IL MISTERO DELLA TOMBA DEI CARONTI
I fautori della scuola indoeuropeizzante - che attribuisce ai numerali etruschi huθ e śa il valore di "quattro" e "sei" rispettivamente - usano proporre come prova risolutiva delle loro tesi un affresco sepolcrale che mostra due porte dipinte su due pareti di una tomba, ciascuna con due figure di Caronte. Per questo la tomba, che si trova nella necropoli di Monterozzi (Tarquinia) è chiamata Tomba dei Caronti. Risale al III o al II secolo a.C., in una fase di decadenza della civiltà etrusca.
"Quello di destra ha i capelli a serpente ed è armato di martello, mentre l’altro ha un copricapo alato ed un grande martello. Sulla parete di fondo lo schema è analogo: ai lati di una finta porta resa accuratamente, sono raffigurati due esseri mostruosi dal corpo blu e con ali rosse: quello di destra indossa una tunica rossa ed è armato di martello e spada, mentre quello a sinistra veste una tunica blu ed è armato di ascia."
Veniamo alla parte che a noi più interessa. Sopra la figura di ognuno di questi demoni è posta un'iscrizione. Una riporta ΧARUN [P]U[F]E - secondo altri [L]U[F]E (SE 30 p290 10), un'altra ha soltanto ΧARUN (SE 30 p291 11), un'altra ancora mostra ΧARUN ΧUNΧULIS (SE 30 p291 12, aka TLE 884) e l'ultima ha ΧARUN HUΘS (SE 30 p293 13, aka TLE 885).
Per questo motivo c'è chi si è affrettato a tradurre Χarun Huθs con "Il Quarto Caronte". A parte il fatto che le figure non sono numerate, in lingua etrusca huths non potrebbe mai significare "quarto". Se anche si attribuisse infatti a huθ il significato di "quattro" - come fa la scuola indoeuropeista - l'ordinale "quarto" sarebbe huθs-na, mentre huθ-s significherebbe piuttosto "dei quattro". Così ecco la traduzione "Caronte dei Quattro", di cui è stata proposta l'interpretazione "Caronte dei Quattro <Caronti>". Questo però è privo di logica. Non esiste nulla che lasci pensare che Χarun Huθs sia prominente rispetto ai restanti tre Caronti, né che abbia rispetto ad essi una superiorità gerarchica. Se così fosse, dovrebbe dirsi invece "Caronte dei Tre", perché tale demone non potrebbe mai essere anche Caronte di se stesso. È evidente che qualcosa non torna, e che tutte queste proposte sono superficiali.
Nel tentativo di spiegare la connessione con il numerale, si potrebbe pensare che la figura di Χarun Huθs abbia a che fare con i morbi. Ognuno dei quattro Caronti potrebbe essere connesso a un particolare tipo di morte. La morte tramite il fuoco, la morte violenta, la morte tramite l'acqua e la morte di malattia. Si potrebbe allora ipotizzare che i sapienti Rasna distinguessero sei tipi diversi di morbi, e che quindi il Caronte che presiedeva alla morte per malattia fosse chiamato "Caronte dei Sei", sottointendendo "Morbi". Anche questa ipotesi è tuttavia di una fragilità logica molto spinta, perché implicherebbe un termine sottointeso, cosa che non è molto in sintonia con la mentalità etrusca. Ridicola è la proposta di interpretare il teonimo come "Caronte Numero Sei", come se fosse il nome di un profumo.
Arrivo dunque alla conclusione che Huθs sia una parola che niente ha a che vedere con il numerale huθ "sei". Penso che siamo di fronte a una coincidenza fortuita. Il termine in questione rimanderebbe così a una diversa forma soggiacente, con significato del tutto dissimile. L'ipotesi non è poi così peregrina: l'ortografia etrusca aveva limitate capacità di esprimere i suoni, ed è ben possibile che nascondesse qualche dettaglio importante, come ad esempio la lunghezza della vocale tonica. A dire il vero, già Georgiev aveva pensato a questa possibilità, avvicinando il termine etrusco all'ittita ḫūd- "essere rapido, pronto a colpire".
Si può dimostrare che l'etrusco non è una lingua anatolica come l'ittita, ma presenta in ogni caso numerosi prestiti da tale fonte, come avrò modo di dimostrare in seguito. Così esistono due possibilità:
1) La radice huθ- "rapido, pronto a colpire" è un prestito anatolico, così come in inglese il termine voyage è un prestito dall'antico francese;
2) La radice ḫūd- "rapido, pronto a colpire" in ittita è un affioramento di un sostrato tirrenico: si tenga conto che le lingue anatoliche hanno un'imponente quantità di lessico la cui origine è ignota e non collegabile a un'origine indoeuropea.
Potremmo ipotizzare le seguenti forme soggiacenti:
/hud-/ "sei" : huθ
/hu:d-/ "rapido, pronto a colpire" : Huθs
L'epiteto Χunχulis mostra un suffisso -is che si trova anche altrove (netśvis "aruspice", etc.) e che potrebbe ben avere un significato agentivo. La forma è stata avvicinata all'ittita ḫulḫuliya- "lottare, combattere", con dissimilazione della prima -l- in -n-. Valgono gli stessi ragionamenti fatti per l'epiteto Huθs.
Per quanto riguarda Χarun [P]u[f]e, se la lettura fosse confermata, si potrebbe fare un interessante collegamento. In latino la parola popa indicava l'officiante del sacrificio cruento: era un uomo incaricato di abbattere con un maglio la vittima sacrificale. La parola in questione non ha origine indoeuropea: invano alcuni studiosi hanno pensato di connetterlo con popina "cucina", parola di origine osca derivata dalla stessa base del latino coquere "cuocere". Tuttavia il popa non cuoceva, ma colpiva con il maglio. Si riporta un'iscrizione su ossario che ha cure laru pufa (NRIE 260): Così ricostruisco senza dubbio pufa "abbattitore". In un'epoca più antica la parola etrusca doveva essere *pupa, quindi fu data in prestito al latino come popa, con -p- conservata. In seguito l'etrusco subì un'ulteriore evoluzione e la -p- mediana divenne l'affricata -f-, come riscontrato anche in altri casi. L'epiteto Pufe sarebbe quindi un derivato di pufa.
Riassumiano quindi:
1) HUΘ- "essere rapido, pronto a colpire", donde HUΘ-S "rapido, pronto a colpire"
2) PUF- "abbattere", donde PUFA, PUFE "abbattitore"
3) ΧUNΧUL- "lottare, combattere", donde ΧUNΧUL-IS "lottatore"
Tutto parrebbe molto logico.