Ormai è in voga di questi tempi una tendenza funesta, che purtroppo appare sempre più consolidarsi. Quando dalle attività di ricerca su cui si fonda la Scienza emergono dati che potrebbero portare a mettere in discussione dogmi accademici formati in precedenza, fortissima è la tendenza ad operarne la rimozione. Subito appare qualcuno che semplicemente nega l'esistenza stessa della scoperta, giurando e spergiurando, attaccando a destra e a manca, riducendo il tutto a una qualche banalità partorita dalla sua mente ottusa. L'operato di questa specie di pseudo-studiosi d'assalto è assimilabile in modo sorprendente a quello dei troll. Occorre però precisare che questi troll non sono complottisti nati come muffe negli angiporti del Web. La loro genesi avviene all'interno dello stesso mondo accademico.
Facciamo un esempio concreto, tratto dalla paleontologia. Nel 2003 sono stati scoperti i resti di un singolare e bizzarrissimo ominide alto poco più di un metro, che viveva fino a tempi abbastanza recenti nell'isola indonesiana di Flores, essendosi estinto in un periodo che va dai 50.000 ai 12.000 anni fa. Questo nuovo ominide è stato battezzato in via provvisoria Homo floresiensis e classificato come una specie diversa dalla nostra e particolarmente arcaica, con caratteri simili a quelli di Homo erectus. A causa delle sue dimensioni ridotte, minuscole, è stato considerato un caso di nanismo insulare. I media lo hanno chiamato subito Hobbit. Rammento un articolo in cui si affermava che la conformazione delle ossa dei piedi di Homo floresiens mostra addirittura somiglianze con quelle dello scimpanzé (Pan troglodytes). Le cose purtroppo non sono andate per il verso giusto. Per molto tempo chiunque fosse interessato all'argomento ha dovuto sopportare i nocivi sproloqui di un molestissimo troll pseudoscientifico, certo Teuku Jacob, che è persino presentato come "paleoantropologo indonesiano" in un'apposita pagina di Wikipedia. Questo perturbatore era posseduto da un'idea fissa e proclamava che i resti dell'Homo floresiensis appartessero in realtà ad esemplari di Homo sapiens affetti da microcefalia e da rachitismo. Questa era la sua procedura pseudologica:
1) Non è possibile che nell'Indonesia di alcune decine di migliaia di anni fa esistesse un ominide riconducibile a Homo erectus, perché nei manuali sta scritto che Homo erectus si è estinto molto prima;
2) Dato che all'epoca trattata doveva esistere unicamente Homo sapiens, i reperti devono essere per forza riconducibili a Homo sapiens.
2) Dato che all'epoca trattata doveva esistere unicamente Homo sapiens, i reperti devono essere per forza riconducibili a Homo sapiens.
Il principio fondante era quello della prevalenza delle informazioni contenute nei manuali su qualunque dato di fatto venuto nel frattempo alla luce. Non contento di sferrare attacchi trollosi, nel 2005 questo figuro ha persino cercato di distruggere i resti di Homo floresiensis, pensando così di eliminare ogni evidenza fisica contraria al suo castello di fantasie. Anche dopo la sua morte, avvenuta nel 2007, qualcuno ha continuato a portare avanti la sua opera deleteria. Un certo Robert B. Eckhardt, a quanto pare dell'Università di Pennsylvania, ha formulato una nuova ipotesi: anziché la microcefalia postulata da Jacob, tirava in ballo la sindrome di Down, insistendo con le sue fissazioni pur non potendo spiegare le caratteristiche scimmiesche dell'ominide. Ancora nel 2014 spandeva le sue idee aberranti nel Web, facendole percolare nei media online.
Nel frattempo lo scenario diventava sempre più confuso: alcuni sostenevano che i fossili dell'ominide di Flores dovessero essere retrodatati: il cosiddetto Hobbit avrebbe occupato le grotte in cui ha lasciato fossili per un periodo compreso tra 190.000 a 50.000 anni fa. Mentre questo avveniva, i troll si moltiplicavano e affermavano che gli esemplari di Homo sapiens giunti in Indonesia 50.000 anni fa fossero austronesiani indistinguibili dai moderni abitanti dell'arcipelago. Proiettavano indietro nel tempo la situazione attuale e continuava a sostenere che i resti di Flores fossero da ascriversi ad austronesiani disabili. Quando qualcuno cercava di controbattere, questi troll reagivano con insulti, sputacchi e attacchi ad personam. Sembrava che non si sarebbe mai riusciti a liberarsi da questa spina nei testicoli, quando all'improvviso nel 2016 è giunta una splendida notizia: da approfonditi studi genetici è emersa la prova inconfutabile del fatto che Homo floresiensis e Homo sapiens sono due specie diverse! La meritoria opera è di Karen Baab, della Midwestern University. La riporto in formato pdf:
Non sempre le cose finiscono bene. Non sono rari i casi in cui i troll pseudoscientifici hanno la meglio e riescono ad orientare il mondo accademico, causando danni che durano per decenni. Come conseguenza di quest'opera di persuasione, spesso cessa ogni dibattito su numerosi argomenti e si consolidano i pregiudizi.
Non basta. Indagando sull'Homo floresiensis aka Hobbit, si viene facilmente a scoprire leggende delle genti di Flores che parlano di una creatura sorprendentemente simile nell'aspetto alla ricostruzione fatta dai paleontologi. Questo essere, che ben potrebbe essere il nostro ominide, è chiamato Ebu Gogo. Nella nativa lingua austronesiana, ebu significa "nonna", mentre gogo significa "che mangia tutto". Le descrizioni sono così dettagliate che devono per forza di cose avere almeno un nucleo di verità oggettiva. A quanto si dice, questo Ebu Gogo sarebbe scomparso in epoca abbastanza recente, collocata dopo l'arrivo dei Portoghesi (XVII secolo), secondo alcuni narratori addirittura nel corso del XX secolo. Creatura sfuggente e onnivora, l'Ebu Gogo non disdegnava persino di rapire bambini per nutrirsi delle loro carni, proprio come il Gollum. Per questo motivo le genti di Flores avrebbero organizzato spedizioni di sterminio, tanto che alla fine sarebbe stata persa ogni traccia dello strano essere silvestre. Quello che più mi incuriosiche sono le narrazioni sul linguaggio degli Ebu Gogo, composto da cicalecci e assolutamente incomprensibile. Inoltre queste creature sarebbero state in grado di ripetere in modo pappagallesco le vocalizzazioni degli umani. Chi mai si inventerebbe simili narrazioni? Racconti di creature affini all'Ebu Gogo si trovano anche in altre isole indonesiane. Ad esempio possiamo citare la creatura chiamata Orang Pendek, ossia "Uomo Piccolo", che è descritta dalle genti di Sumatra come un orango bipede dal pelame grigio. I Kerinci nella loro lingua lo chiamano Uhang Pandak (stesso etimo). Con ogni probabilità si tratta di un ominide e non mi sorprenderebbe se un giorno si riuscisse a scoprire alcuni esemplari viventi. Altri nomi di criptidi indonesiani sono Sedapa, Sedabo (stesso etimo di Sedapa), Atoe Pandak, Atoe Rimbo, Goegoeh (stesso etimo di Ebu Gogo), Umang, Orang Gugu (stesso etimo di Ebu Gogo), Orang Letjo, Ijaoe. Se esistono ancora superstiti, potrebbero un giorno essere scoperti e studiati, con buona pace dei pestilenziali troll che infestano il mondo accademico. Poter studiare una lingua di una specie diversa da Homo sapiens sarebbe davvero una ricompensa inattesa dopo tanto patire!
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