Titolo originale: Losing Earth
Autore: Nathaniel Rich
Anno: 2019
Data di pubblicazione: Luglio 2019
Lingua originale: Inglese
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Collana: Orizzonti
Tipologia narrativa: Narrazione romanzata
Genere: Problemi irrisolti, ecologia, cambiamento climatico
Sottogenere: Problemi irrisolvibili, illusioni, moralismi alla
francese, fede nei Puffi e nella bacchetta magica di Harry
Potter
Classifiche: Posizione n° 13 in Ideologia ambientalista
Traduzione italiana: M. Faimali
Codice ISBN-10: 8804715200
Codice ISBN-13 (aka EAN): 978-8804715207
Pagine: 176 pagg. (secondo altri 184)
Formato: rilegato
Tipo di copertina: rigida
Peso: circa 1 kg (tutto sulle gonadi)
Risvolto:
C’è stato un momento, fra il 1979 e il 1989, in cui i rappresentanti politici e la grande industria si sono dimostrati disposti a mettere in primo piano la tutela del pianeta e a collaborare con scienziati e attivisti per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. In più occasioni, durante quel decennio, le maggiori potenze mondiali sono arrivate a un soffio dal condividere un serio impegno sul cambiamento climatico. Ma non ce l’hanno fatta.
Perdere la Terra racconta i retroscena di questo fallimento, concentrandosi sul ruolo di uno dei principali responsabili di emissioni di anidride carbonica, gli Stati Uniti d’America, e ricostruendo l’infaticabile contributo di alcuni eroi che hanno lottato per risvegliare la coscienza pubblica, come Rafe Pomerance, «lobbista per l’ambiente», e James Hansen, astrofisico e climatologo. Il primo si muove attorno al mondo della politica, il secondo parte dalla ricerca scientifica, ma il loro obiettivo è comune: spingere il governo del loro paese ad agire prima che sia troppo tardi, e a farsi promotore di un accordo internazionale vincolante. Le loro vicende personali e professionali si intrecciano con quelle di numerosi altri personaggi: scienziati appassionati e incerti; filosofi ed economisti «fatalisti»; negazionisti senza scrupoli; compagnie petrolifere e del gas, come Exxon, interessate ai benefici economici di un clima stabile e di risorse energetiche alternative; giornalisti alternativamente allarmisti e sprezzanti; giovani politici, come Al Gore, che provano a cambiare le cose dall’interno delle istituzioni; e presidenti degli Stati Uniti, come Ronald Reagan e George H.W. Bush, capaci, con il loro entourage, di alterare da un giorno all’altro il destino del mondo intero.
Quella raccontata da Rich sembra una classica storia americana, in cui buoni e cattivi si danno battaglia a suon di rapporti scientifici e disegni di legge, udienze pubbliche e commissioni, tentativi di censura e campagne infamanti. Ma di questa storia tutti noi, oggi, siamo vittime e insieme protagonisti, perché il finale è ancora da scrivere. Il passato ci insegna che politica, scienza, tecnologia ed economia da sole non bastano a raggiungere una soluzione di fronte al cambiamento climatico. È necessario riportare al centro la dimensione etica del problema. Ora che l’esistenza della nostra civiltà è incontrovertibilmente minacciata, cosa siamo disposti a fare? Siamo disposti a modificare il nostro stile di vita? Riusciremo a scrivere una storia diversa per i nostri figli e nipoti?
Recensione:
Non sono contrario all'ambientalismo in quanto tale. Non sono affatto un negazionista climatico: il problema esiste. Non sono un ultraliberista convinto che le emissioni di gas serra portino prosperità. Sono innanzitutto un fisico ambientale e conosco bene le dinamiche del cambiamento climatico, nella misura in cui è dato a un essere umano conoscerle. Proprio per questo mi sento in dovere di assestare al libro di Rich una critica serrata. Non ce l'ho con Greta Thunberg perché ci ricorda che la nostra casa comune, la Terra, sta andando a fuoco. Infatti le stesse cose le penso anch'io, e le facevo notare - irriso e schernito - quando la svedese ingrugnita dalle lunghe trecce ancora poppava il latte materno. Correva l'anno 2006 quando copiai sul mio pc il testo di un articolo trovato nel Web, lo incollai in un file txt che intitolai "I laghi frizzano". Parlava dello scioglimento del permafrost siberiano, mentre le masse pensavano alla vita segreta di Lady Berlusconi e ad altre similari amenità. Solo adesso si sta capendo il potenziale catastrofico del fenomeno. Non ce l'ho con la Thunberg perché è affetta dalla sindrome di Asperger, perché lo sono anch'io. Quello che desta la mia ira e il mio sommo fastidio è l'incapacità mostrata da lei e da ogni attivista ambientalista di fare i conti col Secondo Principio della Termodinamica, l'impossibilità di capire due parole molto semplici e dal suono ben brutto: "IRREVERSIBILITÀ" ed "ENTROPIA".
Cosa dovrebbero fare i politicanti?
Quale partito vorrebbe avere meno votanti? Quale ministro vorrebbe avere meno influenza e meno potere? "Non seguiteci! Non partecipate alla vita democratica!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni partito. E quale capo politico sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La politica vuole crescere: sono gli elettori a darle potere. Più la politica cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!
Cosa dovrebbero fare i capitalisti?
Quale azienda vorrebbe avere meno acquirenti per i propri prodotti? Quale plutocrate vorrebbe guadagnare meno? "Non comprate!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni azienda produttrice di beni. E quale amministratore delegato sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? L'economia vuole crescere: sono i consumatori a darle potere. Più l'economia cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!
Cosa dovrebbero fare i religiosi?
Quale Chiesa vorrebbe avere meno fedeli? Quale setta vorrebbe adescare meno gente? "Non seguiteci!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni religione. E quale capo religioso sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La religione vuole crescere: sono i fedeli e i figli procreati a darle potere. Più la religione cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!
Homo politicus
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i politicanti lascino centinaia di milioni di persone senza luce, senz'acqua, senza carburanti, senza sostentamento e senza farmaci? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!
Homo oeconomicus
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i capitalisti smettano di produrre e di consegnare viveri e ogni genere di bene materiale, lasciando centinaia di milioni di persone nella miseria più assoluta? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!
Homo religiosus
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i religiosi smettano di sostenere il matrimonio e la procreazione? Pensi che sposeranno la causa dell'Estinzionismo? Non lo faranno mai, proprio loro che nei secoli hanno perseguitato chiunque osasse sostenere l'Estinzionismo, ricorrendo anche alla tortura e allo sterminio! Dovrebbero cambiare rotta proprio adesso? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!
Nel trattato di Rich si fa a malapena menzione a un fatto alquanto scabroso. Per la rendicontazione delle emissioni di gas climalteranti, si considerano arbitrariamente nulle le emissioni di CO2 da combustione di biomassa (es. legna). Questo è l'artificioso ragionamento addotto dalle teste d'uovo dell'IPCC: quando si brucia della legna o del biogas, la CO2 che ne deriva fa parte del ciclo naturale del carbonio, così per quanta ne viene emessa, altrettanta ne viene assorbita. Il solo carbonio che contribuisce all'effetto serra, affermano gli esperti, è quello proveniente da combustibili fossili, perché è stato fissato in altre ere geologiche. La verità è ben altra: quelli dell'IPCC sono ben consapevoli del fatto che se queste emissioni da biomassa fossero computate nel bilancio, non si potrebbe assolutamente evitare che la temperatura del pianeta cresca oltre i 2 °C rispetto alla media preindustriale nel corso del XXI secolo. In parole povere, dovrebbero ammettere una scabrosa verità, di essere soltanto parassiti che vivono sul groppone dei lavoratori. Veniamo ora al loro "argomento". Essi vogliono far credere ai politicanti che quando bruciamo un albero, da qualche parte del globo ne spunti all'istante un altro identico, grazie ai Puffi o alla bacchetta magica di Harry Potter! Ci vogliono attimi per liberare in atmosfera il carbonio che un albero ha fissato in decenni o addirittura in secoli.
Per allettare i plutocrati, ecco che le emissioni di CO2 da attività umane sono state ridotte a "quote" per poterne fare commercio. Un tentativo truffaldino che nulla può contro la severità della Natura Matrigna. Così ne è nato un grottesco mercato, con tutta la sua potenza di corruzione e d'inganno. Sono addirittura fiorite società per la vendita di certificati, a detta dei loro gestori capaci di "compensare le emissioni di CO2". Anche quelle di una festa di laurea, di un viaggio in aereo o di un matrimonio. Come? Semplice: selezionando un appezzamento di foresta in qualche paese tropicale - già esistente da secoli - e stampando un pezzo di carta in cui si dichiara che tale appezzamento sarebbe in grado di azzerare le emissioni del cliente. Natura non confundenda.
Se c'è qualcosa di cui non si parlerà mai abbastanza, è proprio lo scioglimento del permafrost artico a causa dell'aumento della temperatura media globale. Come conseguenza di questo processo, si hanno emissioni di carbonio in atmosfera che rinforzano la crescita dell'effetto serra, dando origine a una diabolica morsa cibernetica, a un anello di feedback da cui non c'è scampo. Molti scienziati hanno lanciato l'allarme, eppure l'IPCC non considera nemmeno questa sorgente di gas climalteranti perché non può essere ridotta a gretti calcoli politici. Non dipendendo dalla volontà umana, il processo è dichiarato irrilevante. Per decreto imperiale. In pratica, vediamo i decisori e altri farabutti mettere la testa sotto la sabbia di fronte all'Idra di Lerna.
Molti si chiederanno: "Come cavolo è potuto succedere?" Domanda retorica e I - DIO - TA. Risposta semplice: siamo miliardi e continuiamo a crescere, come mosche che razzano nella merda. Immaginiamo di avere sotto mano la bacchetta magica di Harry Potter e di poter come per incanto ridurre le emissioni annue di CO2 del 50%, ossia della metà. Noi attiviamo quella bacchetta mirabile e "puff!", metà delle emissioni di CO2 buttate fuori in un anno spariscono nel Nulla. Che accadrebbe? Che impiegheremmo 20 anni ad arrivare allo stesso livello di compromissione a cui arriveremmo in 10 anni non facendo nulla (posto che il processo sia lineare). Inutile dire che 20 anni o 10 anni sono lassi di tempo assolutamente insignificanti su scala storica. Questo mostra la vanità, l'inanità di tutti i tentativi politici di opporsi al mutamento climatico. Stando le cose come stanno, il genere umano può soltanto crollare sotto il peso di innumerevoli criticità!
Homo sapiens non è davvero una specie intelligente. Non esito a dirlo: è soltanto una specie semi-intelligente. Possiede un linguaggio simbolico e ha tutto un suo universo concettuale, eppure sembra soffrire di profonde carenze logiche. Lamento e lamenterò sempre, fino alla Fine, quello che considero un autentico scandalo: l'unica vera soluzione è sempre stata sotto gli occhi di tutti ma nessuno ne ha mai voluto sentir parlare. Fanno ancora oggi finta che neppure esista, che neppure sia concepibile da mente umana. Ormai è tardi: si potrebbe soltanto proporre una cura palliativa, volta ad alleviare un po' le inevitabili sofferenze. A suo tempo sarebbe bastato smetterla di versare la sburra nel canale vaginale, per apportare un concreto e rapido sollievo al globo terracqueo. Non si sarebbe nemmeno arrivati a una popolazione di più di 7 miliardi di dannati su un pianeta che a stento potrebbe reggerne 1 miliardo. Eppure i copulatori fecondi non si fermano: se nessuno provvederà, presto saremo 8 miliardi, poi 10 e così via, fino al finale col botto. Tutti i porci dell'IPCC tacciono per non dare fastidio ai culti idolatrici della fecondità. Certo, meglio della cura palliativa sarebbe l'Eutanasia Planetaria. Se non fosse che lo stramaledetto DNA non vuol saperne di estinguersi!
Ora vi racconterò una bella storiella. Molti milioni di anni fa, Venere era un pianeta come la Terra. Era abitabile e abitato. Aveva una rotazione simile alla nostra e identica atmosfera. Vi erano masse continentali e oceani estesi. Ci vivevano gli antenati degli stessi umani che poi hanno popolato anche il nostro mondo. I nomi che davano al loro globo terracqueo erano GHILAH e BELGHIM, a seconda delle lingue. Data l'abbondanza delle risorse, i popoli di Ghilah crebbero senza limite, fino ad innescare una spaventosa crescita dell'effetto serra. Erano un po' come i milanesi: non si fermavano mai. Gravati da religioni fetolatriche e granitiche, hanno potuto soltanto procedere verso la catastrofe. I risultati del loro progresso, del loro sviluppo, della loro morale stupida e opprimente, li possiamo vedere tutti ancor oggi. Se vogliamo conoscere il futuro della Terra, dobbiamo guardare Venere.
C’è stato un momento, fra il 1979 e il 1989, in cui i rappresentanti politici e la grande industria si sono dimostrati disposti a mettere in primo piano la tutela del pianeta e a collaborare con scienziati e attivisti per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. In più occasioni, durante quel decennio, le maggiori potenze mondiali sono arrivate a un soffio dal condividere un serio impegno sul cambiamento climatico. Ma non ce l’hanno fatta.
Perdere la Terra racconta i retroscena di questo fallimento, concentrandosi sul ruolo di uno dei principali responsabili di emissioni di anidride carbonica, gli Stati Uniti d’America, e ricostruendo l’infaticabile contributo di alcuni eroi che hanno lottato per risvegliare la coscienza pubblica, come Rafe Pomerance, «lobbista per l’ambiente», e James Hansen, astrofisico e climatologo. Il primo si muove attorno al mondo della politica, il secondo parte dalla ricerca scientifica, ma il loro obiettivo è comune: spingere il governo del loro paese ad agire prima che sia troppo tardi, e a farsi promotore di un accordo internazionale vincolante. Le loro vicende personali e professionali si intrecciano con quelle di numerosi altri personaggi: scienziati appassionati e incerti; filosofi ed economisti «fatalisti»; negazionisti senza scrupoli; compagnie petrolifere e del gas, come Exxon, interessate ai benefici economici di un clima stabile e di risorse energetiche alternative; giornalisti alternativamente allarmisti e sprezzanti; giovani politici, come Al Gore, che provano a cambiare le cose dall’interno delle istituzioni; e presidenti degli Stati Uniti, come Ronald Reagan e George H.W. Bush, capaci, con il loro entourage, di alterare da un giorno all’altro il destino del mondo intero.
Quella raccontata da Rich sembra una classica storia americana, in cui buoni e cattivi si danno battaglia a suon di rapporti scientifici e disegni di legge, udienze pubbliche e commissioni, tentativi di censura e campagne infamanti. Ma di questa storia tutti noi, oggi, siamo vittime e insieme protagonisti, perché il finale è ancora da scrivere. Il passato ci insegna che politica, scienza, tecnologia ed economia da sole non bastano a raggiungere una soluzione di fronte al cambiamento climatico. È necessario riportare al centro la dimensione etica del problema. Ora che l’esistenza della nostra civiltà è incontrovertibilmente minacciata, cosa siamo disposti a fare? Siamo disposti a modificare il nostro stile di vita? Riusciremo a scrivere una storia diversa per i nostri figli e nipoti?
Recensione:
Non sono contrario all'ambientalismo in quanto tale. Non sono affatto un negazionista climatico: il problema esiste. Non sono un ultraliberista convinto che le emissioni di gas serra portino prosperità. Sono innanzitutto un fisico ambientale e conosco bene le dinamiche del cambiamento climatico, nella misura in cui è dato a un essere umano conoscerle. Proprio per questo mi sento in dovere di assestare al libro di Rich una critica serrata. Non ce l'ho con Greta Thunberg perché ci ricorda che la nostra casa comune, la Terra, sta andando a fuoco. Infatti le stesse cose le penso anch'io, e le facevo notare - irriso e schernito - quando la svedese ingrugnita dalle lunghe trecce ancora poppava il latte materno. Correva l'anno 2006 quando copiai sul mio pc il testo di un articolo trovato nel Web, lo incollai in un file txt che intitolai "I laghi frizzano". Parlava dello scioglimento del permafrost siberiano, mentre le masse pensavano alla vita segreta di Lady Berlusconi e ad altre similari amenità. Solo adesso si sta capendo il potenziale catastrofico del fenomeno. Non ce l'ho con la Thunberg perché è affetta dalla sindrome di Asperger, perché lo sono anch'io. Quello che desta la mia ira e il mio sommo fastidio è l'incapacità mostrata da lei e da ogni attivista ambientalista di fare i conti col Secondo Principio della Termodinamica, l'impossibilità di capire due parole molto semplici e dal suono ben brutto: "IRREVERSIBILITÀ" ed "ENTROPIA".
Premesse innegabili
Cosa dovrebbero fare i politicanti?
Quale partito vorrebbe avere meno votanti? Quale ministro vorrebbe avere meno influenza e meno potere? "Non seguiteci! Non partecipate alla vita democratica!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni partito. E quale capo politico sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La politica vuole crescere: sono gli elettori a darle potere. Più la politica cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!
Cosa dovrebbero fare i capitalisti?
Quale azienda vorrebbe avere meno acquirenti per i propri prodotti? Quale plutocrate vorrebbe guadagnare meno? "Non comprate!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni azienda produttrice di beni. E quale amministratore delegato sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? L'economia vuole crescere: sono i consumatori a darle potere. Più l'economia cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!
Cosa dovrebbero fare i religiosi?
Quale Chiesa vorrebbe avere meno fedeli? Quale setta vorrebbe adescare meno gente? "Non seguiteci!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni religione. E quale capo religioso sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La religione vuole crescere: sono i fedeli e i figli procreati a darle potere. Più la religione cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!
Conseguenze ineluttabili
Homo politicus
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i politicanti lascino centinaia di milioni di persone senza luce, senz'acqua, senza carburanti, senza sostentamento e senza farmaci? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!
Homo oeconomicus
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i capitalisti smettano di produrre e di consegnare viveri e ogni genere di bene materiale, lasciando centinaia di milioni di persone nella miseria più assoluta? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!
Homo religiosus
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i religiosi smettano di sostenere il matrimonio e la procreazione? Pensi che sposeranno la causa dell'Estinzionismo? Non lo faranno mai, proprio loro che nei secoli hanno perseguitato chiunque osasse sostenere l'Estinzionismo, ricorrendo anche alla tortura e allo sterminio! Dovrebbero cambiare rotta proprio adesso? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!
L'imbroglio delle emissioni di CO2 mancanti
Nel trattato di Rich si fa a malapena menzione a un fatto alquanto scabroso. Per la rendicontazione delle emissioni di gas climalteranti, si considerano arbitrariamente nulle le emissioni di CO2 da combustione di biomassa (es. legna). Questo è l'artificioso ragionamento addotto dalle teste d'uovo dell'IPCC: quando si brucia della legna o del biogas, la CO2 che ne deriva fa parte del ciclo naturale del carbonio, così per quanta ne viene emessa, altrettanta ne viene assorbita. Il solo carbonio che contribuisce all'effetto serra, affermano gli esperti, è quello proveniente da combustibili fossili, perché è stato fissato in altre ere geologiche. La verità è ben altra: quelli dell'IPCC sono ben consapevoli del fatto che se queste emissioni da biomassa fossero computate nel bilancio, non si potrebbe assolutamente evitare che la temperatura del pianeta cresca oltre i 2 °C rispetto alla media preindustriale nel corso del XXI secolo. In parole povere, dovrebbero ammettere una scabrosa verità, di essere soltanto parassiti che vivono sul groppone dei lavoratori. Veniamo ora al loro "argomento". Essi vogliono far credere ai politicanti che quando bruciamo un albero, da qualche parte del globo ne spunti all'istante un altro identico, grazie ai Puffi o alla bacchetta magica di Harry Potter! Ci vogliono attimi per liberare in atmosfera il carbonio che un albero ha fissato in decenni o addirittura in secoli.
La natura ineluttabile degli Elementi
Per allettare i plutocrati, ecco che le emissioni di CO2 da attività umane sono state ridotte a "quote" per poterne fare commercio. Un tentativo truffaldino che nulla può contro la severità della Natura Matrigna. Così ne è nato un grottesco mercato, con tutta la sua potenza di corruzione e d'inganno. Sono addirittura fiorite società per la vendita di certificati, a detta dei loro gestori capaci di "compensare le emissioni di CO2". Anche quelle di una festa di laurea, di un viaggio in aereo o di un matrimonio. Come? Semplice: selezionando un appezzamento di foresta in qualche paese tropicale - già esistente da secoli - e stampando un pezzo di carta in cui si dichiara che tale appezzamento sarebbe in grado di azzerare le emissioni del cliente. Natura non confundenda.
La crisi del permafrost
Se c'è qualcosa di cui non si parlerà mai abbastanza, è proprio lo scioglimento del permafrost artico a causa dell'aumento della temperatura media globale. Come conseguenza di questo processo, si hanno emissioni di carbonio in atmosfera che rinforzano la crescita dell'effetto serra, dando origine a una diabolica morsa cibernetica, a un anello di feedback da cui non c'è scampo. Molti scienziati hanno lanciato l'allarme, eppure l'IPCC non considera nemmeno questa sorgente di gas climalteranti perché non può essere ridotta a gretti calcoli politici. Non dipendendo dalla volontà umana, il processo è dichiarato irrilevante. Per decreto imperiale. In pratica, vediamo i decisori e altri farabutti mettere la testa sotto la sabbia di fronte all'Idra di Lerna.
Una diagnosi chiara e ineluttabile:
siamo fottuti
siamo fottuti
Molti si chiederanno: "Come cavolo è potuto succedere?" Domanda retorica e I - DIO - TA. Risposta semplice: siamo miliardi e continuiamo a crescere, come mosche che razzano nella merda. Immaginiamo di avere sotto mano la bacchetta magica di Harry Potter e di poter come per incanto ridurre le emissioni annue di CO2 del 50%, ossia della metà. Noi attiviamo quella bacchetta mirabile e "puff!", metà delle emissioni di CO2 buttate fuori in un anno spariscono nel Nulla. Che accadrebbe? Che impiegheremmo 20 anni ad arrivare allo stesso livello di compromissione a cui arriveremmo in 10 anni non facendo nulla (posto che il processo sia lineare). Inutile dire che 20 anni o 10 anni sono lassi di tempo assolutamente insignificanti su scala storica. Questo mostra la vanità, l'inanità di tutti i tentativi politici di opporsi al mutamento climatico. Stando le cose come stanno, il genere umano può soltanto crollare sotto il peso di innumerevoli criticità!
L'unica soluzione è considerata un tabù
Homo sapiens non è davvero una specie intelligente. Non esito a dirlo: è soltanto una specie semi-intelligente. Possiede un linguaggio simbolico e ha tutto un suo universo concettuale, eppure sembra soffrire di profonde carenze logiche. Lamento e lamenterò sempre, fino alla Fine, quello che considero un autentico scandalo: l'unica vera soluzione è sempre stata sotto gli occhi di tutti ma nessuno ne ha mai voluto sentir parlare. Fanno ancora oggi finta che neppure esista, che neppure sia concepibile da mente umana. Ormai è tardi: si potrebbe soltanto proporre una cura palliativa, volta ad alleviare un po' le inevitabili sofferenze. A suo tempo sarebbe bastato smetterla di versare la sburra nel canale vaginale, per apportare un concreto e rapido sollievo al globo terracqueo. Non si sarebbe nemmeno arrivati a una popolazione di più di 7 miliardi di dannati su un pianeta che a stento potrebbe reggerne 1 miliardo. Eppure i copulatori fecondi non si fermano: se nessuno provvederà, presto saremo 8 miliardi, poi 10 e così via, fino al finale col botto. Tutti i porci dell'IPCC tacciono per non dare fastidio ai culti idolatrici della fecondità. Certo, meglio della cura palliativa sarebbe l'Eutanasia Planetaria. Se non fosse che lo stramaledetto DNA non vuol saperne di estinguersi!
Il Fato di Ghilah
Ora vi racconterò una bella storiella. Molti milioni di anni fa, Venere era un pianeta come la Terra. Era abitabile e abitato. Aveva una rotazione simile alla nostra e identica atmosfera. Vi erano masse continentali e oceani estesi. Ci vivevano gli antenati degli stessi umani che poi hanno popolato anche il nostro mondo. I nomi che davano al loro globo terracqueo erano GHILAH e BELGHIM, a seconda delle lingue. Data l'abbondanza delle risorse, i popoli di Ghilah crebbero senza limite, fino ad innescare una spaventosa crescita dell'effetto serra. Erano un po' come i milanesi: non si fermavano mai. Gravati da religioni fetolatriche e granitiche, hanno potuto soltanto procedere verso la catastrofe. I risultati del loro progresso, del loro sviluppo, della loro morale stupida e opprimente, li possiamo vedere tutti ancor oggi. Se vogliamo conoscere il futuro della Terra, dobbiamo guardare Venere.