domenica 18 giugno 2017


L'ENIGMATICA SCIMMIA DI DE LOYS 

Nel 1917 Il geologo François de Loys condusse una spedizione alla ricerca di giacimenti di petrolio nei pressi del Lago di Maracaibo, nella zona di confine tra Venezuela e Colombia. La spedizione si protrasse per diversi anni tra difficoltà quasi insormontabili, subendo attacchi da parte degli Indios Motilones. Il gruppo di De Loys alla partenza constava di venti persone, ma a causa dell'ostilità degli autoctoni i superstiti furono solo quattro. Nel 1920 avvenne un fatto eccezionale: in prossimità del Rio Tarra gli uomini di De Loys furono attaccati da due grosse scimmie antropomorfe. Erano così aggressive e gigantesche che all'inizio furono scambiate per orsi. Una delle due creature, probabilmente un maschio, si mise a urlare e a scagliare contro gli uomini i propri escrementi. La materia fecale, evidentemente infetta, mandava un fetore insopportabile. Reagendo a questo assalto, gli esploratori fecero fuoco abbattendo un animale, la femmina.  De Loys capì subito che c'era qualcosa di strano: la scimmia uccisa aveva caratteristiche molto peculiari che non si incontravano negli altri primati della regione. Non aveva coda, in contrasto netto con ogni specie conosciuta di scimmia americana. La sua altezza era di 1,57 metri, e furono contati ben 36 denti, mentre le scimmie platirrine del continente hanno ne hanno soltanto 32. La carcassa, che aveva il collo spezzato, fu collocata su una cassa e il suo capo fu tenuto sollevato grazie a un lungo bastone, in modo che fosse possibile fotografarla meglio. L'animale fu rasato perché fosse possibile avere un'idea più esatta della sua corporatura e della sua struttura muscolare. Di tutte le fotografie fatte, ne sopravvisse una sola. A quanto pare le altre andarono disperse nel corso di un'inondazione o durante l'attraversamento di un fiume.

La fotografia sopravvissuta fu pubblicata su molte riviste in Francia e in Inghilterra. Il caso destò l'interesse dell'antropologo George Montandon, che propose per il misterioso animale un nome scientifico: Ameranthropoides Loysi, ossia Ominide Americano di De Loys. Subito divamparono le polemiche. Montandon fu ritenuto inaffidabile con argomentazioni ad hominem: siccome era stato condannato per spionaggio come traditore della sua patria, ogni cosa da lui detta doveva necessariamente essere priva di valore o mendace. Alcune sue affermazioni di stampo razzista non fecero che confermare questa impressione. Si raccolsero dichiarazioni dell'inaffidabilità dello stesso De Loys, che sarebbe stato un gran burlone. Secondo un certo Enrique Tejera, De Loys avrebbe ricevuto in dono una scimmietta dalla coda affetta da ulcere in suppurazione. Avrebbe così ordinato l'amputazione della coda del povero animale e la cauterizzazione della ferita. Come conseguenza di questi traumi, la scimmietta sarebbe morta di lì a poco, e De Loys avrebbe fatto fabbricare una cassetta in miniatura, alterando i riferimenti per far sembrare la foto quella di un primate colossale.

Alcuni scettici ritengono che la scimmia di De Loys fosse una comune scimmia ragno. Va però detto che ci sono significative caratteristiche nella morfologia che rendono l'ipotesi scettica difficilmente credibile. Michael Shoemaker puntualizza differenze nella massa del corpo, nella forma delle mani, della faccia e della fronte. La faccia delle scimmie ragno è triangolare, quella della scimmia di De Loys è ovale. Qualcuno ha notato che in Brasile viveva un tempo una scimmia ragno gigantesca, Protopithecus brasiliensis, della quale sono stati rinvenuti resti fossili, compreso uno scheletro completo. Protopithecus brasiliensis, che si è estinto 10.000 anni fa circa, aveva dimensioni doppie rispetto a quella delle scimmie ragno attuali. Tuttavia va notato che non si trattava di una scimmia antropomorfa; inoltre anche da una sommaria analisi, la forma del cranio risulta del tutto diversa da quella del primate di De Loys.

Una nuova spedizione in Venezuela fu fatta da americani nel 1991. Ad alcuni nativi fu mostrata la foto della scimmia di De Loys, ed essi la riconobbero subito come appartenente ad una bestia da loro chiamata mono grande (grande scimmia). Si attende la cattura di un animale vivo per porre fine a questo annoso mistero.

Riporto l'immagine di una scimmia ragno e quella del teschio del suo parente fossile, perché sia a tutti possibili fare un confronto.


 

Per finire, non posso fare a meno di notare un dettaglio a cui nessuno sembra aver fatto caso: la scimmia di De Loys ha tra le gambe un'appendice che potrebbe essere il pene, anche se gli esploratori riferirono che l'animale era una femmina. Tra l'altro, non può trattarsi per la sua posizione di un'ipotetica coda amputata. 

OLIVER LO SCIMPANZUOMO

Oggi voglio raccontarvi la storia di Oliver, il primo ibrido tra uomo e scimpanzé di cui si abbia notizia.

Nel lontano 1960 Frank e Janet Berger acquistarono un giovane scimpanzé di circa due anni, nato nello Zaire (ex Congo Belga). Subito si accorsero della stranezza dell'animale: sia la sua struttura fisica che il suo comportamento erano eccezionali per un primate. La scimmia infatti aveva una postura eretta e si trovava più a suo agio con compagni umani che con quelli che avrebbero dovuto essere i suoi simili. Fu educato a indossare abiti umani, a usare la tazza del water per evacuare i suoi reflui e a pulirsi il deretano con la carta igienica. Sedeva a tavola, usando con perfetta maestria le posate. Sapeva persino cucinare e spingere carriole. Guardava la televisione sorseggiandosi tranquillo dei cocktail. Ma la cosa che più fu causa di stupore era il suo comportamento sessuale. Quando raggiunse la maturità, Oliver dimostrò subito un'invincibile attrazione per le donne, le preferiva di gran lunga alle femmine della sua specie. Come vedeva una donna si masturbava furiosamente e le faceva pesanti avances, esibendole i suoi genitali in erezione. Janet Berger fu traumatizzata da questo comportamento, perché Oliver cercava costantemente di accoppiarsi con lei. Presto fu chiaro che lo scimpanzé era una grave minaccia per Janet, che decise di venderlo. Diversi testimoni garantirono che gli approcci Oliver con Janet erano autentici tentativi di stupro e non semplici esibizioni pagliaccesche. Alcuni giurarono che il libidonoso primate non emanava dal suo corpo il fetore tipico degli altri scimpanzé.

Non appena fu venduto ad un addestratore professionista di nome Miller, Oliver iniziò una portentosa carriera. Illuminava tutti con i segni di un'intelligenza chiaramente umana. In seguito passò a Ralph Helfer, gestore di un parco tematico in California.

Sorpresi da tutto questo, molti iniziarono a costruirci teorie. Per alcuni Oliver doveva essere il celebre "anello mancante" ipotizzato da Darwin, altri pensarono che fosse invece il frutto di qualche esperimento genetico. Si sapeva che Mengele aveva dichiarato a molte sue prigioniere di averle ingravidate con lo sperma estratto da scimpanzé, e all'epoca non si sapeva ancora che il medico nazista bluffava: le sue si rivelarono tecniche di raffinata violenza psichica. Furono fatti diversi test genetici, ma i risultati ottenuti si rivelarono contrastanti - a mio parere a causa dell'ottusità di un mondo scientifico così schiavo dei pregiudizi. A una prima analisi, Oliver rivelò un corredo composto da soli 47 cromosomi, uno in meno dei normali scimpanzé e uno in più degli esseri umani. Un secondo test effettuato all'Università di Chicago dichiarò invece, con infinita pruderie, che il sospetto ibrido avrebbe invece avuto 48 cromosomi. Il Dottor David Lebletter scrisse che "La presenza di 47 cromosomi nel suo DNA può essere spiegata come un'interpretazione errata dei dati, o semplicemente una rappresentazione schematica modificata". La dottrina soggiacente è la stessa usata dagli scettici ad oltranza che vedendo un oggetto inspiegabile in cielo sbottano "è un pallone sonda". Qualsiasi cosa sia, avesse anche la forma di un sigaro o di un rombo composto da luci separate, deve essere un pallone sonda - così come per i villici di distretti isolati deve essere la Madonna.

Qualche scienziato più moderato ha fatto invece notare come siano nati altri scimpanzé bizzarri con caratteristiche simili a quelle di Oliver, formulando l'idea che si debba trattare di una nuova specie o sottospecie del tutto naturale.

Sono convinto che Oliver sia il prodotto di un coito ferino tra uno scimpanzé maschio e una femmina umana. Infatti il rapporto tra un maschio umano e una femmina di scimpanzé darebbe più difficilmente frutto, per via della diversa struttura dell'utero. Se i cavalli montano le asine dando origine ai bardotti, se gli asini montano le cavalle dando origine ai muli, perché mai non dovrebbero essere possibili ibridi uomo-scimmia? Le differenze di corredo genetico tra uomo e scimpanzé sono molto minori di quelle che sussistono tra animali come cavalli e asini, cavalli e zebre, tigri e leoni, CHE PRODUCONO SICURAMENTE IBRIDI! E si badi bene, non sto parlando di esperimenti, di inseminazioni in vitro: parlo invece di copule! Il problema è che il mondo scientifico, che è corrotto, teme di rivelare questi arcani, per paura di rappresaglie da parte del mondo religioso!

Voglio mostrare che l'universo è una fornace di orrori e di miserie insopportabili! Voglio distruggere i dogmi buonisti della società cattolicizzata! Voglio dimostrare che l'uomo non fu fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma di Satana! E se è possibile fecondare un ventre umano con lo sperma di esseri subumani, questo dimostra l'origine diabolica, non divina, del corpo e della fecondità!

Riporto le vibranti parole di Lovecraft, tratte da "La verità sul defunto Arthur Jermyn e la sua famiglia" e capaci di illuminare questa tenebra:

La vita è una cosa orribile e dietro le nostre esigue conoscenze si affacciano sinistri barlumi  di verità che la rendono ancora più mostruosa. La scienza, già oggi sconvolgente nelle sue terribili rivelazioni, rappresenterà la fine della razza umana - ammesso pure che siamo una specie autonoma - quando fornirà alla nostra mente la chiave di orrori insopportabili che un giorno dilagheranno nel mondo. Se sapessimo ciò che veramente siamo, dovremmo seguire l'esempio di Arthur Jermyn: e Arthur Jermyn si cosparse di benzina e si diede fuoco nel cuore della notte.

mercoledì 14 giugno 2017


UNA PERDITA GRAVISSIMA

Preziosa raccolta di vasellame etrusco polverizzata per errore da una squadra demolizioni

“Una perdita gravissima per il patrimonio culturale del Paese”: così ha dichiarato, trattenendo a stento le lacrime, il professor Berardi Gasperini dell’Università di Tor Bella Monaca. “A causa di un malaugurato disguido, i demolitori hanno minato l’edificio sbagliato, il Museo delle Antichità Etrusche, anziché il fatiscente palazzo attiguo”. L’esplosione ha letteralmente cancellato dalla faccia della terra migliaia e migliaia di cocci, anfore e pitali sbrecciati d’inestimabile valore, recuperati nel corso degli scavi archeologici condotti dall’Unità d’Italia ad oggi. Appresa la notizia, la direttrice del Museo professoressa Maddalena Serri, in vacanza studio a Capo Verde, è stata colta da malore. In un comunicato, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma ha annunciato che “Nessuno sforzo sarà risparmiato per riportare in vita la prestigiosa sede museale e i miseri rimasugli delle collezioni in essa custoditi”.

Pietro Ferrari, aprile 2017

lunedì 12 giugno 2017


STRANO INTERLUDIO 

Una vasta catacomba: questo sembra l’auditorium del Cidis, il Consorzio Interuniversitario per il Diritto allo Studio di Milano. Dopo alcune ore di permanenza in quel locale sotterraneo rischiarato da luci opache, ore trascorse all’ascolto di una relazione sulla “Piattaforma per la certificazione dei crediti ed il monitoraggio dei debiti”, chiunque sarebbe colto da una profonda sensazione di tedio. Il brio dell’oratore, titolare di uno studio tributario, appare del tutto ingiustificato vista la desolante aridità degli argomenti trattati.
Nel corridoio limitrofo all’auditorium è stato allestito un buffet con generi di conforto. Riconosco una delle hostess: era presente a un convegno svoltosi l’anno scorso, ma la ricordavo bionda. Anche lei pare rammentarsi di me. Apprendo dalla sua viva voce che non lavora abitualmente nel settore del catering, ma svolge attività di mediazione culturale presso un centro d’accoglienza in Valtellina. Non senza sorpresa scopro che è tunisina, originaria di Sousse (Susa), località presso cui, nel giugno del 2015, gli islamisti assassinarono decine di turisti alloggiati in un hotel.
A un tratto, chiede di poter fare “una foto ricordo” accanto a me, ed io acconsento.
Chissà, forse la foto confluirà nel database dei servizi segreti tunisini.

Pietro Ferrari, giugno 2016

sabato 10 giugno 2017

DIPARTITE 

Alle dieci e quaranta del 30 giugno 2016, nel bel mezzo dell’ultima lezione del corso di Letteratura apoftegmatica, il professor Fabbri fu colpito da un ictus cerebrale fulminante: impallidì di colpo e si accasciò al suolo senza vita. Dal pubblico di studenti presenti in aula si levò un mormorio di sgomento. I giovani esitarono ad accostarsi al vegliardo, temutissimo a causa del suo carattere dispotico. L’accademico aveva assunto al momento della caduta la posizione caratteristica dei cadaveri composti nelle bare: braccia distese lungo i fianchi, gambe diritte. Si verificò un incidente curioso e inesplicabile: un merlo, introdottosi nell’aula dal lucernario, si posò sulla fronte dell’accademico e gli beccò il naso. Dopo un quarto d’ora sopraggiunse un’ambulanza: il personale dopo aver constatato il decesso del professore decise di non rimuoverne il corpo, la cui stazza pachidermica avrebbe richiesto come minimo l’utilizzo di un paranco. Si convenne di lasciare l’ingrato compito all’impresa di pompe funebri, già allertata. Gli studenti abbandonarono speditamente l’aula. All’arrivo dei necrofori, l’ambulanza prese il largo. I portieri dell’università, individui dall’aria patibolare, furono allontanati con modi spicci. Fatto ciò, i necrofori si misero all’opera. La salma del professor Fabbri fu fatta rotolare su un materasso gonfiabile analogo a quelli utilizzati dai pompieri, che fu poi gonfiato mediante un compressore, quindi venne deposta in un feretro collocato su un carrello elevatore elettrico porta barelle, e di qui fatta scivolare nel vano dell’auto attrezzata per il trasporto. Tutto si svolse celermente e senza intoppi. La moglie, in vacanza studio a Capo Verde con un’amica, raggiunta telefonicamente dal vicerettore, lanciò grida acutissime, assordanti, placandosi solo in seguito alla promessa di una cerimonia funebre suntuosa a spese dell’ateneo. Dopo meno di un’ora, sul cortile della facoltà di Lettere calò il silenzio.

Pietro Ferrari, giugno 2016

mercoledì 7 giugno 2017


I FRATTALI SONO INFINITI!

La legge della potenza implica che, se si ingrandisce una parte di una rete fluviale, si ottiene un modello molto somigliante all'insieme generale. In altre parole, la rete non è complessa come appare. Innumerevoli accidenti rendono ogni sistema fluviale unico, e tuttavia ciò che accade su una certa scala è sempre strettamente connesso con ciò che accade su un'altra. Tale caratteristica, che rivela come nella struttura di tutte le reti fluviali sia insita una fondamentale semplicità, è definita autosimilarità, e strutture di questo tipo sono chiamate a volte frattali. La legge della potenza è importante perché, in sostanza, mostra come anche in un processo storico influenzato da probabilità casuali possano emergere dei modelli simili a leggi. In quanto universalmente caratterizzate da autosimilarità, le reti fluviali si assomigliano tutte. La storia e le probabilità sono pienamente compatibili con l'esistenza di un ordine e di un modello.
Dunque le scienze storiche sono qualcosa di più di una cronaca. Per spiegare come mai un particolare ramo di un sistema fluviale esista e si trovi dove si trova, forse non si può fare altro che analizzare tutti gli accidenti storici che hanno condotto alla sua evoluzione. Il ramo che ha tratto origine da un violento temporale notturno avrebbe potuto benissimo formarsi altrove. Se la storia potesse ripetersi, il temporale e la sua acqua colpirebbero forse in un altro luogo, conferendo all'intera rete fluviale caratteristiche diverse. Eppure la rete, nel suo compleso avrebbe sempre lo stesso identico carattere frattale e soddisferebbe la stessa legge della potenza, che riflette una struttura autosimilare organizzata globalmente. Questo modello si manifesta ogni volta e, parafrasando Whitehead, mostra "il generale nel particolare e l'eterno nel transitorio".

Mark Buchanan - NEXUS
(Esilio a Mordor, 23/06/2007)

Quello che non si tiene mai in considerazione quando si parla di questi argomenti, è un dettaglio essenziale e imprescindibile della natura dei frattali: l'autosomiglianza o autosimilarità dei frattali non ammette limiti. In altre parole, i frattali sono oggetti geometrici che ripetono la loro struttura su ogni scala, sia nell'infinitamente piccolo che nell'infinitamente grande. A qualsiasi livello li si indaghi, essi mostrano sempre le stesse forme. Quello che Buchanan omette di dire è che, se si usa il rigore matematico, nessun componente della Natura è realmente un frattale. Certo, può essere comodo usare la matematica dei frattali per descrivere i fiocchi di neve o le reti fluviali, ma bisogna tener presente che come si scende a livello atomico, non si ha evidenza alcuna di autosomiglianza. Gli atomi e le particelle subatomiche obbediscono alle leggi della fisica quantistica e mostrano caratteristiche drasticamente diverse dagli oggetti macroscopici. Se noi ingrandiamo un fiocco di neve, a un certo punto non troviamo più una struttura che si ripete: incontriamo le molecole di acqua, formate da atomi di idrogeno e di ossigeno. Non possiamo usare un modello frattale per descrivere gli orbitali degli elettroni e le distribuzioni di probabilità di tali particelle, per non parlare dei nuclei, dal momento che si tratta di realtà che non ripetono la forma e la struttura dell'oggetto macroscopico che compongono. Allo stesso modo, un fiocco di neve è limitato nello spazio e nel tempo. Non ha dimensioni infinite e non ripete se stesso fin oltre i limiti delle galassie! Quindi possiamo dire che quanto sostengono i fautori della natura frattale dei componenti della Natura non corrisponde al vero. Andrebbe sempre specificato che i modelli usati dagli studiosi sono approssimazioni. Sono studi della massima importanza, non posso certo negarlo. Tuttavia, quando Buchanan scrive che una rete fluviale ha un carattere frattale - senza specificare quali sono i limiti del suo assunto - afferma il falso.

lunedì 5 giugno 2017


IL PANTOCRATORE DIGITALE 

Nel World Wide Web non esistono particelle subatomiche e le reti non hanno "livelli di energia", non nell'accezione fisica del termine. Perché parlare allora di condensazione di Bose-Einstein? Questa fu la domanda che posi a Bianconi un sabato pomeriggio del 2000, quando feci un salto all'università per prelevare alcune carte. Mentre lasciavo l'ufficio Ginestra mi comunicò con una certa eccitazione che aveva trovato qualcosa d'interessante.
"Non ho tempo ora, - dovetti risponderle, con mio figlio di quattro anni che mi aspettava in automobile, - ci vediamo lunedì". Condensazione di Bose-Einstein? Quando mai si era sentito parlare di un condensato al di fuori della meccanica quantistica? Bianconi doveva occuparsi del modello a fitness, governato dalle normali leggi della fisica classica: cosa c'entrava la meccanica quantistica con il Web e le reti sociali? Questi erano i pensieri che attraversavano la mia mente nelle due ore di viaggio dalla Notre Dame University a Chicago. Ma il lunedì successivo mi aspettava una sorpresa.
Usando una semplice trasformazione matematica, Bianconi aveva sostituito la fitness con l'energia, assegnando nel modello a fitness un livello di energia a ogni nodo.
Improvvisamente i calcoli assunsero un significato nuovo. Cominciarono a somigliare a quelli in cui si era imbattuto Einstein ottant'anni prima scoprendo il condensato. Forse era una coincidenza, forse non significava nulla, ma fra il modello a fitness e un gas di Bose esisteva in effetti una precisa corrispondenza matematica. A ogni nodo della rete corrispondeva un livello di energia nel gas di Bose; più era alta la fitness del nodo, più il corrispondente livello di energia era basso. I link della rete diventavano le particelle di gas: ognuna assegnata a un determinato livello di energia. Aggiungere un nuovo nodo alla rete è come aggiungere un nuovo livello di energia al gas di Bose; e aggiungere un nuovo link è come introdurre una nuova particella di Bose nel gas.
Nell'ambito di questa corrispondenza formale le reti complesse sono descritte come un immenso gas quantistico, dove i link si comportano allo stesso modo delle particelle subatomiche.
Questa corrispondenza fra le reti e un gas di Bose era qualcosa di decisamente inatteso.
Dopotutto, un gas di Bose è una creatura che appartiene esclusivamente alla meccanica quantistica. È regolato dalle speciali leggi della fisica subatomica, che ammettono una serie di fenomeni controintuitivi senza equivalenti nel mondo macroscopico.  Queste leggi sono molto diverse da quelle che governano le reti incontrate nel corso di questo libro.
I nodi e i link di Internet, per esempio, sono oggetti macroscopici: router e cavi che possiamo toccare, nonché recidere se vogliamo. Nessuno potrebbe credere seriamente che siano governati dalla meccanica quantistica. Eppure per decenni abbiamo considerato le reti come oggetti geometrici appartenenti al rigoroso regno della matematica. La scoperta che le reti del mondo reale sono sistemi dinamici in rapida evoluzione ha coinvolto nello studio delle reti complesse anche i fisici. Forse stiamo per assistere a un ennesimo rivolgimento culturale. In effetti la scoperta di Bianconi indicava che le regole di comportamento di una rete sono identiche a quelle di un gas di Bose. Alcune proprietà delle reti complesse gettano un ponte di collegamento fra il micro e il macrocosmo, con conseguenze tanto affascinanti quanto l'esistenza del collegamento stesso.
La conseguenza più importante di questa scoperta è che alcune reti possono effettivamente subire una condensazione di Bose-Einstein. Anche chi non ha una grande confidenza con la meccanica quantistica può facilmente intuirne le implicazioni: semplicemente, è possibile che in alcune reti chi vince conquisti tutto. Così come nel condensato di Bose-Einstein le particelle si raggruppano al livello di energia più basso lasciando deserti tutti gli altri livelli, in certe reti il nodo con la fitness più alta può accaparrarsi tutti i link senza lasciare nulla algli altri. Chi vince piglia tutto.

Albert-László Barabási - Link, la nuova scienza delle reti
(Esilio a Mordor, 25/06/2007)


Di certo Barabási non comprendeva del tutto dove avrebbero portato gli spaventosi processi in corso, dominati dalle forze immani e funeste che stavano cominciando a plasmare il Web. Quando scriveva era il 2004, l'anno in cui divenni un blogger. Ci volle ancora un po' prima che mi accorgessi dell'esistenza del suo libro e mi immergessi nella sua lettura, traendone grande giovamento. Nel frattempo qualcosa di terribile andava formandosi e diffondendosi, senza che nessuno se ne rendesse conto, fornendo la dimostrazione delle teorie fondate sulla bizzarra associazione tra la fisica quantistica e le proprietà delle reti. Ebbene, Zuckerberg è il prodotto tangibile di una drammatica condensazione di Bose-Einstein! È una singolarità ineliminabile, l'equivalente informatico di un buco nero supermassiccio nel nucleo di una galassia! Scandaglia ogni mente, al punto che la vita di ogni essere umano è per lui un film da acquisire, catalogare e stoccare in archivio, in attesa di farne l'uso che più ritiene opportuno. Quando parlo di queste cose, sono in molti a tremare e a reagire con grande stizza. Ci sono donne che sono prese da crisi isteriche quando sono messe di fronte al fatto che i loro pruriti anali non sono un mistero per Montagna di Zucchero. Eppure le cose stanno così. Nemmeno i politici si salvano dalla volontà di questo giovane Baal sulla Terra. Possiamo citare per esempio il caso di Netanyahu, che strepitava e minacciava a destra e a manca, faceva fuoco e fiamme. Sembrava che stesse per lanciare i missili, avviando la combustione del Medio Oriente, riducendo le nazioni confinanti a inabitabili distese di radionuclidi crepitanti. Non è durata a lungo. Ecco che il Grande Zuckerborg ha inchiodato Bibi, minacciando di rendere noto certo materiale compromettente che lo ritraeva nell'atto di leccare il boccone del prete ad alcune pingui fallofore. Ecco la Nuova Intelligenza scaturita dai nodi e dai link di Internet! 

domenica 4 giugno 2017


DALLA FITNESS AL DOMINIO DI BAAL 

Ci sono persone che sanno trasformare ogni incontro casuale in un rapporto sociale duraturo e aziende che riescono a trasformare ogni cliente in un partner fedele. Certe pagine Web rendono il navigatore schiavo della rete. Che cos'hanno in comune questi nodi della società, degli affari e del Web? Ognuno di loro ha un talento innato, che lo pone davanti a tutti gli altri. Benché sia impossibile trovare la chiave universale del successo, possiamo studiare il processo che separa i vinti dai vincitori: la competizione nei sistemi complessi.
In un ambiente competitivo ogni nodo ha una certa fitness. La fitness è la nostra attitudine a stringere più amicizie rispetto ai nostri vicini; è l'abilità di un'azienda di attirare e mantenere più clienti rispetto ad altre aziende; è la bravura di un attore che lo fa apprezzare e ricordare più di altri; è la capacità di una pagina Web di farci tornare quotidianamente sul suo contenuto anziché su quello di altri miliardi di pagine che si contendono la nostra attenzione. La fitness misura l'abilità competitiva di ogni nodo. Negli esseri umani può essere una questione genetica; per le aziende può dipendere dalla qualità del prodotto e della gestione, per gli attori dal talento, per i siti Web dal contenuto. In una rete possiamo assegnare una fitness a ogni nodo per indicare la sua capacità di competere per i link. Sul Web, per esempio, la fitness della mia pagina è 0,00001, mentre quella di Google è 0,2. Ciò che conta non è la reale grandezza di queste cifre, ma il loro rapporto, da cui si deduce il nostro potenziale d'attrazione nei confronti dei visitatori. Chiunque, infatti, si rende conto che Google è 20000 volte più utile del mio sito personale.
L'introduzione della fitness non elimina gli altri due meccanismi che governano l'evoluzione delle reti, la crescita e il collegamento preferenziale; modifica però il criterio in base al quale qualcosa viene considerata attraente in un ambiente competitivo. Nel modello a invarianza di scala abbiamo assunto che la capacità di attrazione di un nodo era determinata esclusivamente dal suo numero di link. In un ambiente competitivo anche la fitness ha un suo ruolo: i nodi con una fitness più elevata vengono linkati più frequentemente. Un modo semplice per far rientrare la fitness nel modello a invarianza di scala è assumere che il collegamento preferenziale sia guidato dal prodotto tra la fitness del nodo e il suo numero di link. Ogni nuovo nodo decide dove connettersi confrontando il prodotto tra fitness e connettività di ogni nodo disponibile, preferendo quello con un prodotto più alto e, quindi, con una più alta capacità di attrazione. Fra due nodi con lo stesso numero di link quello con una fitness più alta acquisirà nuovi link più velocemente dell'altro. Se due nodi hanno la stessa fitness, tuttavia, il favorito rimane comunque il più vecchio. Questo semplice modello a fitness, in grado di combinare la competizione e la crescita, fu il nostro primo tentativo di spiegare Google. Nato per distinguere velocemente i nodo l'uno dall'altro e dare un'opportunità ai nuovi arrivati, presto rivelò implicazioni più profonde, aprendo nuove prospettive su un'ampia famiglia di fenomeni che non era possibile scorgere in un universo ugualitario e privo di fitness.

Albert-László Barabási - Link, la nuova scienza delle reti
(Esilio a Mordor, 16/06/2007)

Se ci guardiamo intorno, possiamo capire facilmente che i concetti espressi dallo studioso ungherese non bastano più a spiegare la realtà delle cose. All'epoca in cui pubblicavo su Esilio a Mordor citazioni tratte da Link, la nuova scienza delle reti, i suoi enunciati descrivevano molto bene il complesso ecosistema del Web. La colpa principale dell'autore era l'ingenuità: egli credeva davvero che dal magma della Rete delle Reti si stesse autoaggregando un mondo migliore e che la competizione tra i siti fosse una cosa splendida, positiva, costruttiva. Dopo un periodo di tempo irrilevante dal punto di vista storico, vediamo che non c'è più fitness alcuna per i siti personali e per i blog. Ciò che era piccolo ora tende a zero: il mio sito personale non ha nessuna utilità. Ciò che era grande ora tende all'infinito: l'utilità dei Giganti è incommensurabile. Esistono soltanto pochissimi nuclei che sono quasar dell'informazione, come Google e Facebook, e per il resto una distesa infinita di relitti insignificanti. Facebook è il centro assoluto che oscura ogni altra sorgente di luce virtuale, con Zuckerberg che ha raggiunto capacità incredibili e sempre più inquietanti, prossime all'onniscienza, all'onnipotenza, all'onnipresenza. Egli concentra nelle sue mani un potere che nessuno sulla faccia del nostro pianeta ha mai avuto da che vi esiste il genere umano. Egli è il Sommo Dittatore, il Tiranno Assoluto. In questo presente desolante la gente è in preda alle febbri politiche e per questo crede di avere una visuale privilegiata sull'intero Universo: fissata con le proprie categorie obsolete, vede Hitler sotto ogni sasso e lo proietta dovunque, ma ignora che la propria vita è trasparente come il vetro. Dalle proprietà delle reti è nato un mostro che è Baal sulla Terra, è Moloch immanente. Egli arriva dove nessuno degli imperatori e dei despoti è mai giunto: all'interno del nostro cranio! 

venerdì 2 giugno 2017

IRRILEVANZA DEL PAGERANK DEI BLOG

L'algoritmo di Google per la stima del pagerank effettua accurati controlli sulle chiavi di ricerca, per mezzo delle quali si verifica l'accesso a un blog e le confronta con il contenuto dei testi pubblicati. In questo modo si pretende di poter verificare la pertinenza del contenuto delle pagine indicizzate. È ovvio che negli angiporti di Google si usano programmi di traduzione automatica che snaturano ogni parola. Ricordo un testo in cui si parlava di sodomia tradotto in italiano da un servomeccanismo e trasformato in un esilarante resoconto di galli che finivano giù in una botola. Non ho ragione di credere che sia meno assurdo il processo inverso, ossia la traduzione di una pagina dall'italiano all'inglese. È anche possibile che l'Homo Americanus (sottospecie dell'Homo Insipiens) creda davvero, con disarmante ingenuità, a una simile utopia gumpista di perfetta sovrapponibilità di tutte le lingue umane.

Fatte queste premesse, non trovo poi così sconcertante che Esilio a Mordor abbia un Google pagerank bassissimo, di 3/10, anche per merito degli assurdi e molteplici criteri utilizzati per raggiungerlo. Un ringraziamento all'utente che è entrato ieri digitando FOTO DI PAPULE SUL PENE. Ma a cosa serve or della fine questa indicizzazione? Non significa assolutamente nulla, perché è soltanto il prodotto di automi senz'anima e non rende in alcun modo conto di ciò che sente chi legge un qualsiasi contenuto messo online. L'ennesima insulsa forma di marketing, volta a diminuire il livello di realtà dei navigatori impastoiandoli in comportamenti coatti. Per commentare, non ho che da usare un'altra chiave di ricerca che mi è capitato di trovare in questi giorni: NON FU L'ODIO MA LO SCHIFO CHE QUASI DIVORO' LA MIA VITA.
(Esilio a Mordor, 22/11/2007)

A circa un decennio di distanza, possiamo constatare che le cose sono cambiate in modo drastico: nei blog non entra più quasi nessuno tramite ricerche in Google, così il problema del pagerank e del suo calcolo non si pone più. Moltissimi digitano ancora le chiavi di ricerca più bizzarre, ma non trovano interessanti i risultati e non entrano nei blog, considerati la spazzatura di un Web che già di per sé è una cloaca. Le stringhe cercate con Google vengono comunque mostrate nell'apposita pagina di StatCounter, anche se chi le ha digitate non ha effettuato alcun accesso al portale: il sito di statistiche registra infatti tutte le volte che qualcuno ha visto comparire il blog tra i risultati della sua ricerca. In sintesi, si possono visualizzare due colonne nella pagina con i dati degli ingressi: la prima è denominata Impressions (the number of times your website was shown in a Google search results page) e la seconda CTR (Click Through Rate on Google Search Results pages: what percentage of people who were exposed to your website on Google for a given search actually clicked on the result for your website). Mentre le Impressions sono numerose, il CTR è nullo per quasi tutte le voci.

Ecco un sintetico campionario di ricerche che non hanno portato alcuna visita al blog IL FILO A PIOMBO DELLE SCIENZE:  

  • aborigeni australiani telepatia

  • alboino pronuncia

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I flussi informativi, da lungo tempo in agonia, si sono dissipati nello Stagno Termodinamico del Web, lasciando esigue tracce di particelle irriconoscibili, residui di kipple digitale alla deriva nel vuoto. Difficile pensare che da questo tenue spolverio di Nulla si possano rapprendere nuove galassie blogosferiche. 

lunedì 29 maggio 2017

MESSAGE IN A BOTTLE

In una famosa canzone dei The Police, Sting cantava il ritornello "message in a bottle". Un giorno Matteo O. mi disse che la cosa era stata all'origine di un equivoco. Egli sentiva quella stringa come "messigginnebbaro" e la sua prima impressione era che Sting si fosse messo a cantare in napoletano. Così aveva avuto occasione di intavolare il discorso in qualche sua compagnia di snob, sentendosi rispondere che questo bislacco "messigginnebbaro" non è affatto napoletano, è inglese purissimo - trattandosi di un messaggio in una bottiglia. Anch'io sentivo "messigginnebbaro", proprio come Matteo O., e nulla avrebbe potuto convincermi che Sting cantasse qualcosa di diverso. A distanza di anni, riascoltando la canzone, con grande sorpresa mi accorgo che la trascrizione non sembra più essere "messigginnebbaro". Direi che suona più come "messigginnebbato", quasi "messigginebbacio", con una dentale retroflessa /ţ/ che vira verso /tʃ/. Della rotica che sentivo da giovane non trovo più alcuna traccia. Quali che fossero i fonemi che il cervello di Sting ha comandato ai suoi apparati fonatori, a differenza di Matteo O. avevo subito ritenuto quelle sillabe prive di qualsiasi connessione con l'idioma partenopeo. Il punto è che la pronuncia insegnata nelle scuole non rende conto della rapida evoluzione fonetica dei dialetti neoinglesi. Il quadro cristallizzato dell'inglese scolastico, una pseudolingua a tutti gli effetti, si allontana sempre più dalla lingua parlata. 

Ricordo ancora le diatribe accesissime a scuola: quando ero al liceo alcuni alunni insorsero contro la professoressa di inglese, sostenendo la necessità di pronunciare body come "bàdi" e non come "bòdi". Allo stesso modo affermavano che bisogna pronunciare bottle come "bàtol" e non come "bòtol". Ovviamente non si poteva pretendere che le insegnanti e gli studenti andassero oltre gli squallidi adattamenti dei suoni anglosassoni alla fonetica italiana. La più ribelle era la ripetente Paola V., che era una fellatrice spermatofaga avidissima. Quella fallofora raccontava con la massima naturalezza cose della cui gravità sembrava non rendersi conto: era stata iniziata al sesso orale e alla pornografia dal padre, che la induceva anche a prostituirsi. Aveva una serie di comportamenti sconvenienti, tra cui fumare sensualmente le sigarette, torturandole con le labbra vermiglie come se fossero falli in miniatura. Ebbene, la sconcia Paola V. diede origine a un conflitto fondato su una questione di principio che a me parve incredibilmente stupida e inconcludente. Era quasi una guerra, e tutto per un "badi" e per un "bàtol". La professoressa di inglese era ferocemente ostile alla pronuncia con /a/ al posto di /ɔ/ in queste parole. Ne negava addirittura l'esistenza. Le liti furibonde erano quotidiane ed estenuanti. Non venivano sedate nemmeno da note sul registro e da espulsioni dalla classe. Paola V. era sicurissima di aver sentito sempre dire "badi" e "bàtol", così insisteva senza requie. Così come sapeva titillare i cazzi, sapeva anche fracassarli. Il folgorato Massimo B., che fumava montagne d'erba e sperava di ottenere un pompino da Paola V., la sosteneva a spada tratta, pur senza avere alcuna competenza nel campo della fonetica della lingua inglese. Uno squallore infinito! 

A distanza di tanti anni sono svanite nel nulla le diatribe tra la professoressa e l'alunna oscena che avrebbe fatto impazzire Tinto Brass. Si sono dissolte nei bassifondi della quotidianità, lasciando a malapena qualche traccia nei miei banchi di memoria stagnante. Eppure l'insegnamento che se ne può trarre è profondo. La professoressa è ormai morta, Paola V. è diventata inguardabile e la sua sensualità si è degradata, il suo corpo un tempo fulgido si è consumato a causa della sua vita di vizi, sfibrandosi. Massimo B. è diventato un demente fritto dalla droga. Quando mi ha visto dopo anni, pensava che fossimo compagni di scuola alle medie anziché al liceo. Dal fumo è passato alle pasticche di ecstasy, che gli hanno raso al suolo la memoria, tanto che un malato di sindrome di Korsakov al confronto è un mentat. Però lo sappiamo tutti, in questo mondo buonista non si può dire che la droga fa male e riduce a coacervi stercorali. Se uno osa ricordarlo, salta su un coro di radical shit a dargli del "fascista"

Mentre tutte queste amenità scolastiche appartengono alla Preistoria, mentre l'intero corpo docente è diventato decrepite ed è stato decimato da Azrael, la lingua inglese che le istituzioni sataniche ritenevano monolitica si è evoluta in una varietà di parlate neoinglesi tra loro inintelligibili o quasi. Dico queste cose sperando che qualche studioso valido mi senta e si svegli. Oso andare contro il pensare comune e affermo che le condizioni della lingua inglese agli inizi del XXI secolo sono simili a quelle del latino nella Francia della prima metà dell'VIII secolo! Non ci si accorge di questa corruzione perché la scrittura è rigidamente codificata e la scuola, arretrata in modo incredibile, gode ancora di vasto plauso. Mentre Paola V., che fu una sfrenata succhiatrice di falli eretti, insisteva con una /a/ al posto di una /ɔ/, incredibili trasformazioni si andavano consumando. Mentre si insegna ancora a pronunciare drink come /drink/ con una rotica trillata all'inverosimile, ormai la pronuncia vera è più simile a /dʒwɛnk/. Quello che per noi è un blog, pronunciato /blɔg/, per i parlanti anglosassoni è diventato quasi un /bwag/. La scuola italiana è fissata con pronunce che ai nostri giorni sono quasi ortografiche e non vuole saperne di capire il problema. Conseguenza: vengono sfornate intere coorti di giovani che teoricamente dovrebbero avere un'ottima preparazione nella lingua di Shakespeare e che invece non capiscono nemmeno un singolo monosillabo.

Mentre nei dialetti dell'Inghilterra il rotacismo sembra essere poco diffuso, negli States il mutamento delle antiche occlusive dentali intervocaliche in una rotica è diventato una realtà imponente: bottle è davvero realizzato con la -r- che sia io che Matteo O. sentivamo. Mentre al liceo si disquisiva sulla qualità di una vocale, negli USA le parole cambiavano volto e si trasformavano a grande velocità. Persino il Web fa molta fatica ad aggiornarsi e resta indietro. Le trascrizioni fonologiche e fonetiche in caratteri IPA che si trovano nei vari siti non sono più del tutto adeguate. Ora, in un tipico neoinglese americano si hanno le seguenti pronunce:

Adam /'ɛram/
atom /'ɛram/
atomic /a'rame/

body /'bare/
bottle /'baro/
bottom /'baram
I eat it /a'ire/
I'm eating it /a'mirene/
water /'wɔra/
wedding /'weren/

Può capitare di udire pronunce molto lontane da quella segnalata come standard americana. Nonostante gli studiosi ritengano che il mutamento non avvenga se la dentale è seguita da vocale tonica, si sentono numerose violazioni del supposto constraint e alcuni casi di retrazione dell'accento:

idea /'aria/ anziché /aɪ'diə/
good idea! /gə'raria/
  anziché /gʊd aɪ'dia/ 

Questo suono /r/ non si confonde con la rotica originale /ɹ/, che nel frattempo si è mutata in /w/, come ad esempio in area /'ɛwia/. Mutamenti come questi porteranno a far gemmare nuove famiglie di lingue, posto che il genere umano durerà abbastanza a lungo. 

Per concludere, questo è il video di Message in a Bottle dei britannici The Police: