giovedì 4 luglio 2019


PARTS: THE CLONUS HORROR 

Titolo originale: Parts: The Clonus Horror
AKA: The Clonus Horror; Clonus
Anno: 1979
Data di uscita (USA): Agosto 1979
Paese: Stati Uniti
Lingua: Inglese
Durata: 90 min
Regia: Robert S. Fiveson
Genere: Fantascienza, horror
Sottogenere: Distopia
Produzione: Robert S. Fiveson, Myrl A. Schreibman
Co-produttore: Michael D. Lee
Casa di produzione: Clonus Associated
Soggetto: Bob Sullivan (storia)
     Ron Smith (screenplay),
     Myrl A. Schreibman
     Robert S. Fiveson (adattamento)
Musiche: Hod David Schudson

Scenografia: Max Beaufort
Fotografia: Max Beaufort
Costumi: Durinda Wood
Montaggio: Robert Gordon
Distribuzione: Group 1 International Distribution
    Organization Ltd.

Personaggi e interpreti: 
   Tim Donnelly: Richard Knight Junior
    Paulette Breen: Lena
    Dick Sargent: Dottor Jameson
    David Hooks: Il professor Richard P. Knight 
    Peter Graves: Jeffrey Knight
    James Mantell: Ricky Knight
    Keenan Wynn: Jake Noble
    Lauren Tuttle: Anna Noble
    Frank Ashmore: George Walker 
    Zale Kessler: Dottor Nelson
    William Bufkin: Clone
    Tony Haig: Jack
    Eileen Dietz: Dana
    Boyd Holister: Il senatore
    Eddy Carroll: Un medico
    John Donovan: Una guida
    Joel Lawrence: Una guida
    Keith Langsdale: Una guida
    Larry Manning: Una guida
    Ricky DiAngelo: Una guida
    Eugene Robert Glazer: Una guida
Titoli tradotti: 
    Spagnolo: El horror de Clonus
Budget: 257.000 dollari US
Premi: Saturn Awards for Science Fiction, Fantasy and
    Horror Films, 1980 (nomination, miglior film con budget
    inferiore a 1 milione di dollari US) 


Trama:
La vicenda inizia in un complesso abitativo isolato chiamato Clonus, situato nel bel mezzo di una regione desertica. In questa struttura vengono allevati uomini e donne, che sono tutti cloni di persone del mondo esterno: la finalità del progetto è quella di fornire organi di ricambio per i trapianti. Ovviamente nessuna dei confinati a Clonus sa nulla di tutto questo. Per non far sorgere velleità di esplorazione o di fuga, viene fatto loro credere che uno alla volta saranno scelti per raggiungere una paradisiaca destinazione finale, una terra prospera e felice chiamata America. Richard ha un carattere diverso da quello dei suoi simili. Si pone domande ed è curioso, inquieto. Durante una corsa incontra casualmente Lena, una bellissima ragazza bionda che appartiene al suo stesso gruppo di controllo (riconoscibile dal particolare orecchino) e inizia una relazione con lei. A un certo punto qualcosa nel mondo di Richard si incrina. Mentre passeggia lungo il fiume, scopre una lattina con la scritta Milwaukee - il nome della marca della birra. Non conoscendo la parola, che gli suona aliena, comincia a irritare tutti con le sue domande. Non è soddisfatto dalla risposta che riceve da un meccanismo simile a un confessionale funzionante come un'enciclopedia - secondo cui il Milwaukee sarebbe una specie di minerale. Le febbrili indagini del giovane lo portano infine a un ufficio incustodito, in cui trova abbondante materiale cartaceo ed audiovisivo capace di spiegargli l'orrenda verità sul progetto Clonus. Così apprende di essere un clone, destinato a fare una ben brutta fine, macellato per salvare la vita del suo originale. In preda al terrore, Richard si dà alla fuga e riesce ad evadere da Clonus, inseguito dagli aguzzini. Giunge così in una cittadina che si trova oltre la distesa desertica, alla ricerca dell'uomo di cui è una copia. Presto scopre che le autorità di Clonus non hanno rinunciato a braccarlo: sa troppe cose compromettenti e non gli deve essere permesso in nessun modo di rivelarle. Caso vuole che a soccorrere il povero Richard, finito in un cumulo di immondizia per sfuggire agli inseguitori, sia proprio un giornalista in pensione, Jack Noble. Questi porta il clone dal suo promotore, che risulta essere Richard Knight, fratello del più noto Jeffrey, un cinico politicante in corsa per la presidenza degli States. Ebbene, si scopre subito che proprio Richard Knight è l'originale del clone che porta il suo stesso nome. Oltre ai problemi etici e filosofici (il fuggitivo è o meno un essere umano?), sorge una situazione di gravissimo pericolo, perché Jeffrey Knight, finanziatore occulto del progetto Clonus, non vuole certo che la verità si risappia... Sequenze ad alta tensione, fino all'epilogo annichilente.


Recensione:
Ho trovato il film interessante e godibile, anche se mi ha fatto uno strano effetto visionarlo con l'audio in spagnolo, non essendo stato in grado di reperirne una copia in italiano. All'epoca nessuno avrebbe mai pensato che si sarebbe arrivati in così poco tempo a disporre della capacità di clonare anche soltanto un topo. Si era dunque nel campo della fantascienza profonda. In un mondo di lettori e di spettatori ossessionati da robot, astronavi e alieni, il tema della clonazione era tutto sommato poco sentito. I film sui cloni erano rari ancora nei primi anni '90: sono diventati più numerosi a partire dal 1996, anno in cui è stata clonata la famosa pecora Dolly. Negli anni '70 il concetto di clone era ancora così poco familiare alle masse da ingenerare equivoci esilaranti. Nel doppiaggio in italiano di Guerre Stellari (George Lucas, 1977), la Guerra dei Cloni diventa un'incomprensibile Guerra dei Quoti, per via di un'epidemia di raffreddore che tra le altre cose trasformò Darth Vader in Darth Fener. Ne Il dormiglione (Woody Allen, 1973), una prosperosa fellatrice capisce "incoronazione" anziché "clonazione". Proprio il film del segaligno ashkenazita occhialuto parrebbe la prima attestazione rilevante di questo argomento nella SF; di lì a pochi anni sarebbe stato reso appena più popolare da I ragazzi venuti dal Brasile (Franklin J. Schnaffner, 1978) - più che altro per via del potere traumatizzante del dottor Josef Mengele. 

Riporto una lista di film sulla clonazione umana, tratta dalla Wikipedia in italiano e di certo non esaustiva: 


Il film di Woody Allen non è riportato, ma Clonus fa bella figura tra le più antiche e autorevoli pellicole sui cloni, preceduta solo da quella sulle prodezze di un Mengele galvanizzato, interpretato in modo superbo da Gregory Peck. Si noterà che nell'elenco non esiste nemmeno un'opera cinematografica che sia anteriore agli anni '70. Neanche una. 

Etica, trapianti e cloni 

Il tema dei trapianti di organi era molto sentito nei tardi anni '70 e nei primi anni '80. Ricordo dibattiti furibondi al liceo. L'insegnante di italiano ci aveva proposto un tema sul caso di una bambina a cui era stato trapiantato il cuore di una scimmia. Uno intervento che risultò fallimentare, scatenando però un vespaio a livello mondiale, soprattutto tra i religiosi. Il mio scarno componimento era stato giudicato "scioccante", avendo "lasciato inevasa la questione morale". In pratica ero ritenuto una specie di piccolo Mengele. Se tuttavia avessi osato parlare di clonazione - dopo aver spiegato il concetto - sarei stato ritenuto un pazzo, alla meglio mi avrebbero apostrofato: "Leggi troppi libri di fantascienza!" Il che era già considerato un primo indizio di psicosi. Eppure il tema di un possibile trapianto di cervello non era ritenuto fantascienza e destava un incontenibile terrore al solo menzionarlo. Oltre ai "problemi etici", basati sui borborigmi della divinità biblica e sull'esagerato valore dato alla vita umana dai moderni ("sacralità della persona", "inviolabilità", "progetto divino", etc.), c'era anche un'altra criticità impellente: il rigetto! Ebbene, nel film di Fiveson è suggerita una soluzione. Un organo fornito da un'altra persona o da un animale non è sempre compatibile. L'organismo può non accettarlo, riconoscendolo come un corpo estraneo. Spesso ne nascono reazioni che possono condurre alla morte. Se però il donatore dell'organo è un clone del paziente, con lo stesso identico genoma, non si può presentare alcun rigetto. A questo punto si pone un ulteriore problema, non facilmente eludibile: per donare un organo, il clone deve essere messo a morte. Non si tratta qui di rischiare la vita di qualcuno per un troppo audace amor della Scienza o di estrarre organi da un corpo condannato al coma vegetativo: la soppressione del clone è a tutti gli effetti un omicidio a sangue freddo. 

Assuefazione all'Orrore 

Richard Knight, l'uomo che ha fornito il materiale genetico da cui è stato prodotto il suo omonimo clone, prova un'istintiva ripugnanza morale per il progetto che ha permesso a suo fratello Jeffrey di avere un cuore nuovo di zecca. Lo paragona ad Auschwitz (nella pronuncia spagnola il toponimo è adattato in Áujvij, con due suoni aspirati). Vengono da lui evocati anche i fantasmi di Stalin e di Hitler (nell'ordine della classifica degli antisociali, io risulterei al terzo posto). Il suo malvagio fratello Jeffrey cerca di convincerlo della liceità dell'obbrobrioso progetto Clonus con un argomento assai audace: i cloni non sarebbero in realtà esseri umani e dovrebbero essere giudicati oggetti (non animali, si badi bene: non devono poter suscitare empatia). Ecco riesumate tonnellate di paccottiglia biblica adattata in modo posticcio alle dottrine scientifiche del presente. I cloni non avrebbero quella cosa imponderabile chiamata "anima" o "spirito", pur essendo capaci di parlare e possedendo tutte le facoltà mentali di qualsiasi essere umano. La prima preoccupazione dell'Homo americanus è fare i conti con la Bibbia. All'inzio Richard Knight reputa atroci e inaccettabili i discorsi di Jeffrey sulla non umanità dei cloni. Poi fa uno sforzo per accettarli (un fratello è sempre un fratello) e nel suo salotto afferma - pur non credendoci fino in fondo - che in realtà i cloni sarebbero mostri, scherzi della Natura. Il Richard clonato sbuca a questo punto da una porta urlando: "Sono umano come voi!!" Il pathos è gestito con somma maestria da Fiveson. La scena non si dimentica facilmente. 

La condizione di semi-immortalità 

La fuga di Logan (Michael Anderson, 1976) costituisce il prototipo dell'ontologia narrativa di Clonus, anche se l'ambientazione è molto diversa. Il tema cardine è sempre quello del Fuggitivo, un uomo nato e cresciuto in un contesto innaturale di isolamento, votato a un destino miserrimo, che riesce ad evadere dalla sua prigionia per venirsi a trovarsi perso in un mondo ignoto. Senz'altro è un tipo di storia di grande fecondità e versatilità, che può adattarsi ai più svariati contesti storici, assumendo sempre nuove forme. Mentre nell'opera di Anderson il tema opprimente era quello della brevità della vita biologica, la cui durata era amministrata con impietosa severità da una Macchina-Carnefice, Fiveson ci presenta l'anelito di eternità dei politicanti, della stramaledetta classe dirigente. Quel verminaio immondo che si è formato già nel Neolitico e che continua ad opprimerci, non accetta e non accetterà mai i limiti imposti dalla biologia: desidera perpetuare l'esistenza materiale fino alla Fine dei Secoli. Quello che il fondatore del progetto Clonus mira ad ottenere è una condizione che potremmo chiamare semi-immortalità. Non è proprio l'abolizione della Morte e dei limiti imposti dalla disgregazione dei tessuti; direi però che è qualcosa che si avvicina in modo sorprendente a tutto questo. Un essere vivente, uomo o donna che sia, può sostituire tutto ciò che nel suo corpo è difettoso, eliminando ogni fonte di entropia e di marasma, eludendo così l'exitus. Lo può fare, a rigor di logica, un gran numero di volte, arrivando a durare nei secoli - a discapito degli agnelli sacrificali da cui saranno ricavati i pezzi di ricambio. Non basta essere ricchi per ottenere simili privilegi biologici: occorre essere super-ricchi. Autentici plutocrati, i cui averi sono tanto cospicui da far apparire il tirannello della Corte di Hardcore un semplice provincialotto. E con questo ho detto tutto.

Atrocità

Il trucco scenico dello smascheramento finale del cattivo in realtà non apporta alcun sollievo allo spettatore. Certo, alla conferenza stampa del neoinsediato presidente Jeffrey Knight fanno irruzione due giornalisti che gli chiedono di parlare di Clonus, con la videocassetta compromettente alla mano. Per quella prova schiacciante, il presidente ha fatto uccidere suo fratello assieme al figlio. Prima di macchiarsi di tali spaventosi delitti, aveva affermanto che l'orrore del progetto Clonus è qualcosa che vale la pena. Un simile mostro merita di essere annientato dalla furia degli Elementi. Perché il film non è dunque da considerarsi a lieto fine e ottimista? La risposta è semplice: la Nemesi di Jeffrey Knight non riesce a salvare i cloni Richard e Lena, che fanno una fine atroce. Il ritorno di Richard nel campus di Clonus non è vittorioso come il ritorno di Logan 5 nella città controllata dal Computer Centrale. Attirato dalla vista dell'amata Lena alla finestra della sua stanza, il giovane clone viene subito catturato. Con orrore scopre che la bionda ragazza è stata lobotomizzata. Quando lei si volta, lui resta raggelato dal suo aspetto: il sorriso ebete, lo sguardo allucinato e perso nel vuoto, la cicatrice sulla fronte, proprio dove il trapano ha tagliato l'osso per ledere il lobo frontale. Nei fotogrammi finali si vede Richard congelato come un merluzzo, appeso e sventrato. Eppure è cosciente: da un occhio gli esce una lacrima.

Clonus e The Island 

Ovviamente non poteva mancare il remake. Famoso è il caso di The Island (Michael Bay, 2005), che riprende punto per punto l'intera impalcatura filmica di Clonus. Si tratta di un remake non autorizzato, che diede origine a un'aspra battaglia legale. Tra i due film si riscontrano tuttavia alcune differenze non da poco. In Clonus il progetto di clonazione è segreto e noto solo a pochissimi politici, oltre che agli scienziati che vi lavorano e al personale coinvolto (infermiere sadiche, psichiatri assassini, lobotomizzatori, gorilla e affini). Tutto viene tenuto nascosto, si fa capire che la produzione di un Übermensch semi-immortale desterebbe nella massa americana un tale sdegno da causare rivolte violentissime. Invece The Island ci mostra una società in cui tutti sanno della produzione di organi di ricambio tramite clonazione. L'industria che gestisce il processo è ritenuta la punta di diamante della tecnologia umana, perché viene tenuta nascosta la verità sulla soppressione dei cloni. Si fa bere a tutti, volgo e notabili, la scemenza colossale degli agnati privi di consapevolezza, in pratica embrioni troppo cresciuti e incapaci di interpretare il mondo.      

Curiosità varie 

Il titolo del film doveva essere semplicemente Clonus. La casa di distribuzione pretendeva  che fosse cambiato in Parts. Siccome il regista si opponeva, fu deciso di assemblare le due opzioni, dando così vita al definitivo Parts: The Clonus Horror

La casa con la piscina è una dimora reale, non un semplice set in cartapesta. L'indirizzo è 3366 Scadlock Lane, Los Angeles, California, US. Se vi sia avvenuto davvero qualche omicidio è una cosa che ignoro. Certo, tutto è possibile. Una dimora famosa negli States può sempre ospitare stravaganti festini e balli in maschera dalle conseguenze imprevedibili...

Che altro dire? Non si trovano molti trivia nel Web su Clonus. Forse perché la gente non vuole pensare. Troppo grande è il flusso di aberrazioni stomachevoli. A nessuno piace soffermarsi troppo su tematiche tanto avvilenti. Vorrà dire che faremo un bilancio nel prossimo futuro.  

Un cognome di origine pictica

Fiveson è un cognome molto peculiare. Ai tempi della sua formazione era un patronimico. Il suffisso -son è chiaramente norreno (sonr, -son "figlio"), ma la base proviene da un'altra lingua, ben misteriosa: l'idioma dei Picti. Infatti uno degli eponimi di tale popolo dell'antica Scozia è proprio Fib, nome di un re figlio di Cruithne. Proprio da questo Fib ha tratto il suo nome il regno di Fife.

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