lunedì 13 agosto 2018

LA GUERRA DEGLI STRONZI

Ora che tutto volge al termine, sento di dover riferire, sia pur sommariamente, gli eventi di cui sono stato testimone.

La guerra ebbe inizio nel mese di marzo del 2016, allorché gli stronzi deposti dagli allogeni presero improvvisamente ad assalire i loro corrispettivi cacati dagli indigeni.

Nessuno sa per quale ragione ciò accadde, fatto sta che nei centri abitati scoppiarono violenti tafferugli fra stronzi.

Sulle prime si trattò di risse che coinvolgevano decine di individui, poi la situazione degenerò e gli scontri si tramutarono in vere e proprie battaglie cui presero parte migliaia di contendenti.

Le strade divennero in breve tempo impercorribili. Per ogni stronzo che perdeva la vita, subito dalla fogne ne scaturivano altri cinque.

Durante una delle rare tregue, mi avventurai all'aperto. Il questore mi aveva supplicato per telefono di raggiungerlo con urgenza presso il suo ufficio.

Prima di uscire, indossai una mascherina per proteggermi dai lezzi nauseabondi che ammorbavano le strade.

I marciapiedi erano ricoperti da un denso strato di feci.

Gli stronzi uccisi in battaglia si disfacevano per poi amalgamarsi sotto diversa forma e, nel volgere di poche ore, riprendevano la lotta nei rispettivi schieramenti.

Vidi un assembramento di stronzi nei pressi del Duomo: erano così numerosi che la piazza ne traboccava.

Nel varcare l'ingresso della questura, notai una figura accovacciata accanto a uno schedario. Doveva trattarsi di un archivista uscito di senno: dopo che ebbe defecato, lo vidi infatti ingoiare l'escremento appena deposto. Accortosi che lo stavo osservando esclamò:

"Uno stronzo di meno sulla faccia della terra!".

Mi diressi senza esitazioni al piano superiore.

Sui gradini dello scalone giacevano i corpi senza vita di una decina di stronzi. Il puzzo era atroce.

La porta dell'ufficio del questore era chiusa a chiave dall'interno, bussai ed egli venne ad aprirmi.

"Si sieda", mi disse in tono grave, "La situazione è disperata ma non possiamo e non dobbiamo cedere allo sconforto. La collettività si aspetta molto da noi."

"Forse troppo".

"Abbia la compiacenza di risparmiarmi, per una volta, le sue battute sarcastiche. L'ho convocata per affidarle un importante incarico."

"La ascolto."

"Lei dovrà infiltrarsi fra gli stronzi."

"Scusi ma non credo di aver afferrato."

"Non è stato forse addestrato a questi incarichi?"

"Si, ma stavolta non vedo come potrei assolvere a una simile missione."

"Sta a lei trovare il modo."

"A parte il fatto che quand'anche mi truccassi da stronzo non risulterei credibile e verrei immediatamente individuato come un elemento estraneo, che senso avrebbe la mia infiltrazione? Gli stronzi non parlano, non si scambiano informazioni."

"Mi sta dicendo che non intende obbedire al mio ordine? Si rende conto che questa è insubordinazione?"

"Dottore, la merda ha superato da tempo i livelli di guardia. Lei trascorre il suo tempo barricato in questo ufficio e non ha una chiara visione di quanto accade all'esterno. La questura è deserta: ci siete solo lei e un archivista impazzito che inghiotte i propri escrementi. Gli agenti si sono volatilizzati tutti quanti."

"Insubordinazione e disfattismo!"

"Siamo realisti: gli stronzi hanno preso il sopravvento."

"No! Non tutto è perduto! Chiameremo a raccolta la società civile!"

"La società civile contribuisce ogni giorno a produrre nuovi stronzi. L'unica soluzione consisterebbe nel non defecare, ma ciò è impossibile."

Il questore chinò lo sguardo sconsolato.

"Con tutti questi stronzi in circolazione, c'è il serio rischio che la civiltà si estingua, e noi con essa."

"Quegli stronzi non sono piovuti dal cielo, li abbiamo fabbricati noi. Sono usciti dai nostri culi."

"Non vi è dunque rimedio?"

"Fino a pochi mesi fa l'umanità cacava indisturbata, tirava lo sciacquone e tanti saluti allo stronzo. Oggi non è più così: gli stronzi tornano a noi come altrettanti boomerang.

E siccome smettere di cacare non si può, lei capisce che non c’è soluzione. Finiranno col sopraffarci.”

Il questore mi guardò dritto negli occhi e sospirò.

“Capisco. Siamo nella merda!”

Pietro Ferrari, agosto 2018

2 commenti:

Lele ha detto...

E' possibile leggere altri racconti di Pietro Ferrari?

Antares666 ha detto...

Ciao Lele, benvenuto in questo spazio! La risposta alla tua domanda è affermativa: ho intenzione di pubblicarne altri.