croce, come i primi. 

mercoledì 18 ottobre 2023


DUALISMO ASSOLUTO E DUALISMO MITIGATO

Permangono molti equivoci sull'uso di alcune importanti definizioni teologiche che riguardano il Catarismo. Un fraintendimento cruciale riguarda l'uso di due aggettivi riferiti a questa religione: Assoluto (o Radicale) e Mitigato (o Moderato). È inevitabile che tra le genti essi siano intesi non già in senso teologico, ma con il significato a cui i media ci hanno abituato nella vita di tutti i giorni. Per giornalisti e cronisti, un radicale sarebbe un fondamentalista, mentre un moderato è un buona sostanza un democratico. Nulla di più lontano dal vero.

L'uso di questi termini non deriva neppure da un rigore etico o dall'austerità dei costumi: è relativo unicamente all'origine di Satana.

Per i Dualisti Radicali, esiste un vero e proprio Dio del Male, ossia il Male è un principio primigenio, increato, che non deriva affatto dalla degradazione dell'opera del Dio Buono.

Per i Dualisti Mitigati, esiste invece un solo Dio, quello Buono, che però avrebbe creato un angelo poi decaduto, Satana, il quale avrebbe creato in ogni caso il mondo materiale.

Ad essere identica in tutti i veri Catari, è proprio la fede nell'origine maligna dell'universo e del corpo umano.

Pur con la dovuta cautela, possiamo ben estendere queste denominazioni anche a religioni dei primi secoli del Cristianesimo. Come ho già avuto occasione di far notare, l'antico Gnosticismo diffuso in epoca imperiale era un Dualismo Moderato, perché il Demiurgo vi era inteso come una creazione difettosa di Dio. L'antico Manicheismo era invece una forma di Dualismo Assoluto perché ammetteva un Male increato.

A prima vista potrebbe sembrare che questa classificazione contrasti con quella data dagli autori che distinguono la Gnosi Siro-Egizia da quella Iranica, affermando che la prima è rigorosa in quanto ritiene impura tutta la Creazione ilica (materiale), comprendendo quindi anche gli astri, mentre la seconda è moderata nel confinare il suo assolutismo al mondo sublunare. Infatti per il Profeta Mani il mondo astrale è puro, e anche nel mondo in cui viviamo ci sono elementi ripieni di particelle di Luce intrappolate (meloni, olio e simili).

Questa posizione è stata ben esposta nella conferenza "Discussione sulle radici dello Gnosticismo" (8 Maggio 2004), moderata da Filippo Goti.

Come ben si capisce alla luce di quanto ho esposto finora, il contrasto in questione è soltanto apparente, a causa della natura tecnica delle parole che designano ciò che stiamo considerando.
Uno gnostico alessandrino (tecnicamente moderato) potrebbe anche vedere il mondo più nero di un manicheo (tecnicamente radicale).

Per quanto riguarda invece il Catarismo Radicale, la sua visione delle cose è comunque diversa da quella degli antichi seguaci di Mani, in quanto oltre a ritenere Satana increato, considera il mondo astrale assolutamente malvagio. Stellae non sunt mundae: le stelle non sono pure! È la più adamantina forma di pessimismo cosmico di tutta la storia dell'umanità.  

Interessanti le posizioni esposte da Giovanni Magnani nel suo libro "Religione e religioni - dalla monolatria al monoteismo profetico", che considera il Dualismo Moderato come imperfetto, mentre all'interno del Dualismo Radicale distingue a sua volta due forme: Dualismo Radicale Assoluto e Dualismo Radicale Mitigato. Nel primo il Male, coeterno al Bene, sarà sempre tale, mentre nel secondo il Male verrà distrutto o assorbito (Apocatastasi). I Fratelli Autier erano Catari Assoluti che credevano che il Male alla Fine dei Tempi sarebbe stato distrutto, mentre per altri al Giudizio sarebbe seguito un nuovo ciclo cosmogonico. È anche possibile che l'idea di una nuova invasione dei Cieli da parte del Male fosse tenuta nascosta ai credenti meno istruiti per non ingenerare inquietudine e disperazione.


Facendo ricerche nel web mi sono spesso imbattuto in persone che si definiscono aderenti al Neocatarismo. Ora, questi navigatori si reputano seguaci del Dualismo Mitigato, anche se non condividono alcun dettaglio della sua teologia. Insistono in particolare sull'origine divina di tutto il creato. Essi usano quindi solo come maschera il nome di Catari e Gnostici, e si può provare che hanno nei confronti del termine Manicheismo un odio quasi pari a quello che anima i cattolici più integralisti.
 
I Catari Radicali considerano alla base dell'esistenza un Dio Malvagio e un Dio Buono, i Catari Mitigati considerano un Dio Buono e un'entità cosmogonica minore, corrispondente al Demiurgo degli Gnostici di epoca imperiale.

I Neocatari di Francia invece ritengono che esista un solo Dio e gli attribuiscono la creazione materiale proprio come fanno i cattolici e tutti gli alti aderenti al Concilio di Nicea. Ritengono inoltre che vi siano in un unico Dio due princìpi contrastanti e inconsapevoli, attribuendo con tenacia alla cattiva interpretazione degli atti dell'Inquisizione ogni tentativo di affermare il contrario. Non pensano in nessun modo all'impossibilità che una stessa fonte possa dare al contempo acqua dolce e acqua salata. Proporrei per questo Neocatarismo un nome più consono: Pseudocatarismo.

Diversi pseudocatari protestano affermando che la stessa idea di Dualismo non sarebbe cristiana, ma ciò è del tutto inconsistente. Infatti in Giovanni è scritto:

Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà del Padre rimane in eterno!
Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà del Padre rimane in eterno!

lunedì 16 ottobre 2023


CRISTOLOGIA CATARA 

Cristo non fu uomo di carne 

La religione dei Catari continua una tradizione cristologica molto antica, che era già perfettamente definita dai grandi Maestri Gnostici dell'epoca imperiale, e che continuò nei Manichei, nei Priscillianisti, nei Pauliciani, per poi ritrovarsi tra i Bogomili di Bulgaria ed essere così diffusa nuovamente in Occidente. È il Docetismo, la dottrina che nega la realtà della natura corporea di Cristo. 

L'incompatibilità dell'universo materiale con l'universo dello Spirito è stridente e assoluta, e la coesistenza di anima e corpo negli esseri viventi è opera del Creatore Malvagio. Se questa triste sorte tocca alle anime precipitate dal cielo e rinchiuse nelle tuniche di pelle e di carne, si capisce che Cristo non poté sottostare a tutto ciò. Non è necessario cercare nei Vangeli apocrifi: già dai Vangeli a tutti noti come canonici è evidente che non ci fu mai alcun patto tra Dio e Belial. In Cristo non può quindi aver avuto luogo l'incoerente partecipazione alla natura del Bene e al contempo del Male. Essendo stato inviato dal Dio dei Buoni Spiriti per portare al mondo la Conoscenza salvifica, non è possibile che si sia piegato a un'esistenza dominata dall'umiliazione fisica. Il suo corpo non era di carne, ma ne aveva solo l'apparenza. In altre parole, la sua fisicità era DOKOS, ossia illusione. È questa l'etimologia della parola Docetismo, corradicale al greco DOKEIN 'apparire'. Quando Giovanni ci dice che il Verbo si fece Carne, intende dire che simulò la carne, non certo che ne rimase incarcerato come insegna invece la Chiesa di Roma. 

Le conseguenze di questo dogma sono innumerevoli. Innanzitutto, Cristo non poté in alcun modo incarnarsi nel ventre di Maria. Il termine usato dai Buoni Uomini è Adombramento. Cristo cioè passo attraverso Maria come un liquido passa attraverso un tubo, senza prendere nulla dal corpo di lei. Il punto di entrata è da identificarsi con un orecchio della Vergine, e da lì il bambino comparve al suo fianco senza transitare dal canale riproduttivo. 

Come disse e ribadì più volte l'Amico di Dio Peire Autier al principio del XIV secolo, in nessun modo qualcosa di sporco come il ventre di una femmina potrebbe mai essere stato la dimora di Cristo. 

Questo bambino non era affatto come i bambini umani, essendo simile a quello che oggi si chiamerebbe ologramma. In particolare non era provvisto neppure di un abbozzo di organi genitali, ma era liscio come una bambola. Per combattere questa idea, la Chiesa di Roma ordinò che i pittori dipingessero il Bambin Gesù con l'organo genitale bene in evidenza. Per questo motivo, suppongo che a Genova i Catari chiamassero per scherno quel membro 'budellino', e di qui ne derivò la parola 'belin', che ancora oggi in quella città indica il pene. 

Mentre i suoi compagni ed amici mangiavano e bevevano, Cristo crebbe dando soltanto l'illusione di alimentarsi, mentre in realtà né mangiò né bevve. Non introdusse alcuna sostanza organica nel fantasma che era. Quando fu adulto non emise mai seme e non concupì mai in alcun modo la carne di una femmina: non possedeva in alcun modo il mezzo per farlo, e la sua volontà di certo nutriva ripugnanza per simili sozzure. 

La sua passione sulla croce fu parimenti illusoria, ed egli ascese al Cielo direttamente, perché gli Inferi in cui discese sono in realtà questo stesso mondo di materia. L'Inferno in cui Cristo si calò è una regione, proprio come il Piemonte, la Lombardia o la Bosnia, così dicevano i Catari italiani del XIII-XIV secolo. 

La Salvezza che Cristo portò al mondo non fu, come dice la Chiesa di Roma, l'assumere su di sé i peccati dell'umanità redimendola tramite lo strazio di un corpo materiale, bensì la rivelazione dell'Intendimento del Bene, che è il vero nome del Catarismo. Si tratta della consapevolezza dell'assoluta malvagità di tutto ciò che è transeunte, unitamente al Battesimo di Spirito che permette all'anima caduta di ricongiungersi allo Spirito, fuggendo così da questa realtà. 

Le conseguenze del Docetismo però non finiscono affatto qui. Vi è tutto un insieme di concatenazioni che riguardano più specificamente il mondo moderno, quello in cui viviamo. 

Le riassumerò in poche parole. La Dottrina Catara nega qualsiasi possibilità di esistenza di una stirpe originata dal seme di Cristo. Equivocando il contenuto di testi gnostici che parlano del matrimonio SPIRITUALE tra Cristo e la Maddalena (del tutto simile a quello di Anima e Spirito che si realizza nel consolato), è invalsa la moda tra le genti mondane di credere che tra i due si sia consumata un'unione fisica produttrice di feti. Ciò è molto più blasfemo per i Catari di quanto non lo sia per qualunque cattolico. 

Il Docetismo spazza via in un solo colpo la mistica del Graal come sangue della passione, a meno che non vogliamo ritenerlo il fluido plasmatico non terreno di cui parla lo scrittore di fantascienza Philip K. Dick nella Trilogia di Valis.  

Il Docetismo annienta tutte le speculazioni sui Merovingi come discendenti di Cristo, come ho più volte dimostrato (repetita iuvant). Allo stesso modo distrugge i misteri di Rennes-le-Château, i deliri dei Sinclair e dei Plantard, le immonde blasfemie del turpe Saunière. Permette, in modo molto semplice e concreto, di raggiungere lo scopo che invano moltissimi cattolici cercano invano di perseguire: smantellare il Codice Da Vinci.
Solo seguendo la retta Fede dei Buoni Uomini si smascherano gli inganni. 

Mi è stato fatto notare come il Docetismo sia implausibile, come anzi costituisca un punto debole del Catarismo. Io invece affermo che è una naturale conseguenza degli insegnamenti dualisti anticosmici.
A coloro che mi deridono perché vi aderisco, faccio notare come dal punto di vista logico ciò che credo sia impeccabile, in quanto parte di un sistema filosofico coerente e di grandissima profondità. Loro però non mettono in discussione che il loro stesso corpo fisico risorgerà dai vermi e dal terriccio.