A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
martedì 28 gennaio 2014
venerdì 24 gennaio 2014
LA GORGIA NEL DIALETTO LOMBARDO DI SEREGNO E DINTORNI
Khawàl. Quando ho sentito questa parola da un uomo di un borgo tra Seregno e Albiate, mi sono chiesto a chi stesse dando del transessuale. Stavo per dirgli che l'accento corretto è sulla prima sillaba (khàwal), quando mi sono reso conto che non aveva proferito tale parola in arabo. Intendeva dire "cavallo", in milanese standard cavàl. Questo è un caso di gorgia lombarda. Un mio amico era giunto a costruirsi una strana storia per spiegare questi fatti: essendo state distrutte dalla peste tutte le maestranze degli artigiani della Brianza, ne sarebbero state importate dalla Toscana, e questi immigrati avrebbero introdotto a Seregno la gorgia. All'epoca la spiegazione mi era parsa plausibile, ma a distanza di tempo credo che tale storia sia stata fabbricata e che non abbia alcun fondamento. Come altre peculiarità dei dialetti galloitalici di svariate località, questo fenomeno fonetico è in rapido declino, tanto che ormai si riscontra quasi soltanto tra pochi vecchi. Il suono sviluppato dall'antica occlusiva sorda /k/ è simile a quello dell'arabo khinzir "maiale" e ben diverso dalla /h/ del toscano /la hasa/. Un fenomeno di diverso genere che si nota in questa parlata è il passaggio sistematico da /v/ a /w/. Va precisato che la fricativa si trova in ogni posizione, non soltanto intervocalica: ad esempio ul khawàl "il cavallo", etc. Ho potuto constatare che il suono si è sviluppato anche in parole in cui in origine esisteva una consonante doppia: ad esempio wakha "vacca". Questo è un indizio di origine recente. Non mi risulta che le altre consonanti occlusive siano state intaccate: il fenomeno riguarda unicamente la velare sorda. Tra i parlanti dotati questa peculiare pronuncia, il più giovane di cui ho avuto notizia è Ignazio C., che ha la mia stessa età (classe 1966). Un insulto che proferiva spesso era "merda de khan de khascia", ossia "merda di cane da caccia". Non ho mai potuto udire questo suono da un solo parlante di sesso femminile, anzi, ho avuto esperienza di famiglie in cui questa peculiarità è tipica solo degli uomini e non delle donne. A un certo punto ho addirittura pensato che il passaggio dal suono occlusivo a quello fricativo si fosse sviluppato nel contesto delle bestemmie da osteria e che non abbia mai riguardato le donne. Mancano dati in letteratura, e sarò grato se qualche utente con esperienze dirette potrà darmi ulteriori informazioni. Nel frattempo mi piacerebbe sapere come i fautori dell'origine etrusca della gorgia toscana spiegherebbero questo fatto con le loro teorie di sostrato fonetico.
sabato 18 gennaio 2014
L'ETRUSCO, UNA LINGUA PERSEGUITATA
Qualcuno mi dirà di certo che sono paranoico, che è tutto a posto e che il dominio è semplicemente scaduto. Riporto allora il caso di un altro sito, che rendeva consultabili online numerose iscrizioni etrusche scoperte e pubblicate di recente. Era il sito dell'ETP Project dell'Università del Massachusetts:
Anche questo è andato distrutto e non è più stato ripristinato. Queste risorse erano per me miniere di informazioni facilmente fruibili, che mi permettevano di procedere nei miei studi. Da adesso in poi le difficoltà che dovrò affrontare saranno molto maggiori. Di fronte a tutto questo, è evidente che a qualche potere del mondo dà molto fastidio che qualcuno cerchi di occuparsi della lingua etrusca seguendo il metodo scientifico, col rischio di avvicinarsi al suo recupero e di comprendere le sue origini. Chiunque cerchi di andare oltre da ripetizione dei dati di base, dell'ABC tuttora gravato da ambiguità e da incertezze, è severamente scoraggiato: si trova a disposizione mezzi sempre minori, il Nulla che gli si forma intorno. I ciarlatani che abbondano nei gruppi di Facebook e in altri luoghi del Web, potranno invece andare avanti a ruminare le loro sconcezze.
mercoledì 15 gennaio 2014
IL CARME 84 DI CATULLO NON MOSTRA EVIDENZA DELLA GORGIA TOSCANA
LXXXIV
dicere, et insidias Arrius hinsidias,
et tum mirifice sperabat se esse locutum,
cum quantum poterat dixerat hinsidias.
credo, sic mater, sic liber avunculus eius.
sic maternus avus dixerat atque avia.
hoc misso in Syriam requierant omnibus aures
audibant eadem haec leniter et leviter, omoteleuto
nec sibi postilla metuebant talia verba,
cum subito affertur nuntius horribilis,
Ionios fluctus, postquam illuc Arrius isset,
iam non Ionios esse sed Hionios.
Traduzione:
e in luogo di insidie 'hinsidie',
convinto di parlare a perfezione
quando con tutto il fiato urlava 'hinsidie'.
Credo proprio che sua madre, lo zio materno
ed anche i suoi nonni parlassero così.
Mandato in Siria riposavano le orecchie
e riudivan le parole col giusto suono
senza più temere di ascoltarle storpiate.
D'un tratto ecco la notizia orribile,
Arrio ha solcato i flutti dello Ionio,
e Ionio questo non è più, ma Hionio (2).
(1) non homodi, a dire il vero, ma chomodi
(2) Ionios, "violaceo"; Hionios, interpretato come "gelido"
Lat. /piper/ piper 'pepe' > Ted. Pfeffer 'pepe'
Lat. /kampus/ campus 'campo' > Ted. Kampf 'battaglia'
Ingl. rib 'costola' : Ted. Rippe 'costola'
domenica 12 gennaio 2014
LA GORGIA TOSCANA NON HA ORIGINI ETRUSCHE
ci "tre" - χi "tutto"
Tina "Giove" - θina "vaso da acqua"
Abbiamo invece le seguenti variazioni:
mlaχ - mlac - malak "buono"
huθ - hut "sei"
maχ - mac "cinque"
heitva "grande, magnifico" > etva
/t/ > /θ/
/k/ > /h/
/andaho/ "andato"
venerdì 10 gennaio 2014
GIRAFFA E CAMELOPARDALIS: DUE ANIMALI DIVERSI
(letto su Repubblica)
Nei vocabolari di latino si trova il termine camelopardalis, derivato dal greco e tradotto con "giraffa". Esiste inoltre la glossa nabun, con lo stesso significato. Tutto sembrerebbe chiaro: si conosce in particolare qualche dettaglio sull'uccisione di uno di questi animali da parte dell'Imperatore Commodo nel corso di truculenti spettacoli nell'arena.
domenica 5 gennaio 2014
ALCUNE CONSIDERAZIONI SU AMERICAN ACROPOLIS
AGONIA E TRAPASSO DI UNA LINGUA
Incredibilmente, le attestazioni sono scarsissime, e tutto ciò che possediamo del Norn consta del Padre Nostro e del testo di un indovinello.
Al fine di contrastare in qualche modo la pressoché assoluta inutilità della blogosfera, riporto qui di seguito il tutto.
gilla cosdum thite cumma, / veya thine mota vara gort
o yurn sinna gort i chimrie, / ga vus da on da dalight brow vora
Firgive vus sinna vora / sin vee Firgive sindara mutha vus,
lyv vus ye i tumtation, / min delivera vus fro olt ilt,
Amen.
Padre Nostro (versione Norn delle Shetland):
La Konungdum din cumma. / La vill din vera guerde
i vrildin sindaeri chimeri. / Gav vus dagh u dagloght brau.
Forgive sindorwara / sin vi forgiva gem ao sinda gainst wus.
Lia wus ikè o vera tempa, / but delivra wus fro adlu idlu.
For do i ir Kongungdum, u puri, u glori,
Amen
Un guddik (indovinello tradizionale) riportato da Jakob Jakobsen di Unst:
Fira honga, fira gonga,
Fira staad upo skø
Twa veestra vaig a bee
And een comes atta driljandi.
Quattro stanno verso il cielo
Due mostrano la via verso il campo
E uno viene a scuotere da dietro.
sabato 4 gennaio 2014
I NAVIGATORI INTESTINALI
Persino in russo esiste una forma colloquiale gondon (pron. gandòn), evidentemente derivata dal francese.
2) Appare in uso in Francia e altrove nel tardo XVIII secolo con la velare sonora.
LA CARTA DEI CAPELLI ROSSI
venerdì 3 gennaio 2014
ALBOINO
ATTILA
Cos'aveva in comune Attila con Stalin? Quasi nulla. Non parlavano la stessa lingua, non avevano gli stessi costumi, non appartenevano allo stesso tipo etnico. Anche i rispettivi caratteri erano molto diversi. Attila era un sovrano tollerante in campo di religione, a differenza di Stalin. Eppure una cosa in comune c'è. Stalin era soprannominato Piccolo Padre, e Piccolo Padre è il significato letterale del nome Attila. Quello che più stupisce è che Attila non è un nome unno, ma trae la sua origine dalla lingua dei Goti. La sua formazione è chiara. Deriva da atta 'padre' (Atta Unsar significa 'Padre Nostro' in gotico), con un suffisso diminutivo maschile -ila. Il Vescovo Wulfila che evangelizzò i Goti aveva ad esempio un nome che significa 'Piccolo Lupo' (wulfs 'lupo'). Probabile che il sovrano unno si sia dato questo nome perché il suo regno era un esempio di stato multiculturale ove si parlavano diversi idiomi. Il padre di Attila, Mundzuc (Munduch), aveva un nome tipicamente unno (altaico), e così pure i suoi molti figli: Dengizich, Ellac, Ernac. Dengizich significa 'Piccolo Mare' (-iq era un antico suffisso diminutivo turco); sia Ellac che Ernac sono formati da er, che in mongolo significa tuttora 'uomo'. Dengizich ha una radice che corrisponde al turco dengiz 'mare', che mostra che l'unnico condivideva con gli idiomi turchi un mutamento fonetico da -r- a -z-. Il parentado del Flagello di Dio riserva però altre sorprese. Suo fratello Bleda ha un nome la cui fonetica non è altaica, ma non riesco ad individuarne l'origine. Parimenti il nome di suo nonno Rua (Ruga, Roas, Ruhas) ha una caratteristica non altaica: inizia per r-; la variante Rugila sembrerebbe provare la sua origine germanica, anche se le fluttuazioni con cui ci è stato tramandato sembrano indicare il tentativo di razionalizzare qualcosa di incomprensibile.
mercoledì 1 gennaio 2014
1308-1590 America Vichinga
1984 Edizioni Frassinelli
Le relazioni inviate da Marco Polo al Gran Khan furono riscoperte negli archivi di Pechino nel 1887. Stese parte in mongolo e parte in cinese, furono tradotte e pubblicate in inglese nel 1901: Marco Polo's Reports on Yuan Tun Ta Kuo or California, and on American Wales, a cura della Hakluyt Society. I rapporti dei governatori di Sho Tun-ko sono integralmente disponibili in inglese, in un altro volume della stessa benemerita Hakluyt Society: Chinese Papers on California, 1919. Tuttora fondamentale sull'impresa di Alvarado il capolavoro storiografico di William H. Prescott, History of the Conquest of Nuevo Catay, 1858.
Il resoconto del viaggio di Verrazzano, scritto in italiano, fu pubblicato col titolo Relatione al Re Cristianissimo della discoperta del Reame di Rossimania da Giovanbattista Ramusio, nel terzo volume della sua raccolta Delle Navigationi et Viaggi, Venezia 1556.
Sir Walter Raleigh spiegò e giustificò il proprio operato in The Conquest of the Large, Rich and Beautiful Kingdom of Roximania, Londra 1593.