sabato 4 gennaio 2020

UN INGLESE UCRONICO

Immaginiamo ora che non ci sia mai stata la battaglia di Hastings e che i Normanni non abbiano mai conquistato Albione. Immaginiamo di avere un arcipelago abitato da contadini dal carattere non dissimile da quello degli Hobbit descritti nelle immortali pagine di Tolkien. Immaginiano anche che non si sia prodotta l'enorme immissione di prestiti dal norreno dovuta all'influenza di dialetti formatisi nell'Inghilterra settentrionale, fenomeno che ha portato nella lingua del nostro corso storico parole come big "grande", black "nero", fellow "compagno", skipper "vogatore", they "essi, esse", to take "prendere", to call "chiamare", to cast "gettare", to get "ottenere", to give "dare", etc. Che lingua parlerebbero in questa singolare Ucronia? Mi inoltro in un esercizio concettuale da prendersi per quello che è, con sospensione dell'incredulità e per il puro piacere filosofico del lettore. Ovviamente non è possibile scorporare gli effetti di un mancato evento, non è possibile prevedere le conseguenze di qualcosa nemmeno a breve termine. Non mi azzardo a ipotizzare un Punto di Divergenza, posso soltanto immaginare che qualcosa di cruciale sia accaduto nell'epoca oscura dei tardi regni anglosassoni, durante il X secolo e la prima metà dell'XI.    
 
Molte parole dell'inglese ucronico da me costruito sono parole dell'inglese della nostra realtà, ma con significato più generale, mentre parole a noi assai familiari non vi esistono affatto. In altri casi si usano parole che nell'inglese della nostra realtà hanno cambiato profondamente significato. Esempi:
 
Non esiste bird: si usa solo fowl "uccello"
Non esiste blackbird: si usa solo oozle "merlo"
Non esiste dog: si usa solo hound "cane"
Non esiste eagle: si usa solo erne "aquila"
Non esiste flour: si usa solo meal "farina"
Non esiste flower: si usa solo blossom "fiore"
Non esistono hog, piglet, pigling: si usa solo farrow "porcello"
Non esiste pig: si usa solo swine "maiale" 
 
Spesso sussistono differenze semantiche: 
 
Inglese deer "cervo"
Inglese ucronico deer "animale, bestia"
 
Inglese fowl "pollame"
Inglese ucronico fowl "uccello"
Il significato di "uccello, volatile" ricorre però anche nel nostro corso storico, nell'inglese arcaico e poetico.
 
Inglese hound "segugio" 
Inglese ucronico hound "cane" 

Inglese meal "pasto"
Inglese ucronico meal "farina"
Nell'inglese del nostro corso storico il significato di "farina" è conservato soltanto in composti: oatmeal "farina di avena".
 
In moltissimi casi le parole sono diverse da quelle che noi usiamo, e risalgono direttamente all'anglosassone. I prestiti dal latino esistono, ma continuano direttamente quelli già presenti in anglosassone: non ne sono giunti dalla Francia né dal latino accademico. Questo è un piccolissimo campione di lessico peculiare:  
 
camp /kæmp/ = battle "battaglia"
car /ka:r/ = rock "roccia"
coaser /'koʊzər/ = emperor "imperatore"
coaserdom /'koʊzərdəm/ = empire "impero"
chester /'tʃestər/ = castle "castello"
chettle /'tʃetḷ/ = kettle "pentola"
Creeks /kri:ks/ = Greeks "Greci"
drake /dreɪk/ = dragon "drago"
dry /draɪ/ = wizard "mago"
engel /'end
ʒəl/ = angel "angelo"
etched /'etʃɪd/ = vinegar "aceto"
ey /aɪ/ = egg "uovo" 
eyren /'aɪr
ən/ = eggs "uova"
kemp /kemp/ = champion "campione"
leed /li:d/ = people "gente"
marmstone /'marmstoʊn/ = marble "marmo"
mise /maɪz/ = table "tavolo"
mitchel /'mɪtʃəl/ = big "grande"
moathom /moʊðəm/ = present "dono"
to nim /nɪm/ = to take "prendere"
orc /ɔ:rk/ = demon "demone"
orc /ɔ:rk/ = pitcher "bicchiere"
Roume /raʊm/ = Rome "Roma"
Roumewals /raʊmwɔlz/ = Romans "Romani"
swart /swɔrt/ = black "nero"
yigant /'jaɪgənt/ = giant "gigante"
yift /jɪft/ = gift "dono"
yim /jɪm/ = gem "gemma"
to yive /jɪv/ = to give "dare" 

Nel nostro corso storico il verbo to nim si trova soltanto in ristrette aree dialettali col significato di "rubare". Nell'inglese ucronico da me costruito, to nim è il verbo di base per dire "prendere".
 
La pronuncia di certe parole fondamentali è diversa: 
 
one /oʊn/ anziché /wʌn/ "uno" 
onse /oʊns/ anziché once /wʌns/ "una volta"
Non si ha l'ortografia in -ce in questa parola, essendo nata dall'imitazione del francese. 

Si hanno diversi casi di omofonia assai singolari: ey "uovo" suona identico a eye "occhio"; camp "battaglia" suona in modo abbastanza simile a kemp "campione". 

La grammatica presenta alcuni caratteri peculiari. 
 
I plurali sono molto più irregolari di quelli a cui siamo abituati. Sono molto più comuni formazioni come children "bambini" da child "bambino".
Il plurale di brother "fratello" è sempre brethren "fratelli". Nel nostro corso storico esiste brethren, ma è usato esclusivamente in contesti religioso col senso di "confratelli".
Il plurale di cow "vacca" è kine "vacche"
Il plurale di bee "ape" è been "api"
Il plurale di engel "angelo" è englen "angeli"
Il plurale di eye "occhio" è eyen "occhi"
Il plurale di hear "orecchio" è hearn "orecchi"
Il plurale di horse "cavallo" è horse "cavalli"
Il plurale di hose "calzone" è hosen "calzoni"
Il plurale di house "casa" è housen "case"
Il plurale di knee "ginocchio" è kneen "ginocchia"
Il plurale di shoe "scarpa" è shoon "scarpe"
Il plurale di thing "cosa" è thing "cose"
Il plurale di tree "albero" è treen "alberi"
Esempi simili sono assai numerosi.
I plurali in -s nell'inglese ucronico sono giusto quelli derivati dagli antichi maschili della declinazione forte anglosassone, come ad esempio stones "pietre" da stone "pietra". 

Anche il genitivo sassone non è come quello a noi familiare. Al plurale termina in -(e)n anziché in -s'; al singolare in molti nomi è in -es, ma scritto senza apostrofo, mentre in molti altri è in -(e)n.

Molti verbi hanno forme irregolari che da noi sono cadute in disuso nell'inglese moderno. Un esempio valga per tutti: 
 
to help "aiutare",
holp "aiutò"
holpen "aiutato"
 
Non si usa mai you come pronome singolare: esiste soltanto il pronome thou "tu" (accusativo e dativo thee "te, a te", possessivo thy, thine "tuo"), con il verbo col suffisso -st, -t
 
thou art = you are "tu sei" 
thou hast
= you have "tu hai" 
thou shalt = you shall "tu devi"
thou wilt = you will "tu vuoi"
thou nimest = you take "tu prendi"
thou seest = you see "tu vedi"  

Nel nostro corso storico queste forme sono usate soltanto dai credenti di alcune confessioni religiose, come quella dei Quaccheri.
 
Il pronome di seconda persona plurale è ye "voi" al nominativo, you "vi, a voi" all'accusativo e al dativo. Il genitivo è your "vostro" come nel nostro corso storico.
Il pronome di terza persona plurale è he "essi, esse", come il singolare maschile, con l'accusativo e dativo him "loro, a loro", genitivo her "loro". I pronomi di terza persona singolare sono identici a quelli del nostro corso storico: he "egli", she "ella", it "ciò". Il contesto permette di evitare ambiguità tra he "egli" e il plurale he "essi, esse".
 
Non si è prodotta la famosissima -s della terza persona singolare del presente indicativo: si sono mantenute le forme con la fricativa interdentale -th
 
he doeth = he does "egli fa" 
he goeth = he goes "egli va"
he nimeth = he takes "egli prende"
he cometh = he comes "egli viene" 
he seeth = he sees "egli vede" 
 
La nostra -s è derivata dalla totale assibilazione di -th: l'inglese ucronico ha giusto mantenuto una situazione più arcaica.  
 
Non si è prodotto l'uso generale del presente progressivo in -ing, e il suffisso è piuttosto -end
 
thou art comend = you are coming 

Alcuni esempi di frasi:

I yive thee a moathom = I give you a present
Thou art the Coaser of Roume = you are the Emperor of Rome
I nim some eyren = I take some eggs; I'm taking some eggs

In realtà c'è un inghippo. Per il nostro inglese ucronico abbiamo usato un'ortografia che è comunque molto simile a quella del nostro corso storico. Ci aspetteremmo ad esempio l'uso generale della lettera þ (thorn) per trascrivere il suono di th (sordo e sonoro): þe, þis, comeþ, etc. Inoltre sono comuni all'inglese del nostro corso storico alcuni processi che hanno portato alla trasformazione delle vocali e alla formazione di dittonghi. Questi cambiamenti, verificatisi nella prima fase dell'inglese moderno, avrebbero benissimo potuto non verificarsi in un corso storico diverso. Tuttavia notiano che alcune dittongazioni si sono avute in modo del tutto indipendente in diverse lingue. Così vediamo che le antiche vocali lunghe /i:/ e /u:/ hanno sviluppato si ha lo stesso dittongo in inglese e in tedesco:
 
Inglese house "casa"
Tedesco Haus "casa" 
 
Inglese mouse "topo"
Tedesco Maus "topo"
 
Inglese swine "porco"
Tedesco Schwein "maiale" 
 
Inglese wine "vino"
Tedesco Wein "vino"
 
Vero è che l'uso del dittongo ou per trascrivere la vocale lunga /u:/ nel medio inglese, prima della dittongazione, si è sviluppato a causa dell'influsso dell'antico francese portato dai Normanni. Potremmo invece pensare che nel corso storico alternativo tale consuetudine grafica si sia imposta per trascrivere proprio la dittongazione nelle sue prime fasi - anche se resterbbe oscuro perché non si sia imposto il dittongo grafico ei per trascrivere il dittongo sviluppatosi dalla vocale lunga /i:/.  
 
A questo punto possiamo ritenere accettabili le convergenze fonetiche e ortografiche tra l'inglese ucronico e quello del nostro corso storico, con qualche riserva, postulando che si siano sviluppate in modo indipendente anche in contesti abbastanza dissimili. Altrimenti basterà etichettare con l'aggettivo "onirostorico" questo bizzarro inglese da noi elaborato.

mercoledì 1 gennaio 2020

 
FRIGYES KARINTHY E LA SUA OPERA
 
Lo scrittore e linguista ungherese Ferenc Karinthy (Budapest, 1921 - Budapest, 1992) è l'autore del romanzo surreale Epepe, più conosciuto nel mondo anglosassome come Metropole.
 
 
Il padre di Ferenc, Frigyes Karinthy (Budapest, 1887 - Siófok, 1938), non era affatto uno sconosciuto. Nato da una famiglia borghese di origine ebraica, si distinse per il suo grande ingegno e per la sua vena satirica: fu poliglotta, scrittore, drammaturgo, parodista, umorista, utopista, poeta, giornalista e traduttore in ungherese. Non smise mai di studiare e accumulò un’immensa mole di conoscenze sia umanistiche che scientifiche, cosa molto rara tra gli scrittori di quei tempi. Alcune delle sue traduzioni sono tuttora in circolazione. Tradusse opere di Charles Dickens, Heinrich Heine, H.G. Wells (The Sea Lady, The Country of the Blind), Stephen Leacock, A. A. Milne (Winnie-the-Pooh, reso con Micimackó), Christian Morgenstern, Luigi Pirandello (Sei personaggi in cerca d'autore), Jonathan Swift (I viaggi di Gulliver), Mark Twain (Tom Sawyer), Metta V. Victor e Franz Wedekind. 
 
Particolare attenzione merita il suo rapporto con H.G. Wells, e non soltanto in relazione alla letteratura fantastica: la traduzione in lingua magiara delle opere dello scrittore britannico comportò modifiche di non poco conto, e in alcuni casi una vera e propria propria riscrittura. 
 
L'influenza di Wells si nota anche in due interessantissimi romanzi fantascientifici e utopistici di Karinthy padre: Viaggio a Faremido (Utazás Faremidóba, in inglese Voyage to Faremido, 1916) e il suo seguito Capillaria (Capillária, 1921). Viaggio a Faremido è strutturato come un seguito de I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift e preconizza l'intelligenza artificiale. Un pilota si addentra in un paese sconosciuto i cui abitanti hanno corpi costituiti da materiali inorganici e si esprimono in un linguaggio musicale: si tratta di veri e propri robot dotati di intelletto e indipendenti dagli umani. Una visione notevole per gli inizi del XX secolo e certamente profetica.  

In Capillaria è descritto un mondo sottomarino abitato soltanto da donne, mentre i maschi sono ridotti a esserini residuali chiamati bullpop, poco più che genitali deambulanti. Il tema del feroce contrasto tra i sessi e della servitù sessuale è portato ai suoi limiti estremi: il maschio debole è descritto come un "piccolo verme ripugnante", ignorato dalla società femminile sia come mantenitore che come propagatore della specie, condannato quindi a una morte vergognosa. Anche questo è un tema di scottante attualità. 
 
 
Il contributo di Frigyes Karinthy alla Scienza è stato notevole, avendo introdotto un concetto completamente nuovo che si è dimostrato di grande utilità nella matematica, nella sociologia, nella fisica, nella cibernetica e nella teoria delle reti. Si tratta dell'idea dei sei gradi di separazione, che compare nel suo racconto Catene (Láncszemek, 1929), inedito in Italia e parte dell'antologia Ogni cosa è diversa (in inglese Everithing is different). Secondo questo cruciale concetto, ogni persona è connessa a tutte le altre da un piccolo numero di passaggi, che è sempre minore o uguale a sei. L'assunto di Karinthy è semplice: il mondo si sta contraendo a causa dell'accresciuta connettività tra gli individui. Nonostante le persone vivano separate da grandi distanze, la loro crescente densità sul globo porta inevitabilmente a una riduzione delle distanze sociali. Così scrisse nel racconto in questione: 
 
"Comunque, dalla discussione venne fuori un'idea interessante. Uno di quelli che vi partecipava propose un gioco per dimostrare che gli abitanti del globo terrestre sono molto più vicini l'uno all'altro, sotto molti punti di vista, di quanto lo siano stati nel passato. Dato un individuo qualunque tra il miliardo e mezzo di abitanti della terra, che vive in un posto qualsiasi, lui sosteneva di riuscire a mettersi in contatto con quell'individuo al massimo attraverso cinque altri individui che si conoscessero tra loro personalmente." 
 
 
Possiamo renderci conto di questo fatto nella nostra quotidianità. Ho avuto occasione di sperimentare che le distanze che mi separano da diversi personaggi famosi (nel bene o nel male) sono molto minori di quanto possa sembrare. Solo per fare un esempio, a quanto ho potuto appurare, George W. Bush è separato da me da solo tre gradi: un amico di un mio amico lo ha conosciuto alla Casa Bianca, dove ha lavorato per un certo periodo. Questo significa che numerosissimi politici statunitensi sono separati da me al massimo da quattro gradi. Tra questi possiamo enumerare Bill Clinton e sua moglie Hillary, Barack Obama e Donald Trump. Non è affatto escluso che un domani possa darsi la dimostrazione che il mio vero numero di gradi di separazione con ciascuno di questi individui è ancora minore. Un caso ancora più sorprendente è quello di Moana Pozzi: anche se è defunta, i gradi di separazione sono due, dato che mi sono imbattuto in ben tre uomini che l’hanno conosciuta direttamente. Questo fa sì che ci siano soltanto tre gradi di separazione tra me e un numero enorme di attrici e di attori di film hard, vivi e trapassati. 
 
Veniamo infine a una questione davvero singolare. Frigyes Karinthy era un ardente sostenitore dell'esperanto, partecipava ai congressi degli esperantisti e dal 1932 fu a capo dell'Associazione Esperantista Ungherese (Hungaria Esperanto-Asocio). È tuttavia riportato che non parlava affatto tale lingua. Non sono in grado di fornire un'adeguata spiegazione, dal momento che l'esperanto è una lingua di apprendimento molto facile, che non avrebbe dovuto scoraggiare un valente poliglotta. Forse si trattava di una peculiare idiosincrasia che gli impediva di memorizzare le parole? Ancora più strano che un uomo che nutre passione per qualcosa poi mostri una tale difficoltà ad apprenderla.

lunedì 30 dicembre 2019

UNA STRANA RIMOZIONE

Uno dei casi più singolari di amnesia che mi sia capitato riguarda Nestorio. È successo all'improvviso, anni fa, mentre ero da amici. A un certo punto, ho potuto constatare che il nome del religioso semplicemente non c'era più. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a recuperarlo. Ricordavo le sue dottrine ma non il suo nome. Mi venivano costantemente in mente altri nomi, da cui non riuscivo a ricostruire nulla di sensato. Innanzitutto pensavo a Marcione, che però sapevo non avere nulla a che fare, perché il personaggio dal nome obliato non era dualista. Poi mi veniva in mente Eustorgio, con una certa insistenza, quindi anche Eusebio. Dopo un'ora di intenso malessere, Nestorio finalmente è ritornato a galla, ancora non ho capito come. Forse qualche informazione connessa a quella cercata ha reso possibile il recupero. Evidentemente si era lesionata una microregione cerebrale e la mappa sinaptica locale è stata ridisegnata. Noto che da allora Nestorio non l'ho più dimenticato, con ogni probabilità perché il suo nome è stato stoccato in un'area diversa, con collegamenti nuovi. 

Marco "Antares666" Moretti, febbraio 2018

sabato 28 dicembre 2019

VISIONI DEGLI ULTIMI GIORNI

Martedì 25 settembre 2018: un giorno che definire infernale è ancor poco: se potessi lo depennerei dalle liste del tempo. Dopo una riunione lunga e defatigante a Torino, svoltasi in ambiente anossico, ho passato due ore in treno per tornare a Milano. Ormai le tenebre erano calate. Giunto alla stazione di Porta Garibaldi, subito si è profilata nel mio campo visivo la sagoma di un vagabondo che esibiva le chiappe merdose. Stava fumando tranquillamente, incurante dello stato dei suoi vestiti ridotti a brandelli. Gli mancava la parte posteriore dei pantaloni cenciosi: tutti potevano vedere la pelle sudicia delle sue natiche e delle sue gambe. Mi sono affrettato a raggiungere il treno che mi avrebbe portato a Seregno. Non appena mi sono seduto, una donna bionda in divisa di controllore mi ha detto di procedere verso le vetture di testa, perché avrebbe chiuso la maggior parte del treno, che altrimenti sarebbe stato ingestibile. Così i passeggeri si sono concentrati in due vetture e sono riuscito a stento a trovare un posto a sedere. Una situazione insostenibile e penosa. Il treno era appena partito, quando il controllore donna (nemmeno la Boldrina è riuscita a imporre la forma “controllora”) ha chiuso lo scompartimento. Subito si sono levate urla inumane dal vicino cesso: un gigantesco mandingo era nel loculo a pisciare e si era trovato bloccato nella vettura appena chiusa. La donna si è affrettata ad aprire la porta bloccata, ma il colosso africano le si è subito scagliato contro inveendo, in preda a un’ira belluina. Lei ha cercato di difendersi, senza scomporsi, facendo notare che quando il treno è in stazione non bisogna usare i servizi igienici. Il mandingo, nerboruto e più alto di me, continuava ad apostrofarla: “Modéri le parole! Lei deve moderare le parole e non si deve rivolgere così a me! Modéri le parole!” A parte qualche accento, parlava in un italiano corretto. A un certo punto, come la donna ha osato dire qualcosa, lui è scoppiato, urlando a squarciagola: “IO LE DONNE LE MANDO TUTTE AFFANCULO!” Poi dopo una breve pausa ha ripreso: “LA PROSSIMA VOLTA PISCIO DAVANTI A TUTTI!” Il treno a questo punto si è fermato alla stazione di Milano Greco Pirello e il mandingo è sceso, facendo perdere le sue tracce. La donna era visibilmente scossa. Per un po' il viaggio è proceduto senza incidenti, a parte i continui rallentamenti, che hanno fatto accumulare circa un quarto d’ora di ritardo. Passata la stazione di Desio, ecco che il controllore donna ha avuto la pessima idea di cominciare a chiedere i biglietti ai passeggeri. Le ho mostrato prontamente l’abbonamento. I problemi sono cominciati di lì a poco. Un giovane saraceno in tenuta estiva ha esclamato con grande arroganza: “Io il biglietto non lo pago perché i treni sono sempre in ritardo!” Lei ha cercato di ribattere e lui a un certo punto ha urlato: “SE VUOLE HO QUI IL CAZZO!” E subito dopo: “GLIELO METTO IN BOCCA!” A questo punto il treno si è fermato nella stazione di Seregno e sono sceso, procedendo rapido verso casa. Una giornata apocalittica si era appena conclusa. 

Marco "Antares666" Moretti, settembre 2018

giovedì 26 dicembre 2019

RIGURGITI DI UN'UMANITÀ TERMINALE

Dovendo andare a un inutile convegno con un collega, mi è toccato affrontare una stramaledetta macchinetta dei biglietti della metropolitana. Malfunzionante, è ovvio. Il collega cercava di usare il bancomat per acquistare i biglietti per entrambi. Mentre stava digitando il codice, non senza fatica, ecco che un folto gruppo di vecchiacci americani dementi si ammassava su di noi. Quelle spaventose creature ci soffiavano sul collo, ci assillavano. Una carampana isterica continuava a urlarci a squarciagola: "K'HANNOWOGHE!, K'HANNOWOGHE!". Ecco cosa vedevo in quell'abisso ctonio: patetici esemplari di un popolo ridotto a una massa di decerebrati, con un'intelligenza media inferiore a quella di una pecora! Alla fine ho capito che questa esclamazione "K'HANNOWOGHE" si trascrive "COD not working", essendo COD l'acronimo di "Cash on delivery". Un incubo! Questa condizione, che le genti chiamano “vita”, è in realtà la caduta agli Inferi! 
 
Marco "Antares666" Moretti, giugno 2018 

lunedì 23 dicembre 2019

UN GIORNO DI ORDINARIO SFACELO

Sono circa le 7:30, alla stazione di Seregno. Appena arrivato capisco subito che qualcosa non va. C'è un uomo della security. Per terra c'è un marocchino talmente ubriaco da rasentare il coma etilico. Gli occhi opachi sembrano quelli di uno zombie. Non riesce ad articolare una parola e muggisce come un bue. Uno spettacolo raggelante. Accorrono due infermiere con la tuta arancione fluorescente: è arrivata l'ambulanza. Riescono a fatica a far alzare l'ubriaco e a condurlo via. Arriva il treno per Milano, quotidiano mezzo di catabasi, e per un po' non penso all’accaduto. 
 
Al ritorno dal lavoro, sul treno per Seregno. Sono quasi le 17:00. Arrivano i controllori, un uomo e una donna. Mostro loro l'abbonamento, ma quelli hanno in mente altro. Parlottano tra loro e alludono a un ubriaco che ha dato non pochi problemi. Alludono anche al fatto che questo ubriaco è “di colore”. La donna è molto preoccupata. Spera che l'individuo molesto scenda a Seregno. A questo punto vanno nello scompartimento attiguo. Aprono la porta e sento qualcuno che schiamazza. È un mandingo in stato di alterazione, che a un certo punto urla a squarciagola: "MBÙNGU!". Finalmente il treno si ferma e scendo. Il mandingo, gigantesco, scende anche lui, barcollando in modo vistoso. Si avvicina a una ragazza e le urla: "SUCA!". La ragazza rimane di sale come la moglie di Lot. L'energumeno barcolla ancora e si avvia verso la scala, eruttando di nuovo oscenità alle passanti. Resto indietro, come tanti altri: ci sono possibilità che all'ubriaco salti in mente di assestare qualche colpo a caso al primo a portata di mano, oppure che sottoponga qualcuno a una “doccia romana”. Sento che continua a urlare: "FANGULO!". A questo punto si allontana, così riesco finalmente a percorrere il sottopassaggio e a salire in superficie. 
 
Marco "Antares666" Moretti, febbraio 2018

venerdì 20 dicembre 2019

HAITI, L'ISOLA MALEDETTA

Già abbiamo avuto occasione di occuparci di una delle più spaventose peculiarità dell'isola di Haiti: gli zombie! Abbiamo pubblicato anni fa un contributo che speriamo non sia caduto nel Nulla blogosferico. Lo riproponiamo a pubblica edificazione:  
 
 
 
 
Ora torniamo a parlare di questo raccapricciante argomento. Sulla piattaforma Quora, che dovrebbe essere un luogo in cui si acquisisce e si condivide la conoscenza, mi sono imbattuto in una testimonianza di estremo interesse. La domanda che è stata posta da un utente ormai non identificabile è "¿Conoces cuál ha sido el único zombie documentado?", ossia "Conosci qual è stato l'unico zombie documentato?". L'utente Richard Reina, venezuelano, ha dato una risposta che riporto in questa sede nella lingua originale, senza mutare alcun carattere o alcuno spazio nel testo. 


«El caso más documentado referido al fenómeno zombie ha sido la historia del haitiano Clairvius Narcisse. La historia comienza en 1962, cuando Clairvius entra en disputa con su hermano por la posesión de unas tierras. Su hermano lo intoxica, y según cuenta Clairvius, él se sintió muy mal y se dirigió a un hospital, donde le fue detectado edema pulmonar e hipotensión. 
 
También sufrío una fiebre muy alta, y describió una sensación de cosquilleo en la piel. Tiempo más tarde, fue declarado muerto… 
 
Sin embargo, Narcisse cuenta que no estaba para nada muerto: Podía escuchar todo lo que sucedía a su alrededor; podía escuchar a su hermana Angelina llorando junto a su cama, y escuchó todo su funeral ; sólo que se encontraba incapaz de moverse y responder. Incluso, cuenta que pudo sentir el clavo que atravesaba su ataúd y que le dejaría una cicatriz en su frente. 
 
Narcisse fue enterrado el 2 de Mayo de 1962. Tiempo después, un sacerdote de la religión vudú, además de otros individuos, llegarían a su tumba, sacarían su cuerpo del ataúd y lo golpearon profusamente, luego lo amarrarían y lo llevarían lejos de su casa. 
 
Al parecer, usaron con él una pasta hecha con la hierba Datura. Esta hierba supuestamente posee efectos alucinógenos y de pérdida de la memoria; en ese estado habría permanecido durante unos dos años, en compañía de otros en similar condición, todos a disposición de un bokor (brujo) que los tenía trabajando en una plantación. 
 
Este bokor moriría asesinado, por lo que no hubo quien siguiera suministrando los alucinógenos al grupo; sin embargo, el único que conservó a duras penas su cordura fue Clairvius. El narra que durante muchos años tuvo a su familia en el radar, pero no se acercaba a ellos por temor a represalias de su hermano. Sin embargo, una vez muerto éste, ya en 1980, se acercó a su hermana mientras ella estaba en el mercado, presentándose por un apodo familiar que sólo los más íntimos conocían. 
 
La identidad de Clairvius fue confirmada por el psiquiatra haitiano Lamarque Douyon , quien preparó un cuestionario de preguntas que Narcisse respondió correctamente. Adicionalmente, recabó el testionio de unos 200 testigos que avalaban que Clairvius era quien decía, incluyendo por supuesto a personas de su íntimo círculo. 
 
Todo lo anterior motivó un ávido interés periodistico. En particular, la Universidad de Harvard envió a Wade Davies, un etnobotanista, para investigar el caso. Los resultados de su investigación se muestran en el libro La Serpiente y el Arcoiris, de donde derivó en 1988 la película de Wes Craven del mismo nombre. 
 
Muestras del polvo zombie del mismo tipo que se habría utilizado con Clairvius fueron analizados en laboratorios. En particular, se pudo identificar un potente neurotóxico, la tetrodotoxina (TTX), que bajo determinadas condiciones puede inducir un estado catatónico similar al descrito por Clairvius. 
 
Sin embargo, hay reservas entre científicos con la teoría del TTX para inducir un estado catatónico. Se alega que el control de la dosis debe ser muy preciso, y que la concentración encontrada en el polvo no es suficiente para zombificar a un humano. 
 
A la historia de Clairvius Narcisse se debe en gran medida la incorporación del fenómeno zombie a la cultura popular.» 

Questa è la traduzione da me eseguita: 

«Il caso più documentato relativo al fenomeno zombie è stata la storia dell'haitiano Clairvius Narcisse. La storia è cominciata nel 1962, quando Clairvius è entrato in disputa con suo fratello per il possesso di alcune terre. Suo fratello lo ha avvelenato, e secondo quanto racconta Clairvius, egli si è sentito molto male e si è diretto a un ospedale, dove è stato trovato affetto da un edema polmonare e da ipotensione. 
 
Soffriva anche di febbre molto alta, e ha descritto una sensazione di solletico nella pelle. Poco tempo dopo è stato dichiarato morto… 
 
Tuttavia, Narcisse racconta che non era affatto morto: poteva ascoltare tutto ciò che succedeva intorno a lui; poteva ascoltare sua sorella Angelina che piangeva accanto al suo letto, e ha ascoltato tutto il suo funerale, solo che si trovava incapace di muoversi e di rispondere. Racconta anche che ha potuto sentire il chiodo che attraversava la sua bara e che gli avrebbe provocato una cicatrice sulla fronte. 
 
Narcisse è stato inumato il 2 maggo 1962. Tempo dopo, un sacerdote della religione voodoo e altri individui sarebbero giunti alla sua tomba, avrebbero portato via il corpo dalla bara per colpirlo abbondantemente, quindi lo avrebbero legato e portato lontano dalla sua casa. 
 
A quanto pare hanno usato una pasta fatta con l'erba Datura. Presumibilmente questa erba ha effetti allucinogeni e di perdita di memoria; in quello stato sarebbe rimasto per circa due anni, in compagnia di altri in condizioni simili, tutti a disposizione di un bokor (stregone) che li faceva lavorare in una piantagione. 
 
Questo bokor sarebbe morto assassinato, quindi non c'era nessuno che continuasse a fornire gli allucinogeni al gruppo; comunque, l'unico che a malapena manteneva la sua sanità mentale era Clairvius. Dice che per molti anni ha avuto la sua famiglia sul radar, ma non li ha avvicinati per paura di rappresaglie da parte di suo fratello. Tuttavia, una volta che questi è morto, nel 1980, si è avvicinato a sua sorella mentre era nel mercato, presentandosi a un soprannome di famiglia che solo i più intimi sapevano. 
 
L'identità di Clairvius è stata confermata dallo psichiatra haitiano Lamarque Douyon, che che ha preparato un questionario con domande a cui Narcisse ha risposto correttamente. Inoltre, ha ottenuto la testimonianza di circa 200 testimoni che hanno garantito che Clairvius era colui che ha detto; tra questi, naturalmente, le persone della sua cerchia ristretta. 
 
Tutto ciò ha motivato un avido interesse giornalistico. In particolare, l'Università di Harvard ha inviato Wade Davies, un etnobotanico, per indagare sul caso. I risultati di la sua ricerca sono mostrati nel libro The Serpent and the Rainbow (Il Serpente e l'Arcobaleno), da cui è derivato 1988 il film di Wes Craven con lo stesso titolo. Campioni di polvere di zombie dello stesso tipo che sarebbe stato usato con Clairvius sono stati analizzati nei laboratori. 
 
In particolare, si è potuta identificare una potente neurotossina, la tetrodotossina (TTX), che in determinate condizioni può indurre uno stato catatonico simile a quello descritto per Clairvius. 
 
Tuttavia ci sono riserve tra gli scienziati circa la teoria della TTX usata per indurre uno stato catatonico. Si sostiene che il controllo della dose deve essere molto preciso e che la concentrazione trovata nella polvere non è sufficiente per zombificare un essere umano. 
 
Alla storia di Clairvius Narcisse è dovuta in gran parte l'incorporazione del fenomeno zombie nella cultura popolare.»

Gli orrori di Haiti sono innumerevoli. Servirebbe un'enciclopedia per enumerarli tutti, ma forse non basterebbe. Se si vuole documentare il fenomeno della zombificazione servendosi di prove in grado di affrontare il giudizio della Scienza, qualcuno può sempre dire che non è un'impresa alla portata degli studiosi, che le difficoltà sono insormontabili. Il fatto è che tali prove non sono davvero mancanti. Il problema è piuttosto un altro: quelle sono terre estremamente isolate in cui ci si scontra con realtà sociali inconcepibili, che non possono essere contrastate con la sola forza di volontà. Si è immersi in un clima di orrida fermentazione, in cui i cervelli sono guastati dal puzzo delle cloache, delle fosse comuni e dell'omertà. Non credo proprio che il fenomeno dei morti viventi sia una cosa tanto rara da essere considerata eccezionale, come forse piacerebbe all'opinione pubblica. Direi piuttosto che è una cosa comunissima, solo che gli stregoni non vogliono che gli stranieri lo sappiano, in modo tale da poter portare avanti indisturbati i loro aberranti soprusi ai danni della popolazione posseduta dal terrore. 
 
Questo è quanto si trova su Wikipedia a proposito del caso Clairvius, che a parer mio è soltanto la punta dell'iceberg: 


«Davis ipotizza che la morte di Narcisse sia stata solo apparente, frutto di una droga somministrata dal suo persecutore bokor(1). Si tratta di un forte paralizzante, che porta il corpo in uno stato di paralisi: la tetrodotossina. La stessa sostanza è contenuta nel rospo delle canne, nonché nel pesce palla. 
 
Per quanto riguarda la privazione della memoria, la volontà, la cieca obbedienza agli ordini dello stregone bokor, Davis ed altri studiosi hanno avanzato almeno tre concause. La prima, che la tetrodotossina possa mantenere l'effetto paralizzante su alcuni circuiti del cervello, anche dopo la ripresa dell'attività motoria, in modo da inibire alcune facoltà umane. La seconda, che il bokor abbia somministrato ulteriori droghe ed allucinogeni alla vittima per causare gli effetti sopracitati. La terza, di natura psicologica, tiene conto della considerazione di cui gode il vudù nella superstizione della popolazione di Haiti. Tali input culturali, uniti ad una forte autosuggestione, avrebbero fatto credere a Narcisse di essere davvero un morto vivente. La suggestione sarebbe stata tale da impedirgli una qualunque reazione al presunto sortilegio di cui era caduto vittima.» 

(1) The UneXplained, Chapter Mesoamerica And South America: Zombies - Shuker, Karl P.N. Carlton Books Limited, 1996

mercoledì 18 dicembre 2019


L'ORRIBILE SEGRETO DEL DOTTOR HICHCOCK

Titolo originale: L'orribile segreto del dottor Hichcock
AKA: L'orribile segreto del dr. Hichcock; L'orribile segreto
     del dott. Hichcock
Titolo inglese: The Horrible Dr. Hichcock
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 1962
Durata: 88 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore
Regia: Riccardo Freda (con lo pseudonimo di Robert
     Hampton)
Aiuto regista: John M. Farquhar
Soggetto: Ernesto Gastaldi (come Julian Berry)
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Produttore: Luigi Carpentieri, Ermanno Donati (per Panda
     Cinematografica)
Distribuzione in italiano: Warner Bros.
Fotografia: Raffaele Masciocchi (come Donald Green)
Montaggio: Ornella Micheli (come Donna Christie)
Musiche: Roman Vlad
Scenografia: Franco Fumagalli (come Frank Smokecocks)
Fonico: Jackson McGregor
Trucco: Bud Steiner, Annette Winter
Costumi: Inoa Starly
Interpreti e personaggi:
    Barbara Steele: Cynthia Hichcock
    Robert Flemyng (come Robert Fleming): dott. Bernard
       Hichcock
    Harriet White: Martha, la domestica
    Silvano Tranquilli (come Montgomery Glenn): dott. Kurt
       Lowe
    Maria Teresa Vianello (come Teresa Fitzgerald):
       Margaretha Hichcock
    Evaristo Signorini (come Evar Simpson): Ispettore Scott
    Neil Robinson (non accredato): assistente del dott.
       Hichcock
    Spencer Williams
    Al Christianson
    Nat Harley
Doppiatori originali:
    Maria Pia Di Meo: Cynthia Hichcock
    Gualtiero De Angelis: Bernard Hichcock
    Micaela Giustiniani: Martha
    Wanda Tettoni: Margaretha Hichcock
Distribuzione della pellicola: 
    Uscita in Italia Italia: 30 giugno 1962
    Uscita negli Stati Uniti Stati Uniti: 2 dicembre 1964
    Uscita in Francia Francia: 9 dicembre 1964
Incassi (botteghino italiano): 142 milioni di lire

Trama: 
Inghilterra, Anno del Signore 1885. Siamo in piena epoca vittoriana, a Londra. Il dottor Bernard Hichcock è un famoso medico e chirurgo che nasconde un terribile quanto insospettabile segreto: la necrofilia. A dire il vero la sua è una necrofilia non troppo spinta, dato che ad attrarlo è più che altro l'assenza di sensi dell'oggetto della sua concupiscenza. In altre parole, si accoppia soltanto con donne esanimi o morte da poco, non con cadaveri in decomposizione. Non ama inalare i lezzi mercaptanici, si limita ad eccitarsi all'idea che la vita abbia appena abbandonato il corpo che sta stringendo. La fama del luminare è dovuta all'impiego di un anestetico innovativo da lui stesso inventato e sperimentato con successo in diversi interventi. La sostanza, un liquido ambrato e iniettabile, non gli serve soltanto nella sala operatoria. Ne fa uso anche nel talamo coniugale con la moglie Margaretha. I giochi sessuali della coppia sarebbero considerati piuttosto deprimenti dalle donne moderne. In pratica le cose funzionano così: il dottor Hichcock inietta l'anestetico alla bionda consorte facendola sprofondare in uno stato che simula la morte, quindi la possiede carnalmente fino ad immetterle il genetico nel canale procreativo. Un giorno qualcosa va storto: la bellissima Margaretha non si risveglia. Muore così, all'improvviso, senza che nell'accaduto si possa trovare un senso. Il dottore necrofilo ha una terribile crisi e decide di abbandonare all'improvviso la sua dimora signorile, in cui ogni cosa gli ricorda la consorte morta in modo così assurdo. Lascia Londra dopo aver affittato la casa alla domestica Martha, a cui lascia anche il gatto. Dopo dodici anni esatti, nel 1897, il dottor Hichcock fa ritorno nella città, portando con sé la sua nuova moglie, Cynthia, che è una brunetta magrissima con qualche problema mentale. Il chirurgo conduce la consorte nella sua lussuosa abitazione, la stessa in cui un tempo viveva con Margaretha. Ad accogliere la coppia c'è Martha, con il gatto miracolosamente ancora vivo e vegeto dopo tanti anni. Subito accade qualcosa di inquietante. Si sentono urla disumane, che la domestica giustifica prontamente attribuendole a una sua sorella demente, venuta a vivere con lei durante gli anni di assenza del dottore. Subito promette anche che provvederà a metterla in un ricovero già il giorno dopo. Nel corso della notte, durante una tempesta, Cynthia sente dei passi rumorosi in corridoio, mentre qualcuno cerca di aprire la porta della camera chiusa a chiave. L'accaduto le scuote i nervi. Il mattino, a colazione, il marito non dà peso al suo racconto, liquidandolo come una fantasia isterica. Una sera, durante un ricevimento, Cynthia conosce il giovane dottor Kurt Lowe, che tra una galanteria e l'altra afferma di essersi fatto trasferire da Vienna non appena aveva saputo che il dottor Hichcock aveva ripreso il suo posto a Londra. Mentre attraversa il giardino di casa, a notte fonda, la donna sente una voce femminile che proferisce terribili minacce contro di lei. Poco dopo, rincasata, vede Martha che entra in un passaggio segreto. Cynthia lascia passare qualche giorno, quindi va a curiosare nel cunicolo, dove scorge la domestica nell'atto di servire una donna, forse la sorella pazza che non deve essersi mai mossa dal maniero degli Hichcock. La strategia del marito cambia di colpo: adesso fa di tutto per far credere a Cynthia di essere di nuovo sprofondata nella follia. L'atmosfera si fa tesa e insostenibile. In Cynthia nasce un profondo sospetto nei confronti del marito, tanto da credere che voglia avvelenarla. Così fa finta di bere il latte che lui le porta a colazione e lo versa in un vaso mentre nessuno la guarda. Si reca da Kurt e gli chiede di analizzare le tracce del latte rimaste nel bicchiere. Tornata a casa, perde i sensi e si ritrova chiusa in una bara. Muovendosi in preda alla disperazione e al terrore, riesce a far cadere la bara, che si fracassa. Liberatasi, si rende conto di essere nella cripta della famiglia Hichcock. Quella era la cassa che conteneva il corpo di Margaretha! La situazione precipita. Kurt si accorge dalle analisi che il latte conteneva una gran quantità di veleno, così corre al castello. Cynthia viene appesa a testa in giù in una sala adibita a tempio di Satana e interamente tappezzata di tessuto nero. Qui il dottor Hichcock, che è l'ufficiante del culto demoniaco, rivela la verità alla sua vittima. Sua intenzione è di dissanguarla per ridare la giovinezza a Margaretha, che non è affatto morta. Dopo la partenza del chirurgo da Londra, la moglie che credeva essere defunta si è risvegliata nella tomba, urlando come un'ossessa. Martha è così sopraggiunta a liberarla. L'anossia aveva reso demente la povera Margaretha, che era stata curata dalla domestica. Ecco svelato il mistero della fantomatica sorella di Martha. Margaretha ha atteso dodici lunghi anni di ricongiungersi col suo amore necrofilo e fin dalla prima volta che ha visto Cynthia ha desiderato ucciderla in modo atroce. Quando tutto sembra perduto, Kurt fa irruzione nella stanza e interrompe il rito satanico, ingaggiando un'aspra lotta corpo a corpo con il dottor Hichcock. Nella colluttazione si sviluppa un incendio che subito divampa con furia. Kurt fa precipitare il necrofilo dal balcone e getta Margaretha tra le fiamme, quindi fugge portando Cynthia in salvo. Il fuoco catartico consuma il castello maledetto.      


Recensione: 
Senza dubbio questo film horror ha avuto il merito di portare sugli schermi una parafilia molto controversa: l'attrazione sessuale per i cadaveri. Certo, c'è chi dice che ne parla in modo incomprensibile, tra mille nascondimenti e allusioni. Poi c'è chi dà la colpa alla censura se lo spettatore disattento capisce poco. Il punto è che si parla proprio di necrofilia, su questo non ci possono essere dubbi. Quando lessi la voce "necrofilia" sull'Enciclopedia Treccani (ero un liceale foruncoloso, un nerd), vi trovai le parole di un compilatore annientato dall'orrore più assoluto, che riteneva tale pratica la massima depravazione morale documentabile in un esemplare di Homo sapiens. La naturale tendenza degli umani è quella di edulcorare la realtà dei fatti. Per questo motivo si evita di menzionare il fatto che i cadaveri decomposti puzzano di formaggio. Sì, è così, i loro effluvi pestilenziali sanno di formaggio fortissimo misto a merda grassa! Sono come il durian, l'immondo frutto indonesiano. Il dottor Hichcock è un necrofilo non olfattivo. La necessità di descrivere così la sua perversione potrebbe essere nata proprio da un radicato tabù verso gli odori più schifosi, dalla necessità assoluta di rimuovere qualcosa di troppo atroce per poter essere contemplato nel pieno della propria consapevolezza. Per questo la necrofilia si riduce a un'attrazione feticistica verso la mancanza di sensi. 
 
 
Un tema ricorrente 
 
Il dottor Bernard Hichcock trae il suo cognome proprio da quello del mitico Alfred Hitchcock, giusto con una lievissima variante ortogravica (il suono affricato viene reso con -ch- anziché con -tch-). Si tratta di un omaggio all'augusto regista inglese, che era un gentiluomo e ha saputo apprezzare il pensiero. Le ispirazioni hitchcockiane del film di Freda sono molteplici, a partire dalla struttura narrativa, chiaramente tratta da Rebecca - La prima moglie (1940). Un uomo ricchissimo e affascinante fa colpo su una donna, la sposa e la conduce nel proprio castello, ma presto emergono i problemi. C'è un terzo incomodo, un'arcigna governante, e soprattutto l'ingombrante presenza di un fantasma: quello della prima moglie, morta in circostanze drammatiche e tenute nascoste. Se si presta attenzione ai particolari, si scopre che anche in Amanti d'oltretomba di Mario Caiano (1965) si trova qualcosa di molto simile.  

Incoerenze e contraddizioni 

In una celebre e suggestiva scena il dottor Hichcock rimane terrorizzato dal fantasma della sua defunta consorte Margaretha, bionda, esangue e avvolta in una candida camicia da notte che sembra un sudario. La figura femminile giunta dall'Ade suona il pianoforte mentre fuori si scatena una tempesta. Il medico necrofilo la segue nella pioggia battente, ma quando rientra in casa i suoi abiti e i suoi capelli sono perfettamente asciutti. Nel database IMDb è segnalato questo futile errore tecnico, ma nessuno sembra essersi accorto di una più grave inconsistenza logica. Quando si avvicina il finale, ci si rende conto che il dottor Hichcock era sempre stato d'accordo con la sinistra governante Martha, da cui aveva appreso che Margaretha era sopravvissuta alla sepoltura prematura, emergendo demente dalla bara infranta nella cripta umida. Il piano, studiato nei minimi dettagli, aveva proprio il fine di provocare l'impazzimento di Cynthia. Ma allora perché il dottore è inquietato dalla comparsa della prima moglie durante la tempesta e la crede uno spettro? Le due cose non combinano, cozzano tra loro. 
 
La ricostruzione della medicina di epoca vittoriana tentata da Freda non mi sembra plausibile. Nel corso di un intervento, il dottor Hichcock ordina una trasfusione di plasma. Non credo che fosse una pratica così scontata. Anche l'anestetico iniettabile il cui aspetto somiglia a quello del passito di Pantelleria mi pare un po' troppo avveniristico: a quei tempi per le operazioni chirurgiche si usavano piuttosto sostanze inalabili, come l'etere etilico, il cloroformio e il protossido di azoto - e si trattava di scoperte recenti, risalenti giusto a due decenni prima della fuga del luminare necrofilo da Londra. Le proprietà anestetiche del protossido d'azoto furono scoperte già nel 1796 da Priestley e Humphry Davy, ma il primo uso pratico di tale sostanza in un intervento chirurgico si ebbe soltanto nel 1846. Risale agli anni '40 del XIX secolo anche il primo uso dell'etere etilico e del cloroformio come anestetici nelle operazioni. Se si analizzano i dialoghi del film, si scoprono dettagli molto interessanti. A un certo punto il dottor Hichcock afferma quanto segue: "È evidente che il mio anestetico rallenta la dinamica generale dell'organismo." Tutto ciò è anacronistico. Non era nemmeno concepibile che un anestetico potesse funzionare in questo modo.  
 
I rapporti tra i sessi sono molto disinvolti, un po' troppo per una narrazione che si svolge negli anni in cui imperversava la rigida moralità vittoriana. Dubito molto che a una donna sposata sarebbe stato consentito viaggiare in carrozza assieme a un uomo che non fosse suo marito. Lo scandalo che ne sarebbe scaturito sarebbe stato immenso, al punto che nessuna avrebbe mai corso un rischio simile. Non dico che Londra fosse come Kabul sotto i Talebani, ma poco ci mancava. Esistevano realtà spaventose, che al giorno d'oggi sarebbero inconcepibili - e che certo Freda non immaginava nemmeno nei suoi incubi. Non erano rari i casi in cui la masturbazione femminile era curata cauterizzando o asportando chirurgicamente il clitoride. Vi erano uomini che indossavano penose cinture di castità per impedire la benché minima erezione e che ritenevano l'eiaculazione paragonabile all'omicidio perché comportava la morte degli homunculi spermatici.  
 
Erodoto e la necrofilia egiziana 
 
Ero ancora al liceo quando lessi di uno strano costume degli antichi Egiziani, riportato dallo storico greco Erodoto. Quando una bella donna moriva, il suo corpo non veniva consegnato subito agli imbalsamatori: si aspettava che sopraggiungessero il rigor mortis e i primi segni di decomposizione. Questo perché in epoca remota era stato scoperto un imbalsamatore nell'atto di congiungersi sessualmente col cadavere di una donna. Era per così dire un orribile dottor Hichcock ante litteram. Nella Terra dei Faraoni tutto era preso seriamente e un singolo caso poteva dare origine a consuetudini millenarie. Non era come in Italia, dove regnano l'inefficienza e la corruzione, dove imperversa lo sfacelo. Date le loro ossessioni per la purezza, le genti del Nilo pensavano di scongiurare un'insopportabile contatto con l'impurità, seguendo leggi draconiane. Non veniva loro in mente che potessero esistere necrofili di tipo diverso, attratti proprio dai cadaveri putrefatti e capaci di usare entrate diverse dalla vagina (la prima cosa che diventa inutilizzabile post mortem). Eppure sono stati trovati papiri con testimonianze illustrate di sacerdoti estremamente perversi, con buona pace dei loro ipocriti voti di castità, che arrivavano a ingerire gli escrementi delle prostitute e a leccare loro il cunnus dalle grandi labbra escisse. Non mi sorprenderebbe se tra loro ci fosse stato qualche soggetto avvezzo ad avere contatti sessuali coi morti!    
 
Improbabili traduzioni 
 
Ricordo che un tale Vasapolli ebbe il cognome tradotto con Kisschicken, dal momento che in napoletano vasà significa "baciare". In modo simile, lo scenografo Franco Fumagalli ha tradotto il proprio nominativo con Frank Smokecocks. A dire il vero sarebbe stato più coerente tradurre Vasapolli con Chickenkisser, alla lettera "Baciatore di Polli", e Fumagalli con Cocksmoker, alla lettera "Affumicatore di Galli". Secondo alcuni studi etimologici, il capostipite dell'inclita stirpe dei Fumagalli era proprio un affumicatore di galli, ossia un ladruncolo vissuto in epoca medievale che stordiva il pollame col fumo di un rogo, in modo tale da poterlo sottrarre più agevolmente. L'usanza di tradurre il proprio cognome per apparire un nativo americano era molto comune negli anni '60. Non dimentichiamo che il compositore Stelvio Cipriani fu noto con lo pseudonimo di Steve Powders, che si attribuì per falsa etimologia traducendo "cipria" con "powder". Altri pseudonimi anglosassoni non sono invece riconducibili direttamente a un nominativo italiano (es. Robert Hampton per Riccardo Freda, etc.), eppure si capisce all'istante che sono fittizi, grazie a una specie di sesto senso. 

 
Altre recensioni e reazioni nel Web: 
 
Alcuni interventi postati sul Davinotti hanno a mio avviso un certo interesse. Le riporto in questa sede. 
 
 
Homesick ha scritto: 
 
"Classico del gotico italiano, oggi resiste più per le spettrali, raffinate policromie fotografiche che la storia, traballante e imbastita con i tòpoi dei romanzi neri ed elementi hitchcockiani da Rebecca (l’ossessione del marito per la consorte scomparsa) e Il sospetto (il bicchiere di latte). Il cast si adatta a rivestire personaggi fissi del genere: il mad doctor Robert Flemying, la moglie instabile e impaurita Barbara Steele, l’eroe innamorato e decisivo in extremis Silvano Tranquilli e l’ambigua governante Harriet White. Romanticismo e necrofilia in un binomio certo ardito per l’epoca.
MEMORABILE: La discesa nella cripta; viva nella bara."
  
 
Il recensore Homesick avrebbe potuto citare anche un film di Roger Corman in cui una donna viene sepolta viva e si trova all'interno della bara, riuscendo a liberarsi proprio come ha fatto Cynthia: I vivi e i morti (House of Usher, 1960), liberamente tratto dal racconto di Edgar Allan Poe La caduta della casa degli Usher (The Fall of the House of Usher).  
 
Faggi ha scritto: 
 
"Audacia all'italiana squisitamente folle in questo melodramma necrofilo, visionario, dai cromatismi che ipnotizzano, impreziosito dalla dedizione alla causa di attori mossi da fili magici - Barbara Steele iconica, inesorabile, impressionante. Cosa importa dell'intreccio? Quasi nulla; è l'evocativo immaginifico a tessere la tela; è la superficie smaltata di fantasticherie lugubri a colpire con esattezza espressiva - nel cerchio di genere. E infine è impossibile resistere alle curiose citazioni da Hitchcock, un divertimento stanarle." 
 
Nicola81 ha scritto: 
 
"Senza i pesanti interventi della censura sarebbe stato senz'altro più comprensibile e, quindi, probabilmente anche migliore. Dovendo però giudicare quello che ho visto, non posso esprimere un giudizio positivo. Un film curato nelle atmosfere e nella messa in scena (veri e propri marchi di fabbrica del gotico italiano), ma troppo lento e non certo recitato benissimo (neppure l'iconica Steele offre qui una prova memorabile). Per fortuna Freda, con lo pseudosequel Lo spettro, saprà riscattarsi alla grande..." 
 
Trivex ha scritto: 
 
"Tenebroso, sofisticato ed allucinato (le espressioni dipinte sul volto del professore), prodotto dell'epoca creativa italiana. Accompagnato da un tema musicale che sa di morte/o, come una serenata al defunto e al suo odore. È una sottile nenia malata e oscura che conduce alla maledizione ed al trapasso; ma quest'ultimo viene vissuto come una esperienza eccitante e seducente. Non è esplicito (per le risapute ragioni) e per questo non trova il podio tra le pellicole antiche e disturbanti: per qualcuno un pregio, per altri un limite. Genio e sregolatezza." 
 
Jdelarge ha scritto: 
 
"Film coraggioso quello di Freda, che infatti ha dovuto soccombere alle censure dell'epoca, le quali hanno reso la pellicola quasi incomprensibile. Si parla di necrofilia, ma la trama passa in secondo piano (anche per i motivi sopracitati) per lasciare spazio a una fotografia gotica eccezionale, ricca di colori assurdi, aiutata da una bellissima scenografia. I dialoghi sono rarissimi perché è l'atmosfera quella che conta. Il film è d'importanza fondamentale per quanto riguarda il genere; testimoni illustri i primi horror di Argento.
MEMORABILE: I piedi visti dal buco della serratura."