CARL GROSSMANN,
UN SERIAL KILLER CANNIBALE
UN SERIAL KILLER CANNIBALE
Carl Friedrich Wilhelm Grossmann (1863 - 1922) è stato un serial killer cannibale e predatore sessuale, soprannominato "Macellaio di Berlino". Spesso il suo nome di battesimo è scritto Karl anziché Carl. Nell'ortografia tradizionale il cognome è scritto Großmann. Nacque il 13 dicembre 1863 nella città di Neuruppin, nel Brandeburgo, in quello che all'epoca era il Regno di Prussia. Si conosce assai poco della sua infanzia. Il padre esercitava la professione di straccivendolo, così si può dedurre che fosse di bassa condizione sociale. Sappiamo che già da giovanissimo Carl manifestò forti pulsioni sadiche e perversioni sessuali, che lo portavano a infliggere ai coetanei di entrambi i sessi molestie e violenze. Torturava anche gli animali. La sua fu un esistenza oscura e miserabile. Visse a Berlino come mendicante tra il 1879 e il 1895. Nel 1899 fu arrestato per aver violentato una bambina di 4 anni (morta dopo il giudizio) e averne molestata una di 10 anni. Per questi crimini subì una condanna al carcere, tutto sommato abbastanza mite, che finì di scontare nel 1913. Abitò quindi a Friedrichshain, un quartiere malfamato di Berlino. In tale luogo sordido visse fino al termine della sua sanguinaria esistenza. Dopo abbondanti libagioni abbordava le prostitute in una piazza conosciuta come Andreasplatz e le conduceva nel suo piccolo appartamento. Dopo aver fatto sesso sfrenato le uccideva a colpi d'ascia e le decapitava. Procedeva subito alla macellazione dei corpi, selezionando le parti commestibili. Ciò che non poteva essere utile, come le ossa e il cuoio capelluto, lo faceva sparire in un canale, occultandolo per sempre alla vista degli umani. La carne che aveva messo da parte la cucinava. Ne mangiava secondo i propri bisogni, il resto lo usava per imbottire panini che vendeva al pubblico, in un chiosco che aveva vicino a una stazione ferroviaria non distante dalla propria casa. I resti delle prostitute venivano così ingurgitati da persone che li credevano ghiotta carne di porco: finivano digeriti nello stomaco, scendevano nell'intestino dove erano trasformati in merda, processo a cui seguiva l'espulsione nella cloaca.
Un florido commercio
Oggi molti credono a baggianate di ogni genere, spinti da ragioni ideologiche e morali. Ad esempio è opinione diffusa tra le masse che una persona malvagia debba necessariamente essere stupida. Già agli avversari politici viene attribuita dai buonisti l'etichetta di "persone non intelligenti". A maggior ragione molti pensano che un criminale, che non si vanti di leggere almeno tre libri al giorno, sia per sua stessa natura un idiota. Altra baggianata a cui il volgo presta gran fede è quella secondo cui la carne umana sarebbe "disgustosa". Invece è succulenta. Coloro che mangiavano i panini cannibalici di Grossmann, ne apprezzavano moltissimo il sapore, ignorandone la provenienza! Accadeva questo, che molti gli chiedessero dove si fosse procurato quella carne così deliziosa. Lui non era uno stolto e sapeva bene che non doveva inoltrarsi in discorsi pericolosi. Non rispondeva alle domande o si mostrava evasivo, citando fantomatici fornitori. Soltanto in pochi notarono qualcosa di inconsueto nel sapore della carne, ma i loro dubbi furono ignorati. La vendita di panini imbottiti di carne umana ebbe un tale successo da fornire al serial killer di che vivere con un certo agio. Siccome tale esercizio andava alimentato di continuo, era perenne la ricerca di nuove vittime da macellare. Tanto abbondante fu la carne che riusciva a ottenere con i suoi omicidi, che poteva vendere il surplus al mercato nero. Passò a uccidere e macellare anche bambini e adolescenti, quindi arrivò ad usare la carne di cani e di gatti per integrazioni. Il problema dell'eliminazione dei resti umani non processabili si faceva ogni giorno più pressante e difficile a gestirsi. Così capitò che il canale in cui gettava questi residui di macellazione divenne simile a un orrido ossario. Nessuno sembrava accorgersene, ma a un certo punto la polizia ricevette numerose segnalazioni e cominciò a indagare, anche se senza successo.
Un uomo evitato da tutti
Mentre torme di berlinesi facevano la coda per poter divorare i panini a base di carne umana venduti da Grossmann, diversa era l'opinione che di lui avevano i suoi vicini di casa. Lo consideravano un uomo inquietante e pericoloso, una specie di stregone o di necromante, così si tenevano alla larga da lui e non si immischiavano nei suoi affari. Ne avevano grande paura, la sua stessa presenza dava loro i brividi. Posso ben comprendere questo sgomento: basta guardare una fotografia dell'antropofago per accorgersi che i suoi occhi irradiavano una luce diabolica. Il quello sguarda c'era qualcosa di inumano, di estraneo, difficilmente descrivibile con le limitate parole di questa lingua imperfetta. Come sappiamo, l'orrore ha un effetto ipnotico. Per quanto avessero paura, le persone osservavano in modo morboso, senza mai distogliere l'attenzione. A un certo punto qualcuno notò che troppo spesso delle donne entravano nell'appartamento di quell'individuo sinistro, senza più uscirne. Si sentivano urla strazianti, seguite da rumori sospetti che si protraevano per tutta la notte: erano i rumori prodotti dalla macellazione dei cadaveri! L'estrema riservatezza di queste persone per molto tempo impedì loro di reagire rivolgendosi alle forze dell'ordine.
La resa dei conti
Nel 1918 il cannibale di Neuruppin stuprò un bambino che aveva trovato solo per strada, ma anziché ucciderlo lo lasciò andare, limitandosi a minacciarlo di morte nel caso avesse rivelato qualcosa sul loro incontro. Tuttavia la vittima riferì tutto ai genitori e la notizia giunse alla polizia, che fu in grado di elaborare un identikit del violatore. Grazie a questo episodio gli investigatori cominciarono a sospettare del venditore di panini imbottiti, giungendo a collegarlo con il continuo rinvenimento di ossa umane nel canale di Luisenstadt. Alcuni residui di macellazione erano finiti nel fiume Spree, dove erano stati avvistati a notevole distanza. Nel 1921 un gruppo di bambini si imbatté sotto un ponte nei corpi di due prostitute, decapitati e atrocemente dilaniati. Di lì a poco i resti di altre tre donne furono rinvenute in una pozza da un vagabondo. Mancavano tuttavia le prove concrete del coinvolgimento del tetro macellaio. Le indagini sembravano sul punto di arenarsi, anche perché ostacolate dall'omertà delle prostitute, quando un giorno accadde qualcosa di inaspettato. Era il 21 agosto. I vicini di Grossmann, pervasi dal terrore, si decisero a denunciarlo dopo aver udito urla insolitamente forti e raccapriccianti, cessate di colpo. Accadde così che la polizia fece irruzione nell'appartamento del sospettato, nel cuore della notte, trovando l'uomo a letto sul corpo di una prostituta appena macellata, in un lago di sangue. Immediatamente scattarono le manette. L'accusa fu omicidio di primo grado. Sul luogo del delitto furono scoperte macchie di sangue che permisero di provare altri tre omicidi. Il processo fu lungo ed estenuante. Il cannibale si rifiutò di confessare ed irritava gli inquirenti col suo atteggiamento altezzoso. Tutti sapevano che era responsabile di un numero di vittime molto maggiore, ma si poté procedere soltanto per quattro omicidi. Avvenne quindi un colpo di scena. L'imputato si suicidò il 5 luglio 1922, all'età di 58 anni, e questo è un dato di fatto. Secondo quanto riportato da Blazek (2009), Grossmann non poté essere condannato a morte, perché si impiccò in cella, prima che il processo potesse giungere al termine. Altri riportano invece che Grossmann fu effettivamente condannato a morte, impiccandosi prima della data fissata per l'esecuzione (es. Pacicco, 2008; Wikipedia in italiano, 2020). Le stesse fonti riportano anche il dettaglio della reazione del Macellaio di Berlino, che si sarebbe messo a ridere nell'udire il giudice pronunciare la sentenza. Riporto il link all'articolo di Pacicco:
A chi prestar fede? Credo di aver risolto la questione. Dopo un'attenta ricerca ho reperito questo brevissimo articolo apparso sull'East Mississippi Times il 14 agosto 1922:
German Bluebeard Takes Own Life
Berlin. Germany. -Germany's notorious bluebeard, Karl Grossmann, committed suicide by hanging, a half hour before he was to be taken to the criminal court where he was undergoing trial for murder. He had admitted his guilt, in the case of four women, but was suspected of murdering twenty, who either mysteriously disappeared or were found horribly mutilated.
Berlin. Germany. -Germany's notorious bluebeard, Karl Grossmann, committed suicide by hanging, a half hour before he was to be taken to the criminal court where he was undergoing trial for murder. He had admitted his guilt, in the case of four women, but was suspected of murdering twenty, who either mysteriously disappeared or were found horribly mutilated.
Questa testimonianza sembra dare ragione a Blazek e confermerebbe che la sentenza di morte non era ancora stata emessa quando Grossmann si suicidò. A distanza di tanto tempo non è facile ricostruire scientificamente ogni dettaglio dell'accaduto. In ogni caso il mito delle risate del Macellaio Pazzo nell'istante della propria condanna a morte è diventato un meme e si è alquanto diffuso nel Web: la sua origine andrebbe indagata a fondo. Il contagio memetico è responsabile anche di altre distorsioni, in apparenza più banali ma non meno significative. Solo per fare un esempio, c'è chi riporta il nominativo del serial killer come Georg Karl Grossmann anziché come Carl Friedrich Wilhelm Grossmann. Anche questo è un fenomeno meritevole di studio.
In vino veritas
Questo ebbe a dire il Macellaio di Berlino a un suo conoscente, durante una sessione di libagioni sfrenate a Friedrichshain, proprio nel 1921:
„Ich arbeite nicht, morde nur die Leute und nehme ihnen das Geld weg. Ich bin Schlächter von Beruf, schlachte aber kein Vieh, sondern nur Frauen. Ich schneide sie in Stücke und verbrenne die Stücke. Den Pferden steche ich die Augen, den Hunden schneide ich die Augen mit einem Messer aus, und die kleinen Kinder schlage ich mit einem Stein tot.“
Traduco per chi non conosce la lingua tedesca:
"Non lavoro, uccido le persone e porto loro via i soldi. Sono un macellaio di mestiere, ma non macello bestiame, solo donne. Le taglio a pezzi e brucio i pezzi. Ho pugnalato gli occhi dei cavalli, ho tagliato gli occhi dei cani con un coltello e ho picchiato a morte i bambini piccoli con una pietra."
Non è improbabile che questa dichiarazione del cannibale, resa in stato di ebbrezza, sia stata la vera causa della sua cattura. Dopo anni in cui aveva dato prova di grande astuzia, Grossmann era caduto in preda al delirio di onnipotenza, finendo così nella trappola dell'eccesso di sicurezza. Ho rinvenuto questo importante documento sul sito di Die Welt:
La carne nera
Pochi sono al corrente delle condizioni di vita in Germania nella prima metà del XX secolo. Solo per fare un esempio, la carne di cane era molto consumata dal Lumpenproletariat ed era chiamata schwarzes Fleisch, alla lettera "carne nera". È un interessante caso di tabù verbale. Esiste anche un vocabolo simile e tuttora in uso, Schwarzfleisch, che però designa la carne affumicata. Riporto l'abstract, da me tradotto, dell'articolo di P. Geppert dell'Università Ludwig Maximilian di Baviera (1992), Dog slaughtering in Germany in the 19th and 20th centuries with special consideration of the Munich area (Macellazione di cani in Germania nel XIX e nel XX secolo con speciale considerazione dell'area di Monaco):
"Nel XIX secolo sorse la macellazione professionale di cani e anche la vendita pubblica di carne di cane. Queste macellazioni e vendite erano praticate principalmente dai macellai di cavalli. In Germania i cani erano stati per lo più macellati in Sassonia, Slesia, Anhalt e Baviera. Dal 1905 al 1940 è stata ispezionata la carne di 235.144 cani. Ma il vero numero di cani macellati era certamente maggiore. Eppure negli anni '50 i cani venivano macellati professionalmente. Dopo il 1960 il massacro cessò. Sporadicamente la carne di cane è stata utilizzata come cibo umano fino al 1985. Il numero annuo di cani macellati dipendeva da fattori economici come salari, prezzi della carne, disponibilità di carne e tasse canine. I cani erano anche macellati per produrre grasso come rimedio. La macellazione dei cani è stata già discussa nel XIX secolo. Dopo il 1930 fu chiamato per l'abolizione dell'ordine di ispezione per i cani o per il divieto di macellazione dei cani. Dopo quattro leggi degli anni 1954, 1963 e 1985 la macellazione dei cani per la produzione di cibo umano è stata finalmente vietata nel 1986."
L'autore omette di menzionare che questa pratica era già stata vietata da Hitler, anche se clandestinamente continuava, riprendendo con vigore dopo la caduta del Reich.
L'autore omette di menzionare che questa pratica era già stata vietata da Hitler, anche se clandestinamente continuava, riprendendo con vigore dopo la caduta del Reich.
Direi che è più difficile trovare qualche studioso tanto onesto da menzionare il cannibalismo in Germania, che coesisteva col consumo di carne canina. La carne umana non era affatto sconosciuta come cibo, con buona pace di chi ancora considera il cannibalismo "una cosa da negri". Nulla è più lontano dalla realtà di un simile luogo comune. L'antropofagia è un costume antichissimo dell'intero genere umano fin da epoca immemorabile. Combattuto da molte religioni già prima dell'avvento del moneteismo, nel corso dei millenni finì con l'essere quasi rimosso, ma mai del tutto. In Germania all'epoca della Grande Guerra, quando imperversava una tremenda carestia, molte persone scomparivano e le loro carni finivano vendute al mercato nero.
La leggenda di Anastasia
Carl Grossmann entrò a far parte della tradizione popolare della Slesia. Si racconta che una nobildonna russa scomparsa, Anastasia, fuggì dai Bolscevichi che volevano fucilarla. Giunse così in Polonia e da lì in Germania, dove esercitò il mestiere della prostituta, assumendo il nome di Franziska Schamzkowski. Si narra anche che Grossmann la portò nel suo appartamento il 13 agosto 1920, la uccise e la macellò, come era suo costume. Nel diario dell'assassino è registrata in quello stesso giorno una certa Sasnovski, il cui nome è un'evidente corruzione grafica di Schamzkowski. Per alcuni la Schamzkowski era soltanto una prostituta polacca nativa di Bytów e l'intera narrazione della fuga dell'aristocratica russa è soltanto una fabbricazione di fantasia.
Ironia americana
Sul New York Times apparve questo titolo a caratteri cubitali: "BUTCHER HELD FOR KILLING TWENTY GIRLS AND SELLING FLESH" (sottotitolo: "SLAYER IS HELD TO BE DEMENTED"). Proprio sotto, sulla colonna sinistra, compare lo slogan pubblicitario "Talk About BACON" con l'immagine un uomo intento ad annusare voluttuosamente alcune fette di pancetta affumicata!
Alcune riflessioni sul caso Grossmann
La personalità di Grossmann era assai bizzarra: univa pulsioni sessuali insaziabili alla sete di sangue e a una crudeltà infernale. Oltre al cannibalismo, molti sono gli aspetti a dir poco aberranti della sua indole: era un pedofilo, un infanticida, uno zooerasta, un seviziatore di animali e un necrofilo. Sorgono alcuni problemi non indifferenti. Cosa dovremmo farne di un uomo simile? Cosa dovrebbe farne la società di un uomo simile? Perché nasce un uomo simile? Ovviamente un mostro deve essere rimosso dalla società affinché non possa più nuocere. Per quanto riguarda l'origine dei mostri, è senza dubbio metafisica. Non risolve nulla la stupida tendenza contemporanea a classificare come "orientamento sessuale" ciò che è considerato lecito e a liquidare come "parafilia" ciò che è problematico. Si tratta soltanto di un tabù verbale che non sottende alcuna differenza di ontologia. La parafilia di oggi può essere, mutato il contesto, l'orientamento sessuale di domani. Quindi il mostro può benissimo fare irruzione e porre le basi di una società di mostri! Se vogliamo limitarci alla mera codifica genetica, possiamo elaborare una spiegazione abbastanza semplice dell'esistenza delle aberrazioni, basandoci sul concetto di selezione e di ereditarietà mendeliana.
In una società tribale, l'efferatezza può essere un valore aggiunto. Un uomo come Grossmann, in un contesto di lotte perenni tra gruppi ostili, può acquisire grande fama di guerriero e diventare un capo potente. Se stupra, uccide, tortura, mutila, e cannibalizza persone di una tribù nemica, elimina minacce per la propria tribù. Giunto a una posizione di comando, il suo seme ha grandi possibilità di essere sparso in ventri fecondi e di generare una strirpe consistente - e tra questi rampolli ve ne saranno senza dubbio alcuni che erediteranno le truci inclinazioni paterne. Se questo capo rivolge invece il sadismo e la ferocia contro il proprio popolo, sarà ritenuto un tiranno. Non è tra l'altro detto che un popolo riesca a liberarsi facilmente di un tiranno. Tutto ciò spiega in ultima analisi come mai esistano tuttora serial killer di questo genere. Sono caratteri genetici oggigiorno indesiderabili e dannosi, che quando furono selezionati erano in qualche misura desiderabili e utili. Questa è la verità sulla specie umana.